Anno 2018
In 1930 We, CARTON OPTICAL INDUSTRIES, LTD., were founded as a wholesaler of spectacle frames in Tokyo, Japan, and then, in 1951 we began importing and exporting various kinds of optical goods as a trading company. In 1964 our own factory was established at the estate of about 14,000 square meters in Saitama so as to manufacture optical goods such as microscopes, binoculars, telescopes, magnifiers and ophthalmic instruments under a registered Carton brand. In 1988 our 100% capitalized factory, Carton Optical (Siam) Co., Ltd. was established in Pathumthani, Thailand to manufacture microscopes, etc., having some 160 employees. Our factory, Carton Optical (Siam) Co., Ltd. was approved to be accordance with ISO 9002 in December 1999, ISO 9001 in March 2001 and ISO 14001 in October 2004 to secure strict control of quality.
Our products have been supplied under not only Carton brand but also OEM through dealers for long years, and we have enjoyed good reputations from customers and users as a reliable manufacturer, supplier and business partner of optical goods. Among others, our microscopes are well-known in educational market such as schools, colleges, universities and laboratories owing to its quality optics, by which we contribute to progress of education and science. In addition, we are receiving a great demand for microscopes from industrial market as well. Our microscopes are utilized for inspection and assembly in manufacturing facilities of electrical appliances and electronic devices such as mobile telephones and personal computers, etc. Even for a long use, our fine optics effect minimization of operators' eye fatigue.
Our motto is Development and Supply of Quality Products to serve customers with satisfaction. Carton Optical Industries, Ltd. will continue striving to be your best supplier.
Ho preferito aprire l’introduzione con le parole ufficiali della CARTON OPTICAL INDUSTRIES, LTD. che però rischiano di non offrire giusto merito alla storia “astronomica” della compagnia che durante gli anni ’70 e soprattutto ’80 si è resa protagonista di quella che è stata l’età dell’oro per l’astronomia amatoriale giapponese.
I prodotti Carton, le cui lenti hanno equipaggiato molti strumenti marchiati da altri (Meade in partenza ad esempio), erano conosciuti per la alta qualità e specifiche interessanti che li hanno resi, anche in ambito giapponese, molto ricercati sia da nuovi che oggi sul mercato “vintage”.
Qui a seguire pubblico uno dei loro cataloghi più belli (anno 1985) i cui prodotti non sono quasi mai arrivati sul nostro mercato mentre hanno conosciuto una notevole fama in patria e sul territorio Statunitense (dove, seppur in quantità limitata, sono stati importati).
Non è sicuramente la flagship della produzione Carton (ricordo a questo proposito il mio primo 102/1300 acquistato usato tantissimo tempo fa quando ero poco più di un ragazzo) ma il MINI-6 ha un fascino tutto suo ed è impossibile non esserne rapiti quando si ha la possibilità di averlo tra le mani.
Fratello corto del 60/420 a f7 Cometmates (a questo proposito un invito a Marco cherubini a vendermi il suo...), il MINI-6 si prefigura come super trasportabile e si fregia di una serie di accessori con cui veniva commercializzato in un packaging pensato principalmente per il viaggio. Custodia morbida, prisma di Porro, supporto da cavalletto fotografico (ma integrabile con la sua montatura equatoriale), cercatore e prolunghe di raccordo per il fuoco con camera fotografica ne fanno un “cerca comete” d’eccezione. E non potrebbe che essere stato così visto che presentato, come altri strumenti appositamente progettati, proprio in occasione del passaggio della cometa di Halley della metà degli anni ’80.
A differenza di alcuni rifrattori di casa Vixen (cito a memoria il 60-S con focale da 300 millimetri, e altri cloni rimarchiati Orion) il Carton MINI-6 era realizzato con componentistica decisamente più robusta e una serie di finiture da telescopio di classe superiore tanto che il suo prezzo era sensibilmente più alto di quello dei concorrenti. Basta però guardarlo per rendersi conto delle differenze. Se si fa eccezione per le manopole del focheggiatore (ben dimensionate ma in plastica, pur di ottima fattura e qualità) il resto è interamente di metallo e le fattezze appaiono sovradimensionate a cominciare dalla cella dell’obiettivo per arrivare alla culla di sostegno, dalle viti del cercatore alla ghiera con serigrafie elegantissime o alla fattezza delle prolunghe.
Il peso ne è una diretta conseguenza facendo segnare 1698 grammi alla bilancia elettronica compresa staffa a passo Vixen.
L’obiettivo frontale è composto da un doppietto di tipo Fraunhofer con spaziatori e trattamento antiriflesso mentre il tubo contiene due diaframmi correttamente dimensionati e ben anneriti.
Molto ben realizzata la cella con ghiere a vite a passo molto fine che esercitano una pressione uniforme sul crown.
Lo strumento è lungo 34 cm con focheggiatore completamente retratto e cm 37,2 alla massima estrazione (a cui eventualmente aggiungere prolughe per ottenere il fuoco senza diagonale).
Come accennato lo strumento si presenta in un astuccio morbido in similpelle a due colori (avorio e blu) rivestito internamente di vellutino. A parte il tubo ottico, a completare la dotazione si trova una culla porta ottica dedicata e la relativa staffa pre-forata (entrambe molto ben realizzate, un cercatore 6x30 con oculare intercambiabile e sistema di messa a fuoco sul barilotto porta ottica, il supporto del cercatore con viti di registrazione e innesto rapido sulla basetta che lo collega al telescopio, tappi di chiusura vari, un oculare R-22, un K-18, un OR-6, un prisma di Porro, e due prolunghe adattatori a vite in diametro da 36,4 mm. e predisposti per accessori da 24,5mm. Infine, accessorio simpatico, un pennello a “pompetta d’aria” per la pulizia delle ottiche.
Superbo nel suo funzionamento e nella precisione delle tolleranze è il focheggiatore con canotto da 36,4 mm. la cui corsa piuttosto breve di 3,2 cm. viene compensata dalle prolunghe dedicate a corredo.
Foto sopra: la dotazione del MINI-6. Nell'immagine manca il prisma di Porro.
In alto: immagine del Carton MINI-6 a fine del "restauro".
Lo strumento è giunto in condizioni meccanicamente valide ma tali da imporre una pulizia accurata e completa. Il doppietto frontale presentava muffe su tutte e quattro le superfici, gli oculari apparivano completamente opacizzati e anche il doppietto cementato del cercatore annaspava in un velo di sporcizia e maculazioni.
Il tubo aveva varie alonature gialle del tempo, i grassi erano induriti, e il prisma di Porro coperto di polvere e con i prismi opacizzati.
L’intervento, certosino fino alla maniacalità, è stato impegnativo ma foriero di soddisfazione.
Ho cominciato a smontare il doppietto frontale e la cella con i suoi vari o-ring e spaziatori (la cella è ben fatta e solidissima) e provveduto ad una pulizia delle ottiche che sono tornate pari al nuovo. Ho anche segnato il fianco delle lenti, che mancava, così da ritrovare la corretta posizione reciproca in caso di nuovi interventi.
Il tubo e il paraluce hanno subito un analogo trattamento che ha lentamente rimosso ed eliminato le alonature e i segni gialli del tempo. Pari opera ha richiesto il focheggiatore (incredibilmente ben fatto e con uno scorrimento esemplare senza nessun gioco, quasi fosse un TeleVue).
Anche i diaframmi e l’interno del tubo principale sono stati ripuliti e asciugati ad aria compressa così come il tubo del cercatore (che contiene un diaframma a lama di coltello) e tutta la “viteria” varia.
Una volta rimontato, lo strumento appariva come un oggetto da vetrina: bellissimo ed estremamente ben costruito e rifinito.
Gli oculari (un Ramsden 22 per il cercatore, e un K18 e OR-6 per lo strumento principale) hanno richiesto altro tempo e lo smontaggio integrale per ottenere un livello di pulizia completo.
Nella carrellata di immagini soprastanti vengono ritratte le parti costituenti il
telescopio prima e dopo la pulizia eseguita. Come è facile constatare l'opera di rinnovamento ha sortito effetti notevoli sia sulle parti meccaniche che ottiche.
Ho giocato un poco con il piccolo Carton prima di installarlo sulla montatura per il primo test ottico sul cielo.
La prima (e unica) delusione è giunta dalla impossibilità di andare a fuoco con un diagonale e oculari da 31,8 millimetri e così ho cambiato treno ottico e ho impiegato la serie MC Takahashi orthoscopica e il diagonale da 0,965” dedicato.
Il OR-25 offre il modesto ingrandimento di 14,5x e un campo piuttosto corretto fino ad almeno 2/3 oltre i quali si palesa una certa curvatura di campo che, invece, affligge in modo quasi impercettibile il OR-18 (20 ingrandimenti). Con questo oculare le immagini sono bellissime su tutto il campo inquadrato.
Desideroso di saggiare le caratteristiche ottiche del doppietto Carton ho rivolto l’attenzione a Capella con l’oculare OR-4 che offre il potere di 90x (il massimo consentito dal mio set senza impiego di barlow).
La focalizzazione si è subito dimostrata eccellente con un disco di Airy preciso e un primo anello di diffrazione piuttosto debole. E’ invece emersa una parte di spettro rosso non totalmente focalizzata che attornia con la sua dominante le stelle di prima grandezza.
L’analisi delle immagini fuori fuoco ha denunciato un’ottica piuttosto ben corretta e lucidata con l’intrafocale che mostra gli anelli di Fresnel in modo leggermente più pulito che in extra focale. Ben evidenti le dominanti di verde e magenta invertite da una parte all’altra del fuoco secondo la logica corretta di un doppietto acromatico aperto a f6. L’aberrazione cromatica, pur ben visibile fuori fuoco, si riduce però a valori insignificanti di blu nel punto di fuoco mentre sembra essere meno corretta la radiazione rossa.
Lo star test ha comunque offerto risultati veramente ottimi tanto che le osservazioni delle stelle doppie effettuate mi hanno ampiamente soddisfatto.
Nella foto sopra le immagini di intra ed extra focale e a fuoco, ottenute con smartphone in proiezione di oculare e metodo afocale. Purtroppo tale procedura ha reso le immagini molto meno pulite di come invece appaiono all'osservazione visuale.
Con i poteri relativamente bassi a disposizione non ho potuto andare a caccia di doppie troppo strette e così mi sono accontentato di fare un giro nella Cintura di Orione come primo approccio. La fulgida Alnitak, le cui componenti brillano di magnitudine 1,9 e 3,7, si è mostrata distintamente doppia con una immagine piccola ma molto ben definita. La separazione attuale di 2,18” avrebbe tratto giovamento ingrandimenti maggiori dei 90x disponibili ma il duo si è mostrato comunque in modo convincente.
Molto più larga e appariscente si è annunciata Castore, che a 90 ingrandimenti è una coppia di lontani fari di automobile circondati da un debole anellino di diffrazione (dati attuali, marzo 2018: magnitudine primaria e secondaria pari 1,93 e 2,97 rispettivamente, separazione di 5,2” circa).
Sono invece riuscito solo a tratti a scorgere la compagna di Theta Aurigae che si sarebbe probabilmente resa più visibile a maggiori poteri (almeno 120/130x) e con un cielo meno chiaro.
L’osservazione del nostro satellite naturale è, non mi stanco mai di ripeterlo, sempre affascinante. Anche attraverso un piccolo e semplice cercatore 6x30 la Luna è bella, ricca, romantica e mai noiosa.
Il Carton MINI-6, pur nella limitatezza dei suoi 60 millimetri di apertura, ne offre una immagine stupenda e molto contrastata con un cromatismo residuo obiettivamente così marginale da risultare ben poco visibile.
Ho cominciato proprio con l’indagare il bordo lunare, sia nella parte del lembo esterno che in quella del terminatore, per valutare il residuo di aberrazione cromatica tanto caro agli astrofili, riscontarndo un contenimento insperato della aberrazione tanto da non farmi immaginare ad un acromatico f 6 nativo (benché i suoi soli 60 millimetri di apertura in questo caso aiutano molto).
Dopo aver goduto delle belle immagini basso potere e poi al rialzo fino ai 90 ingrandimenti mi rimaneva però un poco di amaro in bocca per non aver potuto usare poteri maggiori e così, armato di buona volontà, ho tolto il diagonale da 0,965” e inserito il porta oculari da un pollice e un quarto con le prolunghe necessarie e l’oculare Takahashi LE da 2,8mm. Seduto a terra a gambe incrociate ho potuto così beneficiare di un ingrandimento di circa 128x (più ragionevole e “corposo”) scoprendo con entusiasmo che avrei sicuramente potuto salire ancora. L’immagine si manteneva molto contrastata, pulita e con maggiori dettagli (o micro-dettagli) visibili. Il calo di luminosità appariva modesto e l’insieme più piacevole ancora.
Le ottiche avrebbero retto ancora qualche decina di ingrandimenti senza “rompere l’immagine” ma probabilmente il suolo selenico sarebbe apparso meno luminoso e avrei perso in gradevolezza. Inoltre, dato il potere risolutore teorico del MINI-6, i circa 120x offerti rappresentano il potere a cui si può sperare di vedere "tutto ciò che l'ottica è in grado di separare e mostrare".
Servirebbe quindi un oculare OR da 3mm. o da 2,8 (possibilmente il Takahashi MC ORTHO 2,8) che permetta di godere di questi poteri utilissimi non solo per l’osservazione lunare ma anche e soprattutto dei sistemi multipli impiegando un comodo diagonale da 24,5 mm.
In una sera di ottimo seeing ho sfoderato una vecchia barlow 2x da 24,5mm., quelle lunghe vintage che operano estremamente bene pur essendo solo dei doppietti acromatici. Con la barlow non è ovviamente possibile usare diagonali ma la visione della Luna in "diretta", con l'oculare MC 4mm. beneficia del ragguardevole potere di circa 180x che incredibilmente vengono tollerati senza difficoltà dal Carton Mini-6.
La focalizzazione richiede un minimo di perizia e delicatezza ma è inequivocabilmente contrastata e pulita. La luminosità, contrariamente alle mie paure, rimane più che accettabile ed è possibile indagare alcune delle rimae principali.
Nonostante il MINI-6 non nasca come telescopio di ripresa in alta risoluzione, la sera del 22 aprile 2018 ho scattato qualche immagine (stacking di filmato) alla Luna. Per ottenere un minimo di risoluzione e non eccedere nel sottocampionamento ho interposto una barlow cinese 5x (che in realtà equivale a circa 4x) rigorosamente acromatica (la barlow è stata acquistata su Amazon al prezzo di circa 15 euro o poco più se non erro). Nessun filtro, che avrebbe aiutato non poco il risultato finale, è stato impiegato e nonostante questo l'effetto è gradevole e soddisfacente. Nelle due immagini a seguire i primi risultati.
Poiché la focale dello strumento resta purtroppo limitata ho, per semplice prova e gioco, esagerato con il treno ottico inserendo in sequenza ben 2 barlow di fattura cinese, strettamente acromatiche (e si vede) da 4x e 2x e registrato un paio di filmati su una regione centrale e una al lembo esterno del nostro satellite. La solita camera IMX-224 priva di filtri ha fatto "miracoli" generando immagini che, per quanto non certo di rilievo, restano ancora accettabilmente godibili soprattutto in relazione alle caratteristiche dello strumento. Nelle due immagini sottostanti si possono vedere i risultati.
Pur non disponendo al momento del test di un cielo di alta montagna scuro e terso ho voluto valutare l’ampiezza del campo corretto usando alcune stelle di primaria grandezza, alcune di magnitudine bassa (intorno alla 6°) e infine l’ammasso delle Pleiadi.
Va innanzitutto detto che la correzione dell’immagine restituita all’oculare dipende ovviamente molto dal tipo di oculare utilizzato. Il Kellner 18 mm in dotazione, che esibisce una immagine pilota e contrastata a centro campo, introduce una ampia aberrazione geometrica man mano che ci si avvicina al field stop tanto che le stelle cominciano a non essere più puntiformi già a partire da 2/5 del campo inquadrato (valutazione ottimistica). I 20 ingrandimenti permessi, che abbracciano un campo reale di 2,25° (su un FOV di 45° circa di progetto) appaiono corretti per non più di 1,2°-1,3° reali circa. Molto diversa la situazione offerta da un otoscopico di alto livello come il MC ORTHO Takahashi che risulta quai interamente spianato per tutti i suoi 42° di FOV offrendo un campo di quasi 2° realmente privo di aberrazioni geometriche (valore che riduco ad 1,8° circa per sicurezza).
Aumentando gli ingrandimenti le cose migliorano tanto che il MC ORTHO Takahashi da 12,5 millimetri (potere di 29x e campo di 1,44°) risulta corretto fino al field stop offrendo una visione dei campi stellari molto pulita e contrastata.
Non avendo a disposizione sufficiente front focus (termine coniato al momento per descrivere il punto di minima estrazione del focheggiatore) impiegando diagonali da 31,8mm non ho avuto possibilità di utilizzare oculari grandangolari standard e non posso quindi esprimermi sulla loro resa.
Sopra: immagine di M45 (ammasso delle Pleiadi) ritratto con metodo afocale in proiezione di oculare OR da 18 mm. su uno smartphone Huawei P8. Esposizione
di 4 secondi dal cielo Milanese - contrasto aumentato in fase successiva.
Nonostante il cielo di Milano che azzera qualsiasi velleità di osservazione degli oggetti del cielo profondo devo ammettere che la visione delle luminose ed estese Pleiadi, ammasso aperto a cui è attribuito il numero 45 del catalogo di Messier, è stata piacevolissima con stelle fini sul fondo grigio quasi scuro del cielo. L’ammasso risulta interamente e abbondantemente inquadrato con l’ortoscopico da 18 millimetri e mi ha così tanto deliziato da suggerirmi di riprenderne una immagine con lo smartphone. Le distorsioni dovute all’obiettivo del telefono e la non perfetta coincidenza degli assi ottici hanno introdotto del cromatismo laterale notevole (che non esiste in realtà all'oculare) ma il risultato è comunque affascinante pur nella sua umiltà.
Ho esposto per 4 secondi ad un ISO equivalente di 800 e poi aumentato un poco il contrasto generale per uniformare il fondo cielo.
Date le sue caratteristiche meccaniche il Carton MINI-6 si presta bene ad essere un piccolo astrografo itinerante. Avendo nel cassetto una DSLR Canon 1000D completa di tutto l’occorrente (anello T2, raccordi, scatto remoto elettronico) ho ben pensato di mettere alla prova il piccolo rifrattore acromatico. Poiché mi mancava un raccordo riduttore "da filetto T2 a diametro da 31,8 mm." l'ho acquistato on line, pluripremiata ditta Seben, alla modica cifra di 17 euro (completo tra l'altro di prolunga per proiezione di focale - foto sotto) quando presso i rivenditori costa due volte tanto...
Nelle foto sopra e sotto il piccolo MINI-6 corredato di macchina fotografica DSLR
La prima prova a cui ho sottoposto il sistema è un grossolano test di illuminazione del campo. Il sensore della Canon risente ovviamente delle restrizioni imposte dai raccordi da un pollice e un quarto e una certa vignettatura è scontata. I trucchi da “vecchia volpe” suggeriti dall’amico Marco Cherubini (un incredibile caso di quasi omonimia che il destino mi ha fatto incontrare) mi hanno permesso di ottenere una immagine accettabilmente verosimile dell’illuminazione del campo inquadrato.
L'immagine sopra evidenzia (è ovviamente esasperato con PS il fenomeno di vignettatura) in modo piuttosto chiaro il gradiente luminoso che affligge il sistema Canon EOS 1000-D e telescopio, in parte per l'incapacità intrinseca del Carton di illuminare in modo assolutamente "piatto" il sensore, in parte a causa del "collo di bottiglia" imposto dai raccordi da 31,8 millimetri. A Tale proposito ricordo che, volendo migliorare un pochino questo aspetto è possibile sfruttare interamente i 36,4 millimetri del focheggiatore usando un raccordo ad "hoc".
Se meccanicamente il Carton non presta fianco a critiche e mi ha più che soddisfatto dal punto di vista visuale, la fotografia astronomica a lunga posa è affare ben più complicato. Non è detto che una buona ottica visuale si comporti bene in campo fotografico e altrettanto si può dire per il contrario. A questo si deve poi aggiungere una intrinseca limitatezza della camera di ripresa, nel mio caso una vecchia DSLR Canon 1000d (una APS-C con range limitato di ISO, da 100 a 1600, ma soprattutto con un rumore molto alto creato dal sensore già oltre i 400 ISO tanto d arendere sconsigliabile l'uso dei 1600 e imponendo forti restrizioni anche alla sensibilità di 800 ISO).
Benché quello eseguito non possa definirsi un vero test fotografico ho voluto comunque valutare la correzione del campo inquadrato dal Carton MINI-6 e ripreso dalla DSLR (ricordo a tale proposito che il sensore della mia vecchia Canon appartiene alla schiera degli APS-C con dimensioni da 14,8 x 22,2 millimetri per complessivi 10 milioni e poco più pixel).
Raccordata al Carton con un riduttore T2/31,8 mm e operante al fuoco diretto, quindi con focale di 360 millimetri, ho ripreso con la EOS 1000D il campo stellare centrato sulla stella Regolo (Alpha Leonis) da Milano, posa di 30 secondi non guidata in condizioni di inquinamento luminoso elevato e trasparenza del cielo molto bassa. La prova è inoltre stata fatta con ancora parziale residuo della illuminazione diurna.
Il test, eseguito con la sensibilità impostata sui 100 ISO per non andare a saturazione del fondo, aveva come scopo principale delimitare la porzione di campo esente o quasi da curvatura di campo e quindi realmente fruibile in campo fotografico.
Nelle immagini sottostanti riporto lo scatto a pieno campo, un ingrandimento della zona centrata su Regolo (grossomodo al centro del campo) e tre zone ai margini (sinistro, destro e superiore sinistro) con ingrandimento digitale di circa 20x rispetto all’immagine iniziale. Le foto (a parte per gli ingrandimenti) non sono state elaborate in NESSUN modo.
Sopra: immagine completa del campo stellare intorno a Regolo. Foto scattata da Milano con inquinamento luminoso altissimo e bassa trasparenza. 30 secondi di posa con sensibilità nominale impostata su 100 ISO. Sotto: vista della Canon EOS 1000D. Foto non dell'autore.
Sotto: panoramica della foto eseguita con i riquadri corrispondenti alle zone ingrandite 10x.
Foto sopra: ingrandimento 10x della regione centrata sulla stella Regolo.
Sotto: ingrandimento 10x del lato sinistro del fotogramma
Foto sopra: ingrandimento 10x del lato destro del fotogramma.
Sotto: ingrandimento 10x dell'angolo in alto a sinistra del fotogramma
Foto sotto: istogramma dello scatto analizzato nelle immagini precedenti
Da quanto emerso appare accettabile considerare un campo di buona risoluzione pari ad un cerchio di quasi 15 millimetri di diametro sul sensore. oltre questo limite comincia a farsi sentire la curvatura di campo che è però tutto sommato non eccessiva considerando sia la tipologia di obiettivo che l’elevato ingrandimento applicato per mostrarla.
E’ però già convincente, quantomeno per applicazioni “friendly”, un campo di piena usabilità pari ad una circonferenza di almeno 13/14mm. sul sensore che, unito alla corta focale nativa del MINI-6, permette di inquadrare una porzione piuttosto estesa di cielo.
Le prime vere “fotografie” sono state scattate la sera del 1 giugno 2018 sotto il cielo molto inquinato di Milano.
Mi sono messo a contare le stelle che riuscivo a scorgere in cielo ad occhio nudo e mi sono fermato a 18 (un numero impressionantemente basso) contenute nella porzione di cielo consentita dagli alberi ad alto fusto che circondano casa mia.
Il “velo” lattiginoso si mostrava spesso ma ho comunque scattato qualche fotografia usando la Canon EOS 1000D non modificata impostata sui 400 ISO per limitare il rumore del sensore. Mi sono concesso pose da soli 20 secondi e ne ho raccolte 25 di M13 e 15 del “duo” di galassie dell’Orsa Maggiore, M81 e M82.
Si tratta di valori di integrazione bassissimi ma la velleità non era quella di ottenere immagini di rilievo (cosa impossibile) ma vedere il tipo di resa e comprendere i limiti del sistema CARTON MINI-6 e CANON EOS 1000D.
Non ho inoltre ripreso né fotogrammi di “flat” né di “dark” e ho elaborato uno stacking semplificato con Deep Sky Stacker passando poi a Photoshop il file TIF risultante. Ho scelto una elaborazione estremamente morbida volta più che altro a restituire una immagine “visuale” degli oggetti.
Nelle fotografie sopra (non dell'autore ma prese dal web giapponese) un Carton MINI-6 in versione gialla (ve ne era anche una NERA e una BORDAUX) completo di montatura originale (versione MINI-6 EX "field equatoriale").
E’ sempre difficile disegnare una linea netta e sommare gli addendi quando questi sono frutto di esperienza, gusti, e una visione personale dell’astronomia amatoriale votata soprattutto nel mio caso alla godibilità degli strumenti.
Con una spesa compresa tra i quattrocento e i seicento euro oggi si può comprare un rifrattore 60/360 con elemento ottico in FPL-53 e provenienza orientale (poi bellamente rimarchiato).
Rispetto al Carton MINI-6 un simile moderno telescopio ha il vantaggio di un contenimento maggiore dell’aberrazione cromatica (pur non essendo totalmente “apo”) e un focheggiatore da 2 pollici per una propensione alla fotografia a largo campo decisamente maggiore. Sono inoltre disponibili correttori e spianatori ad "hoc".
Il “nostro” Carton costa, ammesso di riuscirlo a trovare e importare, una cifra prossima ai 300 euro ma offre, in più, un cercatore ben fatto, un prisma di porro, un paio di prolunghe e altrettanti oculari, una borsetta bellissima e molto vintage di trasporto e, mi si permetta, un focheggiatore che è superiore dal punto di vista meccanico (soprattutto nel suo utilizzo "nel tempo") benché meno "scenografico".
E’ ovviamente uno strumento per gli amanti del vintage molto ben fatto e ancora capace di prestazioni ottiche di rispetto, con una lavorazione delle lenti di alto livello e una estetica che i moderni cinesi, pur rifiniti egregiamente, non possono eguagliare.
La sua ricerca e possibile acquisto resta ad appannaggio di tutti coloro che amano l’oggetto in sé, la sua particolarità, e il fascino che esprime.
Per tutti gli altri ci sono i moderni “ED”, che vanno altrettanto bene, sono cromaticamente più corretti, e che strizzano con decisione l’occhio agli astrofotografi itineranti del cielo profondo.