AS&T Expo - fiera astronomia 2018

Settembre 2018

FIERA DELL'ASTRONOMIA: NUOVA SEDE ed ESPOSITORI

Dopo qualche anno in cui è stata sperimentata la formula di unire lo star party d’Italia a St. Barthelemy alla fiera dell’astronomia, il 2018 ha visto il ritorno alla divisione delle due kermesse.

Così l’ ”expò astronomico” si è spostato nel museo di Volandia situato a ridosso dell’aeroporto milanese di Malpensa, attorniato da aeromobili di varia specie, dalle mongolfiere agli elicotteri, dai jet militari agli aeroplani di linea degli anni passati.

Solo il tempo ci dirà se la nuova formula verrà premiata da partecipazione e interesse ma la prima visita alla zona espositiva, che vede in questa edizione i soliti marchi presenti (Auriga, Artesky, Reginato, Teleskope Service, Tecnosky, Skypoint), mi ha dato la sensazione di avere qualche chance di crescita.

La scelta della sede, in sinergia con il museo permanente del volo, è adatta ad attirare un pubblico vasto e non necessariamente specializzato con la possibilità di interessare anche i visitatori del museo e allargare l’eco pubblicitario riflesso.

Affinché questo accada serve sicuramente tempo ma anche una migliore organizzazione di contorno che consenta spazi espositivi un più grandi e un servizio di ristoro quantomeno adeguato (ridicolo il servizio bar sprovvisto quasi di tutto e imbarazzanti i prezzi del bistrot a servizio dell’intero museo). Scarsi o quasi inesistenti le aree di seduta e tavolini di salotto (che risulterebbero utilissimi alla permanenza nella zona di fiera), e molto poco coinvolgente la sovrastruttura scenografica dedicata (benché la cornice di alcuni aeroplani sia intrigante).

Se il contorno richiede ancora lavoro e idee, lo sforzo degli espositori, che con caparbietà mantengono viva la sola possibilità in Italia di toccare con mano strumenti che sarebbe molto più economico vendere esclusivamente on-line, è invece più che lodabile. Il costo di organizzare una esposizione di due giorni (trasferte, prezzo di “piazzola”, alberghi, pranzi e cene) non viene minimamente compensato dalle poche vendite durante la fiera ma la presenza sul campo dei rivenditori è indispensabile a personalizzare e fidelizzare il rapporto con i clienti futuri o con quelli storici. 

All’osservatore disattento può sfuggire ma l’impegno dei “soliti nomi” è costante e costa soldi energie e fiato: non va sottovalutato e pur quando appare non innovativo è comunque una certezza che merita rispetto.

Dal punto di vista puramente strumentale qualcosa di nuovo si è visto e considerando i numeri in gioco non è affatto poco. 

Skypoint, dealer di marchi prestigiosi giapponesi come Takahashi e Vixen, ha portato sul banco una serie di strumenti di alto livello con prevalente vocazione fotografica e anche il nuovo Vixen FL-55ss, uno splendido e minuscolo rifrattore iper corretto dal prezzo stratosferico a listino ma tutto sommato abbordabile in offerta lancio.

Il binomio Tecnosky e Teleskope Service ha proposto una serie bella e intrigante di nuovi rifrattori, tra i quali gli SLD nelle versioni da 13 e 15 cm. (realmente affascinanti anche in relazione ai prezzi aggressivi e concorrenziali) e un nuovo spettroscopio di cui parleremo in un prossimo articolo dedicato.

Artesky si è profusa in uno sforzo non indifferente con la serie di astrografi ARTEC, la cui fattura è sicuramente di altissimo livello e presenta continue innovazioni e affinamenti, oltre che con un Maksutov “unicum” da 260 millimetri di apertura (progetto "custom" per un cliente realizzato su un set ottico di anni or sono) e la gamma di spotting scope e binocoli Swarovski completa.

Auriga ha offerto la solita squisita ospitalità e una serie di montature light sia in versione goto che manuale e buona parte del catalogo Skywatcher. Il sempiterno ed evergreen SW120ED ma anche molti accessori Celestron di contorno.

Infine, Silvano Reginato e consorte si sono presentati attorniati da due loro splendidi dobson “top level”, strumenti che poco hanno da invidiare a produzioni professionali, uno in configurazione tipicamente altazimutale, un altro in statica riproduzione della montatura equatoriale.

Tra le novità (o quasi) vanno però citati alcuni “pezzi” che meritano approfondimento anche se non necessariamente verranno premiati da numeri di recato consistenti sia per costo che posizionamento.

Le montature a moto armonico della serie CRUX nelle declinazioni 170 e 320 hanno sicuramente attirato attenzione per design e caratteristiche tecniche anche se il prezzo di acquisto, pur mitigato dalle offerte di lancio dell’attivissimo Giuliano Monti, le relegano ad un pubblico di nicchia desideroso di distinguersi anche nel design dei propri strumenti.

La presenza massiccia di montature Ioptron CEM-120 un po’ in tutti gli stand, le cui dimensioni sono ragguardevoli anche nei confronti della “middle size” CEM-60, ha finalmente spostato in alto l’asticella nel campo delle montature "goto" amatoriali di alta portata e costo contenuto.

Benché non si possano considerare pochi i quasi cinquemila euro necessari per la versione “base” (dotata di encoder non assoluti) e treppiedi adeguato è altrettanto vero che le caratteristiche di precisione di inseguimento, puntamento e gestione elettronica della montatura oltre alla sua capacità di carico ne fanno un punto di arrivo impensabile solo pochissimi anni fa.

Il migliore telescopio è inutile senza una valida montatura, non altrettanto vero il contrario e il settore si muove e appare quello, elettronica a parte, più fervente. La presenza di un prototipo con moto armonico realizzato in modo oggi ancora artigianale ma quasi pronto per lo sviluppo semi-industriale ne è conferma graditissima ai miei occhi.

E' palpabile la volontà di cercare qualcosa di “nuovo”, ed è linfa al mercato e all’innovazione. La montatura anodizzata azzurro di Adrian è bella e pur ancora grezza denota potenziale e comprova lo sdoganamento definitivo della tecnologia che ne sta alla base, con il plus della possibilità di movimento manuale.

Pur meno appariscenti sono però state le camere CMOS e CCD di ultima generazione a tenere banco con una reale infinità di proposte tanto che risulta difficile orientarsi data la sovrapponibilità di marchi e sensori, questi ultimi con prestazioni sempre maggiori anche se ancora mancano grafici precisi e confrontabili della risposta alle lunghezze d’onda inferiori ai 400 nm., una pecca che da tempo mi infastidisce non poco.

CONSIDERAZIONI

Seppur con numeri ridotti, l’Expò ha mostrato in modo inequivocabile il doppio volto dell’astronomia amatoriale italiana: la serialità dei prodotti mass-market (il cui livello è oramai piuttosto elevato) e le realizzazioni “top level" benché molte imprese di punta mancassero (Northek, Officina Stellare, Avalon, 10Micron). I nomi sono sempre gli stessi e con i loro alti e bassi tendono a snobbare le manifestazioni fieristiche, peccato.

Sono anche mancate le associazioni (che sembra siano sempre più stantie e legate al territorio) e i produttori di cupole e di strumenti per radioastronomia.

Chissà se tali defezioni sono dovute al cambio di location o ai costi senza ritorno degli allestimenti? Se così fosse (mia non segreta convinzione) mi domando perché gli organizzatori di una fiera interna ad una struttura già remunerata con biglietti di ingresso non economici non punti allo sviluppo e richieda costi poco più che simbolici agli espositori.

Per relegarli in una zona vuota in un vecchio edificio industriale già illuminato e servito per altro che senso ha limitarne il numero con una fiche di presenza onerosa?

Se si vuole fare numero serve investimento, serve fare in modo che gli introiti siano rapportati alla riuscita di un evento e non da un balzello arbitrario. Uno spazio vuoto da 25 metri quadrati scarsi di nudo pavimento deve costare 4 euro al metro, non 20. Si deve fare in modo che gli espositori non siano sette ma quattro volte tanto così che ogni operatore del mercato senta di non poter rinunciare a presenziare: dai piccoli nomi alle aziende snob. E con una esposizione degna di questo nome il pubblico che accetterà più volentieri il costo del biglietto e del pranzo si moltiplicherà aumentando in modo esponenziale gli introiti. Se questo continuerà a non avvenire saremo costretti a dimenticarci queste fiere e a regalarci un viaggio annuale ad Essen (Germania) o al Neaf (Usa), per poi mangiare crauti o hamburger e patatine...

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