anno 2008
Il Takahashi FS-128 è stato, e per certi versi ancora è, uno strumento assoluto. Non solo per il suo diametro da 5 pollici, che è un ottimo valore per un rifrattore in campo planetario, ma anche e soprattutto per la sua eccezionale ottica, estremamente trasparente e dotata di alto contrasto e residuo cromatico quasi inavvertibile. Ha rappresentato, per molti anni, una sorta di punto di arrivo per l’astrofilo di medio livello desideroso di avere un rifrattore “perfetto” e ancora facilmente trasportabile.
E’ leggero, accettabilmente compatto, e vanta un rapporto focale che è un buon compromesso per fare un po’ di tutto. Inoltre, con il riduttore/spianatore originale, diventa un ottimo astrografo. Il vero tallone d’achille di questo bel rifrattore è stato, almeno sul mercato italiano, il prezzo, gravato da molti dazi e che lo ha sempre relegato un pochino in secondo piano rispetto al più diffuso e altrettanto lodevole FS-102.
Non è il miglior rifrattore da 5 pollici di casa Takahashi, però è, in campo visuale, il secondo dopo il superbo FC-125, che con il suo schema setinheil garantiva una correzione cromatica perfetta e che, rappresenta, oggi, un oggetto da collezione che purtroppo manca a casa mia.
Ne ho avuti ben 3 di Fs-128 ma mai un FC-125 (e sarà anche tempo di porre rimedio a questa terribile lacuna) e quello oggetto della prova, purtroppo con la vernice del tubo ottico graffiata, è forse quello meglio riuscito.
Oggi realizzare un tripletto o doppietto semiapocromatico è relativamente facile e i cinesi hanno invaso il mercato in questo settore. Ma nessuno dei vari 127mm. presenti sul mercato si avvicina alle prestazioni del vecchio Takahashi, anche se la loro economicità li fa preferire alla maggior parte degli utenti.
Del resto, gli obiettivi con vetro eco-compatibili sono divenuti economici e la fluorite minerale un vecchio ricordo.
Una accoppiata "golosa". Il Takahashi FS-128 porta in spalla il più piccolo TSA-102
vista parziale dell'obiettivo e paraluce fisso
Giove ripreso con un FS-128 e uno schmidt cassegrain Meade da 30 cm.
Questa immagine è emblematica. Intanto dimostra che chi l'ha scattata opera sotto condizioni di seeing "impietose" , ma indica anche un'altra cosa, più interessante ai fini di questo articolo. Il dettaglio visibile è, praticamente, lo stesso. Nella realtà entrambi gli strumenti (li ho avuti, sia l'FS-128 che il Meade ACF da 12") mostrano un Giove più dettagliato e molto più pulito. Se però analizziamo il dettaglio troviamo che è quasi lo stesso e solo in serate davvero ottime il grosso S-C mostra una certa supremazia in fatto di particolari discernibili sul globo (comunque alla portata già di un 20/22 cm. specializzato).