TAKAHASHI MC ORTHO 0,965"

Anno 2016

OCULARI BLASONATI E RARI

La moda degli oculari “super performanti” è una piaga che infesta, oramai da anni, una buona parte dell’astronomia amatoriale.

Non mi si biasimi, sicuramente alcuni prodotti lavorano meglio di altri (a parità di schema ottico) ma sovente le differenze, che pure esistono, vengono un po’ sopravvalutate dagli astrofili tanto da creare miti che alimentano i mercatini esaltando senza senso i valori economici in campo.

Non voglio con questo dire che un oculare “cinese” da pochi euro (e per pochi euro mi riferisco proprio a cifre nell’ordine dei 10/15 euro) abbia le medesime prestazioni di un otoscopio di Abbe, ma sicuramente il divario non giustifica le differenze di prezzo richieste.

Ammetto di essere stato io stesso vittima, anni fa, di questa corsa alla rarità, alla ricerca del “quid” in più che permettesse di portare al massimo livello di dettaglio strumenti di alto valore. Nel dipanarsi degli anni ho così acquistato ma anche e soprattutto provato side by side (come è diventato luogo comune dire) prodotti di comprovata qualità con nomi altisonanti: Zeiss, Pentax, TeleVue, Takahashi, e molti altri meno conosciuti o diffusi. 

Mi era capitato, più per curiosità e con l’idea di avere un set di oculari da portare in giro senza dover piangere se in occasione di qualche star party uno o due dovessero “sparire”, di acquistare una valigetta contenente 9 oculari di tipo plossl alla ragguardevole (…) cifra di 149 euro. Sono passati cinque o sei anni da allora e il valore sul nuovo di questi pezzi è rimasto grossomodo costante a riprova del fatto che non fossi stato graziato da una occasione unica e irripetibile.

Ora, affinché non si confondano le carte e i pensieri relativi, va detto che mi sono sempre soprattutto concentrato sulla validità degli oculari nell’osservazione ad alto e medio ingrandimento tralasciando un poco considerazioni di campo, correzione ai bordi, e trasmissione luminosa, aspetti più importanti nelle applicazioni visuali su oggetti del cielo profondo.

Il web è ricco di test, comparazioni, e pareri vari che, a titolo più o meno personale, attribuiscono primati discutibili.

Non sono qui a smentirli poiché anche la mia esperienza, nei suoi limiti, mi ha permesso di riconoscere differenze molto sottili tra la resa dei barilottini anodizzati chiamati oculari ma devo anche ammettere dire che tali differenze mi hanno raramente lasciato impressioni schiaccianti.

Oculari di tipo ortoscopico e plossl difficilmente, se non affetti da lavorazioni sciagurate, consentono esperienze molto diverse, quantomeno nel dettaglio percepito a centro campo.

E’ vero che i Pentax Ortho da 0,965” o gli Zeiss Abbe (I o II), o anche i famigerati monometrici mi hanno convinto più dei plossl cinesi cui sopra facevo menzione, ma è anche vero che le differenze con i vari LE Takahashi, gli Ortho belgi della Lichtenknecker, gli Abbe di casa Takahashi, e anche alcuni Masuyama e Kasai, Brandon, e altri, sono sempre risultate estremamente modeste, sia che a monte esistesse un’ottica a rifrazione o a riflessione.

Così, a un certo bel punto, mi sono calmato e ho accettato il famoso adagio che vuole il seeing sempre e comunque padrone del dettaglio.

Mi rimaneva una certa curiosità verso i Galoc (per i quali ho una attrazione soprattutto estetica), e gli Orthoscopici Takahashi degli anni d’oro, quelli con barilotto da 0,965”, che molti indicano come i migliori ortoscopici disponibili (a livello dei Pentax e degli Zeiss citati).

Tale curiosità non era ovviamente sufficiente a farmi spendere i quasi 2000 euro richiesti da alcuni venditori per set completi di 8 pezzi, tanto più che tali richieste appaiono puramente speculative, e così mi sono sempre goduto i miei strumenti rinunciando al marchio con la T e la S interpolate sui barilotti degli eyepieces.

Questo, almeno, finché non ho avuto l’occasione di acquistare un set di quattro pezzi (25, 12,5, 7 e 4 millimetri) completi della torretta portaoculari ruotante originale Takahashi (una rara versione con sedi da 24,5 mm.).

ACQUISTO E MOTIVAZIONI

Il prezzo congruo e la presenza della rara torretta mi hanno convinto a spendere qualche centinaio di euro per togliermi “lo sfizio” e il set è giunto dal lontano Giappone in condizioni pari al nuovo.

Nella loro pochezza (perché gli oculari da 0,965” sono generalmente davvero piccolini) l’aspetto estetico mi ha deliziato sia per costruzione che per pulizia ed essenzialità delle linee. La torretta, inoltre, è aggraziata da una fluidità esemplare di rotazione che sembra avere attraversato i decenni senza accusare il colpo. 

Quello che cercavo all’atto dell’acquisto erano ottiche capaci di non inquinare la glaciale freddezza di tonalità che caratterizza i miei FCT-150 e FC100-N e che, da quanto letto, avrebbe dovuto essere mantenuta inalterata proprio dagli oculari nati con queste ottiche.

UTILIZZO E IMPRESSIONI

Il primo problema che si è posto dopo aver installato la torretta sia sul CN-212 che sul grosso FCT-150 è stato quello, insuperabile senza modifiche, dell’eccessivo back focus indotto dalla torretta stessa.

Priva di diagonale al suo interno, la portaoculari rotante Takahashi funziona grossomodo come i più economici prodotti della Baader e Geoptik necessitando di un diagonale a monte per evitare le scomode posizioni osservative dei puristi. Dover attendere la modifica dei raccordi Takahashi mi ha imposto, per le prime osservazioni, di sdraiarmi a terra e osservare come si era soliti fare molti decenni addietro beneficiando, al costo di una noiosa scomodità, della massima pulizia di immagine e trasmissione luminosa.

Così impiegati gli ortoscopici Takahashi si sono fatti amare offrendo una visione “rasor sharp” rara. Sia chiaro, nelle stesse condizioni gli LE della casa giapponese, gli Ortho belgi e altri oculari top level offrono prestazioni molto simili ma l’abbinamento pari marca (e pari “momento storico”) tra ottica e oculare ha un fascino innegabile.

Campo ristretto (tipicamente prossimo ai 40°) e una immagine pulitissima e molto luminosa sono le caratteristiche salienti che nella visione di Giove e di alcuni sistemi multipli (Rigel B, la Polare, e alcune altre formazioni molto sbilanciate) possono fare la differenza.

Complice un buon seeing (valutato tra i 7 e 8 decimi) la notte tra il 6 e il 7 di gennaio 2016 penso di aver goduto di una delle più dettagliate visioni del maggiore dei pianeti del sistema solare che so ricordare. Il grosso FCT-150 accoppiato all’oculare da 4mm. permette poteri prossimi ai 262x che rappresentano l’optimum per godere delle intricate e sottili variazioni sulle nubi equatoriali e tropicali del pianeta. Erano anni che non raggiungevo simili dettagli e analizzando in modo più obiettivo possibile il personale primato mi sono convinto ad attribuirlo a una serie di fattori che non potevano prescindere l’uno dagli altri. Una ottima serata (senza la quale nulla sarebbe possibile), una superba ottica apocromatica (vorrei ricordare che, quando era commercializzato, un FCT-150 costava oltre due volte il suo rivale Astro Physics 155EDF) e un ottimo oculare hanno creato l’amalgama perfetto.

Non ho rimosso l’ortoscopico giapponese in favore di un banale plossl cinese ma ho la sensazione che non avrei visto molto meno. Forse avrei perso un pochino di incisione, probabilmente alcune sottilissime bande sarebbero state più “difficili” oppure avrei notato una dominante più “calda”. Differenze probabilmente visibili, ma comunque limitate.

Tengo a sottolineare questo aspetto perché desidero essere il più concreto possibile senza scadere nelle ripetitive affermazioni sensazionalistiche tipiche degli astrofili.

Il raffronto è capitato invece quasi accidentalmente qualche tempo più tardi quando, al portaoculari di uno tra i più rari Takahashi amatoriali di sempre, ho alternato la serie plossl a quella MC Ortho. Il doppietto del TS-65/900 era volto al pianeta Giove accoppiato al 6mm. cinese. L’immagine pulita, molto dettagliata e una generale sensazione di tridimensionalità mi portavano a credere di non poter ottenere di più. Quando però ho sostituito il plossl da 6mm. con l’ortoscopio MC da 7 mi è sembrato di “accendere la luce”. Il pianeta diventava più contrastato, luminoso, e soprattutto bianco perdendo la generale tonalità calda alla quale mi ero assuefatto e che ritenevo dipendesse dalla piccola apertura del telescopio. Per essere certo che le differenze, piuttosto marcate, non fossero inficiate dalla differente lunghezza focale degli oculari sono passato ai 4mm. che generano un potere limite per il piccolo 65/900. Al ragguardevoli 225x l’allungo del MC Takahashi si faceva più profondo e la focalizzazione più semplice.

Ho provato anche alcuni mutilente a largo campo della serie PrimaLuceLab che si sono rivelati molto sottotono rispetto al MC Ortho e non capaci di stare al passo neppure del plossl cinese, almeno nelle immagini in asse.

La torretta multioculare con i quattro MC Ortho installati su un rarissimo Takahashi TS 65/900

(il primo strumento astronomico progettato e realizzato dalla casa giapponese).

CONCLUSIONI

Una notte limpida e qualche ora all’oculare, con il seeing giusto e un gran strumento davanti, hanno decretato ciò che la logica porta a supporre: per l’alta risoluzione meglio oculari con poche lenti ben lavorate. Che queste siano prodotte in Giappone, Stati Uniti o Germania davvero poco conta.

Quello che può essere utile, semmai, è completare il proprio set-up con prodotti che siano consoni. Avere uno Zeiss APQ è una gran fortuna e ritengo corretto che ad accompagnarlo siano i “suoi” oculari. Parimenti un Takahashi d’annata dovrebbe montare gli oculari nati nella sua terra d’origine e trovo altrettanto virtuoso installare dei monocentrici AP su un rifrattore le cui lenti sono state accarezzate da Roland.

Ma nessuna guerra d’elezione può essere portata avanti da chi ha avuto la fortuna di provare quasi tutto, soprattutto dopo essersi accorto che se di differenze si può disquisire all’infinito la visione è ciò che conta e i particolari accessibili ai “top rated” sono i medesimi.

Se si vuole dunque fare alta risoluzione si lascino nella valigetta i multilente (anche se si chiamano Nagler) e si scelgano i piccoli pezzettini di vetro cava-occhi.

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