TAKAHASHI EPSILON 160

Aprile 2017

INTRODUZIONE

Siete astrofili amanti della fotografia a largo campo del cielo profondo? Avete la possibilità di spendere non solo in montatura e CCD ma anche nell’ottica di ripresa? Per molti anni (almeno nei diametri “piccoli”) il top del top è stata la linea Epsilon (130-160-200) variamente evoluta con correttori sempre più spinti e in grado di rendere il piano di ripresa quasi completamente piano fino ai bordi dei sensori più grandi.

Li ho sempre ammirati, non ne ho mai avuto uno. Sovente mi è venuta voglia di dedicarmi all’imaging deep sky e ogni volta, pensando alla pazienza infinita necessaria, ho rinunciato senza pentimenti.

Ciò non toglie che non abbia sempre ammirato le riprese profonde di nebulose, specialmente nelle versioni in bianco e nero, e l’immersione nel cielo stellato che alcuni astrografi di precisione nelle mani di sapienti fotografi sapevano restituire.

Poi un giorno di qualche mese fa l’amico Marco Murelli mi ha annunciato di aver acquistato per sfizio un Epsilon 160 Takahashi con qualche anno di onorato servizio sulle spalle.

“Te lo darò, così ci guardi dentro” mi ha detto, e il piccolo newton è giunto a me per una breve vacanza.

Differentemente da altre volte, e per questo l’articolo è inserito nella sezione “TEST BREVI”, non ho voglia di raccontare ciò che è risaputo su questo tipo di strumenti né addentrarmi nella valutazione del campo spianato, della dimensione stellare in micron, né della camera CCD più adeguata a sfruttarne le caratteristiche.

Sono argomenti per i quali non posseggo nemmeno le specifiche conoscenze (non a sufficienza quantomeno per esprimere giudizi e consigli ferrei), e così ho scelto di usare il nostro Epsilon esattamente per ciò per cui non è stato progettato: l’osservazione visuale.

Nel periodo in cui ho avuto in prestito il telescopio il tempo meteorologico è stato sovente inclemente e più di metà delle sere “buone” avevo impegni di lavoro o il doveroso e gioioso debito di tempo con la mia famiglia.

Ho quindi semplicemente giocato con lo strumento, mi sono fatto una idea fugace, e poi l’ho rimandato al buon Marco che invece lo userà per scopi più logici anche se da cieli estremamente inquinati e di pianura.

La sola nota tecnica che mi permetto di ricordare, e che spiega in buona parte la pessima reputazione visuale del telescopio (perfettamente in linea con la mia esperienza come si vedrà), risiede nella scelta della casa madre di proporre un astrografo puro con un primario iperbolico, una focale cortissima (f.3.3), un correttore/spianatore interno al focheggiatore che è obbligatorio lasciare in seno, e una meccanica votata a fare quello per cui lo strumento è progettato: fotografare.

Pur bello il Takahashi Epsilon è spartano, un poco rude, ma tiene bene la collimazione, il suo raggiungimento è facile, e ha un focheggiatore privo di giochi e incertezze. E’ duro, ma è giusto così visto che serve per essere azionato poche volte in una sessione notturna e con il peso di CCD e ruote porta-filtro motorizzate di significativo peso.

TEST VISUALE

Il test visuale ha dato esiti molto diversi da quanto mi sarei atteso.

Benché lo strumento nasca come astrografo la sua correzione ottica, ai vertici della produzione mondiale dilettantistica e la sua meccanica, di notevole precisione, mi avevano fatto pensare che potesse quantomeno pareggiare quanto era in grado di fare il mio vecchio 200/660 newton con ottiche Zen e meccanica “arrangiata”.

L’amico Marco mi aveva chiesto di controllare la collimazione che lo lasciava perplesso sui risultati ottenuti con il collimatore Takahashi e la visione dello star test.

In effetti, pur con una lievissima scollimazione dovuta al trasporto, in pochissimi minuti sistemati alla perfezione per quanto risultava al collimatore dedicato, offriva valori di forte “scollimazione” all’indagine visuale su una stella campione.

Ho imputato la differenza alla forte eccentricità del secondario e in effetti indagando l’immagine a fuoco, anche a ingrandimenti medi (106x circa offerti dall’oculare 5mm. LE Takahashi), la forma stellare con “allineamento del collimatore” appariva corretta pur con una certa quantità di luce diffusa e la presenza di una “detectable spherical aberration”.

Provando a collimare in modo tradizionale sulla stella, e andando quindi in contrapposizione con le informazioni del collimatore, ottenevo risultati molto più scadenti con formazione di aberrazioni geometriche nella forma del disco di Airy e una perdita di copertura del primario da parte della luce catturata dal secondario.

Ho così riportato il tutto alle indicazioni del collimatore e ho eseguito un nuovo star test sia con il correttore di serie interno al focheggiatore che senza.

Privato del gruppo ottico aggiuntivo l’Epsilon esibiva una sferica enorme che rendeva lo strumento praticamente inusabile se non a bassissimo ingrandimento.

Nonostante un rapporto di apertura del tutto comparabile con quello del mio ex 200 F3.3 la resa dello strumento appare molto diversa e decisamente meno votata all’utilizzo visuale e questo credo sia sicuramente dovuto alla configurazione iperbolica dello specchio primario del Takahashi contro quella classica parabolica del mio ex Zen.

Poiché la sera prometteva un discreto seeing generale ho deciso di operare un confronto con il rifrattore apocromatico FC-100N (doppietto alla fluorite in configurazione steinheil da 10 cm. e focale di un metro) puntando i panorami lunari in prossimi del terminatore.

La differenza di apertura e di risoluzione teorica non mi ha spaventato più di tanto considerando la vocazione fotografica del newton e la qualità del doppietto giapponese e così ho atteso il passaggio al meridiano del nostro satellite dato il via alle osservazioni.

Ho impiegato solo una manciata di secondi a rendermi conto della enorme differenza di resa.

Nonostante l’Epsilon lasciasse intuire le possibilità insite nel proprio potere risolutore l’immagine appariva priva di incisione, flou, e con un microdettaglio molto lontano da quanto esibiva, sempre a circa 100x, il rifrattore apocromatico.

La situazione peggiorava in modo drastico aumentando i poteri. Con il LE 2,8mm. (che offriva 190x sull’astrografo) e il 5mm. LE (200x sul rifrattore) la Luna appariva essere profondamente diversa. Decisamente più luminosa nel newton ma anche ben poco osservabile (come se non raggiungesse mai il fuoco corretto) mentre appariva contrastatissima e con microdettaglio notevole nello strumento a lenti.

La differenza non si limitava ad una immagine più o meno contrastata ma in una differenza schiacciante nella quantità di microdettaglio apprezzabile.

Per fugarmi ogni dubbio ho puntato una stella di media luminosità nei pressi del nostro satellite e ho controllato la corretta focalizzazione del newton che appariva geometricamente a posto ma con una incisione imparagonabile a quella offerta dal FC-100.

Nel corso della serata ho protratto i test comparativi su altre zone del suolo selenico e su stelle di primaria e secondaria luminosità registrando i medesimi risultati che sono apparsi non influenzati né dal variare del seeing medio né dal passare del tempo e quindi ad un eventuale acclimamento delle ottiche.

Quando ho smontato gli strumenti e riposto l’emotività mi sono soffermato incredulo ad ammirare la intrinseca bellezza dell’Epsilon e la sua sconcertante pessima capacità di restituire immagini di buon livello, almeno dal punto di vista visuale a ingrandimenti che non fossero di 30/40x.

 

Ho tentato un nuovo test in una notte di discreto Seeing usando come target il pianeta Giove.

Anche in questo caso l’Epsilon, usato con un oculare a basso ingrandimento per il centraggio del pianeta, dava l’impressione di poter offrire una notevole quantità di dettagli che si sono però “sfaldati” all’aumentare dei poteri utilizzati.

Il confronto fatto con un ben più modesto newton Mizar 100/600 (con ostruzione prossima al 44%) ha palesato tetti i limiti del Takahashi. Se in teoria i particolari avrebbero potuto esserci tutti, la restituzione “flou” dell’immagine cancellava quelli più fini decretando una certa superiorità dello strumento più piccolo (!) che invece, a 157x offerti da un oculare da 3,8mm. (che ne consente circa 140 sull’Epsilon), permetteva una visione molto nitida e pulita con dettaglio di notevole qualità anche nelle zone biancastre che precedono e soprattutto seguono la GMR negli ultimi giorni del mese di Maggio 2017. Ingrandimenti superiori diventavano purtroppo inutilizzabili sull'astrografo giapponese.

E' UN ASTROGRAFO: USIAMOLO PER FOTOGRAFARE IL CIELO PROFONDO...

Quanto riporto nelle prossime righe non è oggetto di esperienza diretta non avendo a disposizione sensori adeguati a testare le capacità fotografiche dello strumento.

Le immagini sono state tratte dal proprietario legittimo del telescopio, il caro amico Marco Murelli, con una camera ASI 1600 cooled da un sito, in piena pianura emiliana, ben poco protetto dall’inquinamento luminoso e in condizioni di seeing medio-scarso. Le riprese sono in banda Ha (20 pose da 3 minuti).

Benché non sia un esperto di fotografia a lunga posa e considerando le dinamiche di ripresa non posso che considerare più che buone le immagini ottenute che, indipendentemente dal loro valore estetico, evidenziano una resa soddisfacente dello strumento con deformazioni extra assiali limitatissime e una puntiformità generale molto convincente. Si consideri inoltre che sono pose con tempi di integrazione non eccessivi e con un lavoro di "post produzione" praticamente nullo.

Quando Marco mi ha inviato le immagini non ho potuto che deprimermi considerando la debacle visuale dello strumento e riconsiderare il progetto Takahashi nella sua interezza.

Come mai il mio Newton 200/660 autocostruito offriva immagini visuali globalmente accettabili e un fuori classe come l’astrografo giapponese non appare capace di andare oltre i 70/80x senza palesare gravi limiti (solo si può attribure allo schema del primario la causa?)

E’ possibile che la conformazione del primario del newton da 20 cm. gli avesse permesso di focalizzare in modo simile ad un telescopio meno “spinto” ma, magari, imporre invece un comportamento fotografico molto sottotono (cosa facilissima con un primario parabolico e un semplice correttore Vixen nato per gli F4)? Non avevo mai impiegato in modo serio il 200/660 in applicazioni fotografiche se non con qualche scatto in accoppiamento alla DSLR ma l’ineluttabile riscontro offerto dall’Epsilon non lascia molti dubbi.

L’astrografo giapponese è sicuramente un fuoriclasse nel suo campo applicativo (largo formato con CCD dedicati) ma non appena gli si chiede di “allungare” con gli ingrandimenti l’immagine si rompe e decade in modo velocissimo. 

Non ho avuto modo di usare, se non per fugaci occhiate, un FSQ-106 ma chi lo ha riporta comportamenti analoghi, anche se meno drastici, con prestazioni in alta risoluzione non eclatanti. 

Il pensiero è che l’architettura dell’astrografo a specchi giapponese (Epsilon-160), in virtù della configurazione degli elementi ottici, del disassamento del secondario e del comportamento del gruppo correttore aggiuntivo, abbia dei limiti molto stretti di utilizzabilità e lavori bene solo a focale nativa e comunque in un range di ingrandimenti limitato.

CONCLUSIONI

Se lo si guarda staticamente lo strumento ha una bellezza innegabile: tecnico, con la livrea bianco Takahashi che personalmente trovo irresistibile, molto ben costruito, con un focheggiatore ottimo e una meccanica che rende molto veloce e precisa la sua collimazione “fotografica”.

Se lo si usa, come da specifiche, per riprendere il cielo notturno e le sue nebulose sa essere sicuramente preciso e consente fotografie bellissime e quasi “eteree”.

Se però si ha la pessima idea di impiegarlo come telescopio visuale con l’errata convinzione che “il diametro gli dia ragione” si rischia di rimanere più che delusi e dubitare della bontà delle sue ottiche.

Non avendo voglia e tempo (o il desiderio di trovarlo) per dedicarmi alla fotografia è per me uno strumento completamente inutile ma chi ama invece riprendere nebulose estese e campi stellari ampi lo amerà molto credo. Per quanto mi riguarda, dovessi mai cedere alla tentazione di qualche immagine deep sky, acquisterò il riduttore di focale per il mio MT-160 (sempe Takahashi) che pur non raggiungendo la velocità dell'Epsilon permette qualche soddisfazione e lascia in essere un performer visuale eccezionale.

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