Gennaio 2019
Foto di copertina: Raul Cremona interpreta SILVANO, il MAGO DI MILANO
Se lo stato di salute del mercato italiano astronomico è rappresentato, almeno in modo significativo, dai mercatini di compravendita tra privati, si può con certezza affermare che si sia in un momento di grande povertà di idee.
Tralasciando la scandalosa assenza di qualsivoglia controllo, la cui mancanza è comprensibile dal punto di vista della sua difficoltà normativa ma inaccettabile per portali che veicolano business attraverso banner pubblicitari, il problema reale per gli utenti è insito nella quasi inutilità della proposta.
Sono da anni quasi totalmente scomparsi strumenti di pregio (chi ha qualcosa di decente solitamente lo vende all’estero) ma soprattutto manca una cultura di fondo dell’oggetto di seconda mano.
I compratori pretendono di acquistare a prezzi bassissimi e di ricevere oggetti in tutto e per tutto indistinguibili dal nuovo (cosa che ha in seno una contraddizione in termini) e che non è dovuta ad interesse per il pezzo in sé ma per “l’affare che può rappresentare”. Per contraltare i venditori, se non quelli che offrono cianfrusaglie o piccolezze varie, si sono trasformati in importatori paralleli non regolamentati né dal punto di vista della garanzia né, ben più grave, dal punto di vista fiscale generando volumi d’affari non indifferenti e guadagni più o meno fortuiti che sono in tutto e per tutto assimilabili a quelli di attività commerciali sottobanco invece che alla semplice vendita “una tantum” di un oggetto che più non interessa.
La scarsa capacità critica e una notevole incompetenza ottica, o forse una buona dose di furberia, contraddistingue un’altra schiera di inserzionisti ricorrenti, solitamente supportati da una sparuta cricca di sostenitori amici.
In ultimo, alcuni paladini di una ottusa e sgrammaticata misconoscenza della lingua italiana usano invece i mercatini come piattaforme per insultarsi vicendevolmente e tutto sommato sono quelli che offrono quantomeno qualche emozione, pur deprecabile nei toni.
Astrosell da un lato, il novello Emout dall’altro (che stenta molto a trovare la sua strada impasticcato da una serie infinita di banner pubblicitari di qualsiasi cosa tranne che di materiale astronomico) sono una vecchia e una nuova delusione.
Ma se il mercatino è un mezzo il deserto si trova nella soverchiante ignoranza della stragrande maggioranza degli astrofili.
E’ un aspetto che non sono mai riuscito a comprendere a fondo e che temo sia la radice di tutti i mali. Non riesco a capacitarmi di come questi tanti siano disposti a spendere quantità di denaro non irrilevanti (dalle poche alle tante migliaia di euro), talvolta ponendosi anche come improvvisati autocostruttori dediti più allo studio del logo che del prodotto e/o della imprenditorialità commerciale, e ignorino quasi completamente i rudimenti basilari che distinguono (o dovrebbero farlo) l’improvvisato dall’appassionato che, pur con le sue stranezze e bizzosità, approfondisce tanto la materia e sviluppa capacità che non sempre sono riscontrabili nemmeno nella schiera professionale evoluta.
E’ storia che molte aziende che si occupano di sicurezza informatica abbiano pescato i loro migliori cervelli nell’underground hacker, ve lo immaginate farlo nel marasma di ignoranza che imperversa nel nostro mondo italiano?
Chi avrebbe qualcosa da raccontare si è quasi completamente ritirato dai forum generalisti (e questo per colpa della moderazione sempre votata al rispetto paritetico di chiunque, aspetto lodevole dal punto di vista democratico astratto ma deleterio dal punto di vista della crescita culturale della comunità ristretta - quando si dicono boiate bisogna che qualcuno con autorità ti faccia stare zitto) e quindi la tiritera delle sempiterne domande e (incredibile ma vero) sempre diverse risposte alimenta una stagnazione da cui si vedono poche vie di uscita.
Una è rappresentata da alcuni articoli che volenterosi divulgano (e con questo non mi riferisco ovviamente a questo sito) su temi di interesse generale legato al mondo della astronomia, della geologia, della fisica e della ricerca spaziale. Piccoli lampi di luce che, non troppo approfonditi (ma diversamente non verrebbero letti temo), mantengono un poco di frizzantezza e di novità.
Altra, esotica, è la proposta, nata qualche anno fa ma divenuta oggi una realtà diffusa, della dislocazione di piccoli osservatori di ripresa deep sky (attività commerciali che devono guadagnare e che quindi devono proporsi a prezzi concorrenziali ma adeguati a sostenersi) che permettono a chi non vuole spendere troppo (o troppo alla volta) di accedere alla fotografia astronomica.
A questi locali e globali piccoli guizzi di vita si affianca poi la insulsa, campanilistica e arraffazzonata gestione degli star party, che miopi strizzano l’occhio alla Woodstock anni ’60, con organizzatori incapaci di guardare avanti, forse privati dei fondi necessari o non disposti ad usarli, che hanno, de facto, consolidato un trend così negativo da segnare record annuali.
Si dice che al peggio non ci sia limite ma onestamente mi sembra che più in basso di così sia difficile spingersi, benché non impossibile.
Basteranno pochissime realtà artigiane (2 o 3) che producono prodotti di alto livello (montature perlopiù) e le sempiterne associazioni che con caparbietà mantengono viva la divulgazione a trainare da sole e invertire un trend di livellamento costante verso il fondo del barile? Perché qualcosa di buono c'è, ma ad oggi è troppo poco...