FATTI E MISFATTI parte 2

Anno 2020

Tanto poi me lo ricompro - parte 1

Attirano molto la mia attenzione alcuni annunci che, se veri, sarebbero da segnalare alla Neuro Deliri che potrebbe intervenire ricoverando o internandone i promotori.

“Lo strumento è talmente bello che non può mancare nella collezione di un vero appassionato” recita l’annuncio tipico di questa categoria, poi aggiunge: “Io attualmente ne ho altri simili ma sicuramente, anche se ora lo vendo, nel prossimo futuro me lo ricomprerò”. 

Io non so se qualcuno dei lettori abbia la mia stessa idea a riguardo ma per evitare che resti celata tra le righe la esprimo, sinceramente e senza giri di parole. Gli autori di questi annunci possono solo essere di due tipi: il primo è il FOLLE, colui ovvero che, colto da compulsiva attività di compravendita, cerca di colmare qualche altro tipo di carenza. il secondo tipo è il DISONESTO RAGGIRATORE, colui ovvero che pur di vendere la solita schifezza vintage tenuta insieme con la ruggine e il pongo si sputtana dicendo qualsiasi boiata. 

Licenza linguistica - intermezzo di servizio

La regia ha acceso una luce sul termine “sputtana”.

Farei notare ai lettori che, dopo la conclusione della PARTE 1 di FATTI E MISFATTI, è stata tenuta in gabbia di regia una lunghissima riunione, nottetempo, con panini, bibite e anche intervalli regolari alla toilette, durante la quale sono state definite alcune concessioni. “Merda” è una delle parole che sono state discusse giungendo alla conclusione che il suo utilizzo è concesso se posto tra virgolette e se necessario ad esasperare un concetto mutuando dal gergo di strada il pathos necessario.

“Boiata” e il suo plurale “boiate” sono parole che hanno ottenuto quasi immediatamente il consenso generale degli intervenuti.

Purtroppo non ho ottenuto concessioni riguardo il sempiterno “cazzate” che avrei usato volentieri per sottolineare alcune dicerie da forum, pareri a supporto della vendita di alcuni telescopi “merdosi” (abbiamo detto che è tollerato). 

Purtroppo, non potendo scrivere che molti astrofili dicono “c…..e”, lascio ai lettori leggere tra le righe.

Tanto poi me lo ricompro - parte 2

“Cedo questo, ma più avanti quasi sicuramente ne cercherò un altro..”

Eravamo arrivati a questo punto prima che si rendesse obbligatoria una interruzione per ricordare i limiti linguistici applicabili.

Nel frattempo si è aggiunta una terza categoria che non so bene come inquadrare poiché, nel gruppo, è sicuramente possibile che alcuni siano in buona fede e realmente nelle condizioni di necessità che il loro annuncio conclama. Lo scritto recita solitamente, più o meno, questo: “Costretto per motivi X ad alienare stupendo Y con grande rammarico. Posso solo augurarmi di avere la fortunata occasione di comprarmelo nuovamente non appena risolto il problema Z che mi affligge”.

Ovviamente, per amore del prossimo e del politicamente corretto, auguro ogni bene a coloro i quali, in reale esigenza, pubblicano annunci simili. A tutti gli altri invece (i finti malati, quelli a cui sta morendo il gatto del vicino, coloro che si auto convincono di essere nel giusto tentando sibillinamente di gabbare il prossimo) auguro che la trattativa la conduca, dall’altro filo di internet, un loro pari che gli offra grattacapi adeguati.

Telescopio professionale o semi professionale, altrimenti “magico”

Mi piacciono moltissimo gli annunci inerenti gli strumenti professionali, solitamente rifrattori da 70 millimetri della Konus anni ’80, oppure stupefacenti 114/900 con cui si potranno ammirare i pianeti a poteri warp.

Potrei averne uno tra le mani che recita: “Telescopio Professionale Astronomico 375 50MM Con Corpo e Treppiedi In AlluminioMateriale: Alluminio. La legge (D.Lgs.nr. - Oculari: 20mm 10mm 4mm. - Lunghezza focale: 500mm. Siamo dei professionisti pronti ad ascoltare e risolvere eventuali problematiche incorse. Necessita di pile: No.).” Aggiungerei personalmente: Necessità di cervello? No.

A chi si stesse domandando se l’annuncio è riportato in modo integrale, errori di battitura compresi, rispondo positivamente.

 

Esiste anche, e prego i lettori di cercarlo su Google, una “Guida per scegliere il migliore (telescopio)”, un sito per cerebro lesi (si che si può usare, il termine non il sito…) mitomani.

Questo è, della serie, il meglio del meglio, il non plus ultra dell’oscenità: “TOP 7 MIGLIORE TELESCOPIO, le nostre recensioni”.

Vi lascio il link così che, a cascata, possiate immergervi negli orrori dei moderni Necronomicon e nei regni di Cthulhu: https://dispositiviottici.com/migliore-telescopio-recensioni-2019/

A tale proposito suggerisco vivamente di non perdere nemmeno il “Come scegliere il miglior telescopio professionale del 2019?” sponsorizzato dal sito web BUONO ED ECONOMICO (c…o è un vero programma…) che può essere reperito a proprio rischio al link: https://buonoedeconomico.it/telescopio/il-miglior-telescopio-professionale/

 

Bellissimo, sul solito mercatino da mentecatti, novello annuncio recita: “Vendo Pentax - Rifrattore Kenko 60/710mm. Magico rifrattore weltblick made in japan ota oppure completo montatura altazimutale con regolazione micrometrica Pezzo da.collezione proponete grazie”.

Quindi il tizio vende un Kenko chiamandolo Pentax (perché altrimenti non se lo filerebbe nessuno) da 60/710: un catorcio di plastica e metallo mal costruito che farebbe rabbrividire anche il Conte Vlad, definendolo“magico” come fosse un’eco da le “Mille e una Notte”. Che bellezza…

Controllo qualità, la nostra specialità distintiva.

Sappiamo bene che, per distinguersi nella giungla dei venditori on-line, si deve offrire qualche servizio “raro” ai clienti. Nel campo dell’astronomia amatoriale, dove tutti vendono ESATTAMENTE LA STESSA ROBA, solamente con colori diversi (e questo mi permette di sbellicarmi dalle risata quando vedo alzate di scudi sui forum a difesa del prodotto X dichiarato assolutamente migliore del prodotto Y quando invece sono identici ma con un nome diverso), essere “più avanti” significa accordare al cliente un servizio di PRE-VENDITA che faccia del CONTROLLO DI QUALITA’ tratto distintivo.

Leggete sui siti on line di e-commerce e poi tornate a questo articolo.

Ora, io ho provato ad acquistare da TUTTI, nessuno escluso.

Non ho mai ricevuto un prodotto che funzionasse, nemmeno uno!

Rifrattori “dal controllo di qualità eseguito direttamente dai nostri laboratori prima di inviarlo al cliente scartando gli esemplari non rispondenti” ad esempio sono giunti con metà delle viti di registrazione delle celle, con focheggiatori montati con due o tre gradi di inclinazione rispetto all’ideale o con parti meccaniche montate al contrario.

Newton storti come la torre di Pisa, addirittura installati in modo da non vedere totalmente il secondario. Tubi a forma di banana, ovale, camere Ccd a cui mancano i cavi, montature senza alimentatori, oppure con giochi agli assi tali da infilarci il libro di matematica di mia figlia.

Ora.. se quelli che giungono a me (che non sono proprio il più sconosciuto tra gli astrofili italiani) sono in questo stato mi domando cosa giunga agli altri oppure, ancora peggio, in che stato si trovino gli strumenti che vengono scartati.

Ma questo non avviene. Non esiste il controllo di qualità dei rivenditori che, poveracci, con i ricavi che hanno non potrebbero mai impiegare tempo e denaro a controllare gli strumenti che ci vendono. Sono parole loro, sincere e “sottobanco”.

La realtà è che tutto ciò che viene contestato, più o meno correttamente, viene rimandato al distributore/importatore/produttore e sostituito.

Servono 2 mesi di tempo? Chissenefrega, l’astrofilo aspetta. Del resto sta pagando pochissimo quello che compra (ed è più che vero) quindi può anche attendere.

La comunicazione passa per l’inglese. Possibilmente Oxfordiano.

La pubblicità tradizionale è morta, quindi ora si promuove un prodotto, un marchio, una idea a costo nullo attraverso i social network. Possibilmente si scelgono i peggiori: facebook e youtube, ovvero dove tutto è permesso perché tanto “è gratis” e l’utenza ha un livello culturale infinitesimo.

Siccome il nostro mercato è piccolino per numeri e ristretto di vedute, chi ha idee deve raggiungere il “vero” mondo dell’astronomia amatoriale che è quello americano/anglosassone e quindi è costretto a comunicare in lingua inglese.

Apriti cielo…

Se non si è capaci di parlare in inglese sarebbe meglio non farlo, diceva un mio insegnante anni fa. I “nostri”, invece, girano videoclip, che faccio vedere alcune volte ai miei figli quando siamo tristi per sbellicarci dalle risate, in cui i sedicenti venditori in camicia bianca e fare sensazionalistico descrivono (o cercano di farlo) il prodotto usando un inglese che ha origini misteriose. Un po’ come chi non parla francese e oltralpe sciorina un milanese con tono suadente (tant l’è istess), i nostri venditori vomitano parole inconsulte e generano frasi raccapriccianti dal tono vagamente accademico alternate a scenette fantozziane con voci fuori scena degne dell’avanspettacolo dei tempi in cui la TV era ancora in bianco e nero.

Una modella (o modello) madrelingua costerebbe pochi euro per un video scemo da 3 minuti, sarebbe più sexy o atletico a seconda dei casi e offrirebbe una idea aziendale più “ampia”. Consiglio vivamente ai “nostri” di pensarci e smettere di essere zimbelli di chiunque abbia alle spalle un minimo di cultura umanista.

Personalmente, e spezzo una lancia all’imprenditoria, apprezzo molte delle idee proposte, mi spiace però vederle banalizzate in tale guisa. 

Dobson entry level

Molti anni fa, parlo di una trentina almeno, lo schema dobson era molto poco diffuso in Italia. Quando acquistai il mio primo 40 cm, un Reginato serie Maser 1° tipo, appartenevo alla ristretta cerchia di astrofili un po’ “figli dei fiori”, americani negli intenti, evoluti nelle finalità dato che i Maser erano, già allora, anni luce oltre la produzione di settore.

Da noi erano arrivati i Meade in SONOTUBE (marchio registrato), un materiale geniale che nasceva per i getti dei pilastri in cls. e che venne riciclato per la creazione di tubi a basso costo.

I dobson Meade di allora avevano una meccanica degna di una parodia, ma “ci stava”. Insomma, lo standard dell’astrofilo “ganzo” era il 20 cm. compound Celestron o Meade e quindi poter disporre di 30 o 40 cm. equivaleva ad essere descritti come professionisti del settore.

Oggi i dobson si sono diffusi in ogni dove e si sono evoluti nei criteri progettuali (tubo chiuso, tubo aperto) oltre ad essere infarciti di una miriade di gadget per renderli friendly nell’uso e permettere anche a un novellino di puntare beatamente la solita M27 senza fallo (da interpretarsi a vostro piacimento…)

Però, almeno nelle versioni che vengono acquistate (perché di Maser di nuova generazione e di Geoptik Nadirus et similia se ne acquistano ben pochi: i primi partono dai 15.000 euro e i secondi non se li fila nessuno perché costano più dei loro competitor di plastica), la qualità è rimasta esattamente quella dei primi Meade Dobson degli anni ’70. Celle fatte malissimo, movimenti ben poco fluidi, vibrazioni ad ogni dove, focheggiatori molto ben colorati ma che flettono. Insomma.. si può dire quindi.. una vera “merda”.

Eppure sembra che tutti i loro possessori ne siano entusiasti. Oggi se non si possiede un dobson con sistema di puntamento automatizzato si è astrofili di serie “B”, sfigati inutili, gente che non ha mai visto davvero le stelle, o peggio ancora fanatici ultras della perfezione che però non serve e a nulla.

 

Ma è assolutamente giustificato dire che il tizio che smonta dalla sua BMW serie 530 xdrive una AP1100 con sopra un TEC 160FL e un parco filtri e oculari con cui ci si compra una fiat Panda sia un mero sfigato se di fianco, sulla stessa piazzola, si ritrova “Fonzie” con la Renault Capture che estrae uno scintillante XXI Quest 14” Orion? Per di più quando il secondo sghignazza dicendo all’amico: “Guarda quel gonzo, tutti soldi buttati e poi ci guardi dentro nel suo tubo e mica le vedi le galassie a spirale!”

Mi è capitato di vedere amici con la 530 e il TEC 160FL colti da crisi di identità piangere come bambini e imbottirsi di psicofarmaci. Io ho il biglietto da visita di ottimi psicoanalisti…

Francesco tu stai bene vero? Ahh.. già.. tu non sei del “giro”, hai la Mercedes… scusa. :-)

Ah no… non mi si bolli ora come “classista”: il TEC 160 FL non lo ho, quindi sono osservatore imparziale (chissà se avessi scritto AP 200!). 

Ammiro molto l’astronomia economica, ne sono fautore e divulgatore, ciò che non sopporto è quando si desidera far passare il concetto che il resto non serva e sia uno spreco. Perché mi si creda: non è così…

Chi è il vero “esperto”?

Il massimo (o quantomeno qualcosa che ci si avvicina) mi è capitato un paio di anni fa. Avevo postato in qualche luogo una immagine del pianeta Giove (o era Saturno? Mah..) eseguita con un riflettore newton da 6 pollici o poco più (nel caso un MT-160 Takahashi). L’immagine, corredata di didascalia esplicativa e completa, era stata ottenuta con il pianeta molto basso sull’orizzonte e quindi con un visibile effetto di cromatica laterale che tingeva (ma nemmeno molto poi) un lembo del pianeta di colore più rosso e quello opposto di colore blu.

Non avevo volutamente corretto lo shift cromatico né utilizzato un CDA (Correttore di Dispersione Atmosferica) ma mi giunse una mail da un amico a segnalarmi una conversazione (sull’ennesimo forum di genialoidi) in cui mi si tacciava di incapacità poiché non mi ero nemmeno reso conto che il mio strumento non operava a dovere e presentava aberrazione cromatica.

Fu una “rivelazione”, come il miracolo di Fatima, la moltiplicazione dei pani e dei pesci, la camminata sull’acqua, o la conversione di Paolo sulla via di Damasco.

Esilarante, aggiungo, nella sua autodichiarazione di idiozia.

Quando, a inizio del paragrafo, ho corretto la validità del termine “massimo” utilizzato ho fatto bene. In effetti pochi giorni fa mi è giunta una chicca capace di ridicolizzare tutto il resto. 

Il tizio X scrive al negozio Y da cui ha acquistato anni prima un rifrattore apocromatico dotato di focheggiatore con riduzione per il moto fine. Allega una fotografia che ritrae il focheggiatore con ancora il carter di plastica nero a protezione delle manopole del focheggiatore. Correda la fotografia con una lunga digressione sul fatto che il focheggiatore sia difettoso non avendo la specifiche dichiarate. Si scusa per non aver denunciato prima il fatto adducendo il mancato uso dello strumento. Aggiunge inoltre di non essere un “manico” ma di aver interpellato un amico esperto per sottoporgli la questione ma che, anche costui, abbia decretato la non corrispondenza del pezzo a quanto dichiarato. Chiede infine, in modo gentile invero, se nonostante il tempo trascorso sia possibile avere una sostituzione in garanzia…

Che amicone ESPERTONE!

Come posso riempire i puntini di sospensione? In regia si sono accese tutte le luci rosse…

Ma è TAKAHASHI!

Eh sì, il nome è mitico e il prezzo anche.

Compaiono annunci che ritengo sgradevoli in quanto offendono sia la dignità che la logica. Uno tra tutti è riuscito a mettere in vendita un cercatore Takahashi 7x50 con supporto a sgancio rapido (a sgancio rapido, capite?! utilissimo per qualche contest alla “Messier Marathon” in una notte con partenza da Milano, corsa sulle Alpi, installazione degli strumenti, ricerca degli oggetti - visti tutti tanto è notte e chi c….o vuoi che ti controlli? - e poi SGANCIO RAPIDO per riporre il tutto nel baule dell’auto e rientrare in città al primo raggio di sole, rispettando i limiti di velocità ovviamente) alla modesta cifra di trecentocinquanta euro. Alcuni, sghignazzando, mi hanno scritto commentando: “Ne ho uno anche io, quasi quasi lo vendo così con il ricavato mi compro un secondo telescopio completo!”. Strepitoso…

Rivenditori poco seri

Solitamente i rivenditori del nostro settore, almeno quelli che “vanno per la maggiore” si comportano con signorilità nei confronti dei clienti. Capita di acquistare qualcosa che abbia difetti o che semplicemente non funzioni e puntualmente il problema viene risolto: mandano il corriere ritirano, si scusano, inviano la sostituzione, alcuni di loro sono diventati anche amici personali nel corso degli anni. Si perde del tempo in tutto questo ma sono cose che capitano e importante non è tanto “non sbagliare”, ma porre rimedio ad un errore, che il più delle volte non è nemmeno del rivenditore (che appunto semplicemente vede transitare presso la propria sede/magazzino il prodotto).

Io compro molto e ho sperimentato più volte tali problematiche. 

Recentemente mi è però capitato quello che definisco il “non plus ultra della sfacciataggine”, tra l’altro messo in atto da un piccolissimo “negozietto” di informatica/astronomia di Legnago nel veneto, dal quale ho acquistato attraverso il portale di Amazon un motorino da nulla per terminare una vecchia New polaris. L’oggetto, del costo di circa 38 euro, è stato veicolato da Amazon e solo alla consegna ho potuto constatarne la provenienza. Il motore in questione non funzionava benché il circuito elettrico che lo alimenta andasse bene. Ho scritto al venditore tramite Amazon e dopo l’attesa di due giorni mi è stato chiesto di inviare un “video” per verificare il malfunzionamento. Ho scritto di non avere la possibilità di inviare attraverso il sito di Amazon un file di tali dimensioni e poi ho recuperato tramite indagini la mail del venditore. Dopo aver scritto ho ricevuto per tutta risposta di inviare il pacco alla loro sede per un controllo e sostituzione, cosa che attraverso il circuito Amazon non è prevista dato che si paga un servizio “a domicilio”. In aggiunta mi veniva intimato che potesse essere la batteria non perfettamente carica a creare il problema. Parole del venditore “E in questo caso come la mettiamo?”. 

Dopo varie mail, una perdita di tempo incredibile, ho ribadito la ferma volontà di ricevere fattura per quanto venduto, decidendo di regalare il piccolo “obolo” di miserrimi 40 euro scarsi al “negozietto” in questione.

Ordunque, miei cari, attenzione a dove si compra…

Comprarlo è un attimo: 38 euro più pochi spiccioli di spedizione. In teoria serve semplicemente per motorizzare alla "vecchia maniera" montature piccoline di epoca superata. Nella sua "essenza" l'oggetto avrebbe anche il suo "perché". Peccato che il venditore non scriva che la batteria di alimentazione è esterna e "penzola" (ahahaha). inoltre, se non funziona (e può anche accadere, sia chiaro) il problema è tutto del compratore dato che il venditore fa "spallucce".

Astrosell ha portato perfino il Papa "alle mani"

Andando per le vie brevi: ma il gruppetto di facinorosi di Astrosell non si vergogna dello spettacolo pietoso che sta offrendo oramai da mesi?

...

E' arrivata comunicazione, trafiletto con cablogramma. Recita: netflix troppo caro - STOP - astrosell gratuito - STOP - gruppo autogestito di intrattenimento opera nel campo - STOP.

...

E' tutto chiaro ora. Si tratta di un sistema "fai da te" per offrire spettaocolo a tutti coloro che non possono permettersi un qualche tipo di payperview. 

Interessante, a modo suo, molto comunista negli intenti, livello un po' basso effettivamente. Io non li scritturerei...

Ci potete contattare a:

diglit@tiscali.it

oppure usare il modulo online.

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