anno 2012
Per presentare lo strumento in oggetto riporto per comodità la descrizione generale fornita dalla STF, produttore del MIRAGE 8” F10:
Firm STF specializes in the
manufacture of Maksutov-Cassegrain telescopes. Two models of the Mirage type are manufactured at present: a 7-inch telescope Mirage -7 and an 8-inch telescope Mirage-8, both with different
modifications. The production of these scopes is controlled at all stages with the help of an interferometer that results in superior quality of the wave front ( /6, /10 and better) and a high
resolution. The telescopes have precise mechanics preventing image shift when reversing the focusing. Collimation is not affected during transportation. Anti-reflective paint and thread on the inside
surface of the telescope allow to make high-contrast pictures of the night sky. All these qualities along with compactness, a small weight and a reasonable price earned these telescope high regard
among astronomy enthusiasts.
Mirage telescopes are of the Maksutov-Cassegrain type. The optical schematic diagram is shown in Picture 1. It consists of two mirrors (the main one - 1, and the secondary one - 2) and a meniscus lens 3). The ratio of the secondary-mirror diameter (d) to the input-aperture diameter determines the magnitude of screening. This magnitude in percentage points is (d/D) ? 100%. Screening is in fact the main drawback of this system. It decreases the performance index of light and reduces image brightness of linear objects. However, if the screening does not exceed 33%, its influence is minor. Besides the quality of dot objects (stars) images turn out to be not worse than in ideal optical systems that have no screening, and sometimes the quality is even better. There is some slight decrease in contrast only when observing linear objects (planets). The advantages of this system are:
1) Compactness. With the focal length
and light collecting aperture being the same this scope is 3,5-4 times smaller than the scopes with the same focal length but without central screening.
2) It is much easier to manufacture making it cheaper.
Since these telescopes are light in weight, they require light and cheap mountings (of EQ5 and EQ6 types). Our version of such scopes has the following advantages:
1)The movement of the main mirror allows changing the back focus from 90mm to 290mm, which means that the focal surface can be shifted within 200mm. This makes it possible to use practically any
accessories.
2) The diameter of the diffraction spot is 8-10 mkm. This allows to get celestial images of great quality.
3) The telescope is made of a whole aluminum tube making it firm and rigid.
4) Each scope is tested on the interferometer and has a certificate with the interferogram, in which the wave front error is given in wave length.
In alto la comoda borsa morbida di trasporto. Sotto: vista del retrocella del secondario. La collimazione dello stesso risulta molto comoda grazie alle sedi cave delle viti di aggiustamento che permettono l’utilizzo di cacciavite senza il rischio di rigare il menisco frontale
Il sistema di traslazione del primario, che permette la messa a fuoco, è realizzato in modo tale da non presentare “focus shift” e, in effetti, tale difetto è completamente assente anche ad alti ingrandimenti
Devo ammettere di essere sempre stato attratto da questo strumento e dal suo gemello Alter 809. Forse la rara diffusione, forse la testata qualità di altri maksutov-cassegrain e maksutov-newton di produzione russa, forse (senza alcuna vergogna) la bella livrea e il paraluce di cui sono dotati, sono stati i motivi che mi hanno incuriosito e affascinato. Non he avevo però mai acquistato uno, prima d’ora, avendo investito in strumenti diversi e più specializzati, o semplicemente più rari, anche un po’ “scottato” dalle quasi sempre deludenti immagini ottenute con tutti i compound testati (li ho avuti davvero tutti, in qualsiasi diametro in commercio).
Poi, senza che lo stessi cercando, il Mirage è venuto a me ammiccandomi. Non avrei mai comprato la versione da 7”, più diffusa e a mio avviso un po’ limitata, ma al 20 cm. non ho saputo dire no.
Non credevo di aver bisogno di un 8” maksutov, soprattutto aperto a f10, e mi ero appena ripromesso di sospendere per qualche tempo acquisti in campo astronomico. Il fioretto durava da quasi un mese in effetti e infrangerlo è stato un attimo: “scritto e acquistato” si potrebbe dire, senza pensarci molto.
Mentre attendevo che il nuovo giocattolo giungesse, ho fatto una ampia ricerca sul web con il fine di raccogliere test, reviews, impressioni e osservazioni catalogate eseguite con questo strumento. Inutile dire che, a parte centinaia di opinioni inutili e basate sul sentito dire e nulla più, non c’è molto di concreto, a conferma della scarsa diffusione di questo maksutov russo. Il poco che ho trovato però (scritto da astrofili di una certa levatura a dedurre dal tipo di osservazioni – principalmente dedicate ai sistemi stellari multipli) mi è parso interessante, istruttivo e molto promettente. Non riporto i testi e gli autori, mi limito invece momentaneamente alle caratteristiche generali dello strumento.
Mirage 8” F/10 Deluxe Mak Cass
Specifications
Clear Aperture ----203mm ( 8” )
Focal Length ----2030mm (80” )
Tube Diameter ----235mm (9.25” )
Tube Length ----533mm (21” ) Plus Dew Shield 730mm (28.75”)
Tube Weight ----10kg (22lb)
Back Focus ----90mm (3.5” ) To 300mm (12” )
Diameter Of Secondary Obstruction ----62mm (2.4” ) 30.5%
Meniscus ----K8 Glass Less Than 1% Reflection Broadband Multicoated
Mirror ----LK5 Aluminized SiO2 Protected
Tube ----Aluminum White Textured.
Focusing ----Moving Mirror Zero Image Shift
Finder ----10x50mm On Quick Release Bracket
Camera Holder ----Yes
Optical Quality ----1/8th Wave PTV
Ho ricevuto lo strumento un giorno qualunque, l’ho sballato e pulito esteriormente alla “meglio”, ed esaminato. Il tubo ottico versa in buone condizioni estetiche e in ottime condizioni meccaniche. Sono presenti alcuni graffi sul tubo e sul paraluce (cose accettabilissime e che denotano l’utilizzo dello strumento) ma nessun apparente problema di carattere meccanico.
Il menisco frontale risulta pulito (lievissime maculazioni sono state accuratamente pulite) e con un trattamento uniforme e privo di difetti visibili.
Il meccanismo di focheggiatura è piuttosto morbido e molto demoltiplicato, tanto da rendere non immediata la messa a fuoco perfetta sui vari soggetti: bisogna “lavorare” un poco con la ghiera per centrare quello che sembra essere il punto migliore, pena la perdita di qualche dettaglio al limite della percezione.
Fatta l’abitudine a questo aspetto (che comunque ritengo meno grave del problema opposto) ciò che si nota immediatamente è la totale assenza di focus-shift. Nemmeno a oltre 300x si percepisce uno spostamento apprezzabile del soggetto invertendo il moto di rotazione della manopola, indice finalmente di un sistema di traslazione dello specchio primario fatto come si deve. Devo dire, a questo proposito, che il Mirage è il primo compound con traslazione del primario che ho modo di provare e che non palesa spostamento dell’immagine. Per confronto ricordo la penosa traslazione imposta dai sistemi di Celestron e Meade, ma anche il fastidioso, seppur più limitato, shift presente nei blasonatissimi (e a me molto cari) Mewlon di casa Takahashi. Sia il Mewlon da 180mm. che quello da 210mm. (ma anche il CN212, che ha meccanica gemella) soffrono di questo problema, ben avvertibile e piuttosto indigesto considerando il blasone nipponico. Solamente il Mewlon 250, che ha il movimento di traslazione elettrico del secondario, risulta esente dal difetto.
Ho lasciato acclimatare lo strumento per circa 3 ore prima di valutare quella che chiamiamo amichevolmente “prima luce personale”.
L’ottica è risultata accettabilmente collimata e, benché debba lavorarci un minimo per ottenere un allineamento “perfetto”, ho ritenuto che fosse sufficiente per operare i primi test e trarre qualche conclusione, anche in virtù del fatto che il seeing della serata era prossimo a 6/10 (nei momenti migliori) e quindi non sufficiente per ottenere il meglio dal telescopio.
A questo si aggiunge una notevole lattiginosità del cielo, che abbassa il contrasto tra le immagini stellari e il fondo e rende problematica la percezione di astri doppi con compagna più debole della magnitudo 8.
Le figure di diffrazione in intra ed extra focale sono apparse molto simili e lo spot scuro del secondario di dimensioni praticamente identiche. Percepibili, e senza alcun difetto geometrico o rinforzo, gli anelli concentrici che appaiono sottilissimi ed estremamente ravvicinati tanto da richiedere un minimo di attenzione per essere colti come singoli filamenti.
Andando a fuoco, l’immagine mi è parsa lievissimamente triangolare, quasi come se ci fosse una leggera (davvero molto limitata) tensione sulle ottiche, ma la percezione di tale geometria è dubbia e ritengo possa essere una semplice sensazione o riconducibile a un non perfetto equilibrio termico. Stiamo parlando di osservazioni al limite, ma qualcosa ho colto e mi riservo un test più tranquillo per esprimermi in modo definitivo.
Detto questo, la focalizzazione mi è parsa buona, soprattutto in virtù del fatto che la collimazione è migliorabile. Il contrasto è sicuramente superiore a quello di uno Schmidt Cassegrain di pari apertura e focale e questo ha aiutato molto nella percezione di sistemi multipli stretti o sbilanciati.
A corollario si dovrebbe dire che l’immagine non è quella di un rifrattore ma non è nemmeno agitata e “puffettata” come quella di un S-C da 8” classico. Credo questo possa dipendere da due fattori principalmente: l’ostruzione centrale pari a 0,30 contro i 0,34/0,35 di un S-C, e la lavorazione ottica più spinta (che sul STF è prossima a lambda/8 mentre sugli S-C si attesta generalmente a lambda/4).
L’immagine a fuoco di una stella come Betelgeuse e come Regolo (quindi non allo zenith, purtroppo) mostra due o tre anelli di diffrazione esterni parzialmente irrisolti e molto agitati (questo per via delle medie condizioni di turbolenza atmosferica) ma un disco di airy piuttosto chiaro e netto che aiuta la visione. Nelle medesime condizioni, discernere il disco di airy in un SC è impresa più difficile.
Osservazione del: 4/2/2012
Località: Milano
Luna: assente
Seeing: variabile tra 5/10 e 6/10 (raramente)
Temperatura: - 2,5/-3°C
Umidità: medio-alta
Pur non avendo condizioni strumentali (collimazione) e atmosferiche (turbolenza media) di prim’ordine, ho tentato l’osservazione di THETA AURIGAE, sistema doppio con componenti di mag. 2,7 e 7,2 separate da circa 4”). Benché la separazione angolare sia facilmente alla portata anche di un rifrattore da 7 cm., il notevole divario luminoso tra le due componenti, unito alla brillanza della primaria, rende la visione di questa coppia test indicativo su come risponde un dato strumento.
L’immagine offerta dal Mirage era molto buona e mi ha ricordato, almeno sino a circa 160x nella serata specifica, quella di un buon rifrattore di medio diametro. La separazione è facile già con l’oculare ortoscopico Kasai da 18mm che offre circa 110x e diventa ovviamente piacevolissima con il Takahashi LE da 12,5mm (potere pari a 160x). Le tonalità delle due componenti erano ben discernibili e l’immagine, nella sua complessità, decisamente gradevole. A questo proposito devo dire che il comportamento mi è sembrato, almeno su questo sistema, superiore a quello del Cassegrain puro da 150mm aperto a f20 che uso ogni tanto. Su questo argomento il “mi è sembrato” è più che doveroso in quanto gli strumenti non sono stati messi a confronto nelle medesime condizioni (le osservazioni si riferiscono a serate diverse con seeing, umidità e temperature molto differenti) e quindi lasciano “il tempo che trovano”. Inoltre né il Maksutov, né il Cassegrain erano perfettamente allineati (in più quest’ultimo richiede ancora la sostituzione del focheggiatore poiché quello economico attuale tende a, impressione mia, introdurre qualche lieve disallineamento dell’asse ottico).
Nonostante le condizioni di partenza non idilliache ho inquadrato la 52 ORIONIS, sistema doppio con componenti di pari magnitudo 6.0 e separazione di circa 1,1”). Si tratta di un sistema difficile che richiede buona quiete atmosferica per rendere la sua duplicità e che, all’oculare del Mirage, si presentava come un doppio spot confuso con separazione netta solo a tratti alterni. Il cielo bianco e la turbolenza non hanno permesso una visione rilassante e un’immagine “piena”, sfrangiata anzi notevolmente dall’agitazione degli anelli di diffrazione che si perdevano nel chiarore saltellante, ma sicuramente la duplicità della stella è emersa in modo inequivocabile. Ovviamente sarà necessario ripetere il test in condizioni migliori.
L’attesa della salita di MARTE ha purtroppo coinciso con un peggioramento del seeing, quantomeno a quota di circa 40° sull’orizzonte, che ha impedito la soddisfacente visione del pianeta. La calotta polare (piuttosto ridotta in dimensioni rispetto a quasi un mese fa) è risultata ben visibile, ovviamente, così come alcune formazioni sul globo dai contorni morfologicamente distinguibili e un rinforzo nella zona pre-polare SUD (quasi un anello non completo di colore più scuro che la divide dal resto della superficie planetaria).
Ho trovato una immagine, di cui è autore DjMario78 di Parma che l’ha postata nel forum di Coelestis, scattata nella stessa sera (anzi notte) del 14/2/2012, che ritrae esattamente quanto vedevo all’oculare. Definizione identica e colori, ovviamente, meno aranciati che nella visione diretta per via presumo dell’elaborazione.
Considerando le condizioni a cui lavoravo posso ritenere quanto ottenuto un incoraggiante inizio, benché ancora lontano dalle prestazioni teoriche dello strumento.
Addendum del 16/2/2012 (quasi a mezzanotte) – condizioni come sera del 14/2/2012
Acclimatato perfettamente e collimato in modo adeguato, il Mirage ha incrementato notevolmente le sue prestazioni raggiungendo quello che ritengo sia auspicabile da un maksutov di ottima qualità. L’aggiustamento della collimazione ha richiesto pochissimi minuti e il sistema mi è parso molto pratico e ben realizzato.
Con le ottiche ben collimate (gli ultimi aggiustamenti sono stati effettuati con l’oculare Takahashi LE da 2,8mm. che consente un potere di circa 714x), le immagini stellari sono diventate davvero “refractor like” e, benché oltre i 200 ingrandimenti, su sorgenti luminose, un rifrattore di buona fattura è solito mostrare immagini più tranquille, quanto alla portata di questo maksutov è risultato di tutto rispetto. Il disco di airy è netto, molto puntiforme e gli anelli di diffrazione (forse 3 per stelle entro la mag. 2 circa, due per stelle entro la mag. 4 o poco più, e uno – sottile - per stelle più deboli della mag. 5) sono abbastanza puliti. Nessuno Schmidt Cassegrain tradizionale mostra immagini stellari altrettanto nette e, più di una volta nel corso della serata, ho dimenticato di stare osservando in un compound.
Quando lo strumento è stato pronto per operare al meglio, Giove era già un po’ basso e non offriva il meglio di sé. Ciononostante le bande visibili sul pianeta erano davvero molte e alcuni dettagli nella NEB e SEB confermavano le potenzialità dello strumento, sia quanto a risoluzione che contrasto.
La prima stella doppia puntata è stata la THETA AURIGAE poiché ero curioso di vedere come, con lo strumento ben collimato, cambiasse la resa rispetto all’ultima osservazione. La visione ha sicuramente guadagnato dai ritocchi alle ottiche, sia in termini di contrasto che di pulizia generale dell’immagine. La secondaria mi è parsa più netta e la primaria molto pulita. Ridotta, rispetto a due sere prima, anche la quantità di luce diffusa nella prima quindicina di secondi d’arco intorno alla stella principale, segno di una messa a punto delle ottiche decisamente buona.
Otto Struve 125, posta a 6,00 + 22,28, appare separato già con l’oculare Kasai ortoscopico da 18mm. e assurge a massimo splendore con il 9mm (sempre ortoscopico Kasai). Entrambe le componenti appaiono deboli e sottili, con il disco di airy molto piccolo e contornato da un sottile anello di diffrazione, La separazione è ben rappresentata dallo spazio molto scuro tra le componenti (segno di ottima focalizzazione), sperate da 1,5” e brillanti di magnitudo 7,5 e 9,0. Saggi a ingrandimenti maggiori sono meno fruttuosi in quanto tendono a diluire eccessivamente la brillanza delle componenti. Nella mappa qui sotto riportata è una invisibile stellina sulla punta della freccia.
La 52 ORI appare questa sera “bellissima”. Rispetto all’osservazione di due sere fa l’immagine è radicalmente cambiata e ora molto più nitida. La duplicità del sistema si coglie già senza problemi con l’oculare da 9mm ortoscopico (che fornisce poco più di 220x) e diviene perfettamente godibile con il LE 7,5mm. (circa 300x). L’immagine è molto vicina a quella di un rifrattore e, differentemente dai compound classici, piuttosto riposante da osservare. Un risultato davvero eccellente, non tanto per la risoluzione in sé (che comunque è ben evidenziata e palesa uno spazio scuro tra le componenti misurabile), quanto per la qualità che permette di cogliere il timido toccarsi dei due sottili anelli di diffrazione.
Alle coordinate di A.R. 5,49 e DEC + 24,34, brilla il sistema doppio indicato come 132 TAURIS, formato da due soli di magnitudine 5,0 e 9,1 separati da 4 arco-secondi. La coppia è piuttosto difficile e la percezione della secondaria, specialmente da un cielo come quello di Milano, è impresa non da sottovalutarsi. La componente principale è giallissima e luminosa, ma la compagna appare terribilmente debole tanto da risultare al limite della percezione. La separazione è però abbastanza agevole con questo strumento e, una volta individuata la secondaria, l’occhio tende a “mantenerla visibile”.
Per rilassare la vista e godere di un bello spettacolo facile mi sono spostato sulla 41 AURIGAE, registrata da Struve al numero 845 del suo primo catalogo. Gli astri che compongono il sistema sono separati da un angolo prossimo a 8” e brillano di magnitudo 6,2 e 6,9. Entrambi sono moderatamente colorati apparendo di tonalità bianco/gialla la primaria e bianco/azzurra la secondaria. L’oculare apparentemente migliore per godersi il duo sembra essere il Kasai ortoscopico da 18mm. per un potere di 111x. Non posso fare a meno di notare quanto, a questo potere, l’immagine sia quasi indistinguibile da quella di un ottimo rifrattore.
Se si vuole una “doppia” bella e non facile ci si può rivolgere alla ETA GEMINORUM, sita a 6,15 e + 22,30. Il sistema è intrigante e rappresenta una sfida al contrasto dello strumento. La stella principale è gialla e varia la sua luminosità tra la mag. 3.3 e 3.9. la secondaria appare invece molto più debole non superando la mag. 6,2 e distando solo 1,8”.
Sembra tanto se si considera l’apertura di 20 cm. e il teorico potere risolvente di 0,6”, ma la differenza di magnitudo tra le componenti (quasi 3 punti con la 1° luminosissima) complica non poco le cose. Un rifrattore di qualità da 10/12 cm. avrebbe vita semplice, ma un compound ostruito deve fare i conti con la luce diffusa e la sua ostruzione che la causa, abbassando il contrasto, e con gli anelli di diffrazione, invasivi e molto luminosi).
Il 9mm ortoscopico offre una immagine molto bella e pulita, dalla quale sembra emergere una debole e vicinissima compagna. E’ una sensazione che assume maggiore certezza con l’oculare LE da 7,5mm (300x) e che viene pienamente confermata dall’immagine di completa separazione offerta dal 5mm LE (400x). A questo potere la compagna è visibile senza molte difficoltà tra il primo e secondo anello di diffrazione (forse tra il secondo e il terzo a dire il vero) mostrando il suo disco di airy piccolo ma continuo e fermo di colore grigiastro. Per la cronaca, nessun SC commerciale da 8” mostrerebbe la coppia in questo modo e farebbe sicuramente più fatica a evidenziare la separazione tra le componenti.
Addendum del 17/2/2012 (quasi mezzanotte)condizioni come sera del 14/2/2012 con seeing migliorato e valutabile in a circa 7/10
Nel Cane Maggiore, alle coordinate 07.40 + 05,14, brilla debole un sistema doppio catalogato STF 1126. E’ facilmente reperibile in quanto appare, all’oculare da 18mm., nello stesso campo con la fulgida Procione e costituisce un sistema binario molto stretto. Le componenti si attestano a magnitudine 6.6 e 7.0 e sottendono un arco di 0,9” e mostrano già un notevole allungamento con l’oculare ortoscopico Kasai da 9mm. Il Takahashi LE da 7,5mm. (per un potere di 300x) separa la coppia con certezza ma l’immagine diventa davvero bella raggiunti i 400x offerti dal LE 5mm. Entrambe le componenti, di magnitudine quasi identica, fanno bella mostra di sé con il proprio disco di airy perfettamente disegnato e il primo, debole, anello di diffrazione parzialmente interpolato. Un classico “filo nero” divide i due astri e l’immagine è incredibilmente simile a quella offerta da un ottimo rifrattore di apertura media. Ciò che più stupisce è la pulizia dell’immagine, difficilmente ritrovabile in altri catadiottrici di diametro analogo e che, anche a un amante delle “lenti” come me, non fa in alcun modo rimpiangere nessun rifrattore di diametro prossimo ai 6 pollici.
La controprova la ottengo inserendo l’oculare LE 2.8mm. Takahashi che, in abbinamento al Mirage, offre il mostruoso potere di 714x. Dopo una attenta focheggiatura, che a questi ingrandimenti richiede molta perizia, l’immagine risultante è impressionante: il seeing della serata aiuta molto, è vero, ma i due dischi di airy delle componenti sono ben risolti, tondi, pieni ed enormemente separati. Il primo anello di diffrazione di “perde” un po’ e tende a diffondersi in un chiarore più o meno diffuso che ne lascia solamente intravedere il disegno ma nei momenti di quiete ricompare timido a formare una visione davvero emozionante. Peccato solo per il colore bianco del cielo che abbassa il contrasto generale, in altre condizioni di luminosità lo spettacolo sarebbe ancor più che memorabile.
STRUVE 1037 si trova alle coordinate 07.13 +27.13, proiettata nella costellazione dei Gemelli. E’ un sistema binario stretto le cui componenti, di magnitudine 7.2 e 7.3, risultano separate da 1,1”. La coppia è bellissima ed estremamente fine nella sua immagine stellare all’oculare da 5mm. (400x) e appare come un coppia di piccoli e lontani fanali d’auto, di intensità identica e perfettamente separati (anche nei due anelli di diffrazione che risultano quasi a contatto). L’immagine è pulitissima e sorprendente per uno strumento ostruito tanto da poter essere paragonabile a quella offerta su un sistema da circa 1,8” di separazione da un rifrattore apocromatico da 10 cm. A queste performance contribuisce un seeing più che buono che valuto essere pari ad almeno 7/10.
La sfida più impegnativa della serata vede però come teatro la porzione di cielo centrata alle coordinate 6.54 + 21.10. E’ qui che, sempre all’interno della costellazione dei Gemelli, fa capolino un sistema binario catalogato al n° 160 del secondo catalogo di Struve (Otto Struve 160). A rendere “limite” l’osservazione non è tanto la separazione angolare tra le componenti, prossima a 1,5”, quanto le loro luminosità: 6.7 per la componente principale e 9.7 per la secondaria. Il cielo terribilmente lattiginoso e una differenza di luminosità superiore alle 15 volte, che precipita a quasi mag. 10 la secondaria, rappresentano condizioni assolutamente “estreme”. Nonostante questo, a 400x, sul primo anello di diffrazione della stella principale, fa capolino il rinforzo causato dal disco di airy della compagna. L’immagine non è ferma come vorrei e la percezione non continuativa ma, dopo qualche attenta analisi, concludo che si tratti proprio della secondaria. Prestazione notevole!
Anche MARTE è sensibilmente migliorato rispetto a qualche sera fa. La nuova condizione dello strumento e il seeing migliore (in questa serata si attestava a 6/10 con punte a 7/10 sicuramente) ha contribuito a restituire un’immagine più “degna”. In rete ho trovato una fotografia che rende molto bene quanto visibile all’oculare, scattata probabilmente contemporaneamente o quasi alla mia osservazione. Avrei potuto disegnare il pianeta ma l’immagine che riporto è molto fedele alla visione telescopica e la ritengo di più facile lettura.
Sono inoltre visibile le due (a me sembrano tali) formazioni di albedo atmosferico presenti sia su bordo est che su quello ovest. Al telescopio il loro chiarore era leggermente più avvertibile, con maggiore incisione e minore “disturbo”.
Addendum del 23/2/2012 (ore 05:15 circa) condizioni simili alla sera del 14/2/2012 con seeing a 6/10
E’ stata tentata l’osservazione di SATURNO che, appena passata la culminazione, si trova ancora decisamente basso per poter offrire il meglio di sé. Il seeing è accettabile benché non ideale e lo strumento è in temperatura. Provo vari oculari per capire l’ingrandimento maggiormente proficuo e trovo che il Kasai da 9mm offre una immagine piuttosto pulita e contrastata (210x), il Takahashi LE 7,5 porta i poteri a 300x con una lieve perdita di contrasto e il LE 5mm. (per 400x) implica una riduzione di contrasto sul globo, una immagine generale piuttosto “flou”, ma aumenta la percezione dell’anello “C” interno (comunque piuttosto debole). Il tutto si evince molto bene dalla fotografia sotto riportata (non mia), rispetto alla quale, all’oculare, si ha una sensazione più netta della divisione in due sotto-bande della fascia tropicale.
Sintetizzare in pochi punti il comportamento di uno strumento non è mai facile, ma provo comunque a riassumere le mie impressioni e a integrarle poi con considerazioni generali.
In sintesi mi sento di dire che Il MIRAGE STF 8” non palesa difetti veri e propri. Sicuramente richiede una buona collimazione e un acclimatamento corretto (come qualunque altro obiettivo) che possono sottrarre tempo all’osservazione, e indubbiamente non è un “peso leggero” con i suoi 10 chili e oltre ma, a parte queste caratteristiche intrinseche, non so trovare “punti deboli” reali.
Sicuramente tanti invece sono i pregi di questa ottica. Innanzi tutto sono da annoverare tra questi le prestazioni, notevoli e superiori alla media tanto da non fare in alcun modo rimpiangere il denaro impiegato all’acquisto dello strumento. Altrettanto lodevole è la qualità costruttiva generale. Il MIRAGE è solidamente realizzato ed è dotato di un focheggiatore a traslazione del primario che non introduce spostamenti laterali, le celle e il tubo permettono uno stabile mantenimento della collimazione e il cercatore è di qualità elevata.
Cominciamo con il dire che lo strumento in questione ha un prezzo d’acquisto abbastanza elevato, se comprato nuovo. Sul mercato statunitense è riportato a 4000 dollari, e i “dealer” europei lo hanno in catalogo a circa 3.400,00 euro.
Un prezzo sicuramente importante che non lo pone in competizione con i vari schmidt cassegrain commerciali targati Meade o Celestron. Indicativamente, possiamo ricordare che il Meade ACF UHTC da 8” costa 1.550,00 euro, il 10” poco più di 2.090.00, il 12” 4.150,00. In casa Celestron il C8 classico costa 837,00 euro, il C9,25 1.211,00, il C11 1.798,00. Insomma… il maksutov STF costa come 2 Celestron 11 classici (versione non “HD”)! Esistono anche altri schemi ottici (obiettivamente più facili da realizzare) che vengono proposti oggi a costi molto inferiori a quello dell’EST: mi sovvengono il Klevstov Cassegrain della russa TAL, ma anche i cassegrain corretti Vixen come il VMC200/1950 (meno di 1.000,00 euro) e il VC200/1800 (circa 1.800,00 euro), o i vari maksutov prodotti da Synta (benché in diametro massimo di soli 180mm) venduti a circa 1.200,00 euro.
Sicuramente il prezzo non ha aiutato la diffusione di questo (per altro splendido) strumento, come del resto ha reso quasi introvabile il suo gemello ALTER 809 (che costa qualcosa in più per via della ventolina di acclimatamento di serie e una maniglia aggiuntiva sulla culatta). Con la stessa cifra ci si può comprare un buon rifrattore da 13 cm. apocromatico, molto versatile, potente, più facile da usare. Ovviamente ritengo giusto anche considerare che altri strumenti di pari qualità costano altrettanto se non di più. Il Mewlon 210 Takahashi ha un listino di 3.230,00 euro, il Northek 230 di 4.477,00, e il mitico Questar SEVEN passa abbondantemente gli 11.000,00 euro.
Cosa può quindi spingere all’acquisto di questo 20 cm. compound?
L’STF è’ pesante (2 volte un Celestron C8), è affetto da una certa inerzia termica (che personalmente nel mio utilizzo non patisco tenendo sempre in temperatura di esercizio lo strumento ma che, se così non fosse, mi obbligherebbe ad una attesa di circa due ore prima di essere operativo), è costoso e, in fin dei conti, nemmeno iper-specializzato. Se fosse, ad esempio, aperto a f15 e avesse un’ostruzione centrale pari al 24-25% (contro il 30,5%) sarebbe maggiormente appetibile, forse… Certamente anche altri “competitor” versano nelle medesime condizioni, se non peggiori. Il Takahashi Mewlon è ostruito del 34% e parimenti lo è il Northek ed entrambi lavorano con rapporti di apertura prossimi a f12,5 (quindi assolutamente confrontabili).
Il MIRAGE però, una volta provato con l’accortezza di lasciargli il tempo di lavorare al suo meglio e dopo averlo collimato come merita, restituisce immagini che bastano a lenire il dolore per il costo di acquisto. Non è un rifrattore, ma si comporta in modo da non farlo rimpiangere troppo. E’ semplicemente un F10 ostruito del 30%, eppure non esiste Schmidt Cassegrain di pari apertura (o anche del 10% superiore) che si possa avvicinare alla qualità delle immagini prodotte da questo maksutov.
In aggiunta, l’STF non denuncia accenni di focus shift nemmeno a 400 ingrandimenti e regge la collimazione in modo perfetto, non ha importanza quante volte lo si ribalti al meridiano.
Insomma… è meglio di un Mewlon Takahashi?
Me lo sono chiesto e ho riflettuto lungamente avendo posseduto e usato, con profitto, quasi tutta la gamma Mewlon (almeno quella “amatoriale”). Il 180, il 210, il 250, sono tutti splendidi e tutti hanno i loro difetti. Incredibilmente belli e relativamente leggeri, ben rifiniti e dotati di ottiche di altissimo livello. Eppure, né il 180, né il 210, erano capaci delle prestazioni che sfoggia questo Maksutov in quanto a pulizia del disco di airy e percezione di doppie con separazione prossima al limite del potere risolutore. Il 250 Mewlon è una macchina notevole, per molti aspetti superiore, ma costa anche il doppio dell’STF e non necessariamente si riesce a sfruttarlo sempre al massimo.
In soldoni: se si vuole fare osservazione di doppie con il diametro massimo o quasi consentito dai nostri cieli (oltre i 23/25 cm. in visuale non serve a nulla andare, anzi….) con montature alla portata dell’astrofilo medio e con una gestione di pesi e ingombri che non debba fare i conti con gli oltre 2 metri di focale di un rifrattore da 15 cm. a lungo fuoco e dotato di ottiche molto corrette, beh… questo STF è la scelta giusta. E’ sufficiente non lasciarsi sedurre dall’idea del risparmio: va comprato il 20 cm. e non il (pur buono e molto meno costoso) 18 cm. e, soprattutto, tenersi lontani dalla malnata idea che possa essere “sostituito” da un Synta maksutov 180/2700.… con tutto il rispetto per l’ottimo strumento Synta e il suo imbattibile rapporto prezzo/prestazioni, siamo su due pianeti completamente diversi: se così non fosse avrei tenuto e non venduto i miei SW (ho posseduto sia il 150/1800 che il 180/2700).
Per l’eventuale utilizzo di questo strumento è caldamente consigliata una montatura di portata almeno pari a 18/20 chilogrammi. Sulla ioptron IE45 (data per 20 kg. visuali e a mio avviso superiore alla EQ6 PRO) sorretta da una colonna da quasi 9 pollici, controventata e ben strutturata, il tempo di smorzamento delle vibrazioni provato a 300x è inferiore (di poco) ai 2 secondi. Poiché ritengo sia il valore minimo per poter operare bene e con i dovuti margini, sconsiglierei l’utilizzo di montature meno robuste.