Un mak-newton dall'ostruzione irrisoria progettato per l'alta risoluzione. Anno 2013
Quella dei Maksutov Newton di casa Intes o Intes-Micro è una storia strana. In ogni loro diametro (ma specialmente in quello oggetto della prova) offrono immagini planetarie spettacolari che rivaleggiano con quelle di rifrattori apocromatici di apertura tra i 14 e i 15 cm. La bassa ostruzione e la ottima lavorazione ottica sono, a questo riguardo, una certezza. Eppure, nonostante questo, hanno avuto scarsa diffusione e sul mercato dell’usato valgono meno di un rifrattore apocromatico da 4 pollici giapponese alla fluorite (di cui superano notevolmente le prestazioni).
Forse le dimensioni, il peso, l’intrinseca scomodità della configurazione newton quando utilizzata su montature equatoriali, o la inadeguatezza alle riprese a lunga esposizione dovuta al campo di piena illuminazione ridotto, ne hanno decretato un globale insuccesso.
Peccato, perché questi strumenti sono davvero terrificanti.
La mia avventura in casa Intes è nata con due strumenti diversi: un MN61-DX (un maksutov-newton da 150mm e f6 con ostruzione del 20%) e un MK67 (un maksutov cassegrain da 150mm a f12 con ostruzione di circa il 34%).
I due strumenti, di identica fattura, avevano comportamenti molto diversi. Comodo e usabile in compatto MK, molto più prestante ma scomodo il MN.
Li vendetti entrambi perché il signor Takahashi FS-128 era molto meglio del primo e un pochino meglio del secondo (con in più una comodità a questi sconosciuto).
Mi era però rimasto il tarlo del fratello maggiore in configurazione planetaria. Non quindi l’MN76 (un 7 pollici a f6 con ostruzione del 20%) ma il “cattivo” della serie, l’MN-78 (un f8 con una ostruzione talmente bassa da essere quasi trascurabile: 13,4%). Uno strumento, in sintesi, votato esclusivamente alle osservazioni in alta risoluzione e definito, da chi lo aveva provato, come vero “apo killer” capace di stare al passo di un rifrattore di alto livello da 6 pollici.
Alla fine ne ho comprato uno. Le dicerie sulle sue performances sono sostenibili?
Lo star test è stato effettuato su Regolo, alfa Leonis, e su Arturo, alfa Bootis. In entrambi i casi lo strumento ha mostrato una focalizzazione molto buona, con un disco di airy piccolo e rotondo contornato da due anelli di diffrazione tremolanti e non completi (a causa delle condizioni di seeing buone ma non ottime).
La propensione a reggere gli ingrandimenti è buona ma non eccezionale quanto mi aspettassi portandomi a concludere che, almeno nelle sere di test, l’ingrandimento massimo sui soggetti stellari fosse di circa 50/60x per pollice di apertura. Devo dire, a questo proposito, che la collimazione non è facilissima per via, fondamentalmente, della ridotta distanza tra le tre viti di regolazione del secondario (che è piccolissimo e questo non aiuta). Una volta ottenuta una buona collimazione le prestazioni sono però di ottimo livello.
Ho provato a osservare alcune stelle doppie “famose” per capire come si comportasse lo strumento in condizioni di massima risoluzione su soggetti puntiformi ad alto contrasto. Castore, un po’ bassa nelle notti primaverili di maggio, ha evidenziato un bel quadro, ovviamente molto ben separato, con immagini però un po’ tremolanti. Il disco di airy era ben visibile ma l’immagine non è all’altezza di un ottimo rifrattore apocromatico da 6 pollici mentre risulta sicuramente più pulita di quella offerta da uno schmidt cassegrain da 8 pollici. Lo stesso vale per Algieba, nel Leone, che ha messo in evidenzia una discernibile differenza cromatica tra le componenti ma, anche qui, una immagine meno “perfetta” di quanto mi aspettassi. Vorrei con questo non apparire negativo nei confronti di questo strumento che performa davvero bene nel campo dei sistemi multipli ma il mio palato da “rifrattorista” è molto critico. Considerando la vocazione molto spinta di questa configurazione a f8 mi sarei aspettato di non notare quasi gli effetti causati dalla ostruzione centrale (limitata a un valore davvero basso) mentre invece, sebbene molto ridotti rispetto a una ostruzione da 0,30 di un S_C commerciale, è presente.
Parliamo, ovviamente, di osservazioni eseguite ad altissimo potere (oltre 500x offerti dall’oculare Takahashi LE 2,8mm.), mentre a ingrandimenti medi o medio alti (i 288x offerti dall’oculare da 5mm.) la situazione migliora molto e l’immagine risulta piuttosto pulita.
A 192x (oculare LE da 7,5mm.) la differenza con un rifrattore da 6 pollici è abbastanza limitata e a 160x quasi inesistente, se non per un maggiore tremore generale.
A ingrandimenti più bassi (tra i 60 e i 120x) l’immagine è identica a quella di un rifrattore con un campo completamente piano, almeno a livello visuale.
Saturno, benché basso sull’orizzonte in questo anno, offre un buon spettacolo. Il pianeta è, fino ai 200x, molto netto e inciso (quasi un rifrattore) con un buon guadagno luminoso, un paio di bande sul globo oltre alle zone polari, la divisione di Cassini nettissima e anche un accenno di anello “C”. A basso ingrandimento (circa 60x offerti dall’oculare LE 24mm.) si vedono 4 satelliti in modo netto.
La Luna è, a mio avviso, il terreno ideale per questo strumento. Difficile trovare di meglio in quanto a risoluzione e anche un ottimo apo da 6 pollici non fa molto meglio. All’interno di Plato si scorgono circa 6 craterini e non è difficile giungere a vedere la rima all’interno della Vallis Alpes per quasi tutta la sua lunghezza (con alcune lacune nei punti meno contrastati).
Lo strumento è lungo e pesante. Inoltre è un fuoco newton e questo lo rende più scomodo di un rifrattore di apertura simile.
Richiede una montatura molto solida per essere portato ai suoi limiti. La EQ6 a mio giudizio non basta, serve qualcosa di meglio: una G11 oppure una Takahashi EM100 come quella ritratta nelle immagini. I miei test, comunque, sono stati condotti usando una montatura superiore, la Alter D6 russa installata su una monolitica colonna controventata da 23 cm. di diametro. In queste condizioni lo strumento lavora “bene”.
Utilissimi, e per questo un plauso alla Intes, gli anelli di sostegno con dispositivo che permette la rotazione del tubo senza il rischio di caduta.
Discreto il focheggiatore: molto “scattoso” nell’utilizzo non demoltiplicato diventa fluidissimo in quello con riduzione.
Molto utile, infine, la ventolina di aspirazione per accelerare il processo di cool-down delle ottiche.
Cosa dire di questo maksutov-newton?
Che è un buom strumento, indiscutibilmente. Costruito in modo anacronistico, pesante (con i suoi pro e i suoi contro) e capace di prestazioni in alta risoluzione fuori portata per un S-C classico da 8 pollici o anche poco di più.
Le immagini sono molto puntiformi, non identiche a quelle di un buon rifrattore ma nemmeno tanto lontane, e comunque "anni liuce" più nette di quelle di telescopi più ostruiti. Inoltre la sua focale di 1440 mm. lo rende adattissimo ai lavori in alta risoluzione visuali.
I contro sono rappresentati dalla sua mole e dalla scomodità intrinseca del fuoco newton oltre ad una meccanica di gestione dello specchio secondario a mio parere inadatta.
Purtroppo lo strumento è caro (circa 3100 euro nuovo), e questo ne ha decretato uno scarso successo commerciale. Sul mercato usato però si trova a circa un migliaio di euro il che lo rende, di contro, appetibile.