FATTI E MISFATTI - parte 1

Ottobre 2019

Introduzione:

Se un articolo di “fondo” ha come fine quello di offrire un punto di vista generale e con taglio critico-culturale ad una situazione, oggi ritengo non sia più possibile sorvolare su alcune storture della nostra comune passione.

Ne affrontiamo solo alcune, senza pretesa di essere esaustivi. I “facts” raccontati, in modo impersonale affinché nessuno si senta alla gogna (se non sprofondatovi dalla propria coscienza), rappresentano una piccola selezione di quanto è sotto gli occhi di tutti. Con oggi si apre, pentola senza coperchio, il calderone di “FATTI E MISFATTI

EQ6 e compagne

Poiché la montatura SkyWatcher EQ6 ha rappresentato, sin dai suoi esordi, una svolta nella vita di molti astrofili, ritengo di doverle dedicare alcune attenzioni e facts sparsi.

 

Un tizio decide di vendere una montatura EQ6 datata, versione nera, roba del pleistocene, e in sé l’annuncio rispecchia ogni logica di buon senso e anche il prezzo richiesto appare congruo al mercato attuale. 

Ora sappiamo bene che una EQ6 regge la metà del carico utile dichiarato e difficilmente è in grado di supportare convenientemente strumenti con un peso superiore ai 12/13 kg. 

All’annuncio risponde altro tizio chiedendo se la montatura sia adatta a supportare un Celestron C14 (peso di oltre 22 kg e focale da 4 metri) per operare in alta risoluzione…

 

La EQ6 (povera montatura che è stata panacea di molti astrofili con pochi quattrini e grandi velleità - io ne ho una e non me ne vergogno) è sovente al centro di idilliache leggende da astrofili benpensanti.

Tra questi c’è chi è riuscito a dichiarare di installarci e utilizzarci con profitto rifrattori da oltre 240 cm. di lunghezza con un braccio di leva da mettere in crisi montature del calibro di una Losmandy Titan e similari). 

Del resto, se la EQ6 porta qualsiasi cosa, chi non ricorda quel pazzoide che tanti anni fa, agli star party, si presentava sempre con una montatura Great Polaris Vixen con in groppa strumenti come il C11 o il C14 o anche il vecchio Meade 178ED F9 apocromatico?

“Tanto la GP porta qualsiasi cosa! Mica si spezza, vedi?! E’ tutta questione di treppiedi, basta fargliene uno bello solido!”. E forse aveva ragione, del resto la buona Great Polaris non si è mai spezzata in due, effettivamente.

 

A questo delirio di onnipotenza non sfuggono ovviamente nemmeno altre montature, esemplari sono le GE600 AP caricate (con soddisfazione) con strumenti a rifrazione da 3 metri di focale, oppure la brava EQ8 su cui alcuni astrofili montano dobson modificati da 40 cm. a f5 assicurando che l’insieme sia “stabilissimo”.

Nemmeno le “piccole portatili” sfuggono alla iperbole. Eccezionale l’annuncio di vendita di una IEQ30 Ioptron a cui qualcuno risponde chiedendo se possa andare bene per sorreggere un Celestron C11 quando è risaputo che la IEQ30 giunge al suo massimo di tollerabilità con rifrattori da 10 cm. e f9 e risulta assolutamente inadeguata per gli f10 di pari apertura (test eseguiti personalmente dallo scrivente).

Prestazioni "strepitose"

Buona parte del “succoso” risiede però in altro tipo di inserzione, votata più che altro allo sfruttamento di miti popolari. Si cerca di vendere a cifre esorbitanti strumenti con diametro da pochi cm. proponendoli come cecchini da alta risoluzione (tra questi il “magico” Vixen 70FL e alcuni banalissimi rifrattori giapponesi acromatici fanno la parte del leone). Sembra che ci sia qualche ingenuo che crede sia un affare comprare un vecchio rifrattore apocromatico da 7 cm. a oltre 1000 euro, cosa che potrebbe avere forse anche un senso in ambito puramente collezionistico ma certo non da quello prestazionale per operare in alta risoluzione.

Il venditore afferma trattarsi del meglio del meglio del meglio. In calce all'annuncio un primo commento esterno giunge a sostenerne la tesi e a cercare di convincerlo a non vendere un simile gioiello. Il secondo commento si rammarica di non poterselo permettere altrimenti lo comprerebbe al volo data l’offerta irripetibile. Poi giunge ulteriore commento che afferma che la versione da 10 cm. sia superiore (e nessuno compra).

Potrei citarne a decine ma quella sopra è emblematica: il 70mm è incredibile, ma il 102mm è migliore (scopertona!). Il 70 millimetri resta invenduto, un affare incredibile... sfuma.

Tra la baluginante nebbia del ricordo mi sovviene anche il geniale confronto di qualche anno fa tra una 70, un 78 e un 80 mm. giapponesi alla fluorite. Bello e quasi affascinante, per carità, ma nel leggere le affermazioni contenutevi verrebbe da pensare che l’acquisto di un 20 cm. (di qualsiasi tipo) sia un atto puramente masochistico.

Altre volte ci si imbatte in citate prestazioni eccezionali di qualche 60 mm. a lungo fuoco capace di “restituire immagini uguali a quelle dei libri stampati di inizio secolo scorso” (cito fedelmente). La cosa è assolutamente vera tra l’altro. Il problema è che, a fronte di questo vengono richieste cifre di diverse centinaia di euro per un traballante pistolotto con focheggiatore appena passabile. Ma nessuno sa che un qualunque 6 cm. a f15 dal costo di 50 euro fa esattamente lo stesso?

Se però nell’annuncio si cita il magico mantra “Dai-Ichi-Kogaku” diventa lecito dire qualsiasi cosa che passa per la testa pur di vendere un vecchio piccolo “giocattolo” come oro tempestato di diamanti.

Mirabolante anche l’annuncio di un genialoide che ha scritto decine di righe denigrando ogni tipo di strumento blasonato dall’alto della sua (immagino) eccezionale esperienza per poi concludere con la solita ciliegina sulla torta del ”invece il mio è… (perfetto)”.

In sintesi (si potrebbe continuare per ore ma il fatto minerebbe la logica dell’articolo) si rileva l’esistenza di una quantità di strumenti con prestazioni “incredibili” da… non credere! Ma se ce sono così tanti non dovrebbero, secondo la legge dell’offerta e domanda, valere poco? 

E ancora… possibile che tutti questi INCREDIBILI vengano sempre venduti dai loro proprietari? 

Perché, come diceva Seifert in MATRIX: “come può essere l’Eletto se ci resta secco?”

Orgoglio e pregiudizio

Chi non ha assistito agli strepitosi commenti che infioccano annunci di materiale praticamente nuovo venduto al 60% del suo valore in negozio? Sono “manna dal cielo” per gli appassionati e bisognerebbe solo ringraziare per queste opportunità. Invece compaiono i soliti offerenti affaristi di turno che provano ad abbassare ulteriormente il prezzo adducendo qualsiasi boiata passi loro per la tastiera salvo poi offendersi quando le loro “amorevoli attenzioni” vengono respinte.

Sono i medesimi che, quando sono venditori a loro volta, chiedono più del costo esposto in negozio per il “nuovo”. A loro una “palma”. Scelga il lettore quale…

Ad altri invece offro io la medaglia del commercio: ripetere il medesimo annuncio due o tre volte alla settimana abbassando ogni volta di pochi euro il prezzo di vendita è una strategia di marketing ineccepibile, un must che ha fatto scuola e che viene citato nelle università e nei corsi di aggiornamento. Non è così?

Di questi esiste anche una variante piccante che però compare raramente dato che richiede un grado di Q.I. elevatissimo e che si presenta statisticamente una sola volta su dieci milioni. Sono quelli che pubblicano annunci in tono “stizzato" domandando perché nessuno compri ciò che hanno da vendere. E si incazzano mica male…

Il mercato delle pulci

Le comete passano di tanto in tanto e qualcuno trova la possibilità di acquistare strumenti molto impegnativi a costi più accettabili rivolgendosi all’usato. 

Se però qualche raggio di luce si vede, gran parte dei mercatini nostrani è occupata da annunci di materiale con valore di poche decine di euro. Diventa logico che, trattandosi di adattatori, oculari, cavetti, miscellania, sia tollerabile che questi annunci ricompaiano una o due volte al mese poiché l’utenza interessata risulta estremamente volubile. Come mai alcuni vengono sistematicamente vessati da ristrette comunità compatte? Perché alcuni annunci devono sempre essere commentati? Non esistono forse già i forum dove parlare e sparlare? 

“Valido solo per il giorno X” e commercio in “nero” 

I mercatini, come del resto i forum, riescono ad estrarre il meglio del peggio. Quanti ad esempio si trovano perennemente in condizioni da dover vendere tutto “solamente in uno o due giorni” e poi continuare a comprare altro nell’immediato periodo successivo? Del resto a scuola, o con il capo ufficio, quante volte vi è morto il gatto, la nonna ha avuto la diarrea, è scoppiata la caldaia, si è lussata la spalla la lucertola del vicino?

A proposito… lo sappiamo vero che l’importazione parallela non regolamentata e la compra-vendita continuativa senza fattura sono reati fiscali?

Perché esistono gli evasori, ma anche una nutrita schiera di professionisti e imprenditori che fattura tutto quello che fa e che paga percentuali di IRPEF e casse professionali da poterci mantenere un piccolo stato. Che ne direste di smettere di comprare da questi evasori totali?

Come mai alcuni astrofili mi scrivono segnalando questo comportamento da parte dei soliti venditori “occasionali seriali” denunciandone nefandezze, annunci non conformi, disonestà e frode fiscale e poi non agiscono?

Le immagini della Luna

Si impongono considerazioni facete anche sulla ripetitività delle immagini postate sui forum generalisti. Esistono (da sempre) decine di astrofili che aprono discussioni con titolo “LA MIA LUNA”, “LA LUNA DI IERI SERA”, “LA LUNA DAL BALCONE”, “LA LUNA ATTRAVERSO LA CARTA IGIENICA” e inviano immagini imbarazzanti: fuori fuoco, decentrate, fatte utilizzando obiettivi con la marmellata sopra, anche “da carta igienica”, nemmeno lontanamente degne di essere guardate. Ma perché prima di “postare” non fanno un poco di gavetta e poi chiedono lumi? Pensano di essere su “social" demenziali dove basta “esserci” per approdare a qualche tipo di immortalità? 

Ho citato la Luna ma si potrebbe scrivere lo stesso per Giove, Saturno, Marte, e via discorrendo. In molti casi è però quantomeno apprezzabile l’utilizzo di titoli esplicativi così da poter comprendere di quale oggetto si stia discutendo (cosa che le fotografie postate faticano a piegare).

Con questo, per non essere frainteso, non mi aspetto che tutto il pubblicato sia degno del titolo di APOD, bisogna pur cominciare, sperimentare, sbagliare e poi migliorare. Ma questo è proprio necessario farlo in pubblico a tutti i costi? Quali illuminanti consigli pensano di ricevere?

Domande intelligenti, risposte adeguate.

Succulente, le domande di molti neofiti che intasano i forum con questioni sul  fantomatico “primo strumento”, rappresentano un "must" imperdibile. Desiderano solitamente vedere molto bene gli oggetti del cielo profondo (almeno come apparirebbero con un 20 pollici) ma anche farci alta risoluzione in modo approfondito, avere una stabilità granitica e stare nello zainetto. E costare come un pacchetto di gomme da masticare, usato possibilmente.

E se alla creduloneria non si pone rimedio, se non con l’oblio, come mai molti utenti dichiarati esperti perdono il loro tempo a rispondere? 

Leonardo trovò, con uno stratagemma da baro, la “quadratura del cerchio” ma solo Colombo, rompendo l’uovo, ottenne di porlo in posizione eretta.

“Ho comprato un telescopio X blu. Come funziona?” E’ una delle tante domande che ricevo sul sito Dark-Star.

“Devo trovare una manopola con la forma della sottana di mia nonna per il telescopio Y. Mi può aiutare?”, altra tipica domanda.

Le più interessanti dal punto di vista socio culturale (almeno tra quelle che mi giungono) sono però sempre quelle degli aspiranti collaboratori.: “Vorrei collaborare. PUNTO”. A questa domanda si risponde con le stesse parole della sezione analoga del sito “Le collaborazioni sono gratuite, inviate articoli che verranno letti e, se rispondenti alla filosofia del sito, pubblicati con il nome dell’autore”. Alla risposta solitamente non fa più seguito nessuna comunicazione. Forse, mi domando, si pensava di guadagnare qualcosa? Ma lo spirito del sito Dark Star non è quello di divulgare e basta? Come mai non esistono banner pubblicitari nonostante oltre 3 milioni di visualizzazioni? Come mai è uno dei pochi siti web italiani che non chiede elemosina con PayPal o versamenti per caffé, merendine, preservativi?

Del resto il livello medio italiano mi ricorda quella esilarante scena del film Clerks in cui la comparsa di turno entra nel negozio di videonoleggio di Randal chiedendo: “Avete per caso quello lì con quel tizio che ha fatto quel film che è uscito l'anno scorso?"...

Ardita “autocostruzione”

Ho visto autocostruttori con fantasia quasi illimitata: newton interamente realizzati in plexiglass ad esempio (moriranno di fame gli inventori delle nanotecnologie applicate alle vernici opacizzanti e annerenti), ma anche genialoidi della stabilità meccanica (newton o cassegrain sorretti da 1 barra che collega gli specchi), o inventori dello strumento "semplificato" (quello che non ha celle e come supporti triangoli di moquette incollata a dischi di ferro dolce). 

Qualcuno ha tentato di creare riflettori con lo specchio dell’Ikea per farsi la barba, arrotolare tubi in carbonio fatti in garage con una pompa smontata dall’aspirapolvere della nonna per il “sotto vuoto”. Strumenti eccezionali che vengono proposti sui mercatini a prezzi congrui per l’Hubble e che poi, come il successo dei gruppi pop attuali, vedono annunci inseguirsi con prezzi dimezzati, ridotti ad un ottavo, a un trentaduesimo e poi spariscono con la dicitura “venduto all’estero perché in Italia non capite nulla”. Del resto il “made in Italy artigianale” è molto apprezzato oltre confine, è risaputo.

Ho anche visto un newton planetario (proposto da un rivenditore del momento) da 20 cm. aperto a f8 installato in equatoriale su una montatura consumer su colonna. Sono rimasto affascinato da questa idea perché lo strumento, completamente sbilanciato verso la culatta posteriore, ha il focheggiatore posto ad almeno un metro e venti dalla montatura (credo per limitare le vibrazioni…). Inoltre l’installazione in equatoriale di un siffatto newton su una alta colonna non solo aumenta in modo considerevole la stabilità (…) ma pone anche sempre il focheggiatore nella posizione più comoda per il suo utilizzo (generando un vero capolavoro di ergonomia…). Mi sono poi domandato che logica possa avere un newton da 20 cm, f8 quando un 25 cm. f6 gli sarebbe superiore sia in visuale che in ripresa fotografica planetaria.

All’ardore non esiste quasi confine comunque. Vi è mai capitato di vedere enormi dobson con scale alte oltre tre/quattro metri per poterli utilizzare? La sicurezza, nottetempo, è garantita!

Alta risoluzione possibile: “mio nonno aveva una miniera di diamanti, il mio un pozzo petrolifero”. “Il mio invece vedeva tutti i colori del mondo”. Alta risoluzione utile: la SOHO non serve a nulla, abbiamo il filtro Calcio K…

A nessuno è mai venuto in mente che osservare i dettagli sui satelliti di Giove con un dobson da 50 e più cm. sia quantomeno strano con il nostro seeing medio? Eppure c’è stato un periodo in cui OGNI possessore di dobson da almeno 40 cm. vedeva regolarmente dettagli su Ganimede, Callisto, Europa. Su IO no, chissà poi perché…

Per par condicio mi sono domandato (e ho posto la domanda ad alcuni fotografi professionisti) se sia possibile fare quello che ci pare dei colori. La risposta che ho ottenuto è stata di questo tipo: “In fotografia si fa quel che si vuole, dipende dal grado di realismo che ci si desidera restituire”. Il che mi ha fatto capire che, se non siamo della scuola di Andy Warhol e ci prefiggiamo di fotografare il cielo forse dovremmo attenderci che i colori che si ottengono siano “quelli che sono”. Sono certo che se proponessimo una immagine di un pettirosso viola e fucsia con le lucine che si accendono tra le piume un naturalista avrebbe da ridire. Invece sembra che delle nebulose e galassie si possa fare realmente quel c.c.s.v (che scritto in modo meno colorito potrebbe risultare: “quello che più ci piace”). A ben guardarla questa libertà di espressione ci permette di apprezzare la SOLITA M42, PACMAN NEBULA, IRIS, e l’altra decina scarsa di nebulose riprese continuamente da ogni astrofotografo che si rispetti ma anche la dozzina di galassie alla portata del sempiterno 80mm ED, in una miriade di varianti cromatiche. I blu, i rossi, i verdi, i gialli e anche alcune tinte innovative che ampliano in modo significativo lo spettro dei colori che a scuola ci hanno insegnato a riconoscere.

A dispetto della multicromaticità ritengo utilissimi alcuni “nuovi” filtri a banda stretta per la ripresa foto visuale del Sole. Avere finalmente a disposizione filtri nelle bande del Sodio e del Calcio e quindi potere, dopo decenni di attesa febbrile (…), fotografare la nostra stella nei colori viola, azzurro e grigio con glitter ha permesso un notevole progresso scientifico. 

Ricordo che (tanti) anni fa qualcuno volenteroso si annotava giorno per giorno quel valore affascinante che è descritto come numero di Wolf (che non è la versione “risolvo i problemi” interpretata da Harvey Keitel nel film “Reservoir Dogs”). Morto (o agonizzante) Wolf e il suo “numero” oggi la possibilità del filtro Calcio K (nuovo canale Netflix) ha effettivamente permesso agli astrofili di tutto il mondo di contribuire al monitoraggio costante della nostra stella. Meno male…

Ingerenze e fantasie di quartiere: perché studiare non serve a nulla.

C’è stato un tizio che ha cercato di convincermi che fotografare con un 8 cm a f5 o un 20 cm a f2 fosse, grossomodo, la stessa cosa. “Tanto io espongo più a lungo” (usando l’8 cm.) mi ha detto…

E il bello è che il tizio in questione possiede una serie interessante di CCD di classe media, a testimonianza del fatto che avere gli strumenti non corrisponde necessariamente al saperli usare correttamente.

L’astronomia amatoriale ha come fine ultimo l’appagamento di un desiderio di conoscenza ma anche e soprattutto di benessere mentale. Affinché questo si compia l’approccio deve essere ludico, assolutamente, ma presupporre anche una minima conoscenza tecnica e operativa che devono essere perseguite con studio, applicazione, confronto.

Il rifrattore che: “le prestazioni non ne risentono minimamente”

Una speciale “palma” sarebbe da consegnare a coloro che a un certo punto della loro vita hanno comprato un super rifrattore apocromatico costosissimo. Poi lo strumento gli è però caduto oppure il figlio gli ha sparato contro con pallottole in acciaio e un fucile a pompa. Il risultato è che le lenti si sono scheggiate, staccate, bucate. Allora i nostri eroi hanno (correttamente) verniciato di nero le parti scheggiate e poi si sono convinti che le prestazioni restassero inalterate. “Perché tanto se annerisco cosa vuoi che succeda? Del resto esistono telescopi ostruiti, nevvero? Il mio lo è molto poco!” Eh già…

Qualcuno mi aiuti a capire… Quando sono nuovi hanno correzione a lambda/30 e quindi prestazioni che surclassano Hubble, se invece sono bucherellati e quindi hanno correzione Lambda 30/1 non cambia una fava.. anzi si dispone anche di certificati interferometrici che attestano Strehl altissime. Però!!

Perché Noiret, Moschin, Tognazzi, Celi non sono qui con me a commentare con una corale “supercazzola”?

Se sul piano dell’ottica pura risulta, da tali annunci, indiscutibile il fatto che io non capisca nulla  (e questo è anche possibile, sia chiaro) trovo ancora più avvilente il fatto che anche in campo meccanico molto mi sfugga. E deve essere qualcosa di fondamentale.

Con la premessa che il mio impegno mi tiene lontano dall’essere un bravo astro-fotografo ho però capito, nel corso del tempo, che una meccanica di alto livello sia il presupposto indispensabile per operare correttamente in campo fotografico. 

Sappiamo quanto anche blasonati focheggiatori dal costo di svariate centinaia di euro siano affetti lievi flessioni, disassamenti e introducano alcune aberrazioni sul campo dei moderni sensori CCD o CMOS dai pixel microscopici.

A fronte di questo mi imbatto però in annunci simili:

“Vendo strumento MIZAR xxxxx ottiche stupende, etc… focheggiatore fluidissimo. Ottimo per astrofotografia”.

Ora, lo strumento in questione è noto (almeno a chiunque ne abbia avuto uno con il medesimo retrofit) per possedere una meccanica antidiluviana e un focheggiatore, principalmente, che definire “una merda” è eufemismo da biondina francese delle scuole medie.

Mentre scrivo giunge un “beep” dalla regia che mi interrompe facendomi notare, voce fuori campo gracchiante da interfono, che in questi casi vale la medesima regola applicata al rifrattore superapocromatico con le lenti al vaiolo e che il termine “merda” non è consono allo stile del sito.

Vengo inoltre redarguito per altre “scappatelle linguistiche” di cui mi sono servito.

Per evitare ulteriori marachelle interrompo qui la prima puntata di “FATTI E MISFATTI” rimandando al prossimo futuro nuove considerazioni e "chicche dal web".

Ci potete contattare a:

diglit@tiscali.it

oppure usare il modulo online.

n° di accessi al sito dal 10/4/2013

 

 

 

 

 

 

 

 

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