Anno 2013
Vista frontale dell'obiettivo fraunhofer
A metà degli anni ’90 il Konus Centaur 102, completo di montatura equatoriale motorizzata in A.R., treppiede, cercatore e due oculari costava circa 5.400.000 lire. Se consideriamo che oggi un rifrattore acromatico su montatura equatoriale motorizzata costa non più di 800/1000 euro abbiamo il panorama su due aspetti complementari dell’astronomia amatoriale. Il primo è che i prezzi si sono abbassati grazie ad una certa globalizzazione degli strumenti astronomici per dilettanti, il secondo è che se così non fosse nessuno acquisterebbe più nulla.
Allo stesso periodo un bel rifrattore apocromatico da 4” richiedeva un investimento di circa 10 milioni (ricordate i primi Meade 102 ED su LX650? O forse gli Astro Physics da 10 cm. su AP 400 o i Takahashi FS-102 su EM 10 motorizzata?).
Forse il costo molto elevato del Centaur lo mise in cattiva luce a beneficio del più diffuso Vixen 102M, tanto che oggi trovarne uno è relativamente difficile, ma il bel tubetto giallo-arancio non aveva proprio nulla da invidiare quanto a prestazioni pure al blasonato Vixen, anzi.
Così, quando ho letto l’annuncio di un Centaur in vendita ho risposto velocemente e ho acquistato il rifrattore pur sapendo che la lente frontale presentava un piccolissimo “chip” laterale (in posizione interna all’anello di serraggio del doppietto – quindi ininfluente dal punto di vista ottico). Devo ammettere di aver fatto bene, perché altrimenti non mi sarei divertito tanto con questo poco conosciuto strumento, da non confondersi con il successore KONUSKY 102 (di qualità ben inferiore e giustamente relegato nella schiera degli strumenti di poco valore).
Vorrei cogliere l'occasione per fare chiarezza su alcune dicerie che circolano su questo strumento.
Premettendo che quanto riporto riguarda l'esemplare in mio possesso, e non tutti quelli esistenti (anche se mi sembra strano possano esserci versioni differenti, soprattutto data l'esiguità di esemplari realizzati e venduti), mi vorrei soffermare sulla presunta "diaframmatura" interna dello strumento. Si è scritto che le ottime performances nel contenimento dell'aberrazione cromatica raggiunte da questo strumento siano imputabili a una "diaframmatura" interna che, all'atto pratico, ridurrebbe il diametro utile dell'obiettivo a meno dei 102 mm. dichiarati dal costruttore (alcuni parlano di 83 millimetri liberi).
Vorrei smentire (almeno limitatamente al mio caso) questa diceria. L'esemplare in mio possesso ha, infatti, i diaframmi interni al tubo perfettamente collocati e dimensionati. Posso anzi dire che gli stessi appaiono lievemente sottodimensionati piuttosto che sovradimensionati.
Ciò che potrebbe lasciare immaginare un "lieve" e intendo "lieve" accarezzamento del fascio ottico è il posizionamento del fuocheggiatore nella sua completa o quasi estrazione interna. Alcuni possessori di Centaur lamentano la presenza di un diaframma posto nel canotto del focheggiatore che imporrebbe una restrizione del fascio ottico. Non mi sento di escludere tale evenienza in quanto non ho esaminato tutti i “Centaur” esistenti e potrebbe anche esistere un “lotto” prodotto con un diaframma aggiunto o male posizionato. Il mio esemplare semplicemente non mostra questa caratteristica ma su altri... tutto è possibile!
Targhetta identificativa Konus Centaur
Test del 3 gennaio 2011 sotto il cielo cittadino di Milano. Luna assente, umidità medio bassa, seeing medio di circa 6/10. test condotto su quello che c'è: le stelle doppie...
Epsilon PER
Sistema doppio con componenti molto sbilanciate ma ben separate. Il plossl da 10mm. offre una bella immagine con la primaria luminosa e circondata dal primo anello di diffrazione secco e luminoso e la secondaria debole ma ben visibile. Ritengo sia una bella coppia per un telescopio da 10 cm. sotto cieli bui, ottimo per apprezzare la differenza di magnitudo tra le componenti e facile per separazione.
3.58 + 40,01 mag. 2.9 – 8.9 separazione 9”
33 ARI
Doppia simpatica, delicata, debole e larga (circa 27” la separazione tra le componenti). La si riconosce come sistema multiplo solamente perché “imboccati” dalle effemeridi, altrimenti si rischierebbe di non cogliere il sistema data la debolezza della secondaria e la distanza angolare dalla principale. Il sistema può essere usato anche come test di trasparenza del cielo o prova per strumenti nell’ordine dei 7/8 cm.
2.41 + 27,04 mag. 5.3 – 9,6 separazione 27”
Epsilon ARI
Sistema doppio difficile. Le componenti sono di magnitudo simile (5.2 e 5.6) ma strette per un 10 cm. Viene riportato un valore di 1,4” ma ritengo personalmente che, alla data odierna, questo valore sia da rivedere e l’ho calcolato in circa 1,2”. Le componenti appaiono non ancora separate con il Plossl da 6mm (benché si intuisca un allungamento) e rimangono confuse anche con il 4mm., benché offrano l’immagine decisamente allungata.
L’oculare Takahashi LE 5mm mostra invece i due dischi a contatto e il LE 2.8, benché renda scura l’immagine, esibisce una coppia di stelline strettissime. Interessante notare la diversa resa degli oculari (la qualità non è opinione…) Ritengo sia sistema molto interessante per strumenti a lenti da almeno 10 cm. operanti con seeing buono o molto buono e ingrandimenti elevati.
2.59 + 21.20 mag. 5.2 – 5.6 separazione 1,4” (? forse meno?)
THETA AUR
Doppia bella, interessante e facile nonostante la differenza di luminosità tra le componenti sia prossima a 100 volte (magnitudini 2.7 e 7.2). La primaria appare bianca e la secondaria ben distanziata e sufficientemente luminosa da essere percepita senza problemi. La visione migliore si ha nel 6mm. plossl ma già il 10mm. offre immagine del sistema risolto. Ottimo target per rifrattori da circa 10 cm. sotto cieli possibilmente bui (più del mio…)
6.00 + 37,13 mag. 2.7 – 7.2 separazione 4”
DELTA-3 TAU
Sistema davvero difficile nelle condizioni di osservazione cittadina da cui sono solito operare. Il cielo bianco non aiuta a cogliere stelle secondarie di magnitudo limitata, specialmente quando sono molto vicine alla principale. Con il massimo degli ingrandimenti offerti sia dall’oculare LE 5m.. Takahashi che dal 2.8 sono riuscito, con un notevole sforzo, a cogliere la debole luce della secondaria appoggiata sul primo anello di diffrazione. La visione è al limite e richiederebbe un cielo molto più buio. Ottimo test per strumenti da 10/12 cm. a lenti
4.26 + 17,56 mag. 4.2– 7.5 – 8.7 separazione1,5” –77”
32-33-52 ORI
nel susseguirsi del test
ho puntato i sistemi che utilizzo, in Orione, per testare le ottiche:
33-32-52 Ori.A parte la prima (facile) le altre due sono state più ostiche. La 32 ha comunque mostrato bene la sua duplicità, con la secondaria
all'interno dell'anello di diffrazione della principale. La 52 ha invece mostrato un chiaro e pronunciato allungamento e, sebbene non si sia mostrata come "doppia separata", è stata comunque individuata come
doppia. Sia usando il 4mm. che il 2.8mm.
Vista completa del tubo ottico
La notte del 10 maggio 2011 è stato eseguito un altro test su "doppie di stagione". La notte è graziata da un seeing di ottimo livello, stimato in 8/10 circa, umidità molto bassa e Luna al primo quarto.
Oculari utilizzati:
LE 7,5 mm ingrandimenti 120x
LE 5 mm. ingrandimenti 180x
LE 2,8 mm. ingrandimenti 320x
25 CnV
Torno sovente ad osservare, per piacere e per test strumentale, questa bella doppia nei Cani da Caccia. Si tratta di un sistema “difficile” e abbastanza stretto, come indicano i dati riportati in calce, con la componente secondaria debole posizionata immediatamente oltre il primo anello di diffrazione della stella principale. La differenza di magnitudo tra le componenti rende la secondaria debole e poco contrastata ma il quadretto è intrigante proprio per questa caratteristica. L’osservazione non è aiutata dalla sera di lieve foschia con la Luna quasi al primo quarto, ma resta indicativa delle potenzialità dello strumento.
Il sistema di 25 CnV è, a mio avviso, un ottimo test per strumenti a lente da 10 cm. di diametro o riflettori moderatamente ostruiti da 13/15 cm. L’immagine migliore è stata ottenuta con l’oculare LE da 2,8mm. anche se la duplicità era già alla portata del potere offerto dal LE 5mm.
13.38 + 36,18 mag. 5,0 – 7,0 separazione 1,8”
49 Leo
Sistema interessante e test utile per ottiche da 4 pollici di diametro a lenti. La secondaria appare già con l’oculare LE takahashi da 5mm. ma diventa preda facile utilizzando il 2,8mm. Risulta decisamente più debole della compagna principale ed è visibile poco oltre il suo primo anello di diffrazione. La serata fosca e con Luna non permette di indicazioni cromatiche rilevanti sui due astri.
10,35 + 08,39 mag. 5.8 – 7.9 separazione 2,1”
54 Leo
Coppia sempre splendida si offre ben separata e piacevolissima già con l’oculare LE 7,5mm. anche se offre il meglio all’oculare da 5mm. LE Takahashi. Osservare sistemi doppi con separazione compresa tra i 4” e i 6” è passatempo meraviglioso quando si ha disposizione un buon rifrattore da circa 10 cm. e, se il guardare non è ricerca di primato, è proprio il “vedere” che restituisce quiete e permette all’occhio e al corpo di rilassarsi.
10,56 + 24,45 mag. 4.5 – 6.3 separazione 6”
35 Com
Sistema triplo direi piuttosto difficile in un rifrattore da 10 cm. La compagna stretta dell’astro principale si nota con l’oculare da 2,8mm, più debole rispetto a quest’ultima di almeno 2 magnitudini. La notte “bianca” e lattiginosa non aiuta nell’osservazione ma la debole stellina si ritaglia comunque una posizione all’interno del primo anello di diffrazione della principale. Visione molto difficile e sicuramente “al limite” per lo strumento utilizzato. La terza componente, distante oltre 28”, è ben visibile benché fioca. Nessuna caratterizzazione cromatica di rilievo viene segnalata.
12,53 + 21,14 mag. 5.1 – 7.1 – 9.8 separazione 1,2” – 28”
Il focheggiatore a pignone e cremagliera classico che equipaggia il Centaur
Ingrandimento macro del rivestimento goffrato intorno alla cella porta ottiche
Nelle sere di agosto 2011, a cavallo della Luna nuova, con un seeing medio di circa 7/10 ho effettuato una serie di osservazioni in alta risoluzione su sistemi multipli per saggiare le performances dello strumento. Il cielo di Milano non è adatto a test su soggetti del cielo profondo, target comunque non più di tanto adatti alla vocazione planetaria del rifrattore in esame, e l'alta risoluzione resta, di fatto, il vero banco di prova delle ottiche.
Struve 3049 (Sigma) in Cassiopea
All’oculare Takahashi LE da 5mm. l’immagine è molto bella nonostante il cielo sia lattiginoso e biancastro (è quasi impossibile, a occhio nudo, vedere tutte le stelle principali dell’Orsa Minore). La componente primaria è bianca mentre la compagna ha tonalità azzurrina. La visione è molto quieta con entrambe le componenti che mostrano il loro anello di diffrazione (quello della secondaria è terribilmente debole e al limite della percezione)
23.59 +55.45 mag. 5.0 – 7.2 separazione 3”
Molto bella, come sempre, la Alpha Cassiopea (Shedir) che con l’oculare LE da 30mm mostra la componente principale luminosa e gialla e la debole compagna lontana e molto più debole oltre che priva di percepibile tonalità.
Ci spostiamo sulla ETA Cassiopea che è sistema doppio visibile anche a bassi ingrandimenti. Il 30mm. (che offre circa 30x) la mostra separata e con le componenti che sembrano ballare un valzer. Inserendo il 18mm. (per 49x) la coppia si allarga un poco: la primaria appare gialla, la compagna biancastra. E’ però l’oculare da 7,5mm (Takahashi LE 7,5) che, grazie ai 117x offerti, esalta la coppia e ne accentua la colorazione. Sempre gialla la componente principale mentre la secondaria assume una tonalità più marcatamente azzurro-grigia (anche se mi risulta sia rossastra...mah!). Ritengo il potere offerto da questo oculare quello migliore per l’osservazione con un rifrattore da 10 cm. Operante dalla città.
00.49 + 57.49 mag. 3.5 – 7.4 separazione 47”
Cambio zona celeste, più che altro per puntare lo zenith e avere più contrasto con il fondo cielo e una posizione osservativa più comoda, e testo l’ottica sulla DELTA Cigni che viene sdoppiata già con il 5mm. (potere di 176x) ponendo la secondaria proprio sull’anello di diffrazione della componente principale. La separazione e la percezione della compagna debole diventano migliori con l’oculare LE 2.8mm (potere di 314x circa) anche se, probabilmente in queste condizioni, l’oculare migliore sarebbe un 3,5mm che, purtroppo, non ho.
Inquadro, per finire, il centro del corpo del cigno e cerco, facendo star-hoping, una debole (viste le condizioni) doppia catalogata come Struve 2609. Mi piace tanto questo sistema che è debole e stretto e ha la compagna minore flebile. Il 5mm. mostra le due stelline ben separate benché vicine. Sarebbe auspicabile, volendo godere meglio il sistema, poter sviluppare ingrandimenti nell’ordine dei 240/250x ma sarebbe necessario un cielo decisamente più buio per non diluire eccessivamente l’immagine della stella compagna.
19.59 + 38.06 mag. 6.7 – 7.6separazione 1,9”
L'obiettivo semi-apo del Vixen-Tasco 14V da 70 mm.
La notte del 1 novembre 2011, complice una Luna già tramontata e un ottimo seeing di circa 8/10 (ma anche un alto tasso di umidità), ho finalmente potuto eseguire un test comparativo tra vari strumenti a rifrazione tra i 65 e i 100 mm.
Purtroppo il tempo è stato limitato (Ginevra è venuta a dare una sbirciatina a Giove e esortandomi a rientrare in casa con la motivazione di un “sei congelato, papà”) a non più di un’ora e il target unico a Giove (solo possibile bersaglio in una notte umidissima e con un cielo bianco latte che non permetteva di scorgere a occhio nudo nessun astro).
La Ioptron 45i su colonna ha sorretto in prima fase l’accoppiata Takahashi TS-65P (tripletto semiapocromatico alla fluorite) e Tasco 14V (un Vixen 70/600 tripletto semiapocromatico).
L’altissima umidità relativa mi obbligava a tappare alternativamente le ottiche dello strumento che non stavo utilizzando per impedire che si appannassero e invalidassero così il test.
Alternando gli oculari da 7,5mm. – 5mm. – 2.8mm. della serie LE Takahashi ho potuto decretare una certa superiorità del Vixen-Tasco.
Cominciamo con il dire che l’immagine del Takahashi era
decisamente buona e ricca di dettagli per un 65mm. In particolari discernibili (si parla di notevoli increspature della SEB e di un buon dettaglio sui contorni della Grande Tempesta e delle porzioni
bianche di SEB che la seguono e precedono oltre alla centrale alla banda) erano praticamente gli stessi ma il 70mm. Vixen li mostrava con maggior facilità e immediatezza tanto da far pensare di
osservare con uno strumento più grande. Inoltre l’immagine del Vixen-Tasco esibiva un lieve maggiore contrasto che rendeva L’intero pianeta più “facile”.
Contenutissima a valori di puro dato statistico l’aberrazione cromatica residua, appena percepibile sfuocando l’immagine in entrambi gli strumenti o facendo lavorare fuori asse gli
oculari.
Galvanizzato dalla resa superba del piccolo 70mm. ho montato il Pentax 85/1000, dotato di ottiche molto ben lavorate e che in più di una occasione hanno offerto immagini di alto livello. Il dettaglio che il Pentax mostrava, accoppiato all’oculare da 7,5mm. era davvero notevole. Tutti i dettagli già rilevati dai 65 e 70mm. apocromatici erano ovviamente alla sua portata, con un ulteriore incremento di risoluzione e con qualche accenno in più di strutture tra le bande rispetto agli strumenti più piccoli. La SEB risultava ulteriormente intricata e tutto il pianeta tendeva a divenire più “mosso” nel suo aspetto. L’immagine, inoltre, diventava ovviamente più luminosa e tendeva a schiarirsi assumendo tonalità lievemente più fredde rispetto al Vixen 70mm. ma soprattutto rispetto al Takahashi da 65mm.
Molto bello il contorno della Grande Tempesta che, sebbene già ben visibile anche negli strumenti minori, qui aveva un accenno di spessore non uniforme.
Dopo queste osservazioni ho sostituito il Pentax con il Konus Cenatur 102/880, strumento da molti definito (io sono tra questi) forse il miglior acromatico “commerciale” da 10 cm. (e focale inferiore al metro) prodotto a cavallo degli anni ’90 del secolo scorso. Ebbene, nonostante la sua maggiore apertura e una lavorazione piuttosto buona delle ottiche (come testimoniano i vari test eseguiti negli ultimi mesi), l’immagine offerta di Giove non era all’altezza di quella sfoggiata dal Pentax 85. Una maggiore lieve luminosità, ma anche una tonalità più calda, non facevano eco al maggiore teorico dettaglio raggiungibile e l’immagine finale non solo non era migliore ma, a mio modo di vedere, nemmeno paritaria. I dettagli discernibili erano gli stessi ma mentre il Pentax li mostrava con una facilità e pulizia disarmante, il Konus faticava maggiormente a staccarli dal fondo tanto da far pensare a una minore risoluzione.
Se avessi dovuto scegliere, tra i quattro, uno strumento unico per osservare il pianeta gassoso non avrei avuto dubbi nell’optare per il Pentax. Il risultato, memore di alcune immagini di Saturno avute quest’anno ma anche e soprattutto gli anni scorsi, oltre ad alcune osservazioni di Venere fatte con questo strumento, non mi ha stupito più di tanto ma resta un dato significativo, soprattutto per tutti coloro pensano che il diametro sia sempre vincente nell’osservazione visuale.
Ciò che resta della serata, una volta smontati e riposti
gli strumenti, è la notevole prestazione del
Tasco-Vixen e la assoluta supremazia del Pentax 85 anche su uno strumento ben realizzato e di maggiore diametro come il Konus Centaur.
Accoppiata Pentax 85/1000 e Takahashi TS-65P su Vixen Super Polaris
Bene, cosa dire di questo Konus Centaur? Che è un ottimo acromatico da 10 cm. con focale inferiore a f9. Probabilmente, nel panorama degli strumenti commerciali con queste caratteristiche ottiche, il meglio riuscito che mi sia stato dato modo di testare.
L’ho tenuto per più di un anno usandolo con grandi soddisfazioni e divertimento, poi venduto per sfoltire la pletora di strumenti che andava ammassandosi negli armadi. Un peccato e una grande occasione per chi lo ha comprato. Da cercare, testare, e possibilmente acquistare...