FILTRI PRIMALUCELAB

Dicembre 2014 - Gennaio 2015

INTRODUZIONE

Quello dei filtri è un mondo ampio e pieno di parole, promesse pubblicitarie, necessità create, ma anche ricco di spunti e possibilità. I filtri interferenziali, di qualsiasi tipo essi siano, rivestono un ruolo determinante in alcune condizioni osservative o fotografiche e dovrebbero essere della migliore qualità possibile per lavorare correttamente senza inficiare con introduzione di aberrazioni varie il set ottico completo.

Per chi li vuole usare risulta quindi necessario essere certo che i trattamenti antiriflesso e la bontà del vetro ottico con cui sono realizzati sia adeguata a garantire una certa corrispondenza prestazionale.

Il mercato oggi offre una gamma piuttosto ampia di filtri e di produttori, alcuni blasonati, altri no, il più delle volte sull’onda del sentito dire o del prezzo di acquisto.

Nella mia lunga carriera di astrofilo ho avuto e usato una innumerevole quantità di filtri interferenziali e, pur non dedicandomi in modo specifico alla fotografia del cielo profondo (dove molti di essi trovano il loro logico impiego), ho potuto testarne visualmente molti mantenendone una serie da 2 pollici di stampo classico con le bande passanti tradizionali: DEEP SKY - UHC - OIII - HBETA oltre ad una serie di filtri di aumento di contrasto per utilizzo prettamente planetario.

Va detto che molti di questi filtri (di blasonatissimi produttori) hanno costi notevoli (che francamente non comprendo se non in ottica speculativa) e quando PrimaLuceLab, azienda neonata, ha presentato la sua nuova linea a prezzi estremamente competitivi ho ritenuto interessante farmene mandare alcuni per saggiarne le qualità.

Filippo Bradaschia, probabilmente nel tempo intercorso tra la fine della nostra telefonata e i due minuti del successivo caffé, ha preparato scatola, imballo e i tre filtri richiesti e me li ha fatti recapitare dopo 48 ore, un tempo sinceramente record.

Si tratta dei filtri:

  • a banda larga UHC
  • il lunare/planetario Moon&SkyGlow
  • e l’ultravioletto UV FILTER

 

Volutamente ho scelto tre prodotti molto diversi e con campi applicativi agli antipodi: un filtro per il deep sky (UHC), uno planetario (Moon&SkyGlow) e uno fotografico votato alla ripresa del pianeta Venere.

Ritengo che i primi due siano quelli in assoluto più interessanti per l’astrofilo standard in quanto possono rappresentare un complemento della strumentazione a portata di tutte le tasche (i prezzi sono concorrenziali) e di ottima qualità visuale, come vedremo nel proseguo.

UHC a banda larga

Il produttore usa questo claim per illustrare le caratteristiche e impieghi del filtro UHC a larga banda:


Grazie alla sua elevata trasmissività, il filtro UHC riduce l'inquinamento luminoso causato prevalentemente dalle lampade ai vapori di sodio e di mercurio, migliorando nettamente la visibilità di molti oggetti deboli come galassie, nebulose o ammassi stellari. Osservando la curva di trasmissività del filtro UHC si nota che lascia passare le linee corrispondenti alle emissioni naturali più importanti come la linea H-Beta (486nm), la linea O-III (501nm) e quella H-Alpha (656nm).

Utilizzo fotografico: il filtro UHC lascia passare maggiormente le lunghezze d'onda corrispondenti al verde (dove si trova la riga dell'O-III), più parte di quelle corrispondenti al rosso (dove si trova la riga dell'H-alfa). Se utilizzato con reflex digitali o camere CCD a colori, le immagini assumeranno una colorazione tendenzialmente verde (per queste camere è meglio usare un filtro come il CLS-CCD che taglia l'infrarosso e l'ultravioletto).

Utilizzo visuale: con questo filtro, il fondo cielo apparirà più scuro e vi aiuterà ad osservare con maggiore facilità i dettagli più deboli di molti oggetti deboli. Il suo utilizzo è consigliato con telescopi da almeno 100mm di diametro.

Tutti i nostri filtri vengono accuratamente testati per verificare la qualità del substrato e dei trattamenti antiriflesso: in questo modo assicuriamo i nostri clienti che i nostri filtri non creano disturbi alle vostre immagini e che non siano presenti fastidiose riflessioni (effetti che possono capitare nei modelli economici).

 

 

Caratteristiche tecniche:
Elimina le più importanti frequenze corrispondenti all'inquinamento luminoso
Migliora la visibilità degli oggetti deboli scurendo il fondo cielo
Trattamento antiriflesso multistrato per non generare immagini fantasma
Trasmissività superiore al 95%
Substrato di qualità per non introdurre aberrazioni nelle immagini
Disponibile con barilotto in 2 versioni: 31,8mm e 50,8mm di diametro

Come premessa, doverosa, va segnalato che il filtro in questione mi è stato dato in prova nella misura da 31,8 millimetri e appare piuttosto ben fatto. Benché la meccanica di un filtro sia “banale”, va riconosciuto che il filetto è ben fatto (si avvita perfettamente a molti oculari diversi) e l’anodizzazione è bella così come la serigrafia.

Inoltre, cosa più importante, il vetro ottico usato appare molto trasparente e non affetto da riflessi.

Detto questo ho provveduto, da una località di alta montagna e in compagnia sia del Takahashi CN-212 in configurazione newton che del TeleVue Genesis 1° serie, a testare le performances del filtro anche in comparazione con l’analogo Lumicon in mio possesso (filtro con molte primavere sulle spalle ma perfettamente tenuto).

Il test è stato condotto soprattutto con il Genesis e ai risultati con questo ottenuti mi riferisco. 

In entrambi i prodotti, complice la presenza della Luna, la nebulosa Fiamma non era visibile direttamente con l’oculare da 9mm. (55 ingrandimenti) ma solo come lieve chiarore in visione distolta. Il Lumicon mi è apparso più “profondo” ma anche un poco più “buio” tanto che ho preferito l’immagine mostrata dal PrimaLuceLab benché le differenze fossero davvero minime.

Va indicato che, poiché il filtro Lumicon che posseggo è in versione 51,8 millimetri è stato posto prima del diagonale mentre il suo nuovo concorrente è stato avvitato al barilotto dell’oculare.

Entrambi i filtri introducono una notevole variazione cromatica che vira verso il verde con il “fuori sintonia” rosso (questo dovuto soprattutto ai fenomeni di parallasse).

Anche su altri soggetti (come M42) l’esito è stato simile tanto da farmi preferire, almeno con la modesta apertura del 100 millimetri TeleVue apocromatico, l’impiego del filtro PrimaLuceLab.

I responsi trovano una certa logica giustificazione nello spettro passante dichiarato dei due filtri che vede una finestra, tra i 4700 e i 5000 "un po' abbondanti" Angstrom lievemente più ampia nel PrimaLuceLab. Qui sotto lo spettro passante nel filtro Lumicon (che costa circa il doppio rispetto al PrimaLuceLab):

MOON & SKYGLOW filter

PrimaLuceLab pubblicizza, sul suo sito, il filtro planetario Moon&SkyGlow in questo modo:

 

Quando fotografiamo o osserviamo ad alti ingrandimenti i pianeti o della Luna, siamo sempre alla ricerca di maggiore contrasto per catturare i più piccoli dettagli. Il filtro Moon&SkyGlow aumenta il contrasto in ogni genere di applicazione e pertanto è adatto come filtro generico per ogni telescopio. Riuscendo anche a rendere più scuro il fondo cielo, è inoltre adatto come filtro contro l'inquinamento luminoso anche per telescopi di piccolo diametro!

 

Caratteristiche tecniche:
Incrementa il contrasto per tutti gli usi
Trasmette la massima quantita' di luce rendendo il fondo cielo più buio 
Utilizzabile come filtro nebulare anche per i piccoli telescopi
Trattamento antiriflesso multistrato per non generare immagini fantasma
Substrato di qualità per non introdurre aberrazioni nelle immagini
Disponibile con barilotto in 2 versioni: 31,8mm e 50,8mm di diametro

Il filtro SkyGlow è un filtro che non ho mai amato tanto non trovandone mai un reale corretto beneficio nell’osservazione dei soggetti principe per cui è “definito”, in primis la Luna.

Se è vero che attutisce in parte la luminosità, che in teoria dovrebbe aumentare un poco il contrasto, è anche vero che vira la tonalità naturale dell’immagine (solitamente sui toni freddi del blu/viola), cosa che non amo nell’osservazione del nostro satellite.

Ho comunque osservato la sempre bella Luna con l’ausilio di questo componente ottico trovando che non vi fosse differenza di dettaglio, né impiegando l’apocromatico da 10 cm. TeleVue, né il newton Takahashi da 21 cm.

Se dovessi limitarmi alla valutazione sul nostro satellite mi verrebbe spontaneo dire che, almeno con strumenti non affetti da aberrazione cromatica (o in modo limitatissimo), il filtro ha poca funzione. Rende invece probabilmente meglio in accoppiamento a rifrattori acromatici a spettro non completamente corretto o con strumenti di grosse dimensioni in cui l’effetto di ridurre il “flash” luminoso causato dall’apertura si rivela utile all’osservazione.

Dove invece il filtro PrimaLuceLab mi è piaciuto è nell’osservazione delle doppie molto sbilanciate. Soprattutto se il seeing non è perfetto, la riduzione dell’alone intorno alla componente principale e la migliore percezione del disco di Airy può essere molto utile all’osservatore e il test su Sirio A-B me lo ha confermato.

Dopo 15 minuti di ricerca attenta ho scorto, con il Takahashi da 21 cm, la componente secondaria (maledettamente debole e al limite dell’osservabilità) e questo grazie a due fattori: perfetta conoscenza di “dove” guardare e l’ausilio del filtro SkyGlow.

COMPARAZIONE UHC e CLS

L'amico Riccardo Cappellaro ha messo a confronto alcuni filtri attualmente in mercato votati alla osservazione e fotografia degli oggetti deboli. Ha usato pose di singola esposizione da 120 secondi al fuoco diretto di un rifrattore da 80mm. con ottiche apocromatiche "non nobili" in FPL-51. I filtri oggetto del confronto fotografico sono i seguenti: 

  1. - UHC Baader
  2. - UHC PrimaLuceLab
  3. - CLS Astronomik
  4. - CLS CCD PrimaLuceLab

Il soggetto è M45, ripreso dal pieno centro di Montebelluna (TV), tristemente nota per avere un livello di inquinamento luminoso degno di una metropoli. L'SQM si attesta solitamente a valori compresi tra 17 e 18 con una fila di lampioni proprio di fronte alla postazione di ripresa. Condizioni proibitive, obiettivamente, ma utili per testare filtri "taglia inquinamento luminoso". La camera usata è stata una Canon 550D modificata che ha fornito le seguenti immagini (rigorosamente NON elaborate), convertite dal formato RAW usando Lightroom 5.

Immagini tratte a 800 ISO di sensibilità nominale con esposizione singola di 120 sec. 

da sinistra in alto a seguire:

1) senza filtro

2) filtro Baader UHC-S

3) filtro PrimaluceLab UHC

4) filtro CLS Astronomik

5) filtro CLS CCD PrimaluceLab.

I filtri hanno fornito prestazioni in linea con la loro vocazione, scurendo in modo efficace il fondo cielo e tagliano l'IL a livelli più che buoni, consentendo così di ottenere risultati soddisfacenti anche operando da siti molto illuminati. 

La resa di colore del CLS Astronomik sembra sia dovuta alla risposta della camera (lo stesso filtro abbianto ad altra reflex diversa offre un fondo cielo con dominante differente) una caratteristica tipica di quando si abbinano filtri interferenziali con sensori a colori. Va detto che questo problema è di facile soluzione e richiede solamente il ribilanciamento dei colori, operazione oggi consentita dalla maggior parte dei software. Per riportare l'immagine a livelli comparabili a quelle ottenute con altri filtri basta operare sulle funzioni di temperatura colore e tinta di Lightroom. Così operando è stata ho ribilanciato anche la foto del CLS CCD PrimaLuceLab come sotto indicato.

Nella immagine sopra a destra il confrontro tra la stessa posa PRIMA

e DOPO il bilanciamento dei colori

Come emerge (cosa che molti test non mettono in rilievo) la apparente resa cromatica dei filtri è un problema fittizio (in quanto facilmente risolvibile) e ci si può correttamente concentrare solamente sul fattore di riduzione dell'inquinamento luminoso (che è l'aspetto di nostro interesse). Il test evidenzia che i filtri provati lavorano tutti correttamente, con minime differenze dovute alla diversa banda passante che li caratterizza, ma i PrimaLuceLab tendono a dare un fondo cielo un po' più scuro, di poco, rispetto all'Astronomik e al Baader, offrendo quindi in questo aspetto una caratteristica distintiva che può, a seconda della posa usata, essere più o meno utile. Poiché un grafico è più esaustivo di mille parole si ritiene utile 

Di seguito i grafici di trasmissività:

Legenda grafici di trasmissività (da sinistra verso destra):

1) filtro Baader UHC-S

2) filtro PrimaluceLab UHC

3) filtro CLS Astronomik

4) filtro CLS CCD PrimaluceLab.

UV: ultraviolet filter

Le caratteristiche riportate sul sito del produttore riguardanti il filtro fotogrtafico UV (ultravioletto) sono le seguenti:

 

Alcuni oggetti celesti, come il pianeta Venere, quando osservati o fotografati in luce visibile non mostrano dettagli, neanche con telescopi di grande diametro o dotati di ottiche particolari. Nella banda dell'ultravioletto invece Venere mostra i dettagli delle sue strutture nuvolose. Il nostro filtro UV Pass elimina le lunghezze d'onda del visibile lasciando passare solo l'ultravioletto per consentirvi di riprendere fantastiche immagini delle nuvole di Venere.

l nostro filtro UV-Pass lascia passare solo le lunghezze d'onda dove le strutture nuvolose di Venere diventano visibili cioè nell'ultravioletto (tutte le altre lunghezze d'onda vengono invece bloccate). Questo consente di effettuare eccezionali riprese anche con telescopi relativamente piccoli. Il filtro lascia passare la radiazione compresa solo tra i 280nm e i 380nm. L'occhio umano non è sensibile a questa radiazione quindi questo filtro è utilizzabile solo fotograficamente con camere digitali sensibili a questa lunghezze d'onda (generalmente quelle monocromatiche).

Tutti i nostri filtri vengono accuratamente testati per verificare la qualità del substrato e dei trattamenti antiriflesso: in questo modo assicuriamo i nostri clienti che i nostri filtri non creano disturbi alle vostre immagini e che non siano presenti fastidiose riflessioni (effetti che possono capitare nei modelli economici).

 

Caratteristiche tecniche:
Seleziona le lunghezze d'onda dell'ultravioletto bloccando tutto il resto dello spettro
Consente di fotografare i dettagli delle nubi di Venere
Trattamento antiriflesso multistrato per non generare immagini fantasma
Trasmissività superiore al 80% tra 300nm e 350nm
Substrato di qualità per non introdurre aberrazioni nelle immagini
Disponibile con barilotto in 2 versioni: 31,8mm e 50,8mm di diametro

Ho provato più volte a utilizzare il filtro UV per la ripresa di Venere con grande delusione. Lo “scoramento” non deriva tanto dalla qualità del filtro (che per i motivi che vado ad esporre non ho potuto testare) quanto per la sua INUSABILITA’ con strumenti di diametro “limitato”. Ho provato sia con un rifrattore acromatico Bresser 127L (strumento da 330 euro) che con un Takahashi FCT-150 (strumento da 10.000 euro) e ho riscontrato la totale impossibilità di riprendere il pianeta poiché il filtro taglia eccessivamente la quantità di segnale. Pur usando valori di GAIN massimi (più la funzione GAIN BOOST) ed esposizioni da 1/5 di secondo (quindi obiettivamente inutili per bloccare il seeing) l’immagine è IRRIPRENDIBILE e anche (dopo aver ottenuto qualche filmato) impossibile da processare con i vari Autostakkert. Ho cercato di ritrovare motivo di questa performances nel sensore della camera IDS NIR utilizzata e sembra (ma il grafico è dubbio) che le NIR abbiano una sensibilità sotto i 400Nm prossima allo ZERO..

Ritengo che questo filtro debba (forse) essere impiegato con strumenti molto più grandi (nell’ordine dei 25/30 cm. almeno e solo con camere adeguate - non tutte quindi) e che quindi sia molto sconveniente la dicitura del filtro sul sito del distributore. Io ho avuto l’oggetto in prova ma se avessi dovuto spendere 153,00 euro seguendo la dicitura del produttore che riporto “Il nostro filtro UV-Pass lascia passare solo le lunghezze d'onda dove le strutture nuvolose di Venere diventano visibili cioè nell'ultravioletto (tutte le altre lunghezze d'onda vengono invece bloccate). Questo consente di effettuare eccezionali riprese anche con telescopi relativamente piccoli. Il filtro lascia passare la radiazione compresa solo tra i 280nm e i 380nm. L'occhio umano non è sensibile a questa radiazione quindi questo filtro è utilizzabile solo fotograficamente con camere digitali sensibili a questa lunghezze d'onda (generalmente quelle monocromatiche)” credo che avrei rispedito al mittente il filtro per "mala informazione" o "informazione parziale" quantomeno. Dovremo riprovare con camere CCD diverse.. attendiamo dunque a esprimerci in modo definitivo...

CONCLUSIONI

Quali conclusioni si possono trarre dalla breve esperienza vissuta? Credo che il logico epilogo del nostro test e delle impressioni avute durante l’utilizzo sul campo dei filtri PrimaLuceLab sia la la loro promozione a pieni voti (con l'eccezione del filtro UV per le ragioni sopra espresse). Le prestazioni sono in linea (in qualche caso anche superiori) ai pari categoria qualitativa con un costo di acquisto sensibilmente inferiore. C’è chi potrebbe obiettare che “20 o 30 euro non costituiscono una discriminante”, ma ritengo sia corretto indicare che le differenze di prezzo con un Baader rasentano il 50%, con un Lumicon quasi il 100% e che, se pur questo in termini assoluti si traduce in una “manciata di euro”, in proporzione rappresenta un abisso. Non ho ovviamente scomodato i superbi e costosissimi Astrodon-Schuler.

Molto buono il UHC (specialmente con strumenti di diametro ridotto) ma molto interessante anche l’applicazione del filtro SkyGlow che, abbandonata la sua logica proconcetta, può essere utilizzato con grandissimo profitto nell’osservazione di sistemi binari stretti.

Ci potete contattare a:

diglit@tiscali.it

oppure usare il modulo online.

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