MODE ED ETERNI RITORNI

Perché una passione è anche riscoperta e rivalutazione. 2014

Quella dell'astronomia è una passione estremamente eterogenea in quanto offre campi di interesse diversi tra loro, del resto lo scibile si distribuisce in modo poco omogeneo tra le dita e gli occhi degli osservatori.

In questa chiacchierata vorrei spendere qualche parola sul fenomeno che, negli ultimi anni principalmente, ha creato una piccola nicchia di appassionati che si crogiolano nel simpatico revival del vintage. Il ritorno del "demodé" ha, come è ovvio attendersi in un settore moderatamente laterale come quello astronomico amatoriale, generato anche una rivalutazione (talvolta oltre la logica prestazionale stessa) di alcuni strumenti o marchi che, nel passato, hanno rappresentato l'agognato punto di arrivo per la maggioranza degli appassionati.

La cosa tende, specialmente nei mercatini on line non moderati, a generare qualche attrito e (a volte) ingiuste rivendicazioni. Ma se è vero che un oggetto possiede il valore che gli viene riconosciuto da coloro che lo desiderano, è altrettanto vero che quello stesso oggetto, che nasce con una valenza strumentale ben precisa, offre prestazioni che sono e restano legate alla sua fattura ottico-meccanica.

In qualità di astrofilo tutto fare ritengo di appartenere anche (ma non solo) alla ristretta cerchia dei sempiterni innamorati del "fasto che fu" ma ho imparato, nel corso degli anni e delle sperimentazioni, a distinguere il piacere del possesso dall'utilità dell'uso.

Complici alcuni di noi (forse in modestissima parte anche di questo nostro sito internet) è rifiorita una certa attenzione nei confronti dei rifrattori di piccolo diametro e lunga focale che, negli anni '60 e '70, hanno dominato il mercato. Mi riferisco ai vari 60/900 e 80/1200 che, nelle livree più disparate e con la talvolta aleatoria blasonatura dei produttori giapponesi "circle... qualcosa" (K,T,Y,W,Z,e chi più ne ha più ne metta), sono in buona parte sopravvissuti alla rivoluzione dei "compound e anche alla massificazione cinese e orientale per ripresentarsi sui mercatini avvolti nel fascino che la loro età conferisce.

Gli appassionati, talvolta solo per sentito dire e senza aver mai realmente usato in modo approfondito questi strumenti, spendono allegramente parole di elogio o condanna, alcuni addirittura li collezionano come se fossero la panacea di ogni male, altri li deridono. Ma questa partigiana tifoseria a cosa è dovuta? Dove sta la verità (ammesso che stia a noi scriverla) sulle prestazioni di queste antiche glorie? Proviamo a comprendere, insieme, cosa si cela dietro al fenomeno di "ritorno" a cui assistiamo.

LA ROMANZESCA GUIDA DEL FLAMMARION

Senza aver letto l'opera principale di Camille Flammarion è difficile poter comprendere il fenomeno di attenzione che riguarda, oggi, i piccoli rifrattori da meno di 4 pollici. All'inizio del secolo scorso, il nostro Camille ha scritto un'opera interessante sia dal punto di vista astronomico che da quello prettamente storico. LE STELLE è una utile e piacevole "macchina del tempo" capace di portare l'amatore dei giorni nostri, la cui mente è obnubilata dai sistemi go-to e da una conoscenza fantascientifica dei fenomeni del cosmo, in un periodo in cui le conoscenze umane sull'universo erano decisamente meno avanzate di quelle odierne e la curiosità che muoveva l'amatore poteva riuscire a scalfire parte della nebulosa conoscenza acquisita e accettata dalla comunità scientifica. Esisteva, ancora, una alea di imponderabilità a cui non si può negare un certo fascino.

Il Flammarion racconta, in modo comprensibile anche ad una massaia erudita, cosa sia possibile osservare nel cielo attraverso un cannocchiale da 3 pollici e, mi si creda, sfuggire al fascino di seguire le sue osservazioni con strumenti paragonabili è più difficile che resistere alle Fruit-Joy. Chiunque legga le pagine de LE STELLE viene colto dal desiderio di trovarsi in quell'epoca e osservare, almeno una volta, nel modo che era prassi usare allora.

Se avete quindi letto Flammarion e avete deciso di acquistare un 7/8 cm. a lungo fuoco su una traballante equatoriale con moti a vite senza fine manuali o sostenuta da una piccola forcella con frizioni avete solamente fatto ciò che è giusto fare, anche se siete fortunati possessori di un RCOS da 24 pollici e una camera CCD con sensore grande come una palla da baseball.

VALIDITA' ODIERNA

Ma se abbandoniamo l'approccio sentimentale e da collezionista cosa resta di valido in questi strumenti? Ed è proprio vero che sono migliori (in rapporto alla loro apertura) di quelli attuali?

La risposta è meno facile e ovvia di quanto possa apparire. La vera forza di questi rifrattori vintage (perché di questi parliamo, gli strumenti a specchio di 30/40 anni fa sono assolutamente imparagonabili a quanto si realizza oggi e un confronto appare francamente ridicolo viste le differenze di lavorazione, trattamento, e meccanica) sta nella lavorazione che solitamente avevano le loro ottiche e nei facili rapporti focali a cui lavoravano. Le lenti dei loro doppietti erano solitamente ben lavorate e lucidate e i rapporti di apertura a f12 o f15 li rendevano, de facto, esenti da aberrazioni geometriche e cromatiche, almeno fino agli 80mm. di apertura. La meccanica dei tubi (sempre semplice in un rifrattore di piccolo diametro) era migliore di quella attuale, in compenso i focheggiatori dell'epoca (solitamente dei pignone e cremagliera di piccolo diametro) avevano giochi importanti e molte imprecisioni di movimento. Quando però si riesce ad ottenere un fuoco preciso la visione degli oggetti cui questi strumenti sono votati (Luna, Sole, pianeti maggiori, stelle doppie) risulta molto appagante anche se vincolata a un potere risolutore limitato.

Gli strumenti da 6 e 8 cm. che oggi vengono prodotti (con l'esclusione dei doppietti più nobili "ED" et similia) sono decisamente meno performanti, ma sono anche meno costosi e gli strumenti finiti molto meno lunghi. Perché se oggi venisse commercializzato da un produttore come la Synta (o altri similari) un rifrattore da 80 mm. con 1200mm. di focale dotato di un focheggiatore entry-level crayford odierno costerebbe forse poco più di 300 euro e lavorerebbe altrettanto bene che non un 80/1200 Vixen o Kenko. Avrebbe la possibilità di montare accessori con passo 31,8 o meglio ancora 50,8 (impossibile da farsi o quasi su un "vintage refractor"), una garanzia post vendita, una pletora di accessori di up-grade e una livrea "intonsa". Se poi fosse dotato di vetri ED costerebbe il forse mezzo migliaio di euro ma sfoggerebbe prestazioni superiori a quelle di uno Zeiss 80/1200 per cui servono 1500 euro sul mercato dell'usato.

Ma noi, che siamo dei sentimentali e diamo al soldo un valore relativo quando viene toccato il cuore e il ricordo, decidiamo comunque di comprarci un 60/900 vintage per circa 100 euro e vediamo cosa possiamo farci.

I 60 MILLIMETRI

Una buona idea di quello che si può fare con un piccolo rifrattore Vintage da 60 mm. è contenuta nel test, presente su questo sito, del Revue 60/910. Piuttosto che dilungarmi qui, riportando scritti già visti, vi invito a leggere l'articolo a questo link: http://www.dark-star.it/astronomia-articoli-e-test/test-strumentali/revue-60-910/

Per offrire però il massimo (o quantomeno avvicinarvisi), l’ottica va svestita della sua montatura originale e installata su uno stativo moderno, dotato di controlli elettrici e motorizzazioni in entrambi gli assi, e di una stabilità che permetta di lavorare bene con la focale di 90 cm. dello strumento.

Ci si scontrerà caratterialmente con il focheggiatore e si dovrà installare un nasello (nella maggioranza dei casi) che permetta di usare l’odierno passo da 1,14” ma la cosa ha il suo ritorno e le prestazioni dell’ottica ripagano delle attenzioni ad essa votate.

Uno strumento similare, sul mercato dell’usato, si trova a un centinaio di euro e, per tale cifra, risulta difficile avere di meglio dalla produzione attuale. Qui sotto alcune immagini tratte con il piccolo Revue da 60mm. operando in condizioni di seeing non favorevole e senza ritocchi post produzione.

I 3 POLLICI (come dice il Flammarion)

Se solo abbandoniamo però la classe dei 60 millimetri e sdoganiamo quella dei famosi 3 pollici indicata dal Flammarion, ci dobbiamo rivolgere a strumenti più rari e meno facili da reperire dei piccoli 60/900. Servono, al nostro scopo, i blasonati 76/1200 Royal o AS 80/1200 Zeiss o i più diffusi 80/1200 Vixen.

I primi hanno quotazioni che spaziano dai 400 euro fino ai 1500 euro, i secondi si trovano per circa 250/300 euro, ma hanno ottiche meno pregiate anche se ben performanti.

La produzione odierna offre però soluzioni che consentono prestazioni anche superiori a un costo, quantomeno in media, più contenuto.

Un diffuso 102/1100 (penso al modello di Telescope Service che va per la maggiore), dotato di focheggiatore da 2 pollici, costa a listino 450 euro (comprendenti la riduzione del focheggiatore a 1:10, un cercatore di discreta qualità e due ottimi anelli di supporto). Quasi in ogni circostanza renderà di più, sia per guadagno luminoso che per potere risolutore. Se poi lo diaframmiamo a 80 mm. scopriremo che avrà le stesse prestazioni (con lieve maggiore luminosità dovuta a trattamenti antiriflesso moderni) del Royal, del Vixen, e anche dello Zeiss.

CONCLUSIONI (logiche)

La riflessione finale di questa chiacchierata porta a concludere che debba essere fatta distinzione tra il valore di uno strumento e la sua effettiva resa pratica. Alcuni astrofili (io appartengo in parte a questa cerchia) traggono piacere nel possedere alcuni vecchi blasonati strumenti che sono in grado, oggi anche dopo alcune decadi dalla loro progettazione e costruzione, di offrire prestazioni affascinanti. Non tutti però, anche se superbabemnte costruiti per l'epoca che li ha generati, possono essere considerati ancora oggi ottiche di riferimento nella loro classe. La cosa deve farci riflettere quando leggiamo annunci che riportano superlativi atti più a vendere l'oggetto che a testimoniarne la qualità. Uno Zeiss AS-80 a f10 o f15 è e resta un meraviglioso piccolo rifrattore ma il suo valore (e con lui quello di un Royal e di altri) non corrisponde necessariamente alle performances che esibisce, con buona pace dei collezionisti. Il suo valore è la risposta che il mercato degli affezionati da al desiderio di possesso che l'oggetto genera in alcuni di noi. Se vintage deve essere che sia quindi davvero "raro" (esistono "pezzi" che valgono davvero il costo richiesto, ma sono pochi) o che sia il modo di ripercorrere i passi di Flammarion con uno strumento paragonabile a quelli disponibili all'epoca. Con questo: un buon vecchio 60 mm. (che costa pochissimo) potrebbe essere un ottimo investimento per divertirsi e fare buone osservazioni.

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