BAUSCH & LOMB 8000

Ottobre 2015

INTRODUZIONE

Il Dynamax 8 e la sua progenie, di fatto sempre lo stesso telescopio vestito in modo diverso e con vari stadi del controllo di qualità assemblaggio, è ammantato da una aurea di mala conoscenza e voci ballerine di rimando lo hanno bollato come strumento da evitare.

Con l'accusa di avere ottiche di scarso livello, lavorazioni malamente eseguite, assemblaggi preistorici e un controllo qualità latitante, l’avventura Criterion nel mercato degli Schmidt Cassegrain da 8 pollici è stata commercialmente un disastro. Alcuni amatori hanno provato, voci soliste in un coro di rimpianti, a sottolineare quanto questi strumenti fossero validi se messi nelle mani di amatori esperti ma il clima di generale malcontento li ha resi afoni.

Ora resta l’indiscusso fascino di uno strumento che ha tentato di imporsi in un mercato difficile (dopo i fasti del passato ottenuti con ottimi newton) e la volontà dello scrivente di scavare nelle verità nascoste per conoscere la verità su questo catadiottrico. 

Non ho mai creduto più di tanto alla versione di alcuni americani secondo cui le lastre di Schmidt dei Criterion fossero male lavorate poiché lucidate a velocità eccessiva, e non ho mai nemmeno dato molto adito a chi definisce astigmatiche ottiche che forse sono semplicemente montate storte o disassate. Il Telescope Blue Book riporta questo alla pagina dedicata alla Criterion:

Criterion/Bausch & Lomb

The Criterion Manufacturing Company had been manufacturing a line of relatively good quality, inexpensive reflectors for years. Then the company was inspired by the success of others to begin manufacturing its own line of Schmidt-Cassegrain telescopes. The company was purchased by Bausch & Lomb in 1983 and the telescopes naturally then bore the new name.

 

Criterion entered the arena in 1972, with introduction of the Dynamax 8. This beige colored 8" diameter f/10 telescope came with a spur gear AC drive, a lightweight fork mount, wedge and 1 1/4" accessories similar to the C8. However another technological step was taken by providing a variable speed drive and a 12v DC converter as standard equipment. A large 8 x 50 finder, photographic tele-extender and carrying case were also included at an impressive introductory price. This telescope sold quite well due to its features and price, although its quality did not quite match that of the competition. The telescope did not include a field tripod as part of the package, but in 1978 the "Golden Pyramid" tripod was offered as an accessory. This was a fine, stable tripod the design of which would later be imitated by competitors.

Dynamax 8

 

In 1976 a 6" diameter f/10 version was released as the Dynamax 6. This used the same drive base as the 8" but included a smaller 6x30 finder and did not include the drive converter. A carrying case completed the package.

 

Criterion 4000

After Bausch & Lomb purchased the company, the Criterion 4000 was rolled out. This 4" diameter f/12 optical system came with a spur gear AC drive, fork mount and table top legs in a black finish. All was contained in a hard plastic carrying case. It's drawbacks included having a hybrid diagonal, a small finder and inability of the tube to be fully inverted in the fork mount. Also, some of the initial production models did not have anti-reflective coatings on the corrector plate, which resulted in greater light loss than desirable in a small aperture telescope. Nevertheless it was quite successful due to its portability and low price, and the units with optical coatings were often fairly good telescopes.

In 1984 Bausch & Lomb gave the former Dynamax line a facelift and a new black color like the 4000. The new B&L 6000 and B&L 8000 were basically the same telescope as before, but with a new wedge.

 

The system was again revamped in 1987 and given a better mount, as well as better coatings. The 8" version was called the B&L 8001 and the 6" and 4" versions were called 6000 Pro and 4000 Pro respectively. It is unfortunate Bausch and Lomb dropped out of the SCT market that at this point in time, because these later units were quite good both optically and mechanically. These units are a good buy when they can be found in the used market.

Bausch&Lomb 8001

 

Note: Although most accessories are interchangeable between SCT systems, the Criterion/Bausch & Lomb units used a slightly smaller diameter thread on the back of their optical tubes than the competitor's units. Visual backs and tele-extenders for the Bausch & Lomb thread are difficult to find. Therefore try to make sure that at least the visual back accompanies a unit you may consider buying.

ACQUISTO

Tempo fa, correva l'anno 2011, avevo perso per un soffio l’occasione di entrare in possesso di un Dynamax 8 completo prima serie (golden pyramid) per una manciata di “bucks” come direbbero negli States. Non ero spinto da un inossidabile desiderio di possesso e così non proseguii nella ricerca di un sostituto.

E’ stata solo la sorte, come sovente avviene, che mi ha riportato l’occasione di un’ottica Criterion. L’amico Sergio, nella sua peregrinante raccolta di fondi di magazzino (...), si è trovato per le mani un Bausch & Lomb 8000 apparentemente ben tenuto e dotato della forcella e moto sincrono originali. Ha chiamato il sottoscritto e ha chiesto un aiuto a venderlo e così il fustino da detersivo in similpelle nera è giunto a casa mia.

L’acquisto non è stato semplice in onestà e la discussione sullo strumento è durata oltre un mese. Ero profondamente scettico a riguardo, inizialmente catechizzato dalle lunghe ricerche fatte e dall’esperienza di un astrofilo americano che era riuscito, a detta sua, a trasformare un orribile esemplare in un planet killer solo dopo aver tribolato per settimane.

Sapevo che avrei dovuto lavorare non poco sullo strumento nonostante Sergio mi assicurasse che le prestazioni visive fossero di alto livello. Gli spiegavo delle ovalizzazioni dei tubi in materiale composito, dei problemi della similpelle, della decentratura delle lastre correttrici dovuta a celle troppo lasche e così via.

Però, più parlavamo e più tentavo di trovare in me un valido motivo per rinunciare all’acquisto, più sentivo che il magnetismo del vecchio Criterion mi avrebbe stregato e che non avrei resistito alla sua sfida.

PRIMO CONTATTO

La verità prima, imbarazzante in sé, è accorgersi di quanto poco fotogenico sia lo strumento. Benché sia poco credibile parlare di fotogenia di un fustino nero va detto che i vari Celestron e Meade appaiono piacevoli anche nelle fotografie scattate da dilettanti disinteressati. Lo stesso non accade per il Criterion e se non si è spinti da profonda curiosità non credo si possa essere convinti ad acquistarlo anche dalle migliori fotografie professionali a lui dedicate. Nella realtà averlo tra le mani è tutt’altra cosa. Lo strumento è molto più bello (o meno brutto se si vuole) di quanto non compaia a monitor. Apparentemente ben fatto, con un rivestimento vinilico fuori moda ma piacevole sia al tatto che alla vista e con un sistema di aggancio della forcella anni luce migliore rispetto a quello usato dai competitor americani di casa Meade e Celestron, convince a offrirgli una chance sotto il cielo notturno.

E’ dotato di un bel tappo plastico, spesso e morbido, che scorre a pressione con fuoriuscita di aria, di una manopola di gestione del fuoco finalmente ben dimensionata, perfettamente frizionata e senza giochi, e accusa un peso finale con barra Vixen alloggiata di circa 6 chilogrammi.

De facto, staticamente parlando, il Bausch & Lomb 8000 è un bello strumento nella sua configurazione “solo OTA”

IL "RESTAURO COSMETICO"

L’esemplare in mio possesso presentava una apparente perfetta pulizia dello specchio primario ma una certa opacizzazione della superficie interna della lastra correttrice frontale. Prima di porre mano allo strumento pensavo, data la presenza di ghiera filettata di serraggio, che si sarebbe trattato di un intervento di pulizia semplice. Due piccoli incavi nel piatto della ghiera non serigrafata mi chiamavano placidi ad agire e mi sono cimentato nell'operazione a cuor leggero.

Per svitare la sola ghiera, lavoro virtualmente da 25 secondi, ho impiegato invece circa 40 minuti intervallati da aspersione di CRC-SVITOL in profusione e utilizzo di punteruolo e martello ad ogni quarto di giro dei 12 completi da eseguire.

Un calvario inimmaginabile dovuto alla possibile lieve ovalizzazione del tubo (si parla probabilmente di un paio di decimi di millimetro che diventano però una enormità quando il dimensionamento di ghiera e contro-ghiera è a tolleranza zero).

Non rompere la lastra correttrice è stato un dono del Paradiso e quando sono finalmente riuscito a rimuovere la ghiera di serraggio ho esultato. La lastra di Schmidt era diventata una tovaglia di macchie d’olio e spruzzi e la sua rimozione ha messo in luce un altro tipico problema degli Scmhidt Cassegrain e dei Criterion (che sono mezzi artigianali) in particolare. 

La lastra correttrice appoggia in una cella che ha diametro superiore al cristallo di circa 4 millimetri, una differenza notevole che è compensata da piccoli spessori in sughero. Uno di questi mancava e così ho dovuto ricostruirlo e centrare nuovamente la lastra prima di mandarla ad un lavaggio acqua e sapone in abbondante acqua.

Medesima sorte è toccata al secondario, lievemente sporco, ma dopo l’asciugatura le ottiche apparivano nuove e brillanti: uno spettacolo per gli occhi che ha richiesto guanti di panno nuovi per il rimontaggio.

L’erculea fatica profusa a smontare la ghiera, soprattutto nei primi tre giri, ha portato però consiglio. I due incavi presenti sono stati trapanati e trasformati in fori passanti poi filettati, inseriti due bulloni provvisori, aggiunti alcuni spessori tra lastra e base di appoggio della ghiera e poi riavviato il tutto con preventiva pulizia dei filetti e loro velo di ingrassaggio.

Nonostante alcuni punti di frizione ancora esistenti il montaggio della ghiera ha richiesto un paio di minuti. Il lavoro è stato poi completato con il posizionamento di due tappini neri in plastica a incastro.

Sotto riporto due immagini dello strumento a “restauro cosmetico” terminato.

Ora il Bausch & Lomb 8000 è pronto per essere posto sotto il cielo, collimato,

e provato per quanto realmente può dare...

PRIMA INSTALLAZIONE

Chiunque abbia utilizzato prima di me lo strumento sicuramente non badava molto alla precisione. Il tubo ottico è infatti dotato di due fori passanti con bulloneria e innesto femmina a filetto che non sono simmetrici rispetto alla posizione dei sostegni di aggancio alla forcella. Un peccato, risolvibile ovviamente, ma una perdita di tempo che avrei voluto risparmiarmi.

Il problema verrà agilmente superato da una piastra passo Losmandy a tutta lunghezza lavorata con una curvatura tale da aderire al tubo ottico e irrigidirlo, ma prima di passare a questa operazione volevo accertarmi dello stato delle ottiche.

Ho così installato una provvisoria barra Vixen che ho dovuto spessorare lateralmente affinché la curvatura tel tubo aderisse alle ali laterali di sostegno (e con questo spiego la presenza di due “strisce” di cartone ai lati della barra di sostegno).

Così equipaggiato il Bausch & Lomb può essere montato sulla EM-100 Takahashi portatile (grazie alla colonna su ruote) e usato per la “prima luce”.

Come accade per ogni atteso battesimo strumentale non appena ho terminato la prima parte del restauro il tempo si è guastato ed è rimasto instabile per oltre una settimana.

Non potendo operare sul cielo mi sono limitato ad una fugace osservazione diurna di una antenna distante una quarantina di metri (pochi in effetti) che ha lasciato in me la sensazione di una non corretta collimazione. 

La centratura delle ottiche sembrava, almeno con il metodo visuale diretto, grossomodo corretta ma il serraggio fortemente asimmetrico delle tre brugole di regolazione dell’inclinazione dello specchio secondario no. 

Mi sono quindi limitato all’allineamento del nuovo cercatore installato, un cannocchiale di ottima qualità Meopta da 70 millimetri di apertura e oculari intercambiabili, e ho poi riposto lo strumento in attesa di una notte propizia.

IN ATTESA DELLA "PRIMA LUCE"

Approfittando della pausa di tempo uggioso ho rinverdito la mia vecchia ricerca su questi sfortunati catadiottri giungendo ad alcune conclusioni personali veicolate dall’esperienza di altri astrofili, dicerie, mezze verità, e grandi rivelazioni.

Va premesso che quanto sto per scrivere non rappresenta una verità comprovata ma la logica conseguenza di quanto letto e quanto visto aprendo lo strumento.

In prima istanza vorrei ricordare che, differentemente da Meade e Celestron, il Dynamax 8 aveva una lunghezza focale dichiarata di 2110 mm. per un rapporto focale pari a f10,4. Una differenza non sostanziale ma a mio avviso mantenuta anche nel successivo Baush & Lomb 8000 che, di fatto, sembra davvero lo stesso telescopio con semplici colori modificati. Discorso forse diverso per il modello 8001, dotato di una meccanica leggermente diversa, una differente forcella e base motorizzata, e forse anche di diverse ottiche (ma questa è una semplice supposizione).

Archiviato il discorso della focale reale mi sono concentrato sulla dominante asserzione di mala qualità di questi Criterion. Dopo averne aperto uno e aver visto come è fatto e quali lacune (correggibili e corrette) si porta dietro non stento a credere che molti amatori non fossero in grado di collimare il proprio esemplare in modo soddisfacente, ottenendo immagini poco incise, flou, e aberrate. Questa spiegazione, che ritengo molto valida poiché non tutti sono (e soprattutto erano) soliti smontare amabilmente i propri strumenti e modificarli, sembrerebbe essere in ottimo accordo con la testimonianza di quegli astrofili intraprendenti che invece hanno avuto successo nel portare a “regime” il proprio Criterion e lo descrivono come superlativo nelle osservazioni planetarie.

Ciò che però è rimasto nel substrato della coscienza è una sensazione di incompiutezza generale di questa teoria. Sicuramente la stragrande maggioranza degli acquirenti avrà venduto presto lo strumento, altrettanto sicuramente i pochi in grado avranno sistemato i loro e se li saranno gelosamente tenuti, ma qualcosa di più deve esserci perché si parla, nelle plaghe del web, di esemplari andati e tornati dalla casa madre senza particolari migliorie. Come mai?

Una possibile spiegazione (e ammetto che mi piace) ha provato a darla Rod Mollise nella sua Uncle Rod’s Used CAT Buyer’s Guide, scrittura opinabile in alcuni passaggi e scevra di dati numerici ma molto piacevole nel suo strutturarsi. Lo “zio Rod” suggerisce che, differentemente da aziende come Celestron e Meade che sceglievano i set ottici da installare sui loro strumenti, in particolare abbinando primari e secondari di medesima lavorazione, alla Criterion si “pescasse” a caso tra gli specchi disponibili sul banco di assemblaggio.

Non so quanto attendibile sia questa affermazione né se sia oggetto di fantasia o di racconti di qualche operatore della ex Criterion ma ha un qualcosa che, come già dicevo, mi piace.

Dobbiamo pensare che, contrariamente a quanto accade oggi con la standardizzazione delle lavorazioni, un tempo la finitura delle superfici ottiche era affidata alla maestria dei tecnici dedicati. Persone capaci sicuramente, in grado di realizzare pezzi di elevata qualità, ma al tempo stesso anche di sbagliare, di lavorare in modo non uniforme, di essere più o meno precisi il lunedì rispetto al venerdì, e così discorrendo.

Effettivamente, assemblare 100 set ottici mischiati e lavorati in momenti diversi (senza contare il terzo elemento rappresentato dalla lastra di Schmidt) potrebbe facilmente portare a strumenti scompensati. Se poi a questo aggiungiamo la mancanza di test su tutti gli esemplari a fine montaggio o una superficiale ispezione e controllo la frittata è bella pronta.

Sono pensieri non comprovati, esercizi della logica e come tali devono essere presi. Chissà…probabilmente anche il nostro 8000 è una frittata di ottiche mal riuscite.

UN BATTESIMO UMIDO

Nella sera del 9 ottobre 2015 sono riuscito a puntare lo strumento alle stelle. Poche in realtà: una manciata poi ridotta a due e infine alla sola Vega data l’elevatissima umidità che, pur senza nuvole, ha completamente oscurato il cielo.

Dopo aver sostituito nel pomeriggio la provvisoria barra Vixen con una “custom made” a passo Losmandy (con l’intento principale di irrigidire il tubo ottico) ho installato il B&L sulla CEM 60 e cominciato ad analizzare l’immagine della brillante Vega.

Come immaginabile lo strumento è apparso fortemente scollimato dato che i tre smontaggi e rimontaggi completi non potevano certo restituire una condizione da manuale. La centratura degli elementi ottici e il corretto posizionamento del secondario hanno però consentito una collimazione velocissima, iniziata a 52x e terminata a 350x circa.

Lo strumento dimostrava, con una variegata ragnatela nelle immagini di diffrazione, di non essere ancora in temperatura oltre a denunciare una leggera tensionatura della lastra correttrice. Nonostante questo focalizzava piuttosto bene e l’immagine di Vega e poi Albireo (per qualche minuto visibile) appariva splendida. Avendo tempo ho comunque riportato lo strumento sul banco di lavoro, allentato di mezzo giro la ghiera di ritenzione della lastra di Schmidt e, dopo ulteriore acclimamento di circa 30/40 minuti, ripreso le osservazioni.

La situazione sembrava migliorata ma la coltre di pesante umidità aumentata. Restava solamente la luminosa Vega che, pur offuscata, riusciva a farsi apprezzare. L’immagine delle pinzature radiali a bordo ombra del secondario e più esterne sul limitare della lastra correttrice erano sparite quasi del tutto e l’equilibrio termico, ancora lontano dall’essere raggiunto, sembrava però meno critico che in precedenza.

L’oculare plossl da 6mm., che permette un potere di oltre 350x, consentiva di apprezzare il piccolissimo disco di Airy circondato da 2/3 anelli spezzettati tipici delle immagini standard dei sistemi ostruiti otticamente corretti.

Purtroppo il tasso di umidità ha concesso solo pochi minuti alla lastra correttrice prima di appannarla completamente e non ho potuto determinare il valore di luce diffusa dovuto allo strumento e quello dovuto invece alle condizioni meteorologiche.

OSSERVAZIONE PLANETARIA DIURNA

La tarda mattina del 10 Ottobre 2015 ho potuto eseguire una comparazione tra il Bausch & Lomb 8000 e il rifrattore 76/1250 sul difficile soggetto di Venere, in pieno giorno, con una fase prossima al 41% e un diametro apparente di circa 29 secondi d’arco.

Le osservazioni si sono protratte per quasi un’ora e hanno visto prima l’utilizzo del rifrattore e poi del catadiottrico.

L’immagine nel piccolo 3 pollici a f16 appariva emozionante, tendenzialmente quasi perfetta e ricchissima di particolari come le prominenti indentature delle cuspidi, una ampia e non uniforme ombreggiatura al terminatore e anche una palpabile disomogeneità di chiarore tra le nubi della parte gibbosa.

Ho utilizzato sia l’ortoscopio Vixen da 7mm. che quello da 5mm., entrambi con barilotto da 0,965”, per poteri compresi tra i 250x e i 180x. Ammetto che l’immagine a 180x fosse assolutamente incantevole tanto che ho ripreso un paio di video e alcune immagini con metodo afocale sul telefonino Samsung S4.

Quando ho montato il Bausch & Lomb 8000 le condizioni di trasparenza del cielo stavano peggiorando per via di una foschia umida bianca in quota e la presenza di strati sottili ma non perfettamente trasparenti di nuvole.

Nonostante questo l’immagine all’oculare da 12,5 mm. plossl (circa 170x) si fregiava di una buona definizione e benché apparisse più “morbida” e meno contrastata rispetto a quella permessa dal rifrattore si faceva apprezzare per una generale correttezza geometrica e cromatica.

Perdevo, rispetto al doppietto a lungo fuoco, la percezione delle variazioni di albedo delle nuvole ma restavano ben visibili le cuspidi e l’ombreggiatura al terminatore.

Nel lembo gibboso notavo una minore nitidezza ma in generale l’immagine mi è piaciuta benché non sia all’altezza di quella offerta dal CN-212 con cui ho operato però in condizioni di migliore trasparenza. 

Nonostante una certa superiorità del rifrattore (ma la cosa risulta essere piuttosto normale su un pianeta come Venere osservato in pieno giorno) non posso che ritenere buone le immagini offerte dal catadiottrico, soprattutto in relazione alle condizioni meteo di contorno.

VENERE - singolo scatto con smartphone in metodo afocale (telefonino tenuto a mano).

Fotografia eseguita in pieno giorno.

STELLE DOPPIE

La tarda serata del 11 Ottobre 2015, sempre piuttosto umida e con una non eccezionale trasparenza del cielo unita a qualche sparuta nuvola, ma con un seeing generalmente discreto, si è aperta con una fine collimazione dello strumento. Le prime immagini su Vega, Deneb e Altair indicavao infatti una perfettibile condizione che ha richiesto un lavoro molto accurato con variazioni realmente millimetriche della regolazione delle viti del secondario.

Lo strumento si è dimostrato fortemente sensibile alla collimazione non perfetta tanto che basta davvero poco per passare da immagini finali di buon livello a focalizzazioni poco convincenti e limitanti. In questo mi è parso, e non conoscendo il rapporto di amplificazione dei due specchi non so darmi una spiegazione reale, più sensibile di altri schmidt cassegrain “tradizionali” come i vari C8 e analoghi Meade.

Quando però la collimazione ideale è stata ottenuta il telescopio ha cominciato a sfoggiare una ottima pulizia anche ad altissimo ingrandimento. Finalmente l’oculare plossl da 6mm. (che genera un potere di oltre 350x) risultava seriamente utilizzabile tanto da offrire una immagine molto convincente della Epsilon Lirae.

Pur senza avere la sensazione tipica dei rifrattori la doppia coppia mostrava una ottima puntimormità, poca luce diffusa, e la visione a tratti del primo anello di diffrazione. Personalmente mi sento di preferire i 211x dati dal plossl da 10mm., potere al quale le stelline sono realmente piccole e incise benché anche il potere maggiore risultasse ben tollerato e ancora proficuamente usabile.

A ulteriore riprova della bontà ottica ho eseguito un test sulla Delta Cigny, sistema multiplo notoriamente poco amante di strumenti ad alta ostruzione come gli S-C. La primaria, a 211x appariva sufficientemente contenuta e pulita con un colore bianco giallo estremamente brillante mentre la secondaria, azzurra, mostrava un perfetto disco di Airy e faceva bella mostra di sé sia a 351x, che a 211x e risultava visibile, sebbene con difficoltà, anche al modesto potere di 105x generato dal plossl da 20 millimetri.

Ovviamente molto accattivanti sono apparse anche Sheliak e Albireo che, a poco più di 50x (plossl da 40mm.) sfoggiavano una densità cromatica incantevole in un campo molto ben corretto geometricamente. A questo potere l’immagine era bella tanto quanto quella fornita da un ottimo rifrattore apocromatico.

Estremamente fastidioso si è invece rivelato usare lo strumento senza adeguato paraluce poiché il continuo appannarsi della lastra correttrice mi ha costretto più volte ad utilizzare un asciugacapelli senza resistenza per ottenere qualche minuto di perfetta trasparenza ottica.

Poiché lo strumento è destinato ai cieli montani di alta quota nella mia postazione a quasi 1800 metri la cosa mi preoccupa poco ma mi sono ripromesso di realizzare un buon paraluce ad “hoc” per il meritevole Bausch & Lomb.

Nell’utilizzo ad alto ingrandimento ho potuto apprezzare l’assoluta assenza di mirror shift, cosa più unica che rara, che permette una certa precisione di fuoco ma anche un accenno di “inerzia” nel meccanismo che, pur estremamente dolce, tende a continuare la correzione del fuoco anche quando si interrompe l’azione sulla manopola.

Si tratta di una caratteristica molto limitata e ben poco avvertibile ma una attenta disanima la mette in evidenza.

PROFONDO CIELO

Per questo test mi sono recato nella mia postazione alpina a quasi 1800 metri. Nonostante una giornata splendida, soprattutto durante la mattina, la sera del 7 novembre, almeno fino alle 21:30 è stata meno eclatante di quella precedente in cui ho spremuto il meraviglioso 76/1250 sul cielo profondo. Una leggerissima velatura in quota ha tolto un po’ di durezza al nero profondo del cielo e la resa sui soggetto nebulari ed extragalattici è stata meno entusiasmante di quella permessa dal 76/1250 nonostante la maggiore apertura del Bausch & Lomb, almeno all’inizio delle osservazioni.

Vedremo però, nel corso del racconto, quanto la scomparsa della residua umidità nell’aria abbia portato a risultati davvero interessanti a cominciare dalla seconda serata (dalle 21:45 circa in poi).

Le osservazioni si sono aperte, dopo una attenta collimazione dello strumento, con la elusiva NCG 891 ancora non altissima ma ben posizionata. La sua sagoma emerge dal fondo cielo e dalle stelle di campo come un ectoplasmatico fuso, morfologicamente definito ma privo di particolari di sorta e piuttosto evanescente. L’oculare plossl da 32 mm. (66x circa) sembra quello più adatto anche se il potere offerto non è alto e porta ben in rilievo deboli stelline di campo che si sovrappongono alla silhouette della galassia.

M76, la nebulosa planetaria in Perseo, appare molto più convincente con due lobi quasi quadrati interpolati e circondati da un lieve alone. La nebulosa si osserva bene in visione diretta ma è solo con quella distolta che emerge anche il debole alone circostante.

M34 è molto luminoso e grande e occupa interamente il campo fornito dal plossl da 40 mm. Oltre alla tenue variazione di colore di alcune sue stelle ciò che colpisce di più è la quasi perfetta correzione del campo inquadrato, una qualità che avevo avuto modo di testare anche dai cieli urbani ma che in alta montagna diventa estremamente utile nella visione a basso ingrandimento.

Memore della bella prestazione ottenuta con il piccolo rifrattore da 3 pollici mi sposto sulla NGC 7331 ma ciò che vedo non appare molto più convincente. La galassia è facile ma non brilla e a parte il nucleo più luminoso e quasi puntiforme e l’allungamento del disco in rapporto 2/3 circa non ottengo altro. Basta un “niente” di umidità per livellare le prestazioni di un 8 cm. operante sotto cieli purissimi con quelle di un 20 cm. sotto lo stesso cielo ma meno trasparente.

Decido di attendere un po’ e rientro per un caffè e riordinare i primi appunti e dopo una ventina di minuti esco nuovamente trovando una situazione migliorata. Lo percepisco alla prima occhiata e man mano che le pupille si adeguano al buio diventa evidente che il cielo è tornato ad essere paragonabile a quello della sera precedente o quantomeno molto prossimo.

Tra il Perseo e il Triangolo si trova una galassia che è sempre o quasi foriera di soddisfazioni. Nel catalogo NGC è annoverata al numero 1023 e mi basta inquadrarla per sorridere. La sua forma ellittica, probabilmente vista di 3/4, è ben visibile e luminosa con un allungamento che aumenta in visione distolta. Il nucleo appare quasi stellare e ben luminoso e l’intero quadretto si mostra delizioso con una trasparenza del cielo maggiore a quella di una mezz’ora prima. 

Meno esaltante benché ben visibile appare invece la vicina NGC 1003 che con l’oculare da 20 millimetri plossl mostra una chiazza debole priva di nucleo o quasi. Altrettanto poco indicativa appare la 925.

Interessante, benché richieda un poco di pazienza, è invece NGC 672 nel Triangolo. La sua forma grossomodo ellittica appare diafana e debole ma immediata e ad una delle sue estremità sembra adagiarsi il debolissimo fantasma di IC 1727, altra galassia esotica, vicina ad una associazione casuale di debolissime stelline (in numero di circa 4 o 5).

Con il cielo migliorato e la sua ritrovata profondità torno a fare visita alla 891 che, all’oculare SWA da 24,5 mm. Meade, offre finalmente una visione degna di sé. Rispetto alla osservazione di quasi un’ora prima la sua forma appare molto più allungata e densa con una serie di stelline che vi si proiettano sopra. In visione diretta non mostra altro ma scivolando alla visione distolta appare la sottilissima banda oscura che la segna longitudinalmente. E’ un particolare un po’ al limite ma a tratti diventa bellissimo proprio perché delicato.

La grande chiazza chiara di M33, nonostante una accennata maggiore condensazione centrale, non sembra offrire molti particolari. A tratti mi sembra di intuire un senso di “avvitamento” ma a parte la forma vagamente ovale un poco asimmetrica non riesco a scorgere altro. La sua estensione rende poi difficile apprezzarne correttamente i confini.

Risulta invece impressionante (finalmente oserei dire!) la Grande Galassia di Andromeda M31. Immensa per estensione ma anche incredibilmente dettagliata per i soli 20 cm. usati. Il bulge centrale, largo e ovale, appare ben luminoso con un gradiente importante che degenera in una grande alone non perfettamente uniforme. Una netta banda oscura si staglia contrastata sul fondo della “nebulosità” e un altro piccolo braccio scuro sembra avvolgersi intorno al nucleo centrale. Appare inoltre apprezzabile un rinforzo in concomitanza della distribuzione delle maggiori regioni di HII.

Molto belle appaiono anche NCG 205 e M32 con la prima molto grande, quasi perfettamente ovale e con un bolge molto brillante.

LA LUNA IN AFOCALE SU SMARTPHONE

Nel settembre del 2016 ho, per gioco, eseguito alcune osservazioni del nostro satellite con il Bausch & Lomb 8000 ottenendo visioni convincenti e piuttosto dettagliate. Poiché la scarsa elevazione della Luna sull'orizzonte, unita agli alberi ad alto fusto che limitano la visione dell'eclittica dalla mia postazione, ho potuto dedicarmi molto poco all'opera ma sono comunque riuscito, tra una foglia e l'altra e con il cielo ancora azzurro, a scattare qualche estemporanea immagine in afocale con il mio smartphone Huawei P8 in proiezione di oculare. Per scurire il cielo (altrimenti completamente cilestrino) ho elaborato i toni con Photoshop. A parte questo nessuna altra elaborazione è stata applicata alle immagini. Il seeing scadente non mi ha concesso di andare molto nel dettaglio.

Al momento dello scatto delle immagini la collimazione (immagini sotto di intra ed extra focale) non era perfetta ma per la risoluzione di scala dell'immagine e soprattutto dato il seeing di ripresa ciò ha inciso poco.

CONCLUSIONI E ASSOLUZIONE

Utilizzando il Bausch & Lomb 8000 ho rivissuto, dopo tanti anni, alcune delle emozioni provate con il mio primo telescopio, un Meade 2080 SC, acquistato nel 1988 alla stratosferica cifra di 2.480.000 lire presso un noto rivenditore milanese.

Il Meade di allora non era gran ché come ottiche e io non avevo né l’esperienza né la capacità di collimarlo propriamente oltre a quella di utilizzarlo con gli oculari più adatti.

Da allora, ho avuto più volte modo di scriverlo, ho posseduto un buon numero di Schmidt Cassegrain di produzione varia (Meade, Celestron Marcon, Zen, Konus) e di diametro compreso tra i 15 e i 35 cm. e non li ho mai tenuti con me benché siano stati compagni di tante osservazioni.

Affezionato alle immagini perfette di rifrattori ben corretti ho sempre avuto a fastidio i buffetti stellari tipici dei compound ostruiti, nemmeno aggraziati dagli spikes di diffrazione tipici dei newton che conferiscono una maggiore incisione e sottigliezza all’immagine.

Però, e questo non posso non ammetterlo, apprezzo la compattezza e geometria degli Schmidt Cassegrain, specialmente nella loro apertura classica da 8 o massimo 10 pollici che trovano il loro campo ideale di impiego nell’osservazione degli oggetti del cielo profondo.

La loro lunga focale potrebbe di primo acchito spaventare ma la verità è che un obiettivo da 20 cm. e 2 metri di focale lavora in modo meraviglioso se accoppiato ad oculari di tipo plossl con lunghezze comprese tra i 40 e i 20 millimetri. Sotto un cielo pulito di montagna, a quota elevata, osservare nebulose come M57, M27, o altre planetarie meno visitate è piacevole e la ottima correzione geometrica del campo inquadrato rende questo 8000 un compagno davvero utile e affascinante. Nelle lunghe fredde ore trascorse all’oculare non ho potuto che valutare quanto possa essere inutile, almeno per applicazioni squisitamente visuali, la moderna mania dei compound “spianati” (o definiti tali) come gli EDGE HD Celestron e gli ACF Meade. Un Bausch & Lomb come quello tra le mie mani non avrebbe alcun problema a confrontarsi con i suoi pronipoti, specialmente dopo che è stato adeguatamente sistemato, se non forse per una leggera superiorità dei trattamenti antiriflesso attuali. 

Vorrei però ricordare che il miglior trattamento al mondo non può sopperire al gap introdotto da una non perfetta focalizzazione e questo deve essere ben considerato. Chiunque si ponga all’oculare di un telescopio deve, se vuole ottenere il massimo consentito, essere conscio dei suoi limiti progettuali e comprenderne il “carattere”, deve curarne la preparazione (intesa come acclimamento delle sue componenti e perfetta collimazione), e deve anche usarlo in modo proprio. Non ha senso impiegare un compound come quello oggetto del nostro test (o uno similare) per osservare sistemi multipli con componenti sbilanciate e parimenti risulterebbe illogico spingerlo ad ingrandimenti superiori ai 200x nell’osservazione planetaria se non in condizioni di seeing eccezionali (ben poco frequenti dai nostri lidi).

In campo planetario il Bauch & Lomb 8000 è risultato un ottimo strumento nella sua categoria. Pari al blasonatissimo Celestron ULTIMA 8 P.E.C. e quasi al livello del migliore della classe: il Meade Konus Altair.

A parte questo però ho trovato il suo impiego ottimale nell'osservazione degli oggetti del cielo profondo, soprattutto grazie alla correzione del campo inquadrato che appare molto più ampio di quanto avvenga nei 20 cm f10 tradizionali. Non ho capito a cosa questa qualità sia attribuibile ma penso che ci sia qualche amalgama nella scelta dei rapporti focali dei due specchi dato che la focale finale appare leggermente superiore a quella dei suoi competitor di casa Meade e Celetron del tempo. 

Al termine di questa lunga digressione è giunto il momento di trarre le conclusioni.

Il Bausch & Lomb 8000 è stato bistrattato dalla storia e dalla scarsa preparazione della maggior parte degli astrofili che lo hanno usato.

Nasce con limiti propri di assemblaggio e tolleranze che poco lo aiutano nel produrre immagini di livello ma se sistemato a dovere risorge e otticamente si fa apprezzare ed amare. Come la maggior parte degli schmidt cassegrain della sua epoca, oggi a torto démodé, si compra con poco rispetto ai moderni HD e ACF ma sa offrire ancora tanto ed essere, a tutti gli effetti, uno strumento quasi unico.

Lo abbinerei ad un buon rifrattore da 10 cm, anche acromatico se non si vuole investire cifre eccessive per un set up completo, e ad una buona serie di oculari plossl classici che appaiono sempre più prestazionali dei moderni "planetary" variamente marchiati, oggetto di semplice e puro marketing e caratterizzati da prestazioni generalmente deludenti.

Una buona montatura risulta indispensabile per godere lo strumento. Lo vedrei bene su una classica Super Polaris (magari in versione DX) oppure come ho fatto io su una Ioptron 45 GNT.

Non mi si taccia di esagerazione se consiglio anche una buona G11 usata su cui il catadiottrico sembra una roccia inamovibile e che smorza le vibrazioni in frazioni di secondo anche ad alto ingrandimento.

2500 euro bastano per una simile montatura usata, il Bausch & Lomb 8000, un rifrattore acromatico da 10 cm. (un Bresser ad esempio) e una selezione di plossl simmetrici a quattro elementi (reperibili su TS). E’ quanto molti spendono per i moderni tripletti apocromatici da 12 cm. a fuoco corto e che poi rivendono dopo aver constatato che non sono né dei Takahahsi né degli AP. La cosa porta a meditare...

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