TS 154/600 ASTROGRAPH

Settembre 2017 - Giugno 2018

INTRODUZIONE

Dopo aver avuto newton di tutti i tipi un 15 cm. a f4 avrei benissimo potuto risparmiarmelo. Non mi sono fatto mancare newtoniani a lunga focale e nemmeno quelli con rapporto focale estremamente spinto (il mio precedente 200 f3.3 ne è esempio eclatante) e al momento dell’acquisto avevo da pochi giorni venduto un bel Comet Catcher che aveva saputo dimostrarsi veloce ed efficace nel catturare dettagli deboli di oggetti del cielo profondo.

Quindi posso solamente dire che mai pubblicità sia stata tanto azzeccata nei miei confronti come quella della OMEGON che proponeva il suo “ASTROGRAPH 150 F4 PRO”.

Splendidamente nero, dotato di un focheggiatore ammiccante e apparentemente molto ben costruito, segnato dalla presenza del secondario molto interno alla testa del tubo ottico, l'Omegon mi ha rapito immediatamente. Ho alcune debolezze lo ammetto, in fatto di telescopi "faccio acqua" dappertutto, e così ho scritto al rivenditore per averne uno. Alcuni problemi meramente tecnici di importazione hanno creato ostacoli e così mi sono rivolto a Telescope Service Italia che aveva a listino il gemello in livrea bianca. Focheggiatore monorail (sicuramente meno “fighetto”) ma alcuni optional che, richiesti, mi sono stati concessi (ne parleremo più avanti nell’articolo).

Qualche e-mail, un bonifico, e lo strumento è stato spedito.

CARATTERISTICHE STATICHE

Che sia marchiato Omegon, TS, GSO, che sia bianco o nero e con focheggiatori disparati, lo strumento nasce alla Guan Sheng Optical ed è un classico newton da 6 pollici con focale di 600 millimetri per un rapporto focale di F4, sicuramente votato alla fotografia deep sky.

Va detto che GSO (e questo è il motivo primo che mi ha spinto ad acquistarlo) è colosso mondiale capace di proporre ottiche di buon livello a prezzi bassissimi. Ingenti investimenti hanno portato l’azienda taiwanese a disporre di una serie di macchine completamente automatizzate per la lavorazione delle ottiche capaci di precisioni molto elevate tanto che la qualità dei loro specchi non solo è costante ma anche decisamente superiore alla media del resto della produzione orientaleggiante.

Alcuni produttori di alto livello si collocano un gradino più in sù, è vero e probabilmente lo sarà ancora per molti anni, ma il livello raggiunto dal competitor di Taiwan è tale da potersi accontentare e “vivere liberi dalla paura” (parafrasando il generale Ripper della base di Badperson de “The Strangelove Doctor”, capolavoro grottesco di Stanley Kubrick) certi di buone prestazioni.

Dove si impone parte del divario di costo tra un prodotto GSO e un analogo ASA, Takahashi, etc. è ovviamente la parte meccanica che non è confrontabile né per qualità intrinseca né per rifinitura).

Certamente  e volendo avere il massimo dovremo accettare di spendere cifre con uno “zero” in più ma se ci basta divertirci e ottenere comunque risultati di discreto livello un simile strumento è più che adeguato.

Alla sua “base” potremo apportare alcune modifiche: aggiustamenti alla cella del primario, un sistema di collimazione migliorato, e altre attenzioni che possono migliorarne prestazioni e fruibilità.

L’ultimo tocco potrebbe riguardare la sostituzione del focheggiatore con uno più preciso a comando elettrico (ma il suo costo risulta francamente fuori logica sia perché assurdo in assoluto sia perché onestamente non così indispensabile, almeno con sensori di piccole e medio/piccole dimensioni).

Per il resto abbiamo a che fare con un prodotto standard: tubo in lamiera di alluminio ben fatto anche se lo avrei preferito più spesso e non calandrato (per una semplice pignoleria mia che nulla o quasi incide sulle prestazioni), supporto del cercatore a innesto rapido, cercatore diritto 8x50, focheggiatore monorail con riduzione micrometrica, anelli e barra a passo Vixen, prolunga aggiuntiva per ottenere il fuoco in osservazione visuale, e nel mio esemplare anche qualche citata modifica che fanno lievitare un poco la cifra di acquisto (da 400 euro a quasi 500) ma che si fanno enormemente apprezzare in ogni istante di utilizzo dello strumento.

Poco più di 5 kg di tubo in totale, un peso adeguato ad essere sostenuto con facilità anche da una montatura piccola come la HEQ5 o la Ioptron “30” che lo gestiscono con grande facilità e una quasi totale assenza di vibrazioni sia durante l’inseguimento siderale che durante le osservazioni visuali (anche ad alto ingrandimento).

Il MONORAIL è un sistema ibrido derivato dal crayford con lo scopo di ridurre o azzerare i difetti intrinsechi nell'architettura crayford come l'involontario slittamento sotto carico e la difficoltà di mantenimento dell'asse ottico durante l'inversione di moto.

COLLIMAZIONE (CON KIT E MODIFICHE SPECIFICHE) E STAR TEST

Va innanzitutto detto che lo strumento mi è giunto in ottimo stato di conservazione e con un imballo adeguato.

Purtroppo, all’interno della confezione mancava la barra a passo Vixen di collegamento alla montatura. Il problema può essere però risolto con una mail e l’attesa di qualche giorno. Sono sviste che possono capitare anche se per alcuni può rappresentare un handicap (ad esempio quando si ha bisogno dello strumento con celerità per qualche evento imminente). In questo però il servizio clienti di Telescope Service è inappuntabile. in 2 giorni ho ricevuto la barra (velocissimi!).

La dimenticanza non è però il problema di fondo dello strumento che purtroppo, se è vero che le ottiche sono di buon livello, palesa un assemblaggio che è un po' approssimativo. Va detto, a onor del vero, che il titolare di TS Italia mi aveva scritto una mail a seguito del mio ordine chiedendomi se volevo (dati i tempi che dovevano essere veloci su mia richiesta) che controllassero lo strumento. Io ho risposto che non ve ne era bisogno poiché ritengo di essere in grado di aggiustare tutto ma è piacevolmente indicativo di un corretto modus operandi la trasparenza del servizio clienti di TS. Lo strumento mi è quindi giunto "nemmeno aperto" e così come arriva direttamente dalla fabbrica. Devo dire che, con l'esperienza che racconterò, sia sicuremente utile e anche garante che il clienta autorizzi TS ad un controllo preventivo.

Il focheggiatore mostrava ad esempio alcuni problemi notevoli. Era montato “storto” nel senso che la sua base non era in asse con le fasce frontali e posteriori dello strumento. La cosa potrebbe non essere grave ma è sinonimo di controllo qualità molto basso.

Più grave che le viti di collegamento tra basetta del focheggiatore e tubo ottico abbiano una asola troppo grande e quindi consentano un disassamento rispetto all’asse ottico di almeno un paio di millimetri. Così come giunto, lo strumento semplicemente non funzionava (o non lo faceva in modo adeguato). Ci vuole un po’ di esperienza per capirlo dopo di che rimediare è facile ma richiede di smontare completamente il focheggiatore, compreso il meccanismo a manopole di scorrimento.

Ulteriore problema, a mio modo di vedere molto grave, è che l’asse del focheggiatore non era perpendicolare all'asse ottico primario (in poche parole il focheggiatore “pendeva” da un lato). Ce ne si accorge solamente dopo aver erroneamente bollato come astigmatica l’ottica e si può ovviare spessorando (nel mio caso circa 1 millimetro) la basetta del cercatore stesso.

Una volta eseguite tutte queste operazioni il focheggiatore appare accettabilmente ben posizionato ma si tratta di opere che non sono, nella maggior parte dei casi, alla portata degli astrofili che si limiterebbero a considerare poco valido un prodotto invece con molte frecce nel suo arco.

Altro problema deriva dalla non centrata posizione dello specchio primario rispetto alla propria cella. Aprendo la culatta ed estraendo cella e specchio si nota immediatamente che uno dei tre blocchi che assicurano la posizione del primario è fuori sede e non “pinza” lo specchio.

L’opera obbliga quindi a smontare e rimontare il tutto cercando di centrare in modo corretto lo specchio, una volta che questa operazione è stata effettuata con successo... si è a buon punto e si può passare alla collimazione vera e propria dello strumento.

Dopo aver riscontrato tutti questi problemi mi sono sentito con Luca di TS Italia che mi ha pregato di rimandargli lo strumento per una sostituzione in garanzia (tempo pochi giorni) ma io ho preferito tenere il telescopio e divertirmi nella sua messa a punto.

Giunti alla collimazione va detto che quella di un newton aperto a f4 privo di offset di fabbrica è una operazione meno banale rispetto a quella di un newton aperto a f6 e che, se eseguita solamente con un oculare da collimazione, potrebbe indurre in errore. Fortunatamente il secondario è stato ben dimensionato in fabbrica con un diametro capace di assorbire al suo interno l'inevitabile off-set che va dato in fase di collimazione. Questo permette, magari a scapito di una ostruzione leggermente superiore allo stretto necessario, di avere un campo di piena luce corretto. 

Nel mio caso la prova maestra l’ho effettuata con la piccola CMOS Altair 224 a colori direttamente a video con la limitazione che la collimazione ritoccata e aggiustata per questa configurazione risente degli inevitabili lievi disassamenti creati dalle tolleranze tra il barilotto della CCD/CMOS e del portaoculari (anche quando questo è di tipo “autocentrante").

Va da sé che nel caso il set-up non sia “fisso” e quindi con camera posta in essere e mai più toccata tale collimazione fine va ripetuta ad ogni sessione, almeno per i piccoli aggiustamenti.

Installazione delle manopole TS ITALIA di regolazione dello specchio secondario

COME VA USATO E CON QUALI FINALITA'

Lo star test ha evidenziato ottiche ben lavorate (almeno nei limiti di diffrazione) e una focalizzazione accettabile anche se lontana da quella a cui mi hanno abituato newton come i Takahashi o altri strumenti di alta fascia, ma è anche giusto considerare che il TS 154/600 costa 400,00 euro e non 4.000,00!

In aiuto alla collimazione è venuto il kit specifico “TS”, dal costo di circa 40 euro + montaggio.

Considerando la mia proverbiale pignoleria ho proceduto personalmente al montaggio delle 9 viti e molle sostitutive accertandomi non solo della loro corretta messa in opera ma anche approfittando dell'occasione per un controllo generale dello strumento.

L’utilizzo visuale è piacevole e permette la restituzione di buone immagini con un campo ovviamente affetto da coma ai bassi ingrandimenti e una incisione medio/bassa agli alti. Del resto lo strumento nasce come astrografo puro e come tale deve essere primariamente considerato. Questo ovviamente non vieta di usarlo per scorrazzare alla ricerca di campi stellari, nebulose, e anche di guardarci la Luna o qualche pianeta ma è indubbio che, in questo ultimo campo applicativo, un maksutov di pari apertura renda decisamente di più.

Sotto: singola immagine da Milano (!) della NGC 7008 con camera IMX224 Altair Astro.

Nelle applicazioni squisitamente fotografiche invece il TS 154/600 può essere un ottimo compagno di avventura. Affinché le montature di piccolo calibro (ad esempio le varie HEQ5, EQ6 o similari) possano lavorare bene è opportuno bilanciarlo correttamente e questo, come per ogni newton, non è semplicissimo. Va aggiunto un peso sull’anello posteriore per bilanciare lo sbraccio sul frontale e va ruotato lo strumento all’interno degli anelli affinché, nella posizione di ripresa decisa, il peso del focheggiatore e della camera fotografica vengano almeno parzialmente bilanciati dal grosso cercatore 8x50 presente (di buona qualità).

Sopra: immagine "veloce" di ALBIREO. 4 secondi single shot con IMX224 Altair Astro a colori. 

A questo punto si dispone di un astrografo veloce che, anche grazie alla focale “media”, permette di avere una scala di immagine utile a molti lavori.

Il rapporto focale spinto rende molto veloce lo strumento e il coma percepibile, pur presente, non è eccessivo, almeno con sensori di dimensioni non troppo ampie. Nel caso di sensori full frame o anche APS diventa però indispensabile, se si vuole avere una correzione adeguata su tutta la diagonale, inserire un correttore di coma appositamente studiato per sistemi prossimi a f4 e il cui costo è prossimo ai 150/200 euro per un prodotto di buona qualità. 

Per aiutare il lettore a comprendere visivamente la resa dello strumento ho operato una prova impietosa per le condizioni di partenza. Dal cielo lattiginoso di Milano città (quindi quasi interamente BIANCO con ben poche stelle principali visibili) ho ripreso la nebulosa M57 della Lyra usando una camerina planetaria con sensore IMX-224 (una Altair Astro nel mio caso, ma sono tutte uguali...) non raffreddata e operante con SINGOLA POSA.

Ho esposto per 8 secondi con un livello di gain piuttosto basso (500 su scala da 0 a 4000) con risoluzione 960x960 pixel.

Il risultato, per logica fisica rumoroso e poco profondo, mette però bene in evidenza la nebulosa e manifesta distorsioni stellari evidenti solo all’estremo bordo campo.

Sicuramente un sensore appena più grande avrebbe cominciato ad evidenziare in modo più marcato il difetto di coma dell’ottica principale ma fino a questi livelli la resa è piuttosto convincente.

Sopra: immagine "veloce" di M57 in posa singola (8 secondi) con Altair IMX224 a colori.

Anche questa immagine è tratta dal cielo bianco e inquinato di Milano... 

CONCLUSIONI PROVVISORIE

Le prime conclusioni che posso trattare dopo un periodo molto breve di utilizzo sono “provvisorie” nel senso che l’esperienza che si matura con il tempo nell’uso di uno strumento portano a poter esprimere un giudizio complessivamente più ponderato anche e soprattutto dalla statistica di successi e insuccessi, problemi e gestione delle soluzioni.

Posso però cominciare a distinguere lo strumento avuto da quello ottenuto con i primi affinamenti e che lo hanno portato a lavorare in modo sostanzialmente corretto.

Se quindi si può senza timore affermare che il telescopio sia dotato di buone ottiche, un focheggiatore che si è dimostrato migliore delle aspettative e una generale fattezza di buon livello non si può essere altrettanto clementi con la condizione in cui lo strumento esce dalla fabbrica.

Il mancato controllo di qualità non dei singoli pezzi ma dell’assemblaggio rischia infatti di essere scoglio insormontabile per molti e questo deprezza il valore reale della somma delle parti che compongono il TS 154/600. I gravi difetti di montaggio (dal focheggiatore allo specchio primario) sono ovviamente il risultato di un prezzo estremamente competitivo che non può ovviamente ammortizzare i costi che imporrebbe una filiera post produzione più lunga di aggiustamento e controllo. Quattrocento euro, che contengono il balzello dell’IVA italiana (22%) e il logico ricarico del distributore e rivenditore riducono infatti notevolmente lo spazio ad appannaggio della qualità di assemblaggio che è molto approssimativa e che richiede un intervento o da parte del distributore, che peraltro lo garantisce a richiesta, oppure da parte del cliente finale.

Ritengo indispensabile dotare il newton del kit di collimazione preparato da TS (davvero ben fatto e disponibile per vari strumenti di tipo newton e di focale e diametro differenti) che rende la collimazione uno "scherzo" con regolazioni fini e molto ben controllabili e che consiglio di acquistare senza esitazioni.

Tra luci ed ombre inizali devo però dire che quando la “quadra del cerchio” è raggiunta il “nostro” newton astrografo si comporta bene e, pur non potendo pareggiare la qualità di un prodotto di alto rango simile per diametro e focale, può essere usato in modo molto soddisfacente per operare a media focale con un diametro già interessante e sicuramente più performante rispetto ai tanto diffusi rifrattori più o meno spianati da 7/8 cm. di diametro (il cui costo è, all’acquisto, sensibilmente superiore).

E’ indubbio che le maggiori prestazioni vanno ottenute non solo con montature più efficienti e un bilanciamento corretto ma anche con una capacità di messa a punto che non è da tutti ma che dovrebbe essere patrimonio di chi si voglia cimentare in modo impegnato alla fotografia del cielo profondo.

Alla canonica domanda “lo ricompreresti?” posso solo rispondere in modo affermativo. Il costo è contenuto, le potenzialità ci sono e il lavoro non mi spaventa. Per chi invece non ne vuole proprio sapere di “smanettare” meglio un piccolo apo da 70 o 80 millimetri che costa il doppio e rende meno ma offre il vantaggio del “tutto pronto e subito”.

Sopra: prime prove con bilanciamento "provvisorio" sulla culatta posteriore.

La versione finale verrà dotata di apposita contropiastra superiore, maniglia

di sostegno, sistema di aggancio dei contrappesi fatto "ad hoc".

ALCUNI TEST FOTOGRAFICI

Nel giugno del 2018 ho cominciato a dedicarmi ai test fotografici con il TS 154/600. Le prove sono state effettuate dall’infame cielo milanese e quindi non sono probanti quanto a profondità di magnitudine raggiunta ma sono finalizzati a valutare il campo corretto dell’astrografo in assenza di correttori di coma.

Un newton aperto a F4 genera da prassi una immagine sul piano focale che, man mano che ci si allontana dal centro, subisce gli effetti del coma residuo e anche della probabile curvatura di campo. Sono caratteristiche intrinseche nello schema newton e vengono ovviamente enfatizzate da un sensore a formato medio grande come il APS-C di una DSRL moderna.

Nel mio caso le prove sono state effettuate con una Canon EOS 1000-D, fotocamera di qualche anno fa con un sensore CMOS da 22,2 mm x 14,8 mm. e un numero complessivo di pixel di 10,1 milioni.

Va innanzitutto detto che risulta indispensabile, pena una vignettatura eccessiva, lavorare con raccordi da 2 pollici i quali offrono una minore “strozzatura” del fascio ottico e riducono un po’ gli effetti di gradiente luminoso quando ci si avvicina alle parti laterali del sensore.

Con un cielo molto inquinato (circa una quindicina di stelle visibili a occhio nudo) ho eseguito una serie breve di scatti sulla regione di cielo centrata sull’ammasso globulare M13 in Ercole per valutare l’effetto del coma in assenza di correttori.

L’immagine proposta, che è la somma di pochi scatti (si veda sulle immagini numero ed esposizione) e con un valore di tempo di integrazione estremamente basso, risulta però molto utile alla valutazione delle aberrazioni geometriche fuori asse che l’ottica genera. Le immagini sono "croppate" con effetto "oculare", in realtà il campo abbracciato dalla DSLR è più ampio. Come prima immagine pongo un angolo del fotogramma originale ingrandito per far comprendere l'ammontare del COMA residuo (che è molto elevato e visibile anche nelle immagini ritagliate).

Mentre le immagini sopra riportate sono state riprese con una DSLR CANON EOS 1000D, quelle qui sotto sono state ottenute con una piccola camera planetaria non raffreddata Altair Astro IMX-224 colore, sempre dal cielo completamente bianco e velato di Milano. Le due immagini di M13 e M57 sono state gestite con pose brevissime (circa 6 secondi cad.) e numero limitato (40 x M13 e 30 x M57 rispettivamente).

CONCLUSIONI RAGIONATE

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