Lo SKY-90 è uno strumento nato per applicazioni fotografiche e per essere un travel-scope. Un po’ come avvenuto per il bellissimo Stowaway di Astro Physics, o per il TMB 92, Takahashi ha voluto inserire, nella sua gamma di strumenti, un 90 mm. di cortissima focale e dimensioni molto contenute. Il risultato è uno strumento esteticamente accattivante e super portabile. La livrea Takahashi è molto piacevole e, benché sia ovviamente questione di gusti, direi che è superiore a quella dei suoi competitor. TMB e AP non sono certamente brutti e la loro meccanica è eccelsa, ma l’impatto emotivo del Takahashi ha su di me più "presa".
Il cuore dello strumento è il doppietto alla fluorite da 90 mm. e 500 mm. di focale, per un rapporto pari a 5,5 e un peso appena superiore ai 3 chilogrammi.
Sulla carta si tratta di un grande strumento, con ottiche apocromatiche capaci di spaziare dai campi larghissimi ad alti ingrandimenti per osservazioni planetarie e Lunari.
Lo strumento è leggero e compattissimo: sta comodamente in uno zainetto e può essere sorretto in modo adeguato da un buon cavalletto fotografico dotato di testa fluida di buona qualità. Io l’ho usato, nel periodo che il piccolo Takahashi mi ha fatto compagnia, su una equatoriale computerizzata di produzione Synta (la HEQ5 SW) per provarne le prestazioni nel migliore dei modi.
Le ottiche Takahashi sono di alto livello, il residuo cromatico è davvero esiguo (benché presente), tanto che mi sentirei di definire lo strumento quasi apocromatico, e la componentistica meccanica di prim’ordine. Il campo non è spianato, per renderlo tale serve l’originale spianatore, ma sufficientemente corretto da permettere l’utilizzo di oculari a lunga focale e godere di campi stellari da quasi 4° senza che l’immagine sia troppo degradata ai bordi.
Parimenti, lo strumento regge bene ingrandimenti elevati, nell’ordine dei 180/200x, per proficue osservazioni di Luna e pianeti.
Il divario di diametro con gli economici “ED” da 80 millimetri e produzione cinese si sente, sia nelle osservazioni degli oggetti estesi, sia nella luminosità fruibile in campo planetario. Inoltre il livello di contrasto offerto dalle due ottiche è visibilmente diverso e a tutto vantaggio del Takahashi (che però, per dovere di cronaca, costa 5 volte tanto).
Se ci si limitasse a queste considerazioni lo strumento sarebbe teoricamente perfetto e non lo avrei mai alienato. Accade però che, anche sua maestà Takahashi, sia scivolata su una buccia di banana che ha compromesso le prestazioni e soprattutto la nomea di questo rifrattore, almeno nella sua prima versione, quella appunto chiamata “SKY-90”.
La cella che contiene il doppietto mostra infatti dilatazioni termiche malamente compatibili con quelle dell’obiettivo. In condizioni di bassissima temperatura (tipicamente le notti invernali) accade che le ottiche tendano a tensionarsi (problema lieve ma percepibile) perdendo la loro ottima capacità di salire con gli ingrandimenti.
Takahashi ha posto rimedio al problema, dopo che molti amatori lo avevano segnalato, riprogettando la cella (con l’aggiunta di viti laterali di serraggio aggiuntive a quelle della prima serie) e commercializzando la versione “FCL” che sembra essere esente da questo problema dopo aver subito una ulteriore modifica alla cella.
Se si vuole acquistare uno di questi, peraltro splendidi strumenti, il consiglio è di rivolgersi dunque alla seconda serie, anche a costo di pagarla di più. Il valore sull’usato dello SKY-90 è molto concorrenziale e notevolmente inferiore alle quotazioni speculative (e decisamente ingiustificate dal punto di vista ottico) cui sono sottoposti i concorrenti di pari blasone (AP e TMB). Resta un telescopio altamente consigliabile per chiunque voglia uno strumento trasportabilissimo e capace di ottime prestazioni in ogni campo applicativo, a patto di accetterne il costo certo non "popolare".
Giusto per curiosità va detto che uno dei primi strumenti apocromatici di questo tipo realizzato (e credo anche il più raro in assoluto) sia il Nikon 80-ED con focheggiatore elicoidale (stile Zeiss APQ e Pentax 100 SUDF per intenderci). Si tratta di un rifrattore di rarità assoluta nato come spotting scope/teleobiettivo di cui si vagheggia solo nel mondo occidentale e vocifera il quello orientale presso collezionisti e appassionati sfegatati (nota di colore, consentitemelo). Io l’ho cercato tanto e non sono mai riuscito a trovarne uno, se ci riesce qualcuno di voi me lo faccia sapere.
I principali (ma non unici) competitor. Dall'alto abbiamo:BORG 50mm - Borg 77-ED - PNTAX 75 SDHF - William Optocs 80-ED - Takahashi FSQ-85.
All'appello direi che mancano, almeno, il TMB 92 mm, l'AstroPhysics Stowaway, e il citato Nikon 80-ED e tutta la pletora di semi-apo "cinesini" di questi ultimi anni