A volte ritornano (dicembre 2013)
L'astrofilo neofita, ma anche quello di media esperienza, è oggi paradossalmente più confuso di quanto non avvenisse 30 anni fa.
Il mercato è tendenzialmente sovrabbondante di offerta e i marchi nuovi o pseudo tali si moltiplicano, nascono, scompaiono, propongono strumenti e accessori con caratteristiche simili pubblicizzati in ogni modo possibile e immaginabile.
Sembrerebbe non mancare nulla e invece, proprio dietro alla caleidoscopica offerta parcellizzata, si nascondono “buchi” di non trascurabile importanza.
Uno di questi si sta lentamente colmando in questi ultimissimi anni e riguarda il settore oculari.
Perché se è vero che l'offerta spazia oggi quasi in ogni direzione con prezzi di presentazione al pubblico molto diversi (che permettono a tutte le tasche di possedere oculari di buon livello) è altrettanto vero che questa policroma situazione ha quasi del tutto cancellato la presenza di oculari “semplici”.
Oggi quasi nessuno fa più la gavetta e trovare qualche nuovo astrofilo che si avvicini al mondo dell'astronomia amatoriale leggendo un libro tecnico prima di acquistare un qualsivoglia telescopio è cosa assai rara.
Così si è persa, almeno tra i più, la cultura del “sapere ciò che si fa” prima di farlo. Alcuni astrofili di “vecchio pelo” (cui purtroppo in parte appartengo nonostante i miei soli 40 anni) ricordano che, negli anni '80, si faceva osservazione planetaria con oculari di tipo plossl o ortoscopici. Semplici da costruire, con poche lenti, con campo apparente “tradizionale” (tra i 40 e i 50 gradi), e con quel fastidioso “effetto ciglia” che le loro piccole lenti imponevano.
Una notevole scomodità tanto che, a volte, si evitava di scendere sotto i 6mm. perché la fruibilità degli oculari a focale minore era ridotta a livelli poco sopportabili. Del resto a quel tempo era raro trovare strumenti con le focali ridotte di oggi. Apocromatici grandi quanto una nocciolina capaci di inquadrare aree di cielo di qualche grado... sembravano un'idea impossibile da realizzare. Era il tempo dei primi S-C e i rifrattori esistenti avevano rapporti di apertura difficilmente più aperti di f10.
Ma la moda e la diffusione delle CCD ha spostato il business sui larghi campi, su strumenti sempre più spianati e sempre più spinti.
Anche chi continuava a prediligere l'osservazione visuale in alta risoluzione si “piegò” al diktat del momento: oculari con campi di 68, 80, 100 gradi addirittura! C'è stato un momento in cui il semplice non possedere un oculare ipergrandangolare rischiava di venire bollato come “incompetenza”. Ho visto astrofili vendere oculari da 80° per acquistarne nuovi da 100°, tutti in preda al “sacro furore che anima le code di invasati davanti ai negozi Apple alla presentazione di un nuovo prodotto”.
Qualcuno ha addirittura tentato di convincere i neofiti che osservare in alta risoluzione con oculari composti da 8 o 10 lenti fosse meglio!. “Perché oggi la tecnologia.. e bla bla”.
Ma siamo proprio sicuri che sia così?
Non è che tutta questa fede nella lavorazione dei vetri e nei trattamenti antiriflesso non sia dettata dalla necessità di fare di vizio virtù? Perché, se ben si fosse posta attenzione, si sarebbe scoperto che quasi nessun produttore proponeva oculari a poche lenti, con campi apparenti risicati, votati all'alta risoluzione e i pochi “pezzi” di questo tipo che circolavano erano vintage (provenienti dagli anni '70), limitati dal diametro dei barilotti a 0,968” e viziati, questo sì, da trattamenti antidiluviani e anni di onorato servizio.
Poi, pochi anni fa, qualcuno ha cominciato a sdoganare nuovamente prodotti specializzati. Baader con i suoi Genuine, Kasai con i suoi Ortoscopici, Zeiss con la riproposta in chiave moderna dei suoi Abbe, TMB con i suoi Monocentrici, e così via.
Il problema di questi oculari (a parte Baader e Kasai, venduti a prezzi accettabili) era il costo completamente ingiustificato. Pagare oltre 400 euro per un oculare (benché ottimamente realizzato) è una follia anacronistica che trova un minimo di giustificazione solamente nel ristretto ambito del collezionismo. Anche perché, sia ben chiaro, produrre un oculare di Abbe costa quanto farne uno dei tanti multilente cinesi che vengono venduti a 80 euro o meno.
E allora perché “vanno meglio”? (perché è VERO che in alta risluzione vanno meglio, è assodato): perché hanno meno superfici ottiche e minori punti di scambio lente/aria.
Se gli astrofili cominciassero tutti leggendo libri di ottica scoprrebbero che “meno c'è e meglio è” (nei limiti della funzionalità, ovviamente). Il vecchio adagio “tutto quello che non c'è non si rompe” è utile, talvolta.
Oggi, sfortunatamente sono ancora pochi, qualcuno ha cominciato a capire che gli strumenti (in qualsiasi campo) vanno scelti pensando a ciò che devono fare.
Se quindi il nostro fine è quello di osservare Giove con i nostri occhi faremmo meglio a dimenticare un poco internet e studiare prima di riaffacciarci al web cercandofinalmente ciò ciò di cui abbiamo bisogno senza farci influenzare dalle mode.
Di questi nuovi Takahashi Abbe Ortoscopici si parla già da qualche mese ma non hanno ancora incontrato acquirenti (o quasi) in Italia. Ci saranno presto sicuramente recensioni disponibili che ne decanteranno pregi e difetti e che li metteranno a confronto con altri oculari di simile estrazione. Leggerò volentieri queste future prove ma ciò che mi preme adesso è sottolineare quanto sia stata obnubilante la pubblicità degli ultimi dieci anni che ci ha convinto, a tutti i costi, che si dovessero usare oculari complicati per osservare ciò che è semplice e che richiede poco campo (perché non mi direte che serve un oculare da 100 gradi per guardare Giove... a meno che non abbiate un telescopio privo di moti compensatori in A.R.).
Ma due parole su questi Takahashi vanno spese, incominciando dal fatto che la casa giapponese aveva già a listino, negli anni '70 e '80, oculari ortoscopici dalle prestazioni magnifiche. Erano i Takahashi MC ORTHO con barilotto da 0,968”. Mettetene uno dietro a un FC-100 e poi sostituitelo con un megamultilente odierno e ditemi in quale vedete meglio...
Poi, quando lo standard di riferimento è passato dai 24,5 mm. ai 31,8, la casa giapponese ha abbandonato i suoi gloriosi oculari per un progetto nuovo: la serie LE.
MALE!
Io ho tutta la serie LE: ottimi oculari (tra i migliori), ma comunque non all'altezza di Ortoscopici come gli Zeiss o come i citati MC.
Ora, finalmente, anche alla Takahashi hanno capito che produrre un oculare specializzato sarebbe stata una bella cosa. Come sarà? Mah! Sicuramente mi attendo prestazioni di altissimo livello, come da tradizione giapponese, ma mi chiedo anche su quali strumenti pensi TS di usare i suoi nuovi pupilli. Il FC100 di nuova produzione è un bello strumento ma non è votato tout court all'alta risoluzione visuale. Finché non ci saranno in giro rifrattori apocromatici con rapporti d'apertura a f12 o similari a cosa serviranno questi nuovi ortoscopici?!
Costano non moltissimo: tra i 130 e i 190 euro (che per un top level giapponese è poca roba: chi ricorda i “latitanti” Nikon di nuova generazione a oltre 700 euro? o i Takahashi Flat Field di neanche due anni fa?) il che spingerà forse molti ad acquistarli e, speriamo, a suggerire a Takahashi, Vixen, e altri a proporre un bel 130 e 150 f12 doppietto apo!
Dai, sono qui che aspetto....
Takahashi has just re-introduced their line of Abbe Orthoscopic eyepieces. They feature the classic three and one configuration. They perform particularly well with the Takahashi 2x Barlow lens and will produce a nearly flat field.
The 44°apparent field of view makes these eyepieces perfect for lunar and planetary observations. This simple configuration produces a high contrast sharp image in this high performance eyepiece.
The Abbe 32mm eyepiece offers a minimum low magnification in f/5-6 systems that is light and affordable. The 28mm of eye relief allows the user to easily view the field and the fold down eyecups accommodates the spectacle wearer.
The Takahashi
Abbe Series is essentially par focal from the 6mm to the 32mm and is suited to be used in turret eyepiece holder which makes changing eyepieces easy as turning the turret to the desired
eyepiece.
Each of the four elements is fully multi coated for maximum light transmission which significantly affects the contrast positively.