Settembre 2014
Durante lo Star Party di Saint Barthélemy dell’ultimo fine settimana di settembre 2014 ho avuto modo di testare il rifrattore di Teleskope Service Italia denominato Tripletto Super APO FPL-53 TS d 130mm f/6.62.
Si tratta di un apocromatico da 5 pollici con schema a tre lenti e caratterizzato da una focale di 860 millimetri con un rapporto focale piuttosto spinto che lo pone nella classe dei quasi astrografi con velleità “all around”.
L’obiettivo si avvale dei vetri FPL-53 della Ohara, già apprezzati in una nutrita schiera di rifrattori di svariato diametro e si presenta con una livrea, come del resto tutti gli ultimi prodotti di TS, molto accattivante, sia dal punto di vista estetico che meccanico.
Lo strumento è dotato di un ottimo (forse direi meraviglioso) focheggiatore da 3 pollici con un sistema estremamente modulare di prolunghe per essere impiegato con treni ottici diversi ma che, in primis, si distingue per l’elevata fluidità e una totale assenza di incertezze di movimento.
Devo dire a riguardo che gli ultimi prodotti di TS (tra cui anche il recente quadrupletto 100Q) si avvalgono di questo sistema di focheggiatura che è un incrocio tra il cryford tradizionale e un pignone a cremagliera, avendo in sé entrambi i sistemi di trascinamento che collaborano per ovviare l’uno ai difetti intrinseci dell’altro. Il risultato, anche per chi come me è abituato a focheggiatori di altissimo livello, è sinceramente ottimo e difficilmente si potrebbe chiedere di più a un sistema a traslazione.
Tutti gli elementi che compongono il tubo ottico (dalle celle al tubo alle raccorderie) sono realizzati con macchine CNC senza calandrature e la precisione di assemblaggio è molto alta, come anche quella di verniciatura e rifinitura.
L’obiettivo è bello, pulito, e dotato di una cella realizzata in modo da compensare escursioni termiche senza introdurre pinzature o tensionamenti agli elementi ottici e, ovviamente, è dotata di regolazioni per la collimazione, se ma ve ne fosse bisogno.
L’esemplare da me testato è apparso comunque perfettamente collimato e anche ben acclimatato al momento della prova.
Come ultima considerazione “a tavolino” va detto che lo strumento può essere fornito di un riduttore Riccardi da 0,75x che porta la focale a 645 millimetri con un rapporto di apertura appena inferiore a F5 trasformando, di fatto, lo strumento in un ottimo astrografo.
La serata del test, effettuato dalle alpi valdostane a quota 1600 metri circa, si presentava piuttosto bella anche se persisteva in quota una certa agitazione atmosferica e l’umidità alla quota di osservazione non era contenuta tanto che, dopo circa 2 ore e mezza di osservazione, gli altri miei rifrattori avevano l’obiettivo interamente o parzialmente appannato.
Queste condizioni si sono un pochino ripercosse sulle osservazioni, soprattutto con gli strumenti più grandi, ma hanno comunque permesso di saggiare le caratteristiche principali del nuovo tripletto TS.
In abbinamento allo strumento ho avuto anche la possibilità di usare i nuovissimi oculari grandangolari da 110 e 100 gradi nelle focali 3,5 - 6, 9 - 15 - 20 millimetri.
Il primo target della serata è stata la grande galassia M31 in Andromeda che, in accoppiamento al mastodontico oculare da 20 millimetri e 100° di campo apparente, ha dato una notevole visione di sé e delle due compagne satelliti. Dopo una certa assuefazione all’immagine sono riuscito a cogliere anche una banda scura (ansa di un braccio a spirale) e un paio di condensazioni sulla “nebulosità” delle microstelline che compongono la galassia.
Molto bella, per certi versi anche inaspettata, è stata anche la visione di M13, il grande ammasso globulare in Ercole che, nonostante non fosse molto alto sull’orizzonte, si è rivelato quasi interamente sgranato con svariate decine di stelline contabili e la classica riconoscibile forma ad arcate delle sue componenti principali.
Il 9 millimetri grandangolare (potere di circa 91x) è apparso la scelta migliore anche se il fondo cielo rimaneva un poco chiaro. Il contrasto aumentava con l’oculare da 5 millemetri (164x) ma con questo potere risultavano meno eclatanti le componenti stellari. Un 7,5 millimetri (con un potere equivalente di circa 110x) sarebbe stato il compromesso migliore ma al momento della prova non lo disponevo.
Davvero splendida è stata infine la visione dell’ammasso delle Pleiadi che è stato “bersagliato” con vari tipi di oculare. Era giocoforza provare il 20 millimetri da 100°, che ha restituito una immagine coinvolgente ma con una certa distorsione a bordo campo che personalmente trovo fastidiosa benché il quadretto sia stato invece in parte apprezzato dagli altri osservatori. Quando però ho insistito per utilizzare un economico plossl modificato da 50 millimetri della Bresser (che è, de facto, il vecchio Meade serie 4000), l’ammasso è diventato un vero e proprio quadretto di deliziosa delicatezza. L’asterisma risultava interamente contenuto nel campo visivo (con grande abbondanza) e le stelle, finissime capocchie di spillo luminose, si mostravano parzialmente attorniate da debolissima luminosità.
Se la resa sui principali oggetti del cielo profondo mi apparsa molto convincente, ciò che mi premeva appurare era la qualità ottica percepita al classico star test e così, con buona pace degli astanti che volevano a tutti i costi godere di ammassi aperti e nebulose diffuse, ho usato lo strumento per osservare alcune stelle e sistemi doppi.
Lo star test vero e proprio, eseguito con oculari plossl simmetrici a 4 elementi di basso profilo, ha evidenziato un’ottica ben corretta al fuoco, anzi.. molto ben corretta tanto che nessuna traccia di aberrazione cromatica o geometrica è stata rivelata.
Le immagini in intra ed extra focale mi hanno invece stupito. Mi aspettavo di trovare uno strumento più pulito in intrafocale che in extra e invece l’aspetto degli anelli di Fresnel ha dato esito opposto.
Benché entrambe le figure appaiano corrette la visione degli anelli in extra focale appare più nitida ed esibisce anche con una minore luce diffusa dovuta ad una asimmetrica correzione dell’aberrazione sferica.
Questo non è un problema vero e proprio poiché sono rari gli strumenti a rifrazione da 5 e più pollici aperti a f6 o f7 che mostrano immagini intra ed extra focali identiche (e costano almeno il doppio di questo TS 130), anche perché l’immagine a fuoco, che poi è quella che conta, appare convincente con un disco di Airy netto e contenuto e due anelli di diffrazione (di cui il secondo debolissimo) sottili e perfettamente uniformi.
L’ottima resa ottica si è palesata nel successivo test che ha visto come target due sistemi multipli famosi e diversi tra loro: Epsilon Lyrae e Delta Cigny.
La “doppia doppia” appariva con il 5 millimetri molto bella con componenti "disegnate" e anche la doppia del Cigno mostrava, ben separata e pulita, la componente secondaria.
Entrambe le visioni sembravano però trarre lieve miglioramento dall'uso di un oculare plossl simmetrico da 4 millimetri che permetteva una immagine ulteriormente contrastata: entro certi limiti, in alta risoluzione meno vetro c’è e meglio è.
Indifferente o quasi la resa cromatica sulla Delta Cigny tra l’oculare da 100° e quello da 50°.
Un vero peccato che non fossero presenti pianeti visibili e che la Luna, nuova, non abbia offerto le sue lande per un test più approfondito.
In sintesi devo dire che lo strumento mi è piaciuto. Ha una buona apertura, una correzione cromatica (almeno in visuale) spinta, e una meccanica di prim’ordine. Se a questo aggiungiamo che il costo di 3500 euro comprende anelli, maniglia e borsa di trasporto rigida possiamo comprendere come questi nuovi strumenti si pongano a reale alternativa di più blasonati e costosi prodotti.
Non avrà l’aura di un Takahashi TOA 130 o di un TEC 140ED ma la sostanza, forse con qualche “picco” in meno (principalmente osservando lo spot diagram nelle due estremità dello spettro visibile, dove questo TS 130 è meno corretto di un blasonatissimo giapponese), c’è quasi tutta e non mi stupisco che anche astrofotografi di buon livello possano trovare in questo 130 TS valido compagno di riprese e osservazioni.
Chiaramente un TOA 130 è e resta strumento superiore, ancora più corretto e inciso, ma anche il prezzo, quasi raddoppiato, ha il proprio peso nella scelta.