anno 2011 e 2012
Il TAL 125R installato su una Ioptron iEQ45
Descrizione pubbblicitaria del prodotto (ritrovabile sui siti dei vari distributori):
Dopo il successo del
modello 100RS TAL ha deciso di produrre unacromatico con diametro maggiore, da 125mm e focale 1124mm.
Con un potere risolutivo teorica di 1" è uno strumento particolarmente indicato per gli amanti dell'osservazione di Luna, pianeti, stelle doppie ad alti ingrandimenti, senza dimenticare il Sole con
un filtro a tutta apertura o con un prisma di Hershel. Grazie alla buona apertura si potranno osservare con soddisfazione anche gli oggetti deep-sky più luminosi, con immagini stellari puntiformi
tipiche di un buon rifrattore. Il focheggiatore a cremagliera che veniva fornito in passato è stato sostituito con un ottimo crayford da 2" con riduzione a 1,25", fluido e
preciso.
Si parla molto del TAL 100-R, un rifrattore acromatico di produzione russa aperto a f10 e venduto a prezzi di saldo da alcuni negozianti tedeschi. Con circa 300 euro si acquista in rifrattore, completo di obiettivo e focheggiatore (…), paraluce, cercatore (se non erro).
Le lodi su questo strumento si sprecano: aberrazione cromatica bassissima, prestazioni eccezionali, la panacea dell’astronomia, tutte affermazioni che si possono facilmente ritrovare sul web.
Ma il 100 R ha vita facile per due motivi: il primo è che è un f10 (e questo aiuta molto quando si hanno solo 10 cm. di lente da correggere), il secondo è che le lenti hanno un trattamento che introduce una dominante giallognola che abbassa ulteriormente la percezione della aberrazione cromatica ma che, di fatto, vira un poco il colore delle immagini.
A me interessava il fratello maggiore: il 125-R. Mi incuriosiva la logica costruttiva di questo rifrattore, intubato in acciaio con un diametro del tubo variabile, con un obiettivo inserito in una cella non regolabile se non in senso assiale/laterale (cosa piuttosto rara e non necessariamente positiva) e dotato di una discreta apertura e un rapporto focale non molto spinto (f.9 circa).
Così, quando capitò l’occasione, ne acquistai uno di seconda mano (pagandolo in verità davvero poco, poco più di un buon oculare).
Lo star test evidenzia la caratteristica FOLLE di questo strumento.
Le ottiche sembrano lavorate abbastanza bene e probabilmente sarebbero in grado di reggere alti ingrandimenti se la cella che le ospita fosse stata progettata in modo corretto.
Il problema risiede nella impossibilità di collimare la cella, peccato imperdonabile in uno strumento da 800 euro con celle non di produzione TeleVue o Pentax (che sono davvero difficili da mettere in crisi). Inoltre, le tre brugole laterali che spingono ortogonalmente al fascio ottico gli elementi del doppietto non fanno altro che peggiorare le cose tendendo a disallineare anche l’asse ottico.
Le regolazioni su cui è possibile intervenire riescono a malapena a ridurre i problemi di disallineamento lasciando però una focalizzazione molto scarsa della banda del rosso che emerge prepotentemente con baffi laterali al disco di airy.
Questo, di fatto, pregiudica l’utilizzo serio dell’ottica in alta risoluzione, mentre non crea problemi a ingrandimenti bassi e medi. Fino quindi ai 150x tutto funziona a dovere, oltre i problemi di assialità e collimazione emergono e “azzoppano” lo strumento.
Lo strumento smontato per la pulizia e sistemazione prima del test. Il focheggiatore è da molti posto sul banco degli imputati. Io l'ho trovato ottimo (ce ne sono pochi che funzionano altrettanto bene). E' la cella dell'ottica che non va, purtroppo.
Rifrattore TAL 125 – 16 settembre 2011 - Milano
Serata molto bella con seeing stabilissimo (opterei per un bel “8 su 10”), Luna calante e tasso di umidità medio/basso.
La prima osservazione è dedicata a IOTA Cassipoea, più che altro per contribuire alla determinazione dei colori delle sue tre componenti e per confronto con quanto ottenuto nelle sere scorse con altri strumenti. Difficile stabilire quale sia il potere più utile alla percezione delle dominanti tra quello offerto dall’oculare da 7,5mm e quello ottenibile con il 5mm. La primaria appare comunque bianca con una tonalità “calda” mentre la compagna vicina (posta a 3”) riconferma la sua tonalità vagamente salmonata in contrasto con la terza componente che, a 7” di distanza, appare azzurrata. In realtà, e questo è forse dovuto alla lattiginosità del cielo causata dalla Luna ancora in fase cospicua, a tratti sembra che le due stelle minori si scambino la dominante, quasi a rendere ulteriormente ardua la mia percezione.
L’immagine di Giove è buona, nulla di più
L’oculare Takahashi LE 12,5 mm. offre, a dispetto del modesto potere generato, una notevole pletora di particolari, minuti ma ben contrastati e bene incisi.
Il 7,5 mm. (circa 150x) è foriero di un maggiore spettacolo. La SEB è variegata e con colori mattone chiaro, luminosità variabile con zone più marcate e altre più tenui. E’ divisa da una stria bianca che segue la grande tempesta a una latitudine minore di come invece la precede (come fossero, e lo sono in effetti, due striature differenti a latitudini lievemente diverse). La grande macchia, bianco avorio, è lievemente contornata e ha un ovale rosso spento a forma di fagiolo che vi si appoggia sul confine nord. La NEB è molto ondulata e segnata dall’altro ovale a fagiolo che appare denso e asimmetrico. Altre bande o striature sono presenti nell’emisfero nord oltre alla granulosità di un rinforzo (una macchia o una serie di macchie addossate le une alle altre) ben contrastato e rosso mattone. Poco disegnata appare la fascia equatoriale, color avorio, con qualche accenno di formazione un poco più contrastata. I bordi delle due bande equatoriali sono decisamente frastagliati e ondulati.
L’oculare LE da 5mm. non aggiunge ulteriori dettagli e rompe inutilmente l'immagine che perde incisione e gradevolezza, pur mantenendo visibili i dettagli di prima. Il filtro giallo chiaro rende l’immagine più calda e giallognola ma non incrementa la visibilità dei dettagli, cosa che invece fa il blu chiaro (che io chiamerei azzurro cielo) esaltando le parti rosse e aumentandone il contrasto.
La Luna offre, al solito, uno spettacolo emozionante. Non sto a descrivere particolari e formazioni, mi limito a fare alcune considerazioni sul residuo di aberrazione cromatica che, il nostro satellite, aiuta a porre in risalto. Già a cominciare da ingrandimenti medio bassi (come quelli forniti dal Takahashi LE 12,5 mm.) è visibile e netto un residuo bluastro ben visibile che, sul bordo lunare, cresce con l’aumentare degli ingrandimenti rimanendo comunque sempre entro valori tollerabili anche se causa di una certa perdita di dettaglio e informazione. Anche a circa 200x il contrasto è comunque buono e l'immagine dettagliata. E' salendo con gli ingrandimenti che cominciano i problemi e che l'ottica "plafona", come del resto evidenzia lo star test. I 300 ingrandimenti, che dovrebbero essere il potere corretto per lavorare sulla Luna con un rifrattore da 5 pollici si rivelano il limite superiore oltre cui non serve a nulla spingersi. Anzi ritengo che questo sia anche più basso, comunque non superiore ai 240/250x circa massimo.
La cella dell'ottica e in tutta la sua follia. Un elemento monolitico (a parte i fermi interni delle ottiche) con tre grani a brugola (il foro piccolo a sinistra ne è uno) che spingono assialmente il doppietto. Bisognerebbe passare per Novosibisrk e parlare cinque minuti con i progettisti...
5 diaframmi interni, spartani ma utili, e un annerimento non "assoluto" ma comunque adeguato alle necessità caratterizzano l'interno del tubo
Vista frontale del doppietto
Cosa dire di questo strano rifrattore? Che mi piacerebbe se avesse una cella porta ottica collimabile in modo standard (quindi con le tre coppie di viti push-pull). In sé è non è costruito male: il focheggiatore funziona in modo perfetto (benché alcuni si lamentino proprio di questo), e non è molto pesante nonostante il tipo di tubo. L’annerimento interno è molto ben fatto e i diaframmi sono tanti.
Il paraluce è osceno (di plastica nero si rompe solo a guardarlo), e mi chiedo come si possa produrre in serie un elemento di questo tipo (solo i russi hanno certe idee), forse per risparmiare peso dopo aver fatto un tubo in acciaio?!
Peccato per la cella dell’ottica. Alcuni astrofili decantano meraviglie di questo Tal 125-R, forse sono entrati in possesso di un esemplare perfettamente collimato. Se così non è però risulta impossibile portare al limite il telescopio e non c’è modo di metterlo a posto, se non forse presso qualche laboratorio di ottica molto attrezzato e ben disponibile, ed è un peccato perché forse avrebbe prestazioni di rilievo.