BARLOW 5x MADE IN CHINA

Anno 2016

OMAGGIO STORICO: PETER BARLOW

Peter Barlow era un matematico e fisico inglese, studiò i fenomeni elettromagnetici e fu professore di matematica alla Royal Military Academy di Woolwich. Oltre a numerosi trattati di matematica si interessò di astronomia e migliorò la costruzione di obiettivi acromatici per telescopi, inventando quella che noi oggi conosciamo come “lente di Barlow”, oltre a molto altro.

 

Descrizione e informazioni liberamente tratte dal web.

Foto non dell'autore.

CONSIDERAZIONI GENERALI

L’approccio all’utilizzo delle lenti ideate da Peter Barlow è molto cambiato nel corso dell’ultimo ventennio.

Nate come duplicatori di focale, le barlow venivano utilizzate in visuale per ovviare alla scarsa diffusione degli oculari a cortissima focale oltre alla loro cronica scomodità di utilizzo.

L’avvento delle camere CCD e derivate in campo fotografico planetario ha però offerto una seconda giovinezza a questi sistemi ottici negativi la cui diffusione si è allargata a macchia d’olio così come la quantità e diversificazione della loro offerta. 1,5x, 1,7x, 1,8x, 2x, 2,2x, 2,5x, 3x, 4x, 5x, 10x, 20x, sistemi variabili tra i 4 e gli 8x, e ancora mille altre… acromatiche, apocromatiche, ai lantanidi, da 1 pollice e 1/4, da 2 pollici, da 3 e fino a 4 pollici (!), e chi più ne ha più ne metta…

Anche i prezzi sono cambiati, lievitando quasi in tutti i casi sino a valori ridicoli che tentano di essere giustificati da qualità fantomatiche e non sempre corrispondenti a verità.

Non credo di essere un esperto tester di sistemi di moltiplicazione di focale poiché tendenzialmente non li amo ma posso parimenti ammettere di possederne molte e molte altre averne usate nel corso degli anni.

Celestron, Vixen, Takahashi, Baader, TeleVue, e via discorrendo si sono avvicendate con una sola vera negativa esperienza relativa alla 2,5x apocromatica che, variamente rimarchiata, gira tra i rivenditori nostrani da anni e continua a non essere un prodotto di qualità pari a quanto viene pubblicizzato.

CORPUS DOMINI

La necessità di una nuova lente di barlow è nata con il desiderio di impiegare il mio newton Takahashi MT-160 per eseguire riprese planetarie in alta risoluzione.

Il campionamento quasi ottimale tra la sua apertura e le caratteristiche delle mie camere CMOS a colori e monocromatica richiedeva l’impiego di una focale di circa cinque metri ottenibile solo con una barlow 5x.

Il mercato non offre tantissimo e quel poco che c’è, definito “apocromatico” e siglato da marchi blasonati, ha prezzi che sono una offesa per qualsiasi persona ben pensante e che cerca di attribuire al denaro il corretto valore.

Così, stanco della speculazione cui assistiamo, mi sono rivolto al mercato reietto di e-bay e ho cercato un prodotto rigorosamente “made in China” che costasse poco e che mi permettesse di tentare la sorte.

Mi sono così accorto della vasta scelta disponibile e, in generale, anche della percepibile bassa qualità ad essa correlata. Ma quando si cerca con calma può anche accadere di trovare risposta ai propri desideri e così è stato. Tra i prezzi medio bassi (riferiti a offerte che partivano dai 5,99 euro !) ho trovato una barlow 5x interessante e apparentemente ben fatta di cui riporto le immagini a corredo dell’annuncio.

Per 20 dollari circa, spese di spedizione comprese, ho acquistato "il pezzo" e ho atteso circa due mesi prima che giungesse alla mia porta portandomi solamente buone notizie.

Il corpo è interamente costruito in metallo, ben rifinito e anodizzato e dotato di tappi e di filetti M42 per l’attacco diretto a vite.

L’oggetto è completamente smontabile ed è sorprendentemente ben fatto tanto che potrebbe essere venduto in una scatolina rigida ben più preziosa di quella di imballo e recare un logo blasonato americano o giapponese senza dare adito a dubbi.

Inserire un oculare da 31,8 millimetri al suo interno offre la piacevole sensazione di minima tolleranza tanto che l’aria esce con un lieve sibilo generando una certa pressione contraria allo scorrimento.

Se le prime impressioni statiche mi avevano favorevolmente impressionato ho rimandato alla prova sul campo il giudizio più importante, quello sulla qualità ottica e centraggio dei suoi elementi.

Mi attendevo perlomeno che fossero stati montati al contrario o che palesassero cromatica residua intollerabile. Così ho montato il mio fidato rifrattore Takahashi FC100N (apocromatico alla fluorite con rapporto focale di F10) e, in una notte di buon seeing, ho eseguito il primo star test.

Allo zenit culminava la brillante Capella a cui ho concesso l’onore della prima luce. Ho rinunciato a qualsivoglia diagonale e installato l’oculare LE da 5mm. per un potere di 200x. Lo star test del Takahashi FC è quanto di più vicino alla perfezione io abbia mai visto (ho avuto modo di dirlo tante volte) e la sera della prova non ha fatto eccezione. Le immagini di intra ed extra focale apparivano identiche e la focalizzazione perfetta. Ma questo lo sapevo, ciò che è avvenuto dopo, invece, è stata una incredibile sorpresa.

Tolto il LE 5mm. ho installato la barlow cinese e un LE 24mm. (stessa serie del 5 mmm.) e ho focheggiato, più volte, cercando quello che mi aspettavo e incapace di trovarlo.

L’immagine appariva del tutto paragonabile alla precedente, senza aberrazioni geometriche e cromatiche rilevabili. Senza aumento di luce diffusa, senza aumento di rugosità e con solo una lievissima percezione cromatica tra gli anelli di diffrazione che ho dovuto però “cercare” passando più volte dalla condizione “senza barlow” per ottenere finalmente una qualche differenza al limite della percezione.

A fuoco, invece, non sono stato capace di ottenere tanto e mi sono arreso alla evidenza di una bontà di progetto ed esecuzione molto alta.

Non pago dell’esperienza con l’apocromatico da 4 pollici ho eseguito un secondo test, qualche sera più tardi, al fuoco del newton MT-160 Takahashi. Soggetto del test è stato un bel Giove ancora alto nel cielo della seconda sera che mi ha regalato immagini bellissime, anche in virtù del buon seeing, e  di cui ho lungamente indagato i fenomeni nuvolosi con la barlow 5x. 

Ho impiegato tempo a comprendere le differenze, quasi inesistenti, tra l’immagine con e senza la barlow cinese. Pari la quantità di dettaglio, anche sui particolari molto fini e a basso contrasto e assente cromatica residua a bordo pianeta. Mi è parso però che l’immagine offerta attraverso la barlow apparisse lievemente più bianca (di un margine che ho fatto molta fatica a discernere) ma soprattutto, come un “uovo di Colombo” che sembrava passare inosservato ai miei occhi intenti a cercare “altro”, ho realizzato che l’immagine offerta dal 24mm e barlow era meno “grande” di quella permessa dal 5mm. singolo. 

Quando l’attenzione è stata finalmente colta da questo non secondario aspetto ho provato a cambiare oculari cercando quello, tra i miei disponibili, che fornisse un ingrandimento paragonabile senza peraltro trovarlo (il 6mm plossl restituiva troppi pochi poteri a confronto).

Avrei dovuto, al limite, notare un ingrandimento maggiore dato che la semplice matematica indicava 200x con il 5mm. e 210 circa nella soluzione barlow 5x e oculare 24mm. mentre stimavo quest’ultimo valore più verosimilmente vicino ai 180/185x per un fattore moltiplicativo reale della barlow di 4,3/4,4x e non dei 5x dichiarati.

Con questa nuova convinzione ho ripreso in esame le prestazioni e il mio occhio ha maturato l’esperienza iniziale andando finalmente ad apprezzare alcune piccole cadute di contrasto nell’immagine con il sistema negativo che però, almeno in prima istanza, passano assolutamente inosservate e tendono ad essere azzerate dalle fluttuazioni anche minime del seeing locale.

Una certa minore saturazione poteva essere avvertita nelle zone polari gioviane e anche una delle bande che dividono queste dalla zona temperata appariva meno staccata dal fondo. Forse anche qualche disegno nei vortici a fianco della GMR faticava un pochino a rendersi netto come nell’immagine con il singolo oculare e un minimo di cromatica riuscivo finalmente ad evidenziarla ma solamente sfruttando l’effetto di parallasse.

A parte dunque l’aspetto dell’ingrandimento apparentemente non conforme al dichiarato, che ha comunque importanza in campo fotografico, le altre differenze, anche dove avevo faticato a scovarle, erano di tale entità da poter essere trascurate in un utilizzo normale lasciandomi con un quesito spinoso a cui dare risposta.

QUALCHE IMMAGINE 

Significative o no vi propongo comunque alcune immagini eseguite usando la barlow cinese 5x oggetto dell’articolo. All’interno delle immagini sono riportati i dati di ripresa e, soprattutto, gli strumenti utilizzati che per diametro si distinguono per schema ottico eterogeneo e diametri sicuramente modesti.

CONCLUSIONI APERTE

Se la barlow 5x (non proprio reali) tra le mie mani è definita acromatica e costa 20 euro con spedizione intercontinentale, dove posso trovare appiglio per giustificare gli oltre 189 euro che la dividono da una PowerMate TeleVue 5x? Forse in quei 0,6x di differenza?

Chissà… forse…

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