OLTRE MESSIER

Agosto 2018

 

Questo libretto diffuso alla fine degli anni ’90 mi è ricapitato tra le mani in alcune notti uggiose. L'ho riletto con un po' di delusione...

IL LIBRO: CONSIDERAZIONI PERSONALI

C’è stato un momento in cui le pubblicazioni astronomiche su carta hanno vissuto una certa gloria, solitamente agli albori dell’era di internet quando ancora noi astrofili attendevamo l’uscita in edicola delle riviste specializzate (Orione/Nuovo Orione, l’Astronomia, il Cielo, e poche altre che hanno avuto però breve vita). Quel tempo, oramai passato, macinato da una informazione (o disinformazione) velocissima perpetrata attraverso il net, ha partorito anche una serie di libercoli (non li definirei molto di più) nati dalla penna di autori solitamente di non eccelso livello, che sono stati veicolati perlopiù come addendum alle riviste specializzate o come regalo in abbonamento.

Tra i più diffusi sicuramente i tascabili “CATALOGO MESSIER” e “OLTRE MESSIER”, entrambi di pari stampo, entrati a vario titolo nelle biblioteche degli astrofili “over ’40”.

Ho ripreso ultimamente in mano il secondo volume “OLTRE MESSIER”, come lettura oziosa di alcune notti montane nel silenzio della mia baita a 1800 metri quando il cielo, nuvoloso, consigliava il calduccio del letto.

Ricordavo un’opera bene o male di qualche interesse (un po’ come lo era il precedente “Catalogo Messier”, memoria da ragazzo ovviamente, ma ho ritrovato un volume obiettivamente boco utile. Sarà che con l’avanzare della maturità ho assunto un approccio più critico e scettico e imparato a valutare e soppesare la validità dell’altrui lavoro, oltre che del mio che però, almeno in questo caso, è puramente dilettantistico e non produce utile alcuno ma soli abbondanti costi.

Il libercolo, stampato in formato A5, era edito nel 1999 da Sirio srl per conto di Nuovo Orione, autore Enrico Moltisanti (che aveva già prestato la propria penna ad opere sicuramente più riuscite, vedi “STELLE DOPPIE” di cui consiglio spassionatamente la lettura), ed era composto da 240 pagine in totale.

E’ un’opera, va detto, difficile da realizzare poiché gli oggetti non contenuti nel catalogo di Messier sono tantissimi e sceglierne solo un paio di centinaia significa operare una autorevole imposizione.

L’opera è composta da una prefazione di 5 pagine, una parte “centrale” di circa duecento pagine che riporta su ognuna un oggetto con relativa immagine e descrizione, ed una “appendice” finale contente “gli oggetti più belli del cielo elencati per ascensione retta” oltre alle note tecniche e bibliografiche.

Tralasciando la ridondante prefazione e la non eccessivamente utile lista finale, per le 28.000 lire di allora (non poche considerando il costo maggiore di un testo scolastico del liceo, sicuramente molto più utile e ben fatto) e per i 14,50 euro di oggi (il libro è ancora in vendita presso alcuni negozi on-line), ciò che mi ha lasciato perplesso è leggere la descrizione degli oggetti indicati nel libro.

Ad ognuno di questi è dedicata una pagina contenente la fotografia professionale o quasi, una microscopica e inutilizzabile cartina di riferimento, un riquadro contenente i dati salienti dell’oggetto interessato (nome, catalogo di riferimento, coordinate celesti, dimensione apparente, luminosità puntuale o integrata, indice di colore, distanza stimata, velocità relativa alla posizione dell’osservatore, e pochi altri dati), e infine una descrizione di una dozzina di righe. 

Leggendo il libro ci si accorge che circa la metà del testo è dedicato a raccontarci soprattutto come le indicazioni di star hopping per raggiungere il target mentre l’altra metà ci offre alcune considerazioni dell’autore sulla sua visibilità, il più delle volte limitata a strumenti da più di 20 cm. Peccato che nella prefazione si indichi quale criterio di scelta degli oggetti la loro sicura e godibile visione attraverso strumenti amatoriali da 15 cm. Una contraddizione interna fastidiosa che trova poi ulteriore malcontento per il visualista nella ventina di oggetti squisitamente fotografici “recensiti”.

Questo libro, che ovviamente fa parte del “passato”, appare al mio sguardo onestamente poco utile, se non come opera di raccolta fondi fine a sé stessa, e poco consigliabile se non a chi è mosso da motivi puramente “collezionistico-sentimentali”.

Un peccato, poiché le “note tecniche” e alcune considerazioni esposte a giustificazione della scelta degli oggetti recensiti appaiono di buon livello tecnico e denotano capacità e qualità. Devo infine dire di aver amato molto "LE STELLE DOPPIE", sempre di Enrico Moltisanti, che ritengo volume di ben altro spessore.

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