MEADE 8 pollici LX-10 SC

Articolo di IGOR CAPELLI - Anno 2020

INTRODUZIONE

Quando si parla della Meade (Meade Instruments Corporation), a chi come il sottoscritto ha vissuto in pieno l’astronomia amatoriale della seconda parte degli anni 90, non può che rievocare nelle memorie di gioventù, quello che hanno rappresentato nei nostri sogni i famosi Schmidt Cassegrain della nota ditta californiana.

La serie LX, da sempre contraddistinta da quei tubi blu di generoso diametro e treppiedi in acciaio cromato di generose sezioni, che conferivano un aspetto monolitico agli strumenti. Si parla di un epoca in cui molte aziende produttrici di telescopi avevano come strumenti di punta aperture da 200mm, la serie LX era molto ambiziosa, partiva dai 203mm passando dal 254, 305 per arrivare al possente 406mm della serie lx200. Certamente gli strumenti LX esercitavano un fascino indiscusso tra gli amatori, contrastato in parte, dalla rivale Celestron. 

Il Meade LX10, telescopio entry level della serie LX del test in oggetto, ha sostanzialmente chiuso l’epoca delle montature a forcella sprovviste di GOTO per i puntamenti dei corpi celesti, sicuramente anche sua sfortuna commerciale in quanto trovatosi a cavallo di un periodo di forte evoluzione del mercato. Il Meade LX10 in compenso resta un telescopio molto godibile, si possono ritrovare i crismi della serie LX, il telescopio in oggetto risulta essere un leggero restyling del Meade 2080 degli anni 80, di fatto ne ricalca pressoché ogni dettaglio estetico. 

Il” piccolo ed economico” di casa Meade nei primi anni del 2000, veniva proposto a circa 2500 euro, con altri 300 si poteva acquistare il pacchetto comprensivo di pulsantiera per fare correzioni sui 2 assi, motore Dec, e cercatore 8x50, aggiungendo uno stipendio da comune mortale si sarebbe potuto accedere al computer passivio magellan 1. Insomma, anche con il piccolo di casa Meade, non mancavano grandi sogni e promesse.  

Dopo essermi perso in un introduzione dettata un po’ dal sentimento verso la Meade, passiamo a una descrizione più tecnica dell’ S-C in questione; classica ottica da 8 pollici con trattamento EMC sulla lastra correttrice, specchio sovradimensionato a 209,6mm e apertura libera della lastra correttrice di 203mm nel classico rapporto focale di F10, proposto con il suo piccolo cercatore 6x30 di serie. Montatura equatoriale LX10 a forcella motorizzata in AR, dotata di cuscinetti in nylon in Dec e 2 a sfera sull’asse di Ar. Materiali costruttivi impiegati identici ai fratelli degli “allestimenti” LX superiori, queste le caratteristiche tecniche principali del telescopio.

Sopra: vista generale dello strumento. Sotto: primo piano del pannello di controllo LX-10.

CONSIDERAZIONI, TEST E OSSERVAZIONI

Parlare di uno strumento in fin dei conti anacronistico non è poi cosa del tutto semplice, considerando anche le innumerevoli recensioni su questi strumenti facilmente reperibili sul web. Credo sia giusto partire con il dire che gli S-C su queste semplici montature a forcella, sia comunque limitati a determinati campi di applicazione. Nell’utilizzo visuale, che sia deep sky e hi-res, in fin dei conti la stabilità e la precisione meccanica della montatura risulta adeguata per farne un buon utilizzo, per applicazioni fotografiche ritengo ci si debba limitare a fotografie in parallelo e hi-res planetario, compi dove ancora lo strumento è in grado di lavorare accettabilmente bene. Per quanto riguarda il deep sky al fuoco diretto, anche se a livello teorico sarebbe possibile, ovviamente guidando manualmente lo strumento, mi sento vivamente di sconsigliare tale applicazione, sarebbe fatta un po’ per gioco al prezzo di lottare contro mille problemi tecnici. Gestire  2 metri di focale in lunghe esposizioni non è cosa semplice, figuriamoci con una montatura certamente non di primo ordine..  Sicuramente con gli S-C è possibile ottenere risultati di rilievo nella fotografia deep sky, ma è essenziale lavorare con una montatura di  buon livello.

L’LX 10 oggetto del test ha fornito star test di buon livello, la forma leggermente poligonale dell’anello esterno ritengo sia imputabile al seeing della serata delle riprese. Il rinforzo del primo anello in intrafocale insieme all’ombra del secondario leggermente più grande denunciano una leggera traccia di aberrazione sferica. A tal proposito penso sia da tenere in considerazione che la sferica negli S-C possa aumentare o diminuire al variare del piano focale, visto che lo si ottiene mediante lo spostamento dello specchio primario.

Sopra: immagine in INTRAFOCALE. Sotto: immagine in EXTRAFOCALE.

Dopo queste brevi considerazioni sui limiti del supporto equatoriale e lo star test, passiamo a una descrizione di cosa ha avuto modo di mostrare il Meade LX10 durante le osservazioni

la Luna è sempre uno spettacolo. Utilizzando un Meade plossl serie 3000 da 25mm (80x) abbinato a un filtro ND, le immagini panoramiche offerte son risultate molto incise e ricche di dettagli, innegabile però il desiderio di salire di ingrandimenti. Passando ad osservare con poteri intorno ai 160x offerti dall’oculare super plossl serie  4000 da 12,4mm, i dettagli prima poco evidenti si palesano meglio, comparendone di nuovi. Raramente è possibile sfruttare ingrandimento  nell’ordine dei 300/400x (nel mio caso offerto da un Vixen LV da 6mm), le rare volte che la turbolenza atmosferica ve lo consentirà sarà quasi come sorvolare la superficie selenica.   

Giove, già a 80x, l’immagine seppur piccola è risultata ben dettagliata, le 2 bande equatoriali e in genere 3 o 4 bande temperate son ben visibili e apprezzabili. passando a 160x restano visibili i dettagli di prima evidenziandone ulteriori sottostrutture. Giove purtroppo mal digerisce ingrandimenti elevati, per via del suo scarso contrasto.

Saturno andiamo al sodo, a 333x saturno si fa imponente, la divisione di cassini di cassini è continua e ben definita, a tratti distinguibile l’anello c. sul globo risultano di facile apprezzamento tenui bande e la regione polare.

Marte, a 333x i chiaroscuri superficiali delle sue tempeste di sabbia e la calotta polare sono facilmente osservabili, quando si trova in opposizione la sua visione è davvero affascinante anche a ingrandimenti inferiori. Il pianeta rosso  non offre molti dettagli superficiali, ma in fin dei conti per aspetti storici resta a mio avviso il pianeta forse più affascinante da osservare.

Gli ammassi globulari sono un ottimo terreno sul quale far lavorare un S-C, molti di questi oggetti offrono immagini ben risolte e con una scala d’immagine che occupa buona parte dell’oculare, conferendone una visione molto immersiva.

Nell’osservazione delle stelle doppie far lavorare a pieno regime un S-C  è cosa abbastanza rara, teoricamente sarebbe in grado di fornire immagini di rilievo, ma nella pratica, portarlo a sfruttare il suo potere risolutivo di 0,56 secondi d’arco sarà cosa molto rara. Di contro si può dire che sarà piacevole osservare doppie strette e bilanciate, come anche stelle doppie e multiple larghe, quest’ultime a bassi ingrandimenti faranno ben apprezzare la saturazione dei colori

Volgo al termine di questi esempi osservativi, ricordando che un telescopio S-C può certamente dare buone, se non ottime prestazioni, questi buoni risultati si ottengono se lo strumento lavora in condizioni ottimali. In caso contrario, un drastico decadimento delle prestazioni ottiche è garantito.   

Alcune fotografie realizzate in semplicità e con poche pretese con il Meade LX10 in configurazione originale, mediante reflex e webcam.

Sopra: l'ammasso globulare M13 in Ercole. Sotto: la grande nebulosa di Orione, M42.

Sopra: la galassia M104. Sotto: il pianeta Marte.

CONSIDERAZIONI DI FONDO

Sicuramente questi S.C su forcella restano ancora oggi validi strumenti per l’osservazione visuale e fotografia hi res. Nel mercato dell’usato si trova un po’ di tutto: strumenti intonsi, super accessoriati, così come anche telescopi manomessi,  versioni “ottimizzate” facendone perdere l’originalità, o peggio malconci. Trovare un modello in buono stato, che sia di casa Meade o Celestron, magari completo di pulsantiera, motore Dec e qualche buon oculare, al giusto prezzo potrebbe essere una buona occasione. In fin dei conti vi portereste a casa uno Schmidt Cassegrain da 200mm completo di montatura e accessori a cifre nell’ordine dei 600 - 800 euro, che non rappresentano un gran sacrificio economico per i più, la variabilità del prezzo dell’usato la si più accettare entro certi limiti a seconda delle condizioni dello strumento e gli accessori con i quali viene proposto; buone occasioni o “fregature” da valutare singolarmente. Tenendo sempre a mente le limitazioni della montatura e pregi/difetti ottici e meccanici del progetto ottico.

CONCLUSIONI

A cura di Paolo Casarini - Cherubino

L’articolo di Igor è stato riportato senza modifiche e integrazioni nel rispetto sia delle sue impressioni che della volontà espositiva.

Indubbiamente ancora oggi uno strumento come quello dello scritto appare utile e possibile compagno di molte notti osservative.

Come sottolineato da Igor, le applicazioni fotografiche di un LX10 sono limitate sia per via di una meccanica inadatta a gestire la precisione e le caratteristiche dei sensori moderni che per via di una focale e un rapporto di apertura che molto male si sposano ad un utilizzo deep sky, mentre su soggetti planetari il “vecchio LX10” può ancora dire la sua.

Le immagini planetarie di Igor sono poco incise, probabilmente a causa dell’impiego di una webcam con caratteristiche prestazionali limitate, ma possono essere notevolmente migliorate con l’impiego di c-mos veloci e sensibili moderni del costo di pochissime centinaia di euro.

Avendo posseduto uno di questi strumenti (o meglio il primo 2080 da cui il LX-10 è derivato in modo quasi completo) posso confermare le impressioni di Igor e consigliarne tiepidamente l’acquisto solamente se si ha occasione di trovare un esemplare perfettamente mantenuto e dal costo ridotto.

Può essere l’occasione per il neofita di entrare nel mondo della astronomia amatoriale con un telescopio potente che richiede però molta pazienza (assenza di sistemi goto e solitamente anche di correzioni elettriche in declinazione). Nella ricerca degli oggetti celesti diventa obbligatorio lavorare con la tecnica dello star-hopping che impone un "andamento lento" alle serate osservative e sovente anche alcune difficoltà sconosciute o quasi al popolo dei "go-to systems"

Ci potete contattare a:

diglit@tiscali.it

oppure usare il modulo online.

n° di accessi al sito dal 10/4/2013

 

 

 

 

 

 

 

 

Stampa | Mappa del sito
© ARCHITETTO PAOLO CASARINI