ST. BARTHELEMY 2017

Star Party di ST BARTHELEMY 2017 - 22/24 settembre

UNO STAR PARTY STANCO: IL METEO NON AIUTA MA LA FORMULA VA RIVISTA

Anche quest’anno è giunto il novilunio della seconda metà di settembre e ancora, a St Barthelemy, si è svolto il tradizionale Star Party giunto alla ventiseiesima edizione.

Ho partecipato all’evento nella giornata di sabato (quella principale) che ha visto il ripetersi della collaudata formula che vede gli espositori commerciali avvicendarsi al microfono durante le varie piccole conferenze di aggiornamento del pomeriggio.

Se l’organizzazione dell’evento è stata adeguata e ha seguito la rotta degli ultimi anni con alcune visite all’osservatorio e l’apertura del planetario, il tempo meteo non ha invece collaborato con notti ben poco propizie (tranne qualche mezz’ora a cavallo della mezzanotte del venerdì sera) e previsioni anticipate di ampie perturbazioni che non hanno favorito la manifestazione.

Scarsa la partecipazione del pubblico, soprattutto quello “attivo” con un numero di astrofili ridotto al lumicino e ben lontano dai numeri di passate e più fortunate edizioni. Scarsa anche la presenza di operatori commerciali, limitati ai soliti nomi e con una presenza generalmente ridotta quanto a strumentazione e offerta. Del tutto azzerata o quasi anche la disponibilità di montature e strumenti in prova nell’area limitrofa al tendone espositivo.

Pochi e ripetitivi per qualità anche gli strumenti dei pochi astrofili partecipanti.

In generale, quantomeno dal mio personale punto di vista, l’edizione 2017 si è rivelata molto modesta. Nonostante questo qualche “guizzo di luce” si è visto e vorrei citarlo.

In primis si è rivista la partecipazione di REGINATO, marchio artigianale che si è distinto negli anni per la produzione di telescopi in stile dobson di altissimo livello e la creazione di ottiche di grande diametro (molte delle quali commissionate da marchi blasonati italiani ed europei per i propri strumenti anche e soprattutto da osservatorio). Silvano ha portato sotto il tendone un notevole Maser 20” le cui caratteristiche costruttive rappresentano il top della offerta possibile o quasi e i cui costi sono proporzionati al prodotto (circa 15.000 euro il modello da 50 cm.).

Un bellissimo esemplare di MASER 50" di Silvano Reginato

Altra piacevole riconferma è stata la inossidabile presenza di GEOPTIK il cui titolare Ezio si distingue sempre per competenza, gentilezza, e soprattutto per la tangibile qualità dei suoi prodotti. Dalle barre losmandy di ampie misure agli accessori meccanici minuti fino ai bellissimi dobson NADIRUS e ai cavalletti HERCULES la cui qualità è indubbiamente un riferimento mondiale a testimonianza che quando la creatività e passione italiane si sposano ad alta tecnologia costruttiva il prodotto che ne scaturisce non teme confronti anche se tende a restare, sia per motivi produttivi che di impatto economico, tendenzialmente di nicchia. Impossibile ad esempio non ammirare i NADIRUS e non plaudire il loro progettista.

Sopra un dobson NADISRUS in versione da 12" con sistema integrato di trasporto

e spostamento. Sotto i treppiedi HERCULES di notevole fattura.

Telescope Service Italia e Tecnosky, da poco gemellati in un gruppo neonato che rappresenta una solida realtà in crescita in un settore limitato in cui i numeri vengono fatti soprattutto con la rivendita di prodotti creati all’estero, si sono però distinti per aver portato “tanto” in fiera. Montature, strumenti, accessori e gadget oltre al nuovo binocolo da 10 cm. con elementi a bassa dispersione che sembra garantire ottime prestazioni anche a medio ingrandimento. Bella anche la CRUX, montatura sviluppata dall'amico In-Joon Hwang di cui ho avuto modo di seguire a distanza l’evolversi.

Il prodotto, molto curato e contraddistinto da tecnologia a moto armonico, risulta però a mio avviso eccessivamente caro (listino di 6.499,00 euro scontati per promozione lancio in 5.299,00 da sito Tecnosky) soprattutto per il carico reale in grado di sostenere. Se infatti viene pubblicizzato per quasi 15 kg di portata va constatato che lo smorzamento delle vibrazioni dell'esemplare presente caricato con un semplice rifrattore solare da meno di quattro/cinque chilogrammi è inadeguato (circa 2 secondi a meno di 100 ingrandimenti). resta il dubbio (e non posso altrimenti pensare) che l'esemplare in "demo" fosse ancora da registrare e mettere a punto.

Speravo di vedere il "nuovo" (non tanto in realtà) 125 EDT apocromatico. Lo strumento verrà distribuito da vari marchi sperando abbia risolto gli iniziali problemi ottici che lo affliggevano.

Sopra e sotto due immagini (non tratte dalla fiera di St. Barthelemy) della montatura CRUX. Cortesia Tecnosky.

L’ospitalità dei ragazzi di TS Italia è stata come sempre squisita e non posso che ringraziarli per l’accoglienza che mi hanno riservato oltre a lodarne il modus operandi con i clienti e la costante disponibilità ad intervenire su strumenti bisognosi di cure.

A loro va inoltre il merito di aver dato spazio commerciale al collimatore “RIGO” giunto oramai alla piena maturità (e per cui rimando all’articolo ad esso dedicato su questo sito).

Generoso di occasioni di materiale “usato” e ricondizionato il bancone di SKYPOINT e di ARTESKY, quest’ultima presente con qualche piccola novità marginale e con il nuovo ARTEC 200 con focheggiatore da 3 pollici manuale. Sicuramente un bell’astrografo che si fregia di tecnologia e buon gusto realizzativi ma che mantiene un costo di acquisto ancora molto elevato per un mercato, almeno a livello italiano, povero di investimenti da parte degli amatori.

Il prodotto sembra però maturo (il diametro è sicuramente azzeccato) e probabilmente se opportunamente supportato potrà avere qualche discreto successo worldwide. 

Interessante anche una nuova, leggera e molto potente versione di power tank da campo il cui prezzo elevato nasconde però, almeno sulla carta, prestazioni notevoli.

A Skypoint il merito di aver portato in fiera (e di conseguenza investito) le montature Astro Physics MACH1-GTO e 1100-GTO, due splendide macchine per astrofotografia dal prezzo però impegnativo per il nostro mercato. 

Molto bello anche il "nuovo" FOA 60/530 di Takahashi, un piccolo rifrattore estremamente corretto aperto a f8.8 che, costi a parte, potrebbe imporsi come riferimento qualitativo sul mercato, almeno nel diametro dei 6 cm. Il piccolo Takahashi era in esposizione supportato dalla bella Advanced Polaris di Vixen, montatura dall'estetica e qualità indiscusse che vedrà forse limitati i numeri nel nostro paese per gli elevati costi al pubblico.

Auriga ha portato la nuova montatura CGX (peccato non fosse presente anche la versione “L” di portata e struttura maggiorata) che mi è parsa un bel prodotto anche se di stile tipicamente americano. Ruvida e imprecisa nelle finiture la montatura è però dotata di una invidiabile ergonomia e di soluzioni tecniche moderne e sicuramente funzionali che si sposano ad un peso contenuto e una buona silenziosità di funzionamento priva di vibrazioni. Un bel prodotto che meriterebbe un approfondimento che spero di avere occasione di fare.

10Micron si è ritagliata un piccolo angolo espositivo e dimostrativo con due montature e altrettanti strumenti di produzione terza. A loro il merito di aver lasciato le loro GM2000 in versione “demo” funzionante per apprezzare velocità e silenziosità dei movimenti anche sotto carico. Bisogna proprio dirlo: vedere una montatura muovere con disinvoltura un grosso C14 mantenendo precisione e assenza di vibrazioni è un gran bello spettacolo! Mi perdonino i ragazzi di 10Micron per non aver scattato immagini alla loro postazione!

Infine, la ingegnosa PRIMALUCELAB aveva in esposizione i suoi EAGLE e sistemi integrati di gestione del set-up fotografico. Ai ragazzi di PrimaLuceLab va riconosciuta la voglia e il costante impegno per offrire prodotti nuovi alla ricerca di soluzioni moderne, un plauso quindi anche a loro!

CONSIDERAZIONI GENERALI E DEL TUTTO PERSONALI

La generale impressione, che è e resta assolutamente personale e come tale deve essere letta, è però quella di un “mercatino” e poco più e a cui manca una corale organizzazione finalizzata al coinvolgimento del pubblico. La “vetrina” prodotti, comunque gradita perché permette di “toccare dal vivo” ciò che il web consente di conoscere solo a livello tecnico/estetico, non è a mio avviso sufficiente a far decollare l’iniziativa né a coinvolgere a livello profondo il pubblico che resta più alla ricerca del “raccordino a buon prezzo” che non a quella di informazioni strutturate alla creazione di un eventuale set-up specializzato.

Sembra insomma mancare un vero sforzo, che può venire solo dagli espositori, per consentire al pubblico di relazionarsi sul campo con gli strumenti astronomici. Il tempo non è stato clemente e non lo avrebbe quest’anno permesso, è vero, ma la realtà è che nessuno degli espositori era organizzato in tal senso. La prova di un binocolo o un piccolo rifrattore in h-alpha sono pagliuzze nell’oceano, quello che serve è una serie di workshop che coinvolgano: simulazioni di ripresa planetaria, terminali dedicati a prove e insegnamento, una batteria di strumenti disponibili all’uso. 

Si tratta ovviamente di investimenti economici e di tempo ma la cultura astronomica si crea in questo modo a meno che non si voglia rimanere dei semplici negozianti.

Benché presenti solo per fare business non è però nemmeno corretto addossare l’intero onere di una simile operazione ai commercianti.

L’ingresso alla fiera deve essere gratuito, le aree espositive pure (del resto l’evento porta altri tipi di introito diretto e indiretto) e l’organizzazione degli spazi deve essere professionale e non demandato a qualche volenteroso con paletta in mano.

Un prato dedicato agli astrofili attivi non deve essere un spiazzo adibito a parcheggio di camper! Chi visita le esposizioni deve entrare gratuitamente per essere invogliato a farlo e chi viene con la propria strumentazione deve godere di un servizio di primo livello (e allora sì pagare di conseguenza un biglietto di ingresso che gli assicuri tranquillità e protezione!).

Per questo servono finanziamenti regionali che avrebbero in capo a due/tre anni un ritorno di immagine e di indotto sicuramente vincenti.

Serve cultura e serve la volontà, ad ogni livello, di creare “evento” capace di attirare il pubblico di non addetti ai lavori così da formare nuovi entusiasti e non solo un disordinato appuntamento di “nicchia” che vivacchia sui ricordi.

Parimenti deve essere riconosciuta una congiuntura che in Italia rende disponibili pochissimi capitali da investire nell'astronomia amatoriale. La stragrande maggioranza degli acquirenti mobilità risorse limitatissime (un filtro, un paio di oclari, se va bene un nuovo strumento dal costo contenuto). Sono ben pochi coloro i quali acquistano (in fiera o in dipendenza dalla fiera) attrezzature in grado di restituire agli operatori commerciali gli investimenti fatti. Tra tutti serpeggia a denti stretti un "in Italia non ci sono i soldi", ed è purtroppo vero, almeno in generale. E' un peccato, perché scrivere è facile (il mio compito), ma poi trovare il "quadro economico della cerchia" diventa quasi impossibile...

A fronte di tutto quanto scritto non posso però che ringraziare gli organizzatori che, tra mille difficoltà, si impegnano ogni anno per promuovere, pubblicizzare e organizzare la manifestazione. A tutti loro, alcuni dei quali sono anche conoscenti personali, la mia incondizionata gratitudine.

THE REAL STAR PARTY

La mia perenne nostalgia mi ha fatto più apprezzare ciò che resta di un tempo glorioso in cui gli astrofili usavano l’occasione dello star party per ritrovarsi, chiacchierare, e provare insieme strumenti, cercare oggetti, e divertirsi.

Chi si occupa di fotografia per le due notti della kermesse non può comprendere e risulta poco permeabile allo scambio di opinioni ma i vecchi visualisti che ancora si ritrovano nella piazzetta centrale del paesino, sempre meno numerosi e dotati di strumentazione di secondo piano, rappresentano il vero “cuore” di una manifestazione che dovrebbe fare dello “stare insieme” il suo vero fine.

Così, nonostante il brutto tempo e il poco da vedere, ho preferito trascorrere le poche ore seguenti il tramonto con gli irriducibili dei dobson di legno, dei piccoli rifrattorini, e dei vecchi C8 su montature di 25 anni fa a cui dedico due fotografie e molti pensieri di saluto e simpatia. Il livello culturale e tecnico di molti di questi (tra cui direttori di planetario, presidenti e segretari di associazioni vive sul territorio) è stata una riscoperta piacevolissima e fonte di molte idee per il futuro.

Ma quando non ci saranno più loro, quando verrà meno la voglia di alcuni storici astrofili che accompagnano sulla scaletta di un grosso dobson gli astanti per mostrargli i "puffetti del cielo", cosa accadrà? 

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