OCULARI PLANETARY "LE" PrimaluceLab

Dicembre 2014

INTRODUZIONE

Il mondo degli oculari, soprattutto negli ultimi dieci anni, si è arricchito di una sovrabbondante offerta di produttori, “rimarchiatori”, schemi ottici avanzati, soluzioni specifiche.

Risulta piuttosto difficile, o quantomeno più di un tempo, per l’astrofilo di media esperienza orientarsi su un marchio o sull’altro e anche, talvolta, comprendere quale sia lo schema ottico più consono alle proprie esigenze.

Se un tempo si contrapponevano oculari per alti ingrandimenti (tipicamente schemi ortoscopici, plossl, monocentrici , e prima di loro kellner, Huygens) a oculari più adatti al cielo profondo (soprattutto Erfle o Konig), oggi si tende a proporre oculari multilente come panacea per ogni applicazione.

Sono così nati, nel corso degli anni, oculari con 5-6-7 elementi proposti anche a focali molto corte, caratterizzati dall’uso di vetri “esotici”, da un campo apparente piuttosto ampio (tipicamente nel range da 50° a 55°) e da una estrazione pupillare comoda anche ai portatori di occhiali.

Ho avuto modo, tanti anni fa, di acquistare e usare i primi così detti “planetary” offerti da varie marche traendone sempre una buona impressione generale (mi riferisco alle corte focali) ma anche un livello di contrasto, pulizia e nitidezza mai paritario a quello fornito da ottimi ortoscopici classici.

E’ indubbio che questi “nuovi” oculari rappresentano, per l’astronomia amatoriale, un sorta di rivoluzione che consente di fare un po’ tutto in modo dignitoso, un po’ come fu per gli Schmidt Cassegrain quando vennero presentati.

Altra importante valutazione da farsi, almeno a livello generale, riguarda il costo dei nuovi oculari multilente. Se non si considera la gamma altissima di mercato (e mi riferisco a Takahashi, Nikon, e ad alcuni TeleVue) la rivoluzione orientale e la globalizzazione ha permesso, in questo campo, di proporre alla vendita prezzi molto competitivi, inferiori a quelli di uno schema molto più economico come l’ortoscopico.

Non è un segreto che ortoscopici moderni vengano venduti a prezzi intorno ai 100 euro cad. quando i 7 elementi oggetto del nostro test (come del resto altri simili) possono essere acquistati al 30% in meno.

Ora va solo verificato quanto questi nuovi oculari siano prestazionalmente competitivi rispetto a schemi classici più semplici.

In ottica vige un adagio che, salvo eccezioni “fotografiche” recita che meno vetro c’è e meglio è. E’ un adagio onesto e, se applicato in modo corretto, anche veritiero.

CARATTERISTICHE

Per descrivere, almeno dal punto di vista generale, i nuovi oculari proposti da PRIMALUCELAB riporto quanto presente sul sito del distributore che cita:

 

- Elevata qualità ottica grazie allo schema a 7 elementi in 4 gruppi (5 elementi in 3 gruppi per il modello da 18mm di focale) ottimizzato per gli ingrandimenti medio-alti. Il risultato è un'immagine contrastata e ricca di dettagli in tutto il campo (il campo apparente è di 55°) per consentirvi di apprezzare meglio i più fini dettagli planetari/lunari, le più piccole nebulose planetarie, le più difficili stelle doppie o quelle che compongono il nucleo degli ammassi globulari.

- Costruzione e finitura di altissimo livello con corpo completamente in alluminio anodizzato e gommino paraocchi ripiegabile. Gli oculari LE Planetary si inseriscono in qualsiasi portaoculari da 31,8mm di diametro.

- Trattamento antiriflesso Fully Multi Coated per immagini contrastate e prive di riflessi non voluti.

- Gommino paraocchi ripiegabile per un comodo uso sia per chi porta gli occhiali sia per chi non lo usa. Ogni oculare LE Planetary viene fornito con 2 tappi di protezione per le lenti.

- Perfetti anche per le torrette binoculari: grazie alla forma stretta del barilotto, lasciano spazio per il naso dell'osservatore, a differenza dii altri oculari che hanno un barilotto largo e che non possono essere usati con le torrette.

- Imbattibile rapporto prezzo/prestazioni: vi offriamo gli oculari LE Planetary ad un prezzo di poco superiore a quello di un normale Plossl. Gli oculari LE Planetary vi consentono di migliorare le prestazioni del vostro telescopio ad un costo decisamente contenuto.

Confronto dimensione lente esterna tra un oculare LE Planetary 12,5mm e un Plossl 12,5mm.

Va detto che i nuovi oculari LE (sigla che rammenta la serie omonima Takahashi) sono effettivamente belli sia dal punto di vista estetico che meccanico.

Per chi è rimasto orfano dei mitizzati Masuyama potrebbero essere una alternativa, almeno dal punto di vista della piacevolezza del design (sulle prestazioni parleremo più avanti).

La serie, composta da 7 pezzi, prevede lunghezze focali di 18 - 14,5 - 12,5 - 9 - 6 - 5 e 3 millimetri. In questo ritengo la scelta delle focali molto azzeccata poiché permette, senza utilizzo di barlow aggiuntive, di coprire tutta una serie di ingrandimenti tipicamente votati all’alta risoluzione senza che vi siano “buchi” eccessivi tra una focale e l’altra anche se manca, a mio avviso, un 25 millimetri o similare.

Il campo apparente fornito, pari a circa 55°, ritengo non sia un valore indicativo per chi si concentra nell’osservazione di pianeti o stelle doppie (per questa tipologia di applicazione avrei preferito un campo inferiore a patto di avere meno “vetro”) mentre può essere più utile agli osservatori Lunari (benché personalmente ritenga che se si vuole “cavare il massimo dal proprio telescopio” si debba osservare l’oggetto, o la “rima, cratere, etc..”, al centro del campo inquadrato).

Meccanicamente segnalo invece quanto segue:

  • paraluce in gomma ripiegabile: ben dimensionato
  • anodizzazione del barilotto di innesto nel porta oculari: la trovo bella esteticamente e, dopo i primi dubbi sulla tenuta dell'anodizzazione alla pressione dei sistemi di ritenuta, devo constatare che il colore non si rovina. Non male...
  • struttura: ben realizzata e rifinita con precisione di accoppiamento tra le singoleparti
  • peso: varia dai 167 grammi del 18 mm ai 278 grammi del 3 mm. Si tratta di pesi non del tutto indifferenti che denotano un certo spessore dei materiali usati ma che non precludono l’utilizzo anche con focheggiatori di basso livello

TEST DIRETTO

E’ molto difficile, soprattutto in condizioni di seeing non eccelso, testare accessori come gli oculari che, per loro caratteristica, denotano differenze solo quando l’immagine di partenza è pressoché perfetta e non alterata dalla condizioni di controno (umidità, seeing, ottica primaria).

Il TeleVue Geneis usato durante le notti “natalizie” dalla mia postazione a 1850 metri è sicuramente un ottimo strumento e, benché non perfetto, può essere usato come riferimento utile, soprattutto oggi che la diffusione di astrografi-visuali a lenti si è fatta massiccia.

Al di là dello schema che riporto in calce, e che indica le principali aberrazioni nonché la forma stellare a bordo campo ottenuta con le varie focali, posso dire che la serie PrimaLuceLab sia una interessante e valida alternativa a quanto oggi disponibile sul mercato.

Nota positiva utile, che accomuna grossomodo tutte le focali della serie, è data dalla tonalità restituita, piuttosto “fredda”, che apprezzo molto nell’osservazione lunare. I colori appaiono ben bilanciati con una preferenza alle tonalità fredde tanto che sono ben discernibili, sul nostro satellite, i vari toni di grigio con lievi tonalità verdi anche in accoppiamento a strumenti di piccolo diametro come il TeleVue Genesis da 100 millimetri.

La sensazione generale è che resti un po’ di luce diffusa non bene corretta. Il problema riguarda soprattutto le focali corte che mostrano una certa parallasse di abbagliamento che denota una non perfetta correzione della luce diffusa dovuta forse ai diaframmi interni.

L’incisione è buona ma la differenza con oculari “top level” (e ben più costosi, come i Takahashi LE) risiede soprattutto nel contenimento delle luci e riflessi che incidono un poco sulla qualità finale dell’immagine. L’oculare meno riuscito mi è parso il 14,5 millimetri mentre i migliori quelli da 5 e 6 millimetri.

TEST COMPARATIVO

Per comparativa ho eseguito anche un serrato test (quota 1850 metri e rifrattore TV Genesis 1° serie) tra i due oculari da 18mm. che avevo tra le mani. Da una parte il PrimaLuceLab della serie in oggetto, dall’altra un Meade SWA 18mm serie 4000 (con tanti anni sulle spalle ma ancora quasi immacolato).

A parte il diverso campo inquadrato (che è maggiore nel Meade di circa il 10-12%) ho trovato molto difficile decretare un vincitore. Il campo offerto dal Meade sembra essere un poco più corretto (o meglio, le aberrazioni geometriche, similari, appaiono meno pronunciate e il campo più ampio permette di mostrare meno deformate le stelle che nel PrimaLuceLab cadono nelle zone più periferiche dell’immagine). Identico il gradiente luminoso del fondo cielo e praticamente identica appare anche la focalizzazione. Mi è però apparsa una maggiore trasparenza del Meade che mostrava le stelle “al limite della percezione” un poco più nette. Praticamente identica invece la resa su soggetti nebulari (vedi M42) ed extragalattici (M31), sempre facendo eccezione per l'ampiezza del campo mostrato.

Ho avuto altre occasioni di testare i PrimaLuceLab, anche in alta risoluzione parziale con strumenti di minor apertura ma di assoluta eccellenza ottica.

Dal cielo Milanese ho provato, con un rifrattore Vixen tripletto da 70/600, a eseguire prove di focalizzazione ad alto ingrandimento e anche di percezione della magnitudine stellare a basso usando per comparazione oculari molto economici di tipo plossl simmetrico.

Devo dire che, come già mi aveva “imboccato” la comparativa con il 18mm SWA Meade serie 4000, i PrimaLuceLab si sono comportati piuttosto bene nelle focali corte (quelle che offrono solitamente alti ingrandimenti) mentre hanno denotato una leggerissima minore trasmisisone luminosa nelle varianti a lunga focale.

La prova comparativa tra il 18mm. PrimaLuceLab e un plossl economico da 17mm. sul campo stellare delle Pleiadi mi ha dato la sensazione che il plossl classico fosse più trasparente tanto che le stelline al limite venivano meglio individuate.

Sono differenze molto modeste che possono essere colte solamente in una comparativa serrata continua, ma confermano quanto la presenza di molte lenti (per quanto ottimamente trattate) sia comunque un handicap nella percezione della massima magnitudine consentita dal cielo.

Più evidente invece la differenza con oculari Takahashi serie LE (che costano circa 200 euro l’uno) in cui la maggiore performances dei giapponesi appare visibile soprattutto ad alti ingrandimenti con una maggiore “secchezza” di immagine.

CONCLUSIONI

Che questi PrimaLuceLab non fossero al livello dei migliori oculari planetari in circolazione (tra cui i nuovi ortoscopici di varie marche) lo immaginavo, sia per lo schema multilente che adottano, sia per il prezzo di acquisto.

Devo però dire che la differenza non è così abissale e che questa serie di oculari tendenzialmente economici (ricordiamoci che costano 79 euro cad., cifra piuttosto contenuta) è ben fatta e, salvo alcune modeste pecche, rappresenta una buona scelta per l’astrofilo desideroso di un set quasi completo di focali a prezzi competitivi.

Sono ben costruiti, belli da vedere, e hanno prestazioni in linea con la concorrenza.

Manca, a mio modo di vedere, una focale lunga da circa 25 millimetri che potrebbe risultare molto utile in accoppiamento a telescopi con focale generosa (penso ai vari Schmidt Cassegrain commerciali da 30 cm. ad esempio).

P.S.: Gli schemi di trasmittanza riportati nel test sono presi dai siti dei produttori e accettati per reali.

Ci potete contattare a:

diglit@tiscali.it

oppure usare il modulo online.

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