TAKAHASHI TSA-102 VS FS-128

ANNO 2008

E’ ricorrente, sui vari forum dedicati, la domanda sulla validità di scegliere un rifrattore apocromatico da 4 o 5 pollici e quali possono essere le effettive differenze, almeno in campo visuale, per poter valutare quanto la differenza di spesa possa essere giustificata dalle prestazioni pure.

Così, avendone la possibilità, spendo un po di tempo a valutare due ra gli strumenti a rifrazione più blasonati del mercato per cercare di offrire, a chi fosse indeciso all’acquisto loro o dei loro pari gamma, utili indicazioni in merito. 

Tratterò in modo poco consono alla classicità dei test strumentali (non entrando nel merito dei singoli star test) il raffronto tra due tubi ottici di casa Takahashi appartenenti a due diverse generazioni: il “nuovo” TSA 102 e il “vecchio” FS-128. 

Affinché ci si possa riconoscere in quanto scritto è doveroso indicare la differenza di schema ottico tra i due strumenti: un tripletto a bassa dispersione per il TSA e un doppietto in fluorite minerale per l’FS. Circa 15 anni di distanza tra i due progetti.

 

Premetto che le ottiche testate sono da me state riacquistate dopo che, anni fa, vendetti sia un FS-102 che il suo fratello maggiore FS-128, colto evidentemente dalla solita “strumentite” che attanaglia molti di noi e che, dopo lunghe peregrinazioni tra strumenti esotici e il ghota delle ottiche apocromatice esistenti, mi ha riportato ai vecchi amori.

Non nascondo, quasi in contraddizione con quanto dirò in seguito, di essere ancora alla ricerca di un certo FCT-150 o FS-152 che è sempre mancato nella mia esperienza pur rappresentando, da tantissimi anni, uno dei miei personali (e magari anche discutibili) “sogni nel cassetto”. 

 

I due strumenti in questione sono stati più volte montati in parallelo (uno sopra all’altro) con una resa estetica nell’insieme estremamente gratificante e un ritorno edonistico caro a tutti i possessori di ottiche di simile fattezza. 

Riporterò in un successivo eventuale aggiornamento le pure impressioni sui test ottici che, a farla breve, mostrano due strumenti estremamente ben corretti con immagini intra ed extra focale praticamente uguali a testimonianza di uno sferocromatismo nullo (o meglio: più nullo nel TSA che nel 128 FS, ma comunque di livello così basso da essere assolutamente ininfluente in campo visuale). Ottima correzione delle aberrazioni cromatiche, nessun segno di errori zonali, tensionamenti, disallineamenti. Due strumenti “a posto” e in grado di lavorare al massimo delle loro specifiche e progetti. 

 

Per limitare al minimo le differenze imputabili a fattori esterni ho usato gli stessi diagonali dielettrici da 2 pollici e gli stessi oculari su entrambi gli strumenti (ho una coppia di tutto) e, poiché le focali siano diverse (810 mm. il TSA102 e 1040 mm. il FS-128) i poteri risultanti variano di un fattore non del tutto trascurabile ma che spero possa essere “adeguato” dall’esperienza propria del lettore.

 

TSA102 18mm UWA meade = 45x circa 

FS128 24,5mm UWA meade = 42x circa 

 

TSA102 9mm TMB = 91x circa 

FS128 9mm TMB = 115x circa 

 

TSA 102 6mm HR = 136x circa 

FS128 6mm HR = 173x circa 

 

TSA102 4mm LV = 205x circa 

FS128 4mm LV = 260x circa 

 

TSA102 2,5mm HR = 328x circa 

FS128 2,5mm HR = 416x circa 

 

Primo target la Luna

La prima impressione è la diversa tonalità dell'immagine a qualsiasi ingrandimento (la cosa va accentuandosi sui poteri alti. Credo che oltre quelli selezionati il calo di luminosità riporti a tonalità simili le immagini = buie...) 

Comunque sia il TSA 102 esibisce una tonalità verde/grigiastra molto diversa da quella bianco/giallina del Fs128 

Nessun cromatismo visibile dal mio occhio sui due strumenti (si vedrà lo star test che dirà, +o- la stessa cosa) 

Ho focalizzato la mia attenzione su 2 zone della Luna: 

 

1) il cratere JANSEN (46°S - 40°E) che ha dato modo di sottolineare grosse differenze tra i due strumenti. 

a 80/115x la differenza era impercettibile, mentre a 200/250x il dettaglio offerto dai due strumenti era molto diverso. Tutte le rime segnate sul RUKL erano perfettamente alla portata del 128 che, oltretutto, mostrava una frastagliatura e gibbosità continua e quasi ininterrotta del fondo del cratere. L'immagine (nonostante un seeing non eccellente, ma comunque discreto) è stata davvero interessante e dettagliatissima. Non sono più un assiduo osservatore della Luna (ma tornerò a farlo con interesse rinnovato) ma non ricordo di aver mai apprezzato a sufficienza queste formazioni. 

Il TSA102, invece, mostrava un po' la corda su questi dettagli riuscendo a cogliere meno "smerigliature" del fondo e una minore incisione sia sulle rimae che sulle pareti del cratere. 

 

2) il cratere ATLAS e HERCULES, complice un peggioramento del seeing, hanno invece livellato moltissimo le prestazioni dei due strumenti che hanno mostrato solo a tratti la frastagliatura interna di Atlas e un accenno delle sue rimae. Per assurdo, e in contraddizione con quanto osservato su JANSEN, il piccolo 102 TSA mostrava più contrasto sul doppio bordo esposto al sole di Hercules (che mostrava abbastanza bene i suoi terrazzamenti). 

 

Ho compreso comunque che la serata non era in grado di offrire indicazioni ASSOLUTE sui due strumenti ma mi è parsa chiara la superiorità del 5 pollici sul 4 nella visione del nostro satellite. 

 

Ho puntato solamente 2 stelle doppie (per la verità ben conosciute) perché il velo del cielo andava aumentando e la mia schiena scricchiolava... 

 

CASTORE: a 82/115x una grande differenza tra i due strumenti. Ovviamente più separate nel 128 le stelle erano anche molto più luminose. Un certo divario nel potere risolutore sembrava incidere sulla separazione apparente oltre alla differenza di ingrandimenti. 

a 200/250x invece, complice la turbolenza che non teneva insieme e dischi di diffrazione, l'immagine migliore la offriva (seppur di poco) il TSA 102 (stelle più "fisse" e, per questo, una sensazione di maggiore separazione tra le compagne). 

Interessante notare che il disco di airy sembrava più grande nel 102 che non nel 128, quasi l’occhio riuscisse a cogliere l’effettivo incremento di risoluzione offerto dal 5 pollici. 

 

ALGIEBA: bellissima... va beh... qui la separazione avveniva in modo più marcato nel 128 (a ogni ingrandimento) e la percezione della secondaria appariva più "piena" 

 

SATURNO: tralasciando l'immagine offerta dal 128 la sera prima della prova (visione a dir poco emozionante ), brevemente dico questo: 

nel FS128: 

115x - immagine scolpita, nessuna luce diffusa. Cassini sulle anse, 1 banda sul globo, ombra netta sugli anelli 

260x - ai sopra menzionati particolari si aggiungono: anello C nettissimo, 1 banda sud e la calotta polare (molto debole a dire il vero). Immagine comunque MOLTO MENO bella di quella ottenuta 24 ore prima. 

 

nel TSA102: 

Quasi gli stessi particolari, con l'eccezione della seconda banda sul globo e una quasi invisibilità della calotta - il seeing è quel che è, solo tutto un po' più difficile e meno luminoso. 

 

Cosa dire? 

Che sono stanco... quindi tra poco crollo a nanna ma avevo voglia di scrivervi due righe, come promesso. 

Dal primo testa a testa direi che il 128 è superiore (era abbastanza scontato) e che questo divario si palesa in alta risoluzione (anche questo ovvio ma meglio dirlo). 

Francamente il nuovo tripletto, otticamente perfetto, mi emoziona meno. resta però un gran bel 4 pollici, forse il migliore attualmente disponibile. 

Il suo unico neo è, forse, di essere non migliore del vecchio FS-102 (che comunque era, a mio unico parere, il miglior 4 pollici in circolazione). 

 

 

AGGIUNTA DEL 23 AGOSTO 2008 

 

Nei due mesi trascorsi ho avuto ulteriore modo di mettere alla corda i due strumenti in serate in cui il seeing permetteva la ricerca della prestazione massima. 

In ogni tipo di osservazione l’FS-128 si è dimostrato superiore (se si esclude il pianeta Venere che non è visibile e che avrebbe visto probabilmente vincitore il TSA102 per via delle caratteristiche intrinseche di illuminazione, albedo, altezza sull’orizzonte del pianeta). Ricordo, a questo proposito, che solitamente le migliori immagini in luce bianca (e sottolineo questo concetto) di Venere in campo visuale (altro concetto da sottolineare) si ottengono solitamente con rifrattori a lunghissimo fuoco e diametri estremamente ridotti (solitamente limitati a un massimo di 80 mm.). Questo con buona pace dei possessori di ultra corretti apocromatici da 5/6 o più pollici… 

 

In campo planetario, pur rimarcando le ottime prestazioni del TSA102, l’FS-128 è una spanna avanti. Offre, oltre a una maggiore risoluzione (cosa che si fa apprezzare soprattutto su Giove, Saturno e Marte) una notevole saturazione dei colori che appaiono più decisi e permettono un più facile riconoscimento delle varie tonalità. Ancora una volta il divario tra 10 e 13 cm. si sente in modo marcato, decisamente maggiore di quello che divide un 13 da un 15 cm. di pari qualità. 

A parità di treno ottico risulta poi una notevole differenza di dominante generale dell’immagine: più grigio-verde quella del TSA e più bianco-gialla quella del FS-128. Questa differenza è, onestamente, apprezzabile solo avendo gli strumenti uno accanto all’altro e potendo salterellare da un oculare all’altro in continuazione. 

Sul nostro satellite emerge ancora una volta la superiorità del 5 pollici che, grazie al maggiore potere risolvente, spunta particolari più fini. 

Nell’osservazione dei sistemi stellari multipli riemergono in modo importante le considerazioni fatte per Giove e Saturno. L’FS-128 offre non solo più risoluzione ma anche e soprattutto una saturazione maggiore dei colori. Questo aspetto è estremamente importante per gli osservatori di doppie (come me) che amano decifrare la tonalità delle componenti, parte squisitamente irrinunciabile di questo tipo di osservazione. 

Entrambi gli strumenti sembrano molto ben corretti da tutte le aberrazioni geometriche (ad esclusione di una certa curvatura di campo con gli oculari SWA – che emerge a partire da 2/3 di campo inquadrato e che, senza un idoneo spianatore/correttore, rende i larghi campi meno godibili a un purista dell’immagine quale mi sento essere). 

Ora, a conclusione di questa chiacchierata che volutamente non ha esaminato la resa dei due strumenti sui soggetti appartenenti al così detto “profondo cielo”, sorge spontaneo chiedersi quanto e se il divario di costo tra i due strumenti valga il guadagno prestazionale. 

Questa domanda non ha risposta poiché interessa parametri che sono estremamente soggettivi e sui quali si potrebbe disquisire eternamente senza trovare un verdetto definitivo. 

Per ciò che considero io l’osservazione astronomica posso però dire che l’FS-128 (e con lui altri apocromatici di alta gamma appartenenti alla classe dei 5 pollici) rappresenta lo strumento ideale per le osservazioni in alta risoluzione dei soggetti planetari e per lo studio delle stelle doppie. Il divario prestazionale rispetto a un pur eccezionale apo da 4 pollici è importante e la minor resa rispetto agli ancora più costosi 6 pollici non così netto da giustificare l’esborso extra. 

Trovo inoltre che il peso e gli ingombri relativi lo rendano uno strumento alla portata di montature di classe media, possibilmente installate su solide colonne in postazione fissa. 

 

Due parole sull’FS-128. Benché di disegno ottico “vecchio” (risale a 15 anni fa o più) resta ancora oggi forse il miglior 13 cm. visuale esistente (se si eccettua l’APOMAX 130 F12 e il vecchio FC-125). Denuncia forse una lievissima dominante cromatica sui soggetti più luminosi (che deve essere ricercata in modo molto attento e che viene segnalata esclusivamente a scopo didattico) ma offre una trasparenza sconosciuta agli attuali tripletti, anche quelli dotati dei migliori trattamenti antiriflesso disponibili. Anche queste sono impressioni assolutamente al “limite” della percezione me che, a parità di prestazioni complessive, dividono un po’ il gusto degli appassionati che scelgono questi strumenti di “nicchia”. 

L’ intubazione dell’FS-128 è a mio giudizio più piacevole di quella destinata ai vari Tec, Astro-Physics, TMB, i cui lamierati sono di scarso valore e spessore. La culla di sostegno è poi un capolavoro di precisione e una meraviglia all’occhio: anche in questo campo Takahashi è molto avanti (da sempre) ai suoi concorrenti dell’ultima generazione e al pari di Tele Vue e Pentax.

Riguardo il focheggiatore da 2,7 pollici trovo personalmente che sia estremamente funzionale. Non possiede la fluidità di un Feather Touch o di un Moonlite (e questo si riflette in una maggiore attenzione alle vibrazioni in fase di messa a fuoco) ma offre di contro scarsa sensibilità al peso applicato e una regolazione del fermo più fluida e lunga rispetto a quella dei nuovi cryford in circolazione. 

TAKAHASHI FS-128 IN CONFIGURAZIONE ORIGINALE

TAKAHASHI TSA-102 IN CONFIGURAZIONE ORIGINALE

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