Marzo - Maggio 2018
Autore: MARCO MURELLI
Se esistesse l’Olimpo dei rifrattori da 6 pollici, un posto di rilievo sarebbe sicuramente occupato dal Takahashi TOA-150. Ma come la potenza di Zeus è caratterizzata dalla sua irascibilità, la bellissima livrea e le perfette prestazioni ottico-meccaniche del rifrattore giapponese sono segnate da un peso e da un tempo di acclimatamento non indifferenti. Il prezzo di acquisto (circa 14.000,00 euro listino solo OTA) è inoltre quantomeno imbarazzante. Dotato di una numerosa serie di adattatori, riduttori e spianatori di campo, il TOA-150 resta comunque uno strumento assoluto, perfetto per il visuale e per la ripresa astronomica, e per molti aspetti più completo dei pur altrettanto validi TEC 160FL e CFF di simile diametro.
Scendendo dall’Olimpo, esistono alternative più o meno performanti e più adatte al visuale oppure alla ripresa. Ponendosi qualche parametro di partenza (osservazione visuale, non necessità di perfezione nella correzione cromatica, rapporti focali non troppo corti, acclimatamento non troppo lungo, costo “appropriato”) si potrebbe trovare un buon compromesso nel rifrattore APM152/1200 APO ED. Solitamente proposto a circa 3.500,00 euro con il focheggiatore da 2,5”, il suo doppietto ED promette buone prestazioni.
Evitando di dilungarsi sulle specifiche tecniche che possono essere agevolmente trovate sul sito del costruttore (da cui sono tratte le foto di questo paragrafo), si può dire che l’estetica senza essere bella è quantomeno gradevole, la verniciatura ben fatta (a parte la questionabile finitura micalizzata) e si ha un senso di generale cura e robustezza. La cella non è collimabile ed il paraluce scorrevole aiuta a contenere gli ingombri (comunque non eccessivi). Una nota di merito al focheggiatore (nel caso specifico da 2,5”) che è ruotabile, molto fluido, preciso e robusto. Per i più pignoli, può essere facilmente rimosso per installare un FeatherTouch senza adattamenti dato che le filettature sulla culatta sono compatibili. Il tubo però si presenta molto sbilanciato verso l’obiettivo, cosa che potrebbe mettere in crisi montature non proprio prestanti e che non aiuta a rendere esteticamente bello l’insieme. Risulta invece bello e adeguatamente protettivo il baule.
Foto sopra e sotto: immagini del produttore (foto tratte dal web) che mostrano le viste salienti del rifrattore APM 152/1200 ED APO.
La Luna è sicuramente uno dei soggetti più facili su cui testare un telescopio. Presenta zone di forte contrasto in cui valutare la correzione cromatica ed il potere risolutivo, zone a dettaglio molto fine (le rimae per esempio) e aree a basso contrasto (le “ondulazioni” del fondo dei mari).
Per prima cosa si è valutata la correzione cromatica con un diagonale a specchio Baader BBHS da 2” (specchio in Astrositall argentato) ed oculare Takahashi ortoscopico da 6mm (200x), evidenziando un tono magenta in intrafocale, verde/giallo in extrafocale. A fuoco si può vedere un tenue alone giallo solo sul bordo lunare mentre nelle ombre dei crateri non si nota nulla. In mancanza di oculari a focale più corta, è stata usata una Televue PowerMate 2x da 2”. Con il Takahashi ortoscopico da 9mm (circa 266x) si palesava un minimo di aberrazione cromatica nelle zone in ombra del terminatore che diventava più evidente (rimanendo sempre controllata e per nulla invasiva) con il 6mm (400x).
Per valutare il contrasto e la capacità di risolvere dettagli fini, si sono osservati
In tutti i casi, con il 6mm si è potuto apprezzare la ottima resa del doppietto ED, evidenziando sempre un ottimo dettaglio, contrasto e resa neutra del bianco lunare. Con la PowerMate ed il 9mm l’immagine è ancora ottimamente incisa mentre comincia a diventare più morbida con il 6mm.
Sono state fatte ulteriori prove con torretta binoculare Leica e barlow APM 2,7x che, con i valori di tiraggio in gioco, fornisce circa 3x. Con gli oculari Takahashi orto da 18mm si hanno circa 200x ma l’immagine è molto più facile e globalmente più gradevole che con il 6mm senza barlow. Veramente spettacolare osservare i dettagli lunari in visione binoculare…Il seeing è virtualmente migliorato dall’azione mediante del cervello e si starebbe ore a contemplare i minutissimi dettagli visibili sui terrazzamenti di Aristoteles.
Sono state fatte anche alcune prove con filtri visuali 21 (arancione) e 12 (giallo) manifestando un ottimo aumento del contrasto, un ridotto abbagliamento e una sensazione di “vedere di più”. Sicuramente una idea per prove future di approfondimento...molto deludente invece l’utilizzo del Baader SemiApo, completamente inutile in un rifrattore ben corretto, regala alla luce lunare un tono freddo veramente sgradevole.
Nota: si ricorda che non ha molto senso andare sensibilmente oltre i 250x sulla Luna con un rifrattore da 150mm, non si aggiunge alcun dettaglio e si tende a perdere secchezza di immagine, almeno nel caso di un doppietto “ED” come quello testato.
Foto Sopra: la zona montana e le rimae accanto al cratere Sulpicius
Foto Sopra: la zona del cratere Aristotele.
Foto sotto: la rima Ariadeus
Ho impiegato il rifrattore APM per osservare una nutrita schiera di stelle doppie nell'arco di qualche sera aspettando che le condizioni di seeing e turbolenza locale fossero adeguate ad un test esaustivo.
Ove non indicato diversamente è stato utilizzato un diagonale Baader Zeiss prismatico da 31,8 ed oculare Takahashi Ortho da 6mm (200x):
54 Leonis: separazione 6.5”, facile, primaria bianco-gialla secondaria azzurrognola.
STF1521: separazione 3,7”, mag 7,5-8, facile, due stelline identiche bianche.
STF1413: separazione 2”, mag 8,7-8,7, ben separate ma molto deboli!
Kappa Leo: separazione 2,4” mag 4,6-9,7, secondaria non visibile a causa della elevata differenza di luminosità. Sarebbe necessario un seeing molto migliore.
STF1504: separazione 1,2” mag. 8-8, sdoppiata con un solco nero, molto netta con TeleVue Powermate 2,7x e Takahashi Ortho da 9mm.
STT215: separazione 1,6” mag. 7-7, molto facile, due stelline uguali ben separate.
STF1426: separazione 0,9”, mag. 8-8,3, allungata con il 6mm, separata con TeleVue Powermate 2,7x e Takahashi Ortho da 9mm.
STT228: separazione 0,7”, mag. 8,2-8,9, allungata con TeleVue Powermate 2,7x e Takahashi Ortho da 9mm (!).
STT235: separazione 0,9”, mag. 5,6-7,5, a contatto con TeleVue Powermate 2,7x e Takahashi Ortho da 9mm.
STF1559: separazione 2”, mag. 6,8-8, ben separate con 6mm, bella coppia bianca.
BU1082: separazione 0,7”, mag. 5-7,8, non sdoppiata né allungata, differenza di magnitudini necessiterebbe di seeing molto buono o quasi perfetto.
In questo periodo (Marzo 2018) il Sole è quasi al minimo del suo undecennale ciclo e si presenta scevro da macchie ma può valer la pena osservare la granulazione superficiale e vedere qualche protuberanza in Ha.
Luce Bianca: l’osservazione è stata effettuata con prisma di Herschel, filtro neutro e continuum Baader quindi più che luce bianca l’osservazione è centrata in una banda (ampia) nel verde. Nonostante un seeing pessimo la granulazione si notava nettamente fornendo un buon contrasto generale.
Ha: l’osservazione è stata effettuata con Daystar Quark Chromosphere. Per osservare in sicurezza è sempre necessario montare un filtro di rigetto (ERF), specialmente su rifrattori di una certa apertura. Per evitare di acquistare un ERF a tutta apertura (circa 1.000,00 euro di spesa) ne è stato installato uno da 75mm sul tubo del focheggiatore. Nella riga spettrale Ha il sole acquista molti dettagli tanto che appaiono molto belle e dettagliate alcune protuberanze che si stagliano nettamente sul fondo cielo. E’ purtroppo sempre presente qualche riflesso di troppo e la posizione dell’occhio deve essere ben centrata sull’oculare, pena una vignettatura pronunciata. Tali caratteristiche sono però imputabili al Quark e alla installazione del filtro ERF all’interno del tubo.
Molto basso, diagonale Baader prismatica Zeiss da 31,8mm:
Vediamo qualche ripresa fatta con ASI224 colore, barlow APM 2,7x e filtro Baader SemiAPO.
Immagini e rese a confronto. Nella foto SOPRA Giove ripreso con il APM 152/1200 ED F8,
nella foto sotto Giove ripreso tempo fa con il takahashi FCT-150. Condizioni di seeing simili. Molto netta la differenza di resa tra i due strumenti.
Sebbene lo strumento non sia votato alla ripresa degli oggetti del profondo cielo, ho voluto comunque provare, soprattutto per sfatare il mito del rapporto focale. Non è la sede per trattare l’argomento ma per riassumere:
Nella ripresa con sensori CCD/CMOS, i parametri importanti che governano l’efficacia del sistema nel raccogliere luce sono il diametro del telescopio e l’efficienza quantica del sensore. Il rapporto focale ha un peso secondario.
Ecco allora una ripresa di M81, fatta dal giardino di casa (sito in un paesino di campagna, moderatamente inquinato da luci stradali) in LRGB (60min, 20min, 20min, 20min globali) con spianatore da 2” Teleskop Service e ASI1600MM-Cool.
Le varie prove in alta risoluzione su soggetti ben contrastati (doppie e Luna) e a basso contrasto (Giove) confermano la più che buona lavorazione ottica validando, seppure in maniera qualitativa, il test interferometrico a corredo. La prova di ripresa di M81, con stelle ben puntiformi, ha invece evidenziato una inaspettata versatilità che potrebbe essere ulteriormente sfruttata con un buon riduttore di focale per sfruttare più campo. La correzione cromatica non è perfetta come può essere in un tripletto ma è sicuramente di buon livello.
Uno strumento sicuramente valido e versatile questo 152 ED, proposto inoltre ad un prezzo interessante in rapporto alle prestazioni in grado di fornire.
I figli di un dio minore possono a volte dire la loro…
In una sera di primavera l’amico Cherubino (al secolo Paolo Casarini, che ringrazio per ospitare sul sito DARK STAR questo test) è stato mio ospite per una serata osservativa in compagnia e, in quella occasione, oltre a bighellonare con uno strano Kenko 63/800 di sua proprietà e godere dei dischi setallari “da libro stampato”, gli ho fatto usare il APM 152 per avere il suo parere. Raccolgo le sue impressioni a seguire:
“Il seeing della serata appare piuttosto scadente anche se nel corso della notte i venti laminari sono andati quietandosi e l’agitazione atmosferica si è ridotta livellandosi a valori utili ad una valutazione generale delle ottiche e dello strumento in sé. Partiti con condizioni avverse a 4/10 si è terminata la serata con un onesto 6/10 stimato.
Fissate le condizioni di contorno affinché le parole a seguire possano essere correttamente contestualizzate va innanzitutto sottolineato quanto i pur umili natali del telescopio, ed alcune soluzioni tendenzialmente economiche come la scarsa rigidità del tubo e la scorretta distribuzione dei pesi, siano i soli veri handicap da pagare per un telescopio che consente agli astrofili meno desiderosi di impegnare risorse economiche ingenti di poter lavorare con un rifrattore di grande diametro e ottica pregevole a costi competitivi.
Il focheggiatore si fa apprezzare e anche se mantiene una fluidità un tantinello “gommosa” non denuncia né basculamenti né tolleranze lavorative che offrano il fianco a critiche.
Affinché non ci siano fraintendimenti e si dia risposta al tormentone degli astrofili da forum posso dire che l’ottica non è apocromatica in senso assoluto, checché se ne legga in giro, mostrando durante lo star test una dominante magenta e una verde molto ben visibili nelle posizioni fuori fuoco. L’andamento degli anelli di Fresnel è accettabilmente pulito ma mentre in intra focale il loro disegno è ben leggibile e netto, in extra focale si perde definizione ed emerge un poco di aberrazione sferica non perfettamente corretta. Si tratta però di caratteristiche tipiche di un doppietto “ED” di buona fattura con rapporto focale prossimo a f8 che, a fuoco, offre una buona focalizzazione con un residuo di cromatica veramente poco percepibile.
Il punto di fuoco appare piuttosto netto ma deve essere cercato con attenzione poiché appena “fuori” dalla posizione di massima focalizzazione si palesa un poco di cromatica laterale che tinge il disco di Airy di magenta da un lato e di verde/blu dall’altro.
E’ indubbio che io stia cercando “il pelo nell’uovo” ma dopo aver letto vari test più o meno onestamente scritti su questo telescopio vorrei offrire il parere più sincero e schietto possibile.
La resa del APM 152/1200 è però più che buona e nonostante il seeing della serata non fosse eccezionale si è giunti a separare un paio di sistemi multipli (perfettamente bilanciati quanto a luminosità delle componenti) con stelle poste a 1,0” e 0,8”, quindi a ridosso del limite strumentale. Nelle medesime condizioni un classico C9 avrebbe mostrato un solo grande “puffetto" agitato con immagini francamente inusabili (e lo stesso sarebbe avvenuto con più potenti schmidt cassegrain da 10, 11 o 14 pollici).
Pur godibile l’immagine non rivaleggia, in queste condizioni, con quelle stellari prodotte da un acromatico di piccolo diametro a lungo fuoco ma lascia presagire che, in condizioni di calma atmosferica favorevole, ci si possa spingere con soddisfazione a ingrandimenti prossimi ai 300/350x su doppie strette e non troppo deboli godendo di una visione secca e piacevole delle loro componenti.
Lo strumento mi ha in sintesi ricordato i vecchi Meade 152 ED F9 (senza però i problemi di astigmatismo e di sferica che molti esemplari presentavano) con un contenimento della cromatica visuale molto buono e una fruibilità generale maggiore in virtù di una lunghezza complessiva minore e un focheggiatore di ottima qualità. Il peso complessivo lo rende alla portata teorica delle solite EQ6 ma per poterne sfruttare al meglio le potenzialità consiglio vivamente di equipaggiarsi di una montatura di classe superiore sia per portata che per smorzamento delle vibrazioni e fluidità di inseguimento. Ricordo a questo riguardo che le armoniche create da un tubo lungo oltre un metro e venti con bilanciamento asimmetrico amplificano in modo netto le microvibrazioni dei moti di inseguimento delle montature economiche.
Traendo le somme di una sola serata osservativa (che risente di molti fattori e che non è a mio avviso sufficiente per esprimere un giudizio definitivo) considero questo APM 152/1200 con lenti a bassa dispersione un buon rifrattore da 6 pollici semi-apocromatico che, benché non possa rivaleggiare con i primi della classe, si pone però come prodotto azzeccato offrendo prestazioni visuali di primo piano ad un costo che definire competitivo è poco. E' indubbio che i "top rated" marchiati Takahashi, TEC, Astro Physics sono altra cosa. Mi domando invece come se la caverebbe in un confronto diretto il nuovo SW 150-ED a due elementi e pari focale…” (Paolo Casarini).