ATTENZIONE AL "VINTAGE"

Novembre 2015

Tutti belli gli strumenti "vintage"?

Provenienti da un mondo magico dove tutti i mastri ottici lavoravano, secondo la leggenda assoluta e incontestabile, obiettivi e specchi con il caldo soffio del loro alito, guardando alla luce riflessa della luna le loro creazioni e impregnandole della misteriosa magia degli elfi silvani, i rifrattori e i riflettori degli anni ’60 e ’70 DEVONO per forza essere miracolosi.

Attenzione a quanto dico: non caratterizzati da ottime prestazioni (aspetto su cui ci sarebbero dei distinguo), ma sempre e comunque superiori alla cineseria odierna.

Questo mito ha avuto, a mio modo di vedere, una certa logica e rispondenza all’inizio del primo decennio del nuovo millennio quando davvero (o anche alla fine del secolo scorso) la produzione orientale a basso costo (Cina, Taiwan, etc..) aveva specifiche di qualità e controllo tali da essere realmente rischioso acquistarne i prodotti.

Oggi però continuiamo a vedere prodotti mass market con prestazioni di alto livello.

E’ stato ridicolmente imbarazzante osservare quanto un banale 127/1200 rimarchiato Bresser fosse in grado di mostrare e fotografare, oppure come il suo fratello maggiore 152/1200 uscisse a testa alta e fiero da un side by side con un prestigiosissimo TEC 160FL (costo del primo 550 euro, costo del secondo 16.000 euro).

A parte questo (e che bella è questa verità, pur magari con qualche partita di obiettivi ancora scadenti, che offre ad astrofili non “Paperoni” mezzi validi per l’osservazione del cielo), ciò che mi stupisce è notare la scarsa preparazione (o forse malafade) di alcuni astrofili che acquistano e vendono strumenti “vintage” e ne magnificano le prestazioni quando quegli stessi strumenti sono casualmente capitati sotto occhi esperti e meno “sognatori” e sono stati bollati come “appena sufficienti”.

Passi anche, all’interno del nostro discorso, la supervalutazione dei telescopi vecchi e blasonati, comprensibile e anche accettabile in alcuni casi di prodotti particolarmente rari o realizzati davvero secondo specifiche strettissime.

Ciò che non si comprende è come sia possibile che qualsiasi “ciofeca vintage” venga spacciata per “high quality built”.

Scrivo questo perché i nostri mercatini sono pieni di vecchi telescopi che starebbero bene soprattutto come soprammobili e che, in nome di un revival vintage, vengono spacciati per “primi della classe”.

La cosa appare davvero buffa quando, come dicevo poc’anzi, alcuni di questi sono transitati tra le mani, per semplice test, del sottoscritto che ha avuto modo di vederli, provarli ed esprimere, in base a lunga esperienza e confronti, giudizi non proprio lusinghieri. 

Non serve il “nome”, alcuni Polarex ad esempio che vengono super-valutati sono otticamente appena passabili, serve piuttosto testare i vecchi strumenti prima di acquistarli e rendersi conto della loro realtà.

Il consiglio personale, da amante ed estimatore dei telescopi degli anni ’60 e ’70, è quello di essere cauti e di non prendere per “oro colato” le parole nel vento...

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