VIEN 102-M

Un "classico" senza tempo

Risulta francamente difficile parlare di uno strumento su cui è stato scritto tutto, o quasi.

Il Vixen 102 M è, di fatto, lo strumento da 10 cm. acromatico di buona qualità probabilmente più diffuso al mondo, a giusta ragione.

Quando, negli anni '80, imperversavano i primi Schmidt Cassegrain e l'orizzonte degli astrofili si spostava dai 15 cm. del newton classico ai 20 e anche 25 cm. dei cassegrain modificati americani (che si avvantaggiavano non solo per il diametro maggiore ma anche e soprattutto per una portabilità e fruibilità maggiori), una parte degli osservatori continuava a prediligere il rifrattore classico.

Chiunque fosse costretto a fare astronomia dai cieli urbani, dove l'inquinamento luminoso preclude osservazioni proficue di oggetti del cielo profondo e le condizioni di seeing medio non superano il secondo d'arco (quando va bene), trovava nei doppietti acromatici di buona fattura compagni di osservazioni più adatti rispetto ai catadiottrici.

L'offerta di rifrattori a lungo fuoco era tramontata (si pensi ai Polarex F15) e alcuni costruttori, giapponesi in primis, proponevano ottimi doppietti acromatici con rapporto di apertura prossimo a f10. Le loro prestazioni erano di alto livello, i trattamenti antiriflesso efficaci, gli strumenti leggeri e ben costruiti e con un blasone (Vixen tra tutti) di pregio e rispetto.

Il costo considerevole di questi rifrattori li distingueva inoltre come telescopi di serie “A” benché il diametro fosse limitato rispetto alla concorrenza americana degli Schmidt Cassegrain. Un Meade 2080A-B della metà degli anni '80 costava, in italia, 2.500.000 lire compreso di montatura motorizzata in A.R., un Vixen 102M su Super-Polaris motorizzata costava quasi il doppio...

Obiettivamente, la resa di questi doppietti giapponesi sui soggetti planetari era tale da lasciare “al palo” 9 sere su 10 qualsiasi S-C da 20 cm. e, ammesso che il seeing non fosse di ottimo livello, i più grossi catadiottrici non erano in grado di pareggiare il dettaglio e la pulizia d'immagine permessa dai doppietti a lenti.

Ma come performa, valutato oggi, quando cioè il mondo dell'astronomia amatoriale è profondamente cambiato, uno di questi strumenti?

Performa esattamente come 20 anni fa, però il panorama di quanto disponibile sul mercato è cambiato radicalmente. Non è più pensabile spendere 2.000,00 euro per un rifrattore acromatico da 10 cm. (solo tubo ottico), perché tale valore sarebbe anacronistico e illogico. Il valore di un OTA Vixen 102-M si aggira sui 350/400 euro, somma tutto sommato accettabile considerato che un semi apocromatico cinese di pari apertura costa poco di più.

Il Vixen 102-M giunge a separare stelle doppie a circa 1,2” - è provato in quanto allunga fino a sdoppiare o quasi la 52 Orionis che ha separazione di 1,1”. Consente di sfruttare in modo ottimale poteri nell'ordine dei 250x sulla superficie lunare (a volte anche 300 ingrandimenti) e permette di cogliere circa 4 craterini all'interno del cratere Plato e, in condizioni davvero ottimali, di scorgere qualche tratto della Rima all'interno della Vallis Alpes.

E' un ottimo strumento per seguire le occultazioni stellari da parte del nostro satellite e si comporta in modo piuttosto efficace nell'osservazione dei pianeti maggiori. Su Giove perde qualcosina rispetto ai moderni ED f9 cinesi per via dei contrasti bassi, ma su Saturno e Marte le prestazioni sono paragonabili.

Su Venere, specialmente in collaborazione con un filtro blu o violetto, non fa rimpiangere un ottimo apocromatico (Venere è un pianeta davvero strano con condizioni di osservabilità che tendono a livellare le prestazioni di strumenti anche molto diversi tra loro).

E', insomma, ancora un validissimo strumento, purché lo si acquisti (in ottime condizioni ottico/meccaniche) ai prezzi indicati. Oltre conviene, se non per motivi prettamente nostalgici, optare per qualcosa di più moderno, anche per via del sistema di focheggiatura che, nel caso del Vixen, è limitato al diametro da 31,8 mm. e preclude quindi l'utilizzo di grossi oculari a largo campo per le osservazioni del cielo profondo.

Il Vixen Pulsar 102/1300 su HEQ5 go-to

E SE FOSSE UN F13?

La domanda è quasi provocatoria visto che ci sono alcuni costruttori che, oggi, vendono strumenti con doppietto fraunhofer da 10 cm. aperti a f13 come “miracolosi”. Nella realtà, se non in presenza di soluzioni a schema steinheil o con vetri speciali, portare il raporto focale di un classico acromatico da f10 a f13 permette solo lievi miglioramenti nelle performances globali del telescopio. Il residuo di aberrazione cromatica si riduce in modo apprezzabile ma non drastico (ricordiamo che questi è ancora visibile con rapporti di f15) e qualche vantaggio si può ottenere nella correzione delle aberrazioni geometriche. A questo, però, si sostituisce una lieve maggiore dimensione del disco di airy con una (teorica) lievissima perdita di risoluzione (cosa che alcuni scrivono come verità biblica ma che, all'atto pratico, consiste in un “nulla assoluto”).

La maggiore focale, infine, obbliga a dimensioni del tubo ottico ottico più generose con conseguente necessità di montature più performanti. Insomma: il mio Vixen Pulsar 103/1300 originale è superiore otticamente al Vixen 102-M ma non in modo tale da giustificarne l'extra costo/peso/dimensioni.

Il nuovo Vixen 105-M (sostituto del 102-M). Successo commerciale molto basso a causa del prezzo elevato per un 4 pollici acromatico di media fattura.

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