SKYWATCHER 102/500 rifrattore acromatico

Ottobre 2013 e mesi successivi

STAR TEST

La “prima luce” dello strumento avviene attraverso il massiccio oculare plossl modificato da 50 mm e 52° di campo apparente che garantisce, in abbinamento con l'ottica, un campo reale superiore ai 5° e un ingrandimento di 10x. Si tratta di un buon oculare marchiato TS e venduto come “wide angle”, pur avendo un campo apparente prossimo a quello di un plossl moderno standard. E' dotato di 5 elementi disposti in due gruppi e, anche in abbinamento ad altre ottiche, ha dimostrato più volte una buona correzione complessiva.

La visione fornita in abbinamento al SW 102/500 è indistinguibile da quella offerta dal TeleVue Genesis sia per puntiformità stellare che per magnitudine percepita, cosa tutto sommato immaginabile dato l'esiguo potere ingranditore usato. La prima vera sorpresa avviene però quando, lasciando migrare la brillante Deneb verso il bordo campo fino a vederla scomparire oltre il bordo, la geometria della stella non sembra variare in modo apprezzabile. Ritengo questo risultato estremamente lusinghiero per l'economico Sky Watcher che, in quanto a campo corretto, pareggia un ipotetico confronto con il ben più costoso petzval americano e che, di fatto, sembra essere spianato in modo adeguato quantomeno all'impiego visuale.

Lo star test vero e proprio comincia però con l'oculare da 5 mm. (serie LE Takahashi – il cui costo è paragonabile a quello dell'intero tubo ottico SW). Le immagini di intra ed extra focale appaiono geometricamente molto simili e prive di aberrazioni geometriche. In entrambi i casi l'esame degli anelli di Fresnel denota un'ottica ben corretta e altrettanto ben lavorata. L'immagine è lievemente più pulita in extra focale, dove gli anelli di diffrazione appaiono un poco più sottili e meglio definiti.

In extra focale le dominanti cromatiche sono ben presenti e discernibili mentre in intra focale, dove il bilanciamento cromatico sembra più neutro, compare un certo alone spurio di tonalità violacea solo oltre l'anello più esterno.

Ma è con l'oculare da 2,8 mm. che si possono trarre i risultati più interessanti e indicativi.

L'immagine di extra è molto buona, con anelli puliti e ben sottili. Quello più esterno è molto verde, quelli mediani presentano tonalità magenta, e il picco centrale è blu elettrico.

In intra focale la situazione è più impastata ma gli anelli di Fresnel continuano ad essere ben percepibili: nessuna dominante generale satura appare ma una appena accennata tonalità vagamente aranciata con un grande alone lievemente violetto più esterno.

Fino a 100x non si nota aberrazione sferica o sferocromatica di rilievo mentre a 178x circa lo strumento ammette una poco di sferica negativa (peraltro quasi ininfluente al fuoco).

Al di la del buon ster test di intra ed extra focale, l'immagine a fuoco (che è poi quella che ci interessa di più) è geometricamente molto valida. Non mi sarei mai aspettato da questo strumento una focalizzazione tanto precisa, pulita, e incisa. Lo snap test denota un'ottica sostanzialmente priva di aberrazione sferica (in linea con quanto osservato nella prima parte dello star test), perfettamente collimata, esente da tensionamenti e astigmatismo, e anche caratterizzata da discreta lucidatura.

Insomma, un vero miracolo “cinese” che con nemmeno 200 euro offre un 10 cm. a corto fuoco con ottiche inaspettatamente corrette.

Sino ad ora ho volutamente lasciato in secondo piano la valutazione dell'aberrazione cromatica residua. Questo non perché non la ritenga importante ma perché, ci tengo a ricordarlo, è e deve essere considerata secondaria rispetto ad altre di tipo geometrico (sferica e astigmatismo in primis). Quando un obiettivo è geometricamente ben corretto anche la sua eventuale aberrazione cromatica residua trova focalizzazione simmetrica e precisa e tende a dare meno fastidio.

Detto questo, lo SkyWatcher oggetto del test è un vero leprecauno (il fauno o folletto dell'arcobaleno). Non si può certo chiedere alle sue ottiche di essere corrette per l'aberrazione cromatica assiale che si palesa già a 40x come debolissimo riflesso violetto intorno a stelle di prima grandezza (Vega ad esempio), ma che emerge in modo significativo a 100x (oculare da 5 mm.) Il disco di airy (ben simmetrico) appare lievemente magenta mentre il primo anello di diffrazione (estremamente fine, bisogna ammetterlo) tende ad essere verdognolo.

A 178x (oculare da 2,8 mm.) la focalizzazione è ancora molto buona e osservare le stelle è un vero piacere. Sono, se mi è concesso, solo molto “colorate”, almeno quelle fino alla mag. 1 o 1,5. Disco di Airy sempre un po' magenta e il primo anello di diffrazione verdino e ben visibile.

L'aggiunta di una barlow Celetron Ultima 2x porta gli ingrandimenti al notevole valore di circa 375x. La focalizzazione è ancora buona: il disco di airy è ben definito ma di colore magenta carico mentre, a forte contrasto, gli anelli di diffrazione visibili (2 su soggetti stellari molto luminosi) sono spessi e di un deciso colore verde, però la geometria è perfettamente intatta.

Al di là del dato “cromatico” non dobbiamo dimenticare che stiamo lavorando a circa 93 ingrandimenti x pollice con un rifrattore acromatico a f5! Il solo fatto che la geometria stellare sia “da manuale” è di per sé già un risultato degno di nota e rispetto.

Ma, oltre alle impressioni del buon Cherubino, cosa si dice “in giro” di questo strumento? Pareri vari, generalmente mediamente positivi con alcune eccezioni dovute, principalmente, alla collimazione delle ottiche. Vediamoli insieme.

Riporto qui alcuni commenti tratti da Excelsis Ratings sullo strumento oggetto di questo test:

The 6x30 finder that the scope comes with is a bit silly considering the 3.5+ degree FOV you can get with a nice wide angle eyepiece (I used a Speers-Waler 24.7mm 67deg.AFOV eyepiece, 20 power). When you want to look at something close, use the wide angle to center the object, then swap eyepieces and refocus.
The wide angle view is perfect for large deep sky objects. The belt of Orion fits perfectly within the S-W 24mm field of view on this scope. I've seen M8 and about 12 stars from the M8 open cluster (20/40x), M13 (20/50x), and M42 (20/40x) with ease. Have not tried on other objects as yet.
Though I haven't star tested the scope, I have stopped it down and boosted it to 140x on Jupiter using a yellow-green filter with impressive results (at least compared to my old 4.5" cat-newt). Was able to identify at least seven belts which beats my old 4.5" Cat-Newt. There may have been more detail evident but the mount was a generic tripod and wasn't very stable so the view might be better with a more solid mount with finer controls. Not to mention Jupiter is quickly approaching solar conjunction.
On Saturn, I could barely discern the Cassini division but the difficulty ws probably due to the unstable mount.
The inside of the tube is fitted with two baffles. However, the edge of the focusing tube appears rough on the inside and may cause internal reflections.
You'll probably want to take it apart and blacken the edges.
The dark-blue/granite metal construction looks good and has a rugged feel to it. The focuser is pretty solid, motion wise and can accept either 2" or 1.25" eyepieces which is a nice touch on such a small/medium telescope. Both the 1.25" adaptor and 2x doublet metal barlow (not bad) are threaded for camera T-rings. The diagonal uses a rectangular mirror and causes light reflections. Recommend updating the diagonal.
The main benefits of this scope are a wide angle field, portability, and value. Its just big enough to give some amazing views but not big enough to be inconvenient. The scope tube will fit snugly in a medium sized gymbag (I place bubble-wrap around it just to be safe). It's also priced right ($450+tax canadian for the tube+rings+barlow+diagonal+20mm and 10mm chines plossls).

If one reads reviews on this little scope they will see that it is not a planetary scope. I will split double stars like Epsilon Lyrae fairly well, but put on a bright object and you get what is expected out of such a short refractor of the achromat design, false color, alot of it, this can be tamed on Jupiter and Saturn with a yellow or light green-yellow filter, if you want to take a shot a planets with this scope stop it down, or use orthoscopic eyepieces, field is then restricted as opposed to the wide field designs, but you can get medium powers out of this scope on good nights. I have compared this scope to it's little cousin the Omcon 708, it will out do the Omcon on deep objects and star fields, but the 708 pulls ahead on planets. For the money, it you want an RFT, that is small that can go with you, I recomend it highly.

Okay. Let's first say this is not a telescope to look at the full moon with high power. It is designed primarily as a rich field telescope. At this job it performs very well. I have the following eyepeices which work beautifully with this telescope. Meade 40 SWA, 24.5 SWA, 14 UWA, and 8.8 UWA. This gives me powers of 13, 20, 36, and 57 respectively. At these low powers optical quality is quite good with very nice images. At 57x you can start to see that the scope has some spherical aberration that would show up more as we went higher in power. As well chromatic aberration starts to show up once we get past this power. The star test is certainly not identical either side of focus at this power. But so what, if you use this scope at say 20x the views are absolutely stunning. The 24.5 gives me a 3.3.degree field with a 5mm exit pupil which gives fantastic views of objects framed by this field- M31, Double Cluster, M7, M33, M45, M44 etc. If you get this scope be sure and buy a 2" diagonal for it and use those big eyepeices with it. You won't be disappointed. Incidentally if you still want to look at the moon you can get a wonderful view by using the aperture stop provided. This takes you down to around 53mm but you get very sharp images of bright objects. Stopped down this scope star tests quite well. Considering what this scope costs and the kind of low power views of the night sky it can provide it is a wonderful bargain and great value.

 

Inutile dire che un rifrattore acromatico aperto a f5 può lavorare bene solo se perfettamente collimato e, se la cella non ha possibilità di regolazione, si può solo sperare che il doppietto ci giunga così come è uscito dalla fabbrica del produttore. E' infatti sufficiente un allineamento delle ottiche perfettibile a far crollare le prestazioni di un sistema tanto “spinto” e, con l'uso, credo di esermi convinto che il progetto ottico di questo strumento sia ben fatto e ponderato e abbia nella cella non regolabile il suo unico vero “tallone d'Achille”. Un costo aggiuntivo di 20/30 euro (realistici a livello industriale) per una cella regolabile avrebbe forse pesato un po' sulla collocazione commerciale del prototto (valendo circa il 10-15% del costo dello strumento) ma avrebbe anche garantito agli amatori la possibilità di intervento e manutenzione delle ottiche.

Io sono fortunato: l'esemplare in mio possesso è ottimo, ma chi ha la sfortuna di incappare in una cella male assemblata o “sballottolata” cosa può fare, se non rimandare al produttore il telescopio?

Insomma, un “neo” non trascurabile in mezzo a tanta generosa concretezza.

CONSIDERAZIONI SULL'INTUBAZIONE

Si assiste, almeno nel corso degli ultimissimi anni, a un fenomeno di sovra ingegnerizzazione dei telescopi amatoriali che, quantomeno per i diametri minori (piccoli rifrattori, maksutov, etc.) va a braccetto con operazioni di marketing più che con una reale necessità operativa. Non che non serva realizzare buone meccaniche, tutt'altro, ma su strumenti come questo proprio non ha senso spendere in materiali e lavorazioni molto spinte (del resto il test di queste pagine lo denota in modo inequivocabile).

Un complesso ottico, per funzionare come da specifiche, deve essere intubato in modo adeguato ma non necessita un accanimento progettuale e, soprattutto, deve dimostrare equilibrio tra le sue varie componenti. Questo economico SkyWatcher dimostra, nei limiti di una intubazione senza finezze costruttive, che quanto è stato fatto intorno alla sua ottica non solo costa poco ma funziona anche bene.

Il peso complessivo dello strumento (OTA, cercatore, anelli, piastra con passo Vixen) è di circa 3 chilogrammi che si distribuiscono in modo uniforme su una lunghezza (con paraluce fisso monato) di 50 cm.

Il focheggiatore è il classico 2 pollici di produzione cinese, adeguato allo strumento e al suo impiego principale (i largi campi deep sky e ingrandimenti fino a circa 100/120x) ma certo privo della fluidità dei moderni cryford di qualità oltre che delle corrette tolleranze e, di conseguenza, probabilmente penalizzato nelle regolazioni fini necessarie alle pose fotografiche. Il vero problema di questo focheggiatore è che il canotto è di diametro troppo inefriore a quello della sua sede con le conseguenti oscillazioni e perdite di allineamento. In compenso il “fermo”, che NON blocca completamente il movimento, sembra funzionare bene come “guida” al basculamento tanto che, di fatto, lo riduce quasi a zero. Sicuramente questo potrebbe portare a qualche problema sulle stelle fotografate a bordo campo (proveremo a fare un test prossimamente) ma in campo visuale non sembra introdurre alcun problema.

La livrea del tubo ottico, se non si vuole procedere alla sua riverniciatura, va accettata per quella che è: un trionfo del cattivo gusto cinese fortuitamente edulcorato dalla scelta del colore nero che rende un po' meno optical il suo effetto “glitter – Winx Club”.

OSSERVAZIONI DEL CIELO PROFONDO

Finalmente, dopo circa tre mesi di attesa, ho potuto testare il piccolo SW 102 acromatico sul cielo profondo potendo godere delle fredde notti di fine anno dalla mia baita in alta montagna.

La location è situata a quasi 1900 metri nel cuore della Valle d'Aosta e gode, raro esempio, di un cielo estremamente buio grazie alla particolare conformazione che ha la parte iniziale della valle d'Ayas. Se il cielo è limpido e freddo (e quindi anche libero da umidità) le visioni che offre della volta stellata, anche solo ad occhio nudo, è davvero notevole. Non siamo sotto i cieli record della Namibia e nemmeno a certe visioni “stralunanti” godute a oltre 3600 metri in occasione di alcune nottate osservative, ma la comodità di avere casa vicina è impagabile.

A questo proposito devo ammettere di essere meno impavido di un tempo. Sarà l'età, sarà la mancanza di compagni di osservazione, ma la mia resistenza al freddo è andata notevolmente riducendosi negli ultimi anni...

Ma siamo qui a parlare del 102/500 SkyWatcher che, sul cielo profondo, si trova a suo agio, soprattutto nelle visioni a ingrandimenti medio bassi (quindi compresi tra i 20x circa offerti dal 24 mm supergrandangolare) e i 55x circa dati dal 9 mm. 

Innanzitutto va detto che, a farmi compagnia, c'è anche il fido TeleVue Genesis che a dispetto delle sue numerose primavere resta uno strumento a largo campo incredibile. Ho fatto alcune comparazioni usando un grosso oculare SWA Meade da 40 mm. Serie 4000 che offre, con entrambi gli strumenti, un ingrandimento di circa 12x e un campo superiore ai 5,5°. Entrambi gi telescopi sono molto piacevoli da usare a questo potere, offrendo la sensazione di essere immersi nella volta stellata. Le differenze però sono immediatamente visibili anche se limitate alla correzione del campo inquadrato. Il Genesis, grazie allo schema Petzval, permette di mantenere puntiformi le stelle fino a circa 4,5°, valore oltre al quale si comincia a notare una deformazione visibile. Lo SkyWatcher, che è dotato di un semplice doppietto acromatico, offre invece un campo corretto molto più limitato che non supera i 2,5° circa. Non è un “dramma”, anche perché l'ingrandimento è talmente limitato che anche le dimensioni stellari, infinitesime, rendono meno fastidioso il fenomeno rispetto, ad esempio, a un newton da 30/40 cm. aperto a f4.

Oltre alla diversa performances geometrica il TeleVue sembra però essere anche più “trasparente” e permettere maggiore profondità di campo, cosa forse semplicemente psicologica o dovuta a una migliore trasmissione luminosa.

Non sono riuscito, dovendo montare e smontare i tubi per alternarli sulla montatura, ad eseguire un test severo sulla eventuale differenza di magnitudine raggiungibile ma ho avuto la sensazione (nella visione delle Pleiadi, della nebulosa M42, ma anche di alcuni ammassi aperti – M35, NGC 1907, etc.) di vedere “meglio” nel TeleVue.

La cosa non mi stupisce, il rifrattore americano (nella versione attualmente in commercio NP-101) costa 5000 euro mentre il doppietto Synta non supera i 250 euro. Oltre che nel brand, nella meccanica, e nella speculazione, quei 4750 euro di differenza andranno in parte anche nelle ottiche, dopotutto...

Detto questo, il piccolo SkyWatcher non delude. 

M42 è bellissima nel suo colore grigio verde, con le stelle del trapezio ben delineate e fini e con una notevole estensione gassosa che riempie quasi completamente l'oculare supergrandangolare da 13,8 mm. Inoltre appaiono ben definite alcune striature all'interno della nebulosità anche se siamo lontani dalla densità permessa da strumenti di diametro maggiore come i dobsoniani (anche economici) da 25 o 30 cm.

La nebulosa Fiamma, complice la conoscenza della sua posizione esatta, offre un timidissimo accenno di sé come lieve differenza di luminosità rispetto al cielo circostante. Non si notano però alcune caratteristiche morfologiche ma va anche detto che l'osservazione è effettuata quando Orione è ancora basso sull'orizzonte.

M35 nei Gemelli è scrigno di stelle finissime ma non offre, se non in modo estremamente vago, accenno del compagno NGC 2158.

Deludente è invece NGC 1857 che, in Auriga, è invece solitamente oggetto quantomeno interessante a causa della sua notevole concentrazione.

A risollevare il morale giunge il sempre spettacolare NGC 1907, formato da stelline fini e tutte bianche, che si distingue non solo per una perfetta morfologia “stellare” (quindi con punte) ma anche per la sua ottima capacità di staccarsi dal fondo cielo.

La visione della Eskimo nebula è stata mediamente deludente e mi ha suggerito di riprovare a ora più tarda in attesa che i Gemelli e Giove si trovassero in una posizione più alta nel cielo.

Le Pleiadi invece, quasi allo zenith al momento dell'osservazione, hanno mostrato uno spettacolo glorioso con la percezione anche di parte della tenue nebulosità in cui sono immerse, almeno intorno a Merope e Maia.

 

Si dice che dieci centimetri siano pochi per l'osservazione del cielo profondo e, in un certo senso, l'affermazione è corretta. Bisogna però capire cosa si intende per “osservazione deep sky”.

Perché se il nostro interesse è votato a galassie, ammassi globulari o piccole e diafane nebulose planetarie, beh.. allora il nostro strumento potrà anche non avere ottiche meravigliosamente corrette ma necessariamente dovrà essere sufficientemente grande da ospitare un fritto misto.

Se invece il nostro concetto di profondo cielo prevede l'osservazione di larghi campi stellari, di tracce di nebulose oscure, di ammassi aperti qualche ampia nebulosa a emissione o riflessione, allora saranno proprio strumenti come questo piccolo SkyWatcher ha offrirci la giusta complicità.

Certo, dieci centimetri restano non molti, meglio sarebbero 13 o 15, ma il piccolo SW sta comodamente in uno zaino e può essere sorretto anche da una montatura altazimutale di piccola dimensione per un “pacchetto” da portare, una volta almeno nella vita, oltre i 3500 metri.

OSSERVAZIONE PLANETARIA

LUNA.

Il nostro satellite viene osservato la prima volta in fase prossima alla totalità. Diventa quindi difficile valutare le performances dello strumento, se non sul lembo lunare in cui ancora un po' di ombre si proiettano all'interno dei crateri. L'ingrandimento massimo realmente sfruttabile appare essere quello offerto dall'oculare da 2,8mm (178x), ma la visione è migliore a circa 100x (oculare LE 5mm.) lasciandomi pensare che il potere di "buon utilizzo" possa essere intorno ai 150x. Il residuo cromatico è evidente e, molto più che nell'osservazione stellare, si palesa come un alone denso di colore violetto/blu che, al di là del dato estetico, porta ad uno slittamento della focalizzazione di parte dello spettro formante l'immagine con la conseguente perdita di un po' definizione e incisione.

Sono però favorevolmente impressionato dalle prestazioni offerte da questo SkyWatcher sul suolo selenico: lo strumento è capace di belle visioni e pur non potendo competere con un acromatico classico a f10 può essere usato con profitto e soddisfazione per una visione “turistica” del nostro satellite purché ci si limiti a ingrandimenti non superiori ai 150x circa.

 

GIOVE, nella notte di "Ognissanti" era abbastanza alto nel cielo dalle 02:30 del mattino in poi, e il seeing buono (valore di circa 7/10) anche se affetto da una umidità relativa altissima.

Ho montato lo SkyWatcher in parallelo al rifrattore D&G MORGANA da 15 cm. e, con ancora negli occhi il dettaglio finissimo mostrato dal lungo 6”, ho focheggiato il gigante gassoso attraverso il piccolo “cinese”. L’oculare migliore è risultato il Takahashi LE da 5mm. con cui si ottengono 100 ingrandimenti. Il pianeta era ancora molto ben definito e le due bande equatoriali nette e lievemente frastagliate. La SEB presentava la GRS a metà strada tra il lembo d’attacco e il meridiano centrale e faceva mostra di sé con un lieve ma percettibile distacco dalla SEB dovuto alla regione nuvolosa chiara che circonda la grande macchia.

Non ho notato festoni ma un discernibile adombramento polare e anche l’uscita dal lembo gioviano del satellite galileiano che aveva prodotto l’ombra di transito fino a pochi minuti prima.

Tutto sommato, considerando la vocazione a largo campo del rifrattore corto cinese, la visione di Giove a 100x era decisamente buona e con un alone di cromatica residua limitato. Un saggio con l’oculare da 2,8mm. (per un potere di 178x) si è rivelato del tutto infruttuoso. Tutti i particolari si impastavano e il bordo planetario diventava fluo e sfrangiato.

Ritengo che il massimo potere usabile possa essere, su Giove, prossimo ai 120/125x offerti da un ortoscopico da 4mm.

Nella visione di Giove, che richiede molta attenzione nelle operazioni di focheggiatura, ho avvertito tutti i limiti del focheggiatore di serie che introduce un certo basculamento all’inversione del movimento.

Andrebbe obiettivamente sostituito ma ritengo che la spesa possa essere utile solo per chi fa di questo SW lo strumento unico.

OSSERVAZIONE DIURNA

Tutto quanrto di buono lo SkyWatcher offre sul cielo notturno si ripete e conferma nella visione diurna come spotting scope. Abbinato all'oculare da 50mm. offre, abbiamo detto, 10x e 5° di campo e permette una visione mozzafiato delle creste montane (il test è stato effettuato da Ponte Di Legno). Non sono riuscito a notare nessuna aberrazione a bordo campo, vignettatura o altro, tanto che il campo risulta equamente illuminato e parimenti ben corretto. Non è rilevabile traccia di aberrazione cromatica, nemmeno intorno alle creste innevate che si stagliano contro il cielo, e solo salendo con gli ingrandimenti la natura acromatica dell'obiettivo fa educato ma fermo annuncio di sé.

Il severo test “dell'antenna TV” (classica prova visuale e fotografica) ha dato esiti confortanti. Il TeleVue Genesis 1° serie fa meglio, giusto per comparazione, ma l'immagine visuale resa dallo SkyWatcher è contrastata e scovare un briciolo di cromatica è operazione che richiede attenzione (almeno fino a circa 15/20x - oltre, vedi foto scattata a 40x + zoom - la cromatica emerge ben bene). La resa fotografica (allego alcuni scatti) non rende giustizia alle performances rilevabili all'oculare. Le fotografie sono state per necessità effettuate con il metodo afocale e un fattore zoom compreso tra 5x e 8x e servono solamente a testimoniare il grado di aberrazione cromatica anche in queste condizioni "multilente" che di certo non aiutano.

Se si dispone di una montatura altazimutale di buon livello (T-SKY, Giro 2, etc..) e si vuole osservare il panorama, gli alberi, le creste montane e i rifugi, nonché le cordate di alpinisti sul ghiacciaio, questo SkyWatcher è lo strumento ideale. Lo ritengo più comodo e prestazionale del binocolo GHIT 100x20 angolato, corretto tanto quanto il mio binocolo Zeiss 8x30 ma anche più luminoso e, grazie alla sua leggerezza e compattezza, meglio sfruttabile di un TeleVue Genesis.

CONCLUSIONI

Si vocifera che la qualità di questi strumenti “low budget” di produzione orientale sia altalenante causa un controllo di qualità incapace di assicurarne una costanza di risultati (alta o bassa che sia). Per quanto concerne la mia esperienza industriale posso immaginare che questo timore sia frutto di una scarsa conoscenza o di un preconcetto comprensibile ma probabilmente errato. Non ritengo possibile, nella grande industria, la mancanza di controlli qualitativi e devo dire che questi strumenti mi sembrano tutti uguali. Tutti con la medesima correzione ottica, tutti con la medesima meccanica, tutti con le medesime “limitazioni” indotte proprio dall'ottica e dalla meccanica.

Una cella non collimabile è, di fatto, un boomerang. Non parliamo di TeleVue o di Pentax (che comunque hanno fatto una scelta azzardata impedendo l'intervento sulla collimazione delle ottiche – ma hanno dimostrato che le loro celle non permettono disallinementi, se non a seguito di melt-down nucleare), ma di celle “economiche, realizzate con tolleranze di buon livello ma con materiali standard e, probabilmente, meno capaci di sopportare forti stress sia termici che meccanici.

Questo ritengo sia il vero problema degli strumenti "consumer" come quello testato. Le ottiche sono ottime (davvero), la meccanica è più che adeguata se trattata bene, e il prezzo molto più che compettivo. Finché tutto questo non viene inficiato da una caduta, uno sbalzo termico eccessivo, o da un altro evento straordinario, non esiste alcun prodotto che possa eguagliare il mix positivo offerto dai produttori globalizzati.

Non si tratta certo di strumenti di pregio, ma il loro “sporco lavoro” lo fanno bene. Se un utente smaliziato e dal palato fine come me è riuscito a restare impressionato dalla capacità di focalizzazione dell'ottica (che non ha nulla, almeno a ingrandimenti medio-bassi, da invidiare a uno dei rifrattori f5 per eccellenza: il TeleVue Genesis) significherà pur qualcosa. E non è la prima volta che succede: anche il modesto Heyfor 90/900 aveva suscitato in me impressioni ottime a livello ottico.

Quali sono i difetti di questo SW 102/500?

Nessuno, perché le sue “mancanze” non possono esser considerate “difetti”. L'aberrazione cromatica residua discernibile, ovvia in un sistema acromatico a f5, è ENORME ma è una logica conseguenza del progetto ottico.

Altre mancanze, soprattutto tenendo in debita considerazione il prezzo di acquisto, sono francamente irrilevabili.

Non si pensi di usare lo SW 102/500 come “falco lunare” o per osservare le WOS su Giove. Per tutto il resto, però, è un ottimo compagno di osservazioni a un costo che definire ridicolo è poco.

Se si volesse rendere lo strumento “migliore”, più che altro in chiave fotografica, si potrebbe sostituire il focheggiatore di serie con uno meglio realizzato. A parte quanto proposto dai vari rivenditori (presso i quali spendere meno di 150 euro risulta non facile) esistono piccoli costruttori che vendono on-line prodotti di buon livello a costi accettabili (in riferimento: un buon focheggiatore da 2 pollici ha un costo di circa 90 euro + costi di spedizione).

Se consideriamo il costo inziale del tubo ottico e quello del consigliato “upgrade”, con circa 300 euro (prendendolo nuovo perché se ci si rivolge al mercato dell'usato è possibile risparmiare almeno un centinaio di euro) si acquista uno strumento otticamente valido e meccanicamente adeguato.

Consigliatissimo, tanto che penso di testare al più presto anche i fratelli maggiori e capire se le ottime prestazioni mostrate dal 100 mm. siano frutto di una indovinata ricetta o di una fortuita coincidenza (cosa anche possibile...).

L'SW 102/500 in combinazione con una telecamera ASI 120MM montata in parallelo: può essere un ottimo strumento guida oltre che un utilissimo "grab and go".


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