MEADE 127 ED tripletto

maggio 2011

Il 127 ED installato su una HEQ5 go-to

INTRODUZIONE

C’era una volta il rifrattore “ED” di casa Meade. Correvano gli anni ’90 e la casa americana introduceva sul mercato una serie di rifrattori dotati di un obiettivo doppietto con lenti a bassa dispersione. Il rapporto focale di questi strumenti era pari a F 9 e venivano proposti nelle aperture di 102, 127, 152 e 178 millimetri.

Accoppiati a una montatura equatoriale a puntamento computerizzato che rappresentava, per il tempo, un capolavoro di elettronica, avevano il grande merito di rendere conosciuto alla maggior parte degli astrofili nostrani il concetto di apocromaticità su larga scala (dove Astro Physics e Takahashi, pur più performanti, non potevano arrivare a causa dei bassi numeri di produzione e importazione).

Ricordo il primo 102 ED che acquistai, di seconda mano, da un noto commerciante di Milano e le incredibili soddisfazioni che mi diede. Poi venne anche il 152: una buona ottica male intubata, il 127 e una fugace esperienza con un “grosso” 178mm.

L’avventura Meade nel campo dei rifrattori apocromatici venne purtroppo segnata dal fardello di una cella instabile che rendeva molte di queste ottiche non allineabili (i distanziali tra le parti della cella erano realizzati con “o” ring in gomma) pregiudicandone le altrimenti ottime prestazioni. Anche il focheggiatore da 2 pollici non brillava per precisione e assenza di giochi e la nomea che Meade realizzava strumenti non all’altezza della coeva produzione Giapponese (Vixen e Takahashi in testa) e di quella quasi artigianale di Astro Physics si diffuse in poco tempo. Fu un peccato perché, contrariamente a molte superficiali recensioni, il complesso ottico era sicuramente molto valido.

Comunque fosse, la produzione cessò e chiunque avesse un Meade “ED” cercò di disfarsene.

Sembrava che il capitolo fosse chiuso ma il mondo dell’astrofilia amatoriale sottovalutava il colosso cinese e le modifiche importanti che avrebbe portato la sua economia aggressiva e la globalizzazione del proprio approccio.

In pochi anni il gruppo Synta, e con esso tutte le manufacturing che gli orbitano intorno (dalla Cina a Honk Kong a Taiwan), ha saputo creare cloni dei blasonati rifrattori giapponesi e americani proponendo soluzioni meno sofisticate ma accettabilmente prestazionali a prezzi da discount.

In breve, dopo i primi mezzi insuccessi, anche le ottiche sono cresciute in qualità: doppietti prima, tripletti poi, assemblati e rivenduti con vari marchi tra cui, nuovamente, quello Meade.

Proprio un 127 ED tripletto con rapporto focale di F 7.5 è quello che mi è capitato tra le mani, quasi inconsapevolmente. L’annuncio di P.C. (nome rispettabile nell’astrofilia italiana) era invitante: ho risposto e in poche ore avevamo concluso la transazione. Due giorni di attesa e il pacco, spedito con posta celere, è giunto a me.

Esteticamente lo strumento si presenta bene: compatto, una notevole escursione del paraluce retrattile, colorazione bianca classica con il vezzo di un motivo decorativo a sfondo blu sul paraluce, un bel focheggiatore da 2 pollici con demoltiplica a 1:10 (che si rivelerà però poco preciso e dolce).

Mancando della qualità costruttiva tipica dei prodotti giapponesi di alto lignaggio (penso ai Takahashi serie FCT), il rifrattore, privo di una flangia di bilanciamento posteriore, è sbilanciato verso la cella dell’ottica il cui peso complessivo è superiore a quello delle altre parti del tubo. Ritenendo indispensabile il corretto bilanciamento dello strumento, e nell’intento di ridurre il braccio di leva durante le operazioni di messa a fuoco, mi sono ripromesso di realizzare in officina la flangia adeguata.

L’obiettivo è un tripletto con elemento ED realizzato in S-FPL51 dalla Ohara e mostra un trattamento antiriflesso apparentemente molto efficace di colore verde. La cella è registrabile mentre il resto del tubo interno è ben annerito e dotato di diaframmi a lama di coltello

Caratteristiche dei vetri ottici impiegati

STAR TEST

Dopo aver preparato una Vixen Super Polaris a riceverlo, porto il telescopio sotto il cielo lattiginoso di Milano in una notte di buon seeing. Il test viene eseguito utilizzando (a causa della scarsa estensibilità del cavalletto in alluminio Vixen) un diagonale dielettrico da 2 pollici e il parco oculari Takahashi LE.

Le immagini in intra ed extra focale sono pulite. Lo strumento si rivela sovra corretto mostrando, ad alto ingrandimento (circa 300x) centriche più pulite e nette in extra focale, lasciando quelle in intra focale lievemente più impastate. Buona la lucidatura delle ottiche anche se la luce diffusa dall’ultimo anello di diffrazione è superiore a quella visibile in un doppietto Nikon o Takahashi. Debolissimo il residuo di aberrazione cromatica che si manifesta come un lieve velo violetto nelle immagini di diffrazione. La dominante bluastra, quasi invisibile una volta raggiunto il punto di fuoco ottimale, denota comunque un’ottica che definirei quasi totalmente apocromatica, almeno all’osservazione visuale.

La pulizia delle immagini e la virtuale assenza di aberrazione cromatica si traduce in immagini stellari molto buone con un disco di airy netto e un primo anello di diffrazione ben definito circondato da un secondo a tratti “rotto” dai movimenti dell’atmosfera.

Saturno, con gli anelli quasi di taglio, regge bene anche i 350x (oculare LE 2,8) e mostra un accenno di Cassini. Porrima si rivela coppia bellissima di stelle di uguale magnitudo ben separate dal “filo nero”, sebbene vicine anche ad alti poteri.

Bellissima Izar, con un contrasto di colore tra primaria e secondaria molto marcato (giallo/blu), così come Algieba.

Con queste poche impressioni si chiude la prima notte di test, minata dalla generale stanchezza dell’angelo inquisitore e da una condizione di seeing che mi suggerisce di non fidarmi troppo di queste prime impressioni.

 

Effettuo nuovamente lo star test la notte del 4 giugno 2010 in una serata di seeing davvero ottimo (segue poi il report osservativo su alcuni sistemi multipli tra il Cigno e Ercole).

Il test viene effettuato su Vega, a 340x circa, e finalmente riesco a dare una valutazione più realistica delle qualità ottiche dello strumento.

L’ottica appare decisamente sovra corretta all’aberrazione sferica. Denota una certa rugosità di lavorazione (la luce diffusa non è ben contenuta) e una aberrazione cromatica residua ben visibile sia in extra che intra focale. Anche con la stella a fuoco è facilmente visibile un discreto alone violetto che circonda il disco di airy e gli anelli di diffrazione. Non fastidioso poiché contenuto ma presente e ben visibile. Mi ricorda molto il livello di correzione cromatica dei vecchi Meade “ED” in configurazione doppietto aperti a f9. Detto questo ritengo che il livello di aberrazione cromatica sia accettabilissimo e non pregiudichi la qualità generale delle osservazioni.

Infatti, nonostante gli appunti e quanto emerso dallo star test (non ho effettuato focault e ronchi poiché non avevo sottomano gli strumenti), l’immagine stellare a fuoco è davvero ben corretta, specialmente su sorgenti puntiformi bianche non superiori alla magnitudine 0 o 1.

Il 127 ED installato su una HEQ5 go-to

OSSERVAZIONI

5 maggio 2011 - Milano

Luna: assente

Umidità: molto bassa

seeing: 8 (1-10)

 

Si è trattato di una bella serata, trascorsa nel mio giardino di Milano permeato dal profumo di zagare. Sarebbe stata serata adatta forse a sfruttare le potenzialità di risoluzione del Mewlon 250 ma avevo già montato il Meade 127 tripletto ED e avevo voglia delle immagini pulite del rifrattore.

Ho cominciato osservando Mizar, ultima stella usata per l’allineamento celeste, bellissima ad ogni ingrandimento. La qualità dell’immagine, nonostante il momento dell’ultimo crepuscolo, lasciava presagire una proficua serata.

 

Saturno

Il gigante inanellato era ancora relativamente basso quando l’ho puntato ma Ginevra (mia figlia) insisteva per vederlo e così ci siamo volti a lui.

Con l’oculare Takahashi LE 2,8mm. l’immagine è davvero buona e sono Molti i particolari visibili con facilità. La divisione di Cassini si spinge oltre la zona delle anse fino a confondersi nella parte più stretta (per effetto prospettico) del sistema di anelli. Debole e pallido l’anello C si percepisce nelle anse, mentre le ombre gettate dagli anelli sul pianeta e quelle proiettate dal pianeta sugli anelli (con inclinazione decisamente chiusa) sono nette e facilissime. Sul globo è ben visibile la banda tropicale (che sembra divisa in due zone) e la calotta polare oltre ad un accenno della schiarita zona tra la banda tropicale e il polo dove insiste, biancastra, la tempesta che imperversa su Saturno in questi mesi.

 

Struve 1695 UMA

E’ una stella doppia che merita di essere consigliata e osservata, specialmente per gli amatori in possesso di un buon rifrattore da 10/13 cm. Le componenti appaiono vicine (operazione di 4”) e differenziate in luminosità da circa 2 magnitudini. La primaria appare bianca e la compagna dotata di una dominante violacea-grigia. L’immagine, ottenuta con il 5mm LE, è incantevole: le stelle appaiono adagiate su un velluto nero, delicate e circondate dal loro anello di diffrazione sottile e interrotto solo a tratti dal movimento dell’atmosfera.

Aumentando il potere ingranditore con l’utilizzo dell’oculare da 2,8mm. si ottiene un quadro perfetto e davvero piacevole. Virano anche le tonalità delle stelle: la principale acquisisce una “nota” di giallo mentre la compagna stempera il suo accenno di violetto in un bianco/grigio probabilmente più realistico.

L’immagine è così bella e quieta che si fatica a staccarsi dall’oculare dove resto per circa 5 minuti buoni.

12.56    + 54,06            mag. 6.0 – 7.8              separazione 4”

 

Struve 1600 UMA

Coppia facile che, sotto i cieli cittadini, richiede un 10/13 cm. per essere apprezzata avendo componenti un po’ deboli. Ben separata offre il meglio di sé quando osservata con l’oculare da 5mm. serie LE Takahashi (per un potere di circa 180x).

La componente principale appare di colore giallognolo mentre la compagna brilla con tonalità più fredda, equiparabile a un bianco-azzurro. Mutatis mutandis appare come Albireo vista attraverso un rifrattore da circa 4 cm.

12.06    +51,56              mag. 7,6 – 8,3              separazione 4”

 

Struve 1559 UMA

Osservo il sistema direttamente con l’oculare da 2,8 mm. che lo rende immediatamente separato benché stretto. Stimo le componenti divise in luminosità da circa 2 magnitudini. La coppia è molto interessante sia per la separazione angolare delle sue componenti che per la differenza di magnitudine. Lo ritengo un ottimo test per un rifrattore da 10 cm. e per un riflettore da 15 cm.

11,39    + 64,21            mag. 6,8 – 8,0              separazione 1,8”

 

Zeta Corona Borealis

Stella doppia di colore giallo, molto facile da separare già con l’oculare da 5mm. Visione piacevole e didattica per chiunque.

15,39    + 36,38            mag. 5,0 – 5,9              separazione 6”

 

Beta 946 Draconis

Coppia istruttiva e intrigante al tempo stesso. Richiede ingrandimenti alti e con il 2,8 mm. presenta (molto debole ed evanescente) la secondaria appena oltre l’anello di diffrazione della stella primaria. E’ test severo per un 10 cm. a lenti e sarebbe bene eseguirlo sotto un cielo cristallino con maggiore trasparenza.

Consigliatissima.

15,48    + 55,23            mag. 5,9 – 9,5              separazione 2,2”

 

11 Draconis

Sistema doppio facile e molto bello: la coppia appare “finta” tanto è immobile e tanto disegnati appaiono le figure del disco di airy e del primo e unico anello di diffrazione. Le stelle appaiono relativamente poco separate e e di colorazione bianco/giallina.

17,05    + 54,28            mag. 5,7 – 5,7              separazione 2,3”

 

20 Draconis

Coppia stretta ma separata con notevole facilità con l’oculare da 2,8 mm. (gli altri poteri non li ho neppure testati). Lo strumento reggerebbe perfettamente anche il potere offerto da un oculare da 2mm. e anche meno ma non li ho a disposizione e le barlow sono in altra postazione. Il sistema appare simmetrico nella distribuzione luminosa, con le componenti apparentemente bianche o di tonalità simile.

Rappresenta un ottimo test per un rifrattore da 10/13 cm. ma diviene splendido in una lente da 15 cm. molto ben lavorata.

16,56    + 65,02            mag. 7,1 – 7,3              separazione 1”

 

Zeta Bootis

Allungata con facilità usando l’oculare LE 2,8mm Takahashi. Peccato non avere combinazioni ottiche in grado di fornire almeno 450x così da rendere ancora più palese ciò che è immediatamente visibile all’occhio a poteri inferiori.

14,41    + 13,44            mag. 4,5 – 4,6              separazione 0,55” circa

 

Struve 1863 Bootis

Quasi debole ma immediatamente allungata con forma a pallone da rugby. Oculare da 2,8mm. Nessuna altra informazione utile.

14,38    +51,35              mag. 7,4 – 7,7              separazione 0,6”

 

Ritorno a Saturno per ammirare nuovamente lo spettacolo del “gigante degli anelli” che, nel frattempo, si è alzato ed è andato a culminare al meridiano.

Stessi particolari visti anche prima, forse più netti ancora adesso che il pianeta è più alto.

Il Meade 127 ED tripletto installato su una bellissima montatura MARCON d'epoca,

oggetto di un buon restauro da parte dello scrivente

Vista della forcella Marcon

Il rifrattore nella sua bella livrea in accoppiamento con la forcella Marcon

4 giugno 2010 – MI                 

Montatura: Marcon a forcella

Luna: assente                                     

umidità: BASSA                      

seeing: 8/9 (1-10)

  

Una serata osservativa ECCEZIONALE per condizioni metereologiche. A parte una velatura lieve e generale (tipica del cielo milanese in assenza di vento) il seeing è stato praticamente ottimo con una quiete atmosferica rara. Le prime due ore di osservazione sono state “indimenticabili” quanto a stabilità dei moti convettivi e laminari . Solamente dopo le 2:30 del mattino le condizioni di seeing hanno cominciato a peggiorare un poco, pur mantenendosi a livelli buoni.

Lo strumento per l’occasione è stato installato (dopo un certo lavoro di adattamento) su una rinata montatura Di Marcon padre, restaurata quasi interamente e riportata al suo antico splendore.

Sarebbe opportuno soffermarsi su questa vecchia montatura e darne illustrazione ma ritengo che vi possa essere spazio, una prossima volta, da dedicare interamente a lei.

Poiché oggi stiamo chiacchierando del nuovo Meade 127 ED preferisco non uscire dal seminato e offrire ulteriori spunti di confronto, vagabondando per “doppie” tra il Bovaro ed Ercole.

 

1 Bootis

La stella primaria è di un bianco neutro mentre la compagna sembra risplendere di tonalità azzurrate. L’oculare utilizzato, Takahashi LE 7,5mm, provvede a fornire sul 127 ED circa 130x, più che sufficienti per separare in modo nettissimo e molto piacevole la coppia. A occhio stimo la differenza di magnitudo tra le componenti in circa 4 punti mentre la separazione si aggira intorno ai 4”. Inserendo il LE 5mm. si sale a 190 ingrandimenti con una resa spettacolare dell’immagine. Il primo anello di diffrazione è sempre presente e solamente a tratti denota un effetto di blinking dovuto alla lievissima e lenta agitazione atmosferica.

 

Zeta Bootis

Impiego circa 10 minuti a inquadrarla per alcune prove di ingrandimento massimo utile su stelle di pari magnitudo nei pressi del Bovaro. Poi è il turno del test per eccellenza: provare almeno ad allungare la difficile Zeta Bootis. La separazione attuale tra le componenti è di circa 0,53”, un valore molto esiguo e ben al di sotto del potere di separazione di uno strumento da poco meno di 13 cm. So però di essere già riuscito più di una volta a notare un lieve allungamento del disco di airy di questa stella usando alcuni rifrattori da 4” (per dovere di cronaca, al tempo la separazione era di circa 0,58”/0.59”).

Zeta Bootis è luminosa e permette di sfruttare tutti gli ingrandimenti che il sistema telescopio/atmosfera consentono. Il Takahashi LE 2,8 mm. offre circa 340x che sono pochi. L’immagine stellare è perfettamente immobile, disegnata e (forse) con un lieve accenno di allungamento. Non è “palese” ma altre stelle vicine mostrano una immagine perfettamente sferica a questo potere mentre la “nostra” ha qualche problemino. Mi viene in soccorso una barlow “storica” e di ottima qualità: la “ULTIMA 2x” della Celestron (di almeno 15 anni fa…). Il potere ingranditore sale al rispettabilissimo valore di 680x. Si focheggia ancora bene e con facilità, l’immagine è inequivocabilmente quella di una stella doppia: una bella palla da football americano con la forma ad arachide schiacciata dell’anello di diffrazione.

Direi che la visione è anche abbastanza “facile”. Mi accosto allo schienale della sedia e riosservo lo strumento: un “modesto” Meade tripletto semi apocromatico.

 

Pi Bootis

Doppia che inquadro con il 30mm e poi passo al 7,5 per osservarla. Appare subito molto bella con primaria e secondaria divise da circa 0,8 mag di differenza e con colore bianco per entrambe (forse la secondaria ha un accenno di giallo). Intorno ad entrambe, merito della serata e dello strumento a rifrazione, l’anello di diffrazione appare disegnato.

Ritengo possa essere un target molto piacevole anche il strumenti di minore diametro e osservazione interessante in rifrattori da 65/80 mm.

Non vedo l’ora che arrivi il TS65-P (di questo, magari, parleremo in altra sede…)

 

CSI Bootis

Sistema doppio incantevole (in scala da 1 a 5 gli attribuirei 4+) con primaria gialla e secondaria che appare di un tenue marroncino/terra. A sperarle 6” arco circa e più o meno 1,5 magnitudini . Prolungando l’osservazione con il 5mm LE a 190x il divario di colore che appare in prima istanza sembra scemare e diluirsi molto. Basta però allontanarsi dall’oculare per pochi secondi e riosservare per ritrovare intatta la sensazione che le cromie siano molto diverse. E’, in sintesi ultima, un sistema doppio bellissimo, sicuramente tra gli imperdibili del cielo boreale.

 

Gamma CRB

Mi sposto nella Corona Boreale e osservo Alpecca e Nusakan e poi, forte dell’esperienza di Zeta Bootis, affronto la difficilissima Gamma Crb. La allungo con una certa difficoltà ma con enorme soddisfazione rispetto alla più “bilanciata” Zeta Bootis. Gamma Crb è infatti composta da due stelle con magnitudine differente di circa (lo stimo ad occhio) 1,5 o 2 magnitudini. L’immagine a 680x è incredibile: i due dischi di airy sono sovrapposti ma lievemente sfalsati dando origine a un “barbapapà” con la testa evanescente.

E’ e resta un’osservazione al limite, resa possibile esclusivamente da condizioni di contorno estremamente favorevoli.

 

Beta Herculis: Kornephoros

E’ una stella gialla.

Bellissima e gialla.

Se avete ulteriori suggerimenti…

 

Gamma Herculis

Appare molto bella usando il 18mm LE che offre circa 53x. Le due componenti sembrano avere differenza di magnitudo stimabile intorno ai 5,5 punti o poco più. La principale è sicuramente bianca mentre la compagna risulta azzurra.

Ritengo che possa essere un’osservazione molto interessante all’oculare di un 60/70 mm.

 

Alfa Herculis: Rasalgethi

La componente principale appare gialla e la secondaria bianca/azzurra. Sono separate da circa 5”, con 2 magnitudini di differenza (valore stimato) e offrono uno spettacolo piacevole. Vorrei rivederle all’oculare di un buon 60mm.

 

Delta Herculis

Incantevole! Nella solita scala (1-5) prenderebbe almeno “4”. Al telescopio, con oculare LE 5mm. e 190x circa, la primaria appare bianca e luminosa con una compagna ben separata ma molto debole (stimo almeno 5 le magnitudini che le differenziano). E’ un sistema da vedere e mostrare anche perché permette di ammirare due stelle in mutua attrazione estremamente diverse e comunque ben visibili.

 

Ro Herculis

Il seeing eccezionale di questa sera rende ogni sistema multiplo incantevole. La ro Her è composta da due stelle di circa 1 magnitudine di differenza, entrambe bianche. L’oculare LE 5mm. è il migliore in questa configurazione strumentale: il primo anello di diffrazione delle due componenti è immobile nel cielo scuro e i dischi di airy fini e perfetti. Un bello spettacolo in rifrattori tra i 4 e i 5 pollici.

 

68 Herculis

Coppia interessante. La primaria è una variabile, la compagna è di 6 o 7 magnitudini più debole. Il sistema è estremamente difficile da risolvere non tanto per la separazione, alla portata di strumenti piccoli, quanto per il divario di luminosità che richiede ottiche molto contrastate, quiete di vento assoluta e una buona capacità di focalizzazione, nonché una certa esperienza dell’osservatore.

In prima istanza il 5mm. non sembra mostrarla. Passo al 7,5 e la vedo distintamente: sottile e debole… Ritorno al 5mm e la ritrovo facilmente “imbeccato” dall’osservazione a ingrandimento minore. Bel test per un rifrattore di buon livello con diametro superiore ai 115/120mm.

Sinceramente credo che al di sotto di tale limite sia davvero difficile vedere la compagna.

 

Delta Cigny

Sempre bellissima a patto che la si osservi in condizioni di seeing ottimali e che lo strumento impiegato sia “adatto”, quindi un bel rifrattore da 10/13 cm.

La secondaria appare sul primo anello di diffrazione della componente principale ed è almeno 4 magnitudini meno brillante (entrambe di colore bianco).

E’ un bel test per ottiche fatte da chi le sa lavorare e, personalmente, una delle stelle doppie in assoluto più belle e intriganti del cielo.

CONCLUSIONI

Orbene. E’ indubbio che non tutte le serate osservative godono di condizioni di stabilità ottimali come quelle appena descritte ma è altrettanto vero che il buon economico tripletto orientale naturalizzato USA ha messo molto del suo nello spettacolo offerto.

Non siamo di fronte alla perfezione di un’ottica giapponese, russa o americana di alto blasone, ma neppure siamo costretti ad inchinarci ai loro notevoli costi d’acquisto. Accettando alcune pecche (un focheggiatore migliorabile, l’assoluto sbilanciamento in avanti del tubo ottico, un poco di residuo cromatico percepibile) abbiamo l’opportunità di acquistare uno strumento di alto valore e grandi prestazioni (quantomeno visuali) a un costo molto contenuto. Mi sento quindi di consigliare questo tripletto (sempre che si tratti di un esemplare “nato bene” – l’altalenanza di qualità su questo genere di prodotti è purtroppo una incognita) a chiunque badi più al sodo che al blasone e non voglia dissanguarsi pur desiderando un bel rifrattore quasi apocromatico.

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