Anno 2016
Si assiste oggi in campo amatoriale ad una corsa al diametro per l’imaging planetario. Gli strumenti che solo fino a pochi anni fa erano considerati il massimo per l’astrofilo evoluto che volesse ottenere risultati di prim’ordine nella ripresa dei corpi planetari (tipicamente gli schmidt cassegrain e cassegrain puri o DK da 30 e 35 cm.) sembrano essere considerati da alcuni nuovi nomi del panorama internazionale e italiano soprattutto come obsoleti e ci si sta orientando su schemi newton in configurazione dobson motorizzato da 50 o anche 60 cm.
Devo dire che, stando ai risultati ottenuti e pubblicizzati dagli autori (mai davvero superiori a quanto si ottenga con diametri da 35 cm. ad esempio), trovo la cosa un po’ inutile. Benché le immagini sfornate da questi “bestioni” a f4 o meno siano più che ottime le migliori continuano a rimanere quelle effettuate con il classico C14 (il web è ricco di diatribe più o meno ridicole a proposito).
Considerando che io non sono né per voglia né per capacità (ma su questo non sino sicuro anche perché non ho mai provato con diametri importanti a fare imaging) un “imager planetario” ma un semplice curioso sperimentatore ho pensato che fosse simpatico operare un downsizing radicale e vedere cosa ne scaturisse.
Le molte immagini che ho realizzato con telescopi da 10 e anche 8, 7 o 6 cm., alcuni di umilissime origini, hanno dimostrato che molto si può fare anche con pauperi mezzi. Non ci si può ovviamente attendere risultati di grido ma sicuramente un certo insegnamento, anche di natura squisitamente didattica, che male non fa.
Mi sono quindi chiesto cosa si potesse ottenere abbandonando la strada dei telescopi classici e misurandosi con un banale cercatore telescopico, possibilmente il più "easy" possibile.
A questo proposito il tanto conosciuto 6x30 (cercatore a fuoco fisso che offre 6 ingrandimenti con un obiettivo da 30 millimetri) offre supporto logico e perfetto.
Immagine tratta dal web di un “qualsiasi” cercatore 6x30 acromatico. Foto non dell’autore
E' stato un gioco, assolutamente fine a sé stesso e dovuto a una sfida, quello che ha acceso la scintilla della fantasia.
Chiacchieravo amabilmente con un caro amico lontano che mi chiedeva come riuscissi a ottenere immagini decenti di Giove con un rifrattore cinese da 7 cm. e così, per gioco, ci siamo sfidati a qualcosa di improponibile.
L'idea era quella di usare un cercatore 6x30 cinese per riprendere il più grande dei pianeti del Sistema Solare.
Purtroppo io ne avevo solo uno.. ROTTO, da buttare assolutamente.
Il doppietto cementato è scheggiato per circa 1/3 del diametro e dove non è scheggiato (nel senso che manca letteralmente una scaglia di vetro) il collante tra le due lenti ha muffa e incursioni d'acqua e opacizzazione. Inoltre gli manca l'oculare e l’oggetto era destinato a restare dimenticato nella polvere delle scatole. Gli ho comunque scattato qualche fotografia e le ho inviate con lo smartphone all'amico lontano (e che ripropongo in calce).
Il passo è stato breve e il guanto della sfida mi ha colpito: “Paolo, hai 1 ora di tempo per renderlo operativo e riprendere Giove. Vediamo cosa riesci a fare!”
Così, armato di gioia per la follia, ho creato uno spessore al tubo del cercatore con il nastro adesivo e gli ho incastrato appena appena un adattatore portaoculari da 31,8 millimetri.
Poi ho provato con la barlow e un oculare qualsiasi e.. niente fuoco, troppo interno.
Non avevo scelta (erano già passati 15 minuti del tempo a disposizione) e così ho smontato, tagliato con il seghetto il tubo accorciandolo di circa 3/4 cm. e rimontato l'improvvisato telescopio.
Per velocizzare le operazioni l'ho installato sul porta cercatore del mio fidato rifrattore acromatico STUFACHRO, ho posizionato la montatura e centrato Giove (un po' bassino e tra la FOSCHIA serale milanese - a tratti non si vedeva nemmeno a occhio nudo). La barlow 2,5x APO (diciamocelo: una delle peggiori barlow esistenti) e la camerina cmos QHY5L-II a colori sono state montate e collegato il PC. Avevo ancora grossomodo una quindicina di minuti a disposizione stando alla sfida in corso.
Miracolosamente Giove compariva sul monitor anche se, sfuocando l'immagine, il disco del pianeta appariva come la luna al primo quarto per via dei problemi citati al doppietto del cercatore (insomma… un disastro!).
SHARPCAP-2, programma di acquisizione immagini, era aperto e con risoluzione 320x240 e una sagoma di Giove piccolissima, ho tentato una messa fuoco accettabile estraendo a mano più o meno la camera planetaria all'interno del portaoculari (una impresa FOLLE!).
In circa 5 minuti sono riuscito a ottenere qualcosa che avesse l'aspetto di GIOVE con un accenno lontanissimo alle due bande equatoriali principali.
Ho potuto riprendere solamente 2 video da 2 minuti circa prima che il conto alla rovescia decretasse la fine dell'ora a disposizione per la sfida, ma va detto che se anche avessi avuto più tempo avrei comunque dovuto desistere poiché la nebbia serale oscurava completamente il pianeta..
Sono riuscito comunque a riprendere qualcosa che AUTOSTAKKERT ha potuto processare e REGISTAX 6.0 riconoscere come "trattabile".
Prima di postare il risultato va detto che il cercatore 6x30 in mio possesso (ma è così per tutti i pari caratteristiche) ha una focale nativa di circa (dico "circa" perché non ho avuto il tempo per misurarla correttamente) 150 millimetri. Una barlow 2,5x porta il sistema di ripresa ad una focale di poco meno di 40 cm. (grossomodo 375 millimetri se i conti iniziali sono corretti). A queste condizioni il sottocampionamento dell'immagine è tale da pixelare completamente quello che ne esce e se avessi avuto una barlow 5x e una lente frontale quantomeno "a posto" oltre che un sistema di focheggiatura ben fatto il risultato sarebbe stato sicuramente superiore.
Immagini del cercatore utilizzato per le prime prove. Le sue condizioni sono “disperate” ma è comunque servito per gli esperimenti preliminari.
Il cercatore installato su un telescopio da 10 cm. il piccolo 6x60 è stato dotato provvisoriamente di un adattatore da 31,8mm. e di una barlow 2,5x con accoppiata la camera QHY5L-II a colori.
Immagine sopra: è il risultato dell’elaborazione “soft” del primo dei due filmati eseguiti in cui è stato mantenuto il “colore” e non sono stati forzati i parametri di estrazione di altri segnali presenti.
Immagine sotto: è il risultato di una attento esame del secondo filmato che, se “forzato” portava ad evidenziare i quattro puntini corrispondenti ai satelliti Medicei. Nell’immagine ancor più sotto è riportato lo stacking finale con i valori di offset e gain esasperati e sono stati evidenziati con un circoletto i dischi delle lune di Giove.
Dato quanto emerso dalla forzatura dell’informazione presente nel video ho provato a ricostruire, con un apposito programma di effemeridi, la esatta posizione dei satelliti Medicei all’ora della ripresa (i due minuti intercorsi tra le 21:23 e le 21:25 circa della sera del 8 marzo 2016) ottenendo una perfetta corrispondenza segno che i “puntini luminosi” non sono artefatti ma l’immagine effettiva delle lune. Nell’immagine sotto il confronto.
L’esperimento, condotto nella peggiore delle situazioni (ovvero con raccordi improvvisati e un’ottica vecchia, sporca e anche parzialmente rotta), ha dimostrato che “quasi tutto si può”. Senza arrendersi, ingegnandosi, usando “quel che si ha”, si può sempre fare qualcosa, ovviamente accontentandosi dei risultati che non possono essere paragonati a quelli ottenibili con strumenti più idonei.
Mi sono divertito, ho stupito alcuni amici astrofili che “non immaginavano”, e ho dimostrato qualcosa, senza alcuna pretesa.
Provateci anche voi...