PENTAX 85/1000

ANNO 2009

Pentax è, insieme a Nikon, la più prestigiosa casa “ottica” che abbia intrapreso la costruzione di telescopi astronomici a indirizzo amatoriale. Varietà scarsissima di strumenti, produzione a contagocce e notevole discontinuità sul mercato: tutte caratteristiche comuni anche a Nikon e tipicamente indicative di chi non ha alcun interesse a vendere o a creare un mercato, seppur di “nicchia”.

Se poi, durante gli anni ’90, Pentax ha dato maggior vigore alla propria produzione (pur restando un nome assolutamente di punta con prezzi stratosferici) differentemente da quanto fatto da Nikon (che ha abbandonato la produzione di telescopi) è altrettanto vero che le ottiche prodotte prima dell’era “apocromatica”, segnata dalla serie 105 e 75 principalmente (poi anche con i 125 e gli inesistenti 150-200-250), sono molto difficili da reperire (se si esclude la variante “J” che, però, non fa a mio modo di vedere testo avendo qualità non eccelsa.

Se è rarissimo venire persino a conoscenza di qualcuno che abbia queste ottiche, risulta quasi impossibile riuscire a trovare qualcuno disposto a venderle.

Il caso mi ha portato sulle tracce di un Pentax 85/1000 (quindi il modello di “mezzo” tra il fratelli 70mm. e 100mm.), probabilmente il pezzo meglio riuscito della serie. Quando si parla di “strumenti meglio riusciti” a questi livelli si deve considerare ottiche e meccaniche (per l’epoca) che rasentano la perfezione, caratteristiche ampiamente riscontrabili nell’analisi statica degli strumenti.

Richard, titolare del piccolo “bazar” di Skylight Telescope, aveva da mesi uno di questi gioielli sul proprio sito internet e da mesi era indeciso se venderlo o meno. Qualche e-mail e, con una certo quieto savoir-faire, l’ottica partiva alla volta di Milano, attraversando prima la Manica, poi la Francia.

Con lei anche la rarissima montatura originale Pentax (un vero gioiello meccanico con accorgimenti di classe superiore e una attenzione notevole ai particolari).

L'OTTICA

Il tubo ottico denuncia alcuni piccoli “chips” alla vernice, malamente ritoccati da qualche pazzo che ha usato uno smalto di colore avorio carico quando il RAL di base è un bianco quasi assoluto.

Il focheggiatore, che riporta modello e dimensionamento ottico dello strumento oltre al numero di serie, è molto ben realizzato e, pur essendo un pignone-cremagliera di fattura classica, è distinto da materiali di qualità e tolleranze tali da consentirne un funzionamento e una fluidità di scorrimento impeccabili (risulta facile focheggiare anche ad alti ingrandimenti senza alcuna difficoltà).

L’ottica di questo Pentax è un doppietto spaziato in aria (un fraunhofer classico) dall’inusuale apertura di 85mm. e lunghezza focale di 1 metro, per un rapporto focale pari a 11,76. La cella appare ben costruita e ritengo praticamente impossibile metterne in crisi l’allineamento. Il tubo ottico, realizzato in alluminio e dotato di numerosi diaframmi ben dimensionati e perfettamente anneriti, è piuttosto pesante ed è dotato di un paraluce corto ma molto ben fatto e dal profilo terminale inusuale e sovradimensionato.

IMPRESSIONI D'USO

Prima luce e star test (gennaio 2009)

Le prime operazioni, una volta aperto l’imballo che Richard ha dedicato al piccolo Pentax, hanno riguardato la cosmesi del tubo e la sistemazione meccanica delle parti con il loro smontaggio, pulizia, re-ingrassaggio e lubrificazione del focheggiatore e generale pulizia dell’interno del tubo ottico e della parte interna del doppietto.

Ho poi atteso il calare delle tenebre e puntato la prima stella. Una  a caso a dire il vero, non saprei nemmeno dire quale dato che era la sola visibile, Luna a parte, attraverso la coltre di nubi che copriva il cielo. Considerando il clima e il treno ottico usato (non certo d’eccellenza se si considera che il solo diagonale è un pezzo di quasi “residuato”) il test non ha grandi valenze scientifiche ma è comunque indicativo.

Con queste premesse punto la stella visibile e mi trovo probabilmente davanti uno dei migliori star test che abbia mai visto in un rifrattore acromatico… insieme a quello dello Zeiss AS-63. Questo Pentax è altrettanto corretto: dato incredibile visto il miglior rapporto focale cui lavora lo Zeiss: Nessuna minima scollimazione (comprensibile), pochissima cromatica residua (molto meno di quanto mi aspettassi e comunque inferiore a quella di un doppietto ED moderno a f9), nessuna aberrazione sferica, nessuna minima traccia astigmatismo, definizione dei vari cerchi di diffrazione da disegno, nessuno squilibrio di luminosità tra i vari anelli, forse una lievissima rugosità di lavorazione (?). Il pelo nell'uovo davvero... e comunque pari se non inferiore a quanto già emerso con l'AS 63 (quindi un difetto davvero trascurabile). In due parole: un’ottica eccezionale.

Inoltre, ulteriore qualità, l’ottica appare spianata in modo notevole per un doppietto quasi d'epoca (classe 1977). Si nota una lieve distorsione (appena pronunciata) esclusivamente a bordo campo di un oculare di classe media come il Meade SWA24,5mm. che esibisce, abbinato al Pentax 85/1000, 41x e un campo reale di 1,65°. Distorsione dovuta probabilmente più all’oculare che non al doppietto Pentax. Sicuramente il rapporto d’apertura di quasi F12 aiuta ma è certo che le lenti siano anche ben lavorate. Ulteriore particolare: le manopole di A.R. e DEC. portano incisi i riferimenti per capire lo spostamento in cielo correlato alla frazione di giro imposta alla manopola (una finitura rara).

 

Ho avuto modo di utilizzare lo strumento altre sere, nel frattempo, e di sottoporlo a test prolungati di carattere tipicamente osservativo.

Nell’osservazione dei sistemi multipli, questo Pentax è riuscito a non fare rimpiangere strumenti di apertura maggiore e fornire immagini di assoluto rilievo, sia in termini di qualità cromatico/geometrica che di risoluzione vera e propria.

E’ stato capace, in notti con seeing normale e valore di Pickering prossimo a 7 (valori statisticamente facili da riscontrare dal mio sito di osservazione in Milano) di sdoppiare sistemi binari enormemente sbilanciati (ad esempio la Lambda Gemini le cui componenti sono di mag. 3,6 e 10,7 con una separazione prossima a 9,7”, o la Delta Gemini – Wasat – con componenti di 3,7 e 8,2 mag. Distanti 5,2”) ma anche prossimi al potere risolutivo teorico massimo (la Eta Orionis con valori di mag. 3,4 e 4,8 e separazione di 1,7”, o addirittura la 52 Orionis 6,1 e 6,2 mag. e 1,2” – allungata…) Un comportamento che non si può definire in altro modo che eccellente.

Parimenti bene, lo strumento si è comportato nella visione di Venere e Saturno. Probabilmente, una delle immagini più belle di Venere che abbia mai avuto modo di apprezzare, mi è stata offerta proprio da questo strumento. Sia in luce bianca che con l’ausilio di filtri colorati violetti, azzurri, gialli e verdi, ho avuto immagini nette e immobili, con lievissimo accenno di aberrazione cromatica (dovuta all’agitazione atmosferica e alla scarsa altezza sull’orizzonte del pianeta), e ricche di dettagli: indentatura delle cuspidi, rigonfiamento del terminatore nella sua parte centrale, ombreggiatura a gradiente del bordo esterno. Immagini impagabili che hanno lasciato a bocca aperta anche la inesperta Federica.

Saturno, visto con gli anelli di taglio, ha mostrato svariate bande sul disco, un accenno di ombra laminare sotto agli anelli proiettata sulle nubi del pianeta e le due calotte polari. 

Attendo il verdetto di osservazioni che abbiano come oggetto il profondo cielo, compatibilmente con la modesta apertura dello strumento, per completare l’analisi delle sue potenzialità.

Addendum del 2/5/2009: stelle doppie tra il Leone e l'Orsa Maggiore

Dopo aver lungamente lavorato ad un altro progetto, torno ad osservare con lo strumento che amo forse di più in questo momento.

Il suo utilizzo, ancora una volta, non mi delude e lascia perplesso sulla necessità di approdare a ottiche più impegnative per dimensioni e pesi. Nei limiti della sua apertura, il Pentax 85/1000, semplicemente, è un ottimo compagno.

 

Cielo: LUNA 1° quarto e nuvole di velo. Umidità BASSA. Seeing 7 (1-10). Località: MILANO

 

78 Leonis

Doppia molto stretta, assolutamente al limite del potere risolutivo strumentale. Le due componenti brillano di magnitudo 4,06 e 6,71 distanti circa 1,7” secondi d’arco. Quindi due stelle vicine e di intensità luminosa relativamente sbilanciata (oltre 2,5 magnitudini). STF1536 non mostra segni di duplicità a ingrandimenti inferiori ai 200x. Con il LV 4mm. (che offre circa 250x accoppiato al Pentax) è possibile scorgere, debole ma certa e inequivocabile, l’immagine della secondaria proiettata esattamente sul primo anello di diffrazione della stella principale. La differenza di luminosità percepita concorda con le circa 2,5 mag. delle effemeridi mentre non è possibile, con questi diametri, grande speculazione sulla cromia delle componenti. La primaria è bianca mentre la secondaria non offre sufficiente visibilità per coglierne la dominante cromatica.

Resta, a dispetto della difficoltà intrinseca, una stella doppia di sicuro interesse in strumenti a lente da almeno 80mm. Di altissima qualità. Test strumentale severo richiede seeing stabile e un po’ di attenzione nella focalizzazione.

 

11239 +1032STF1536 AB4,06-6,71    sep. 1,7”dist. 108 A.l.

 

Nu UMA (n° 54)

Coppia estremamente sbilanciata (le componenti sono rispettivamente di magnitudo 3,48 e 10,1) che richiede cieli bui affinché il debole segnale della secondaria possa essere apprezzato in piccoli strumenti. Nonostante la separazione di 7,1” infatti non mi è stato possibile cogliere l’immagine della secondaria, probabilmente troppo debole per il cielo lattiginoso e velato della serata.

Target da ricercare con condizioni di trasparenza migliori.

 

11185 +3306 STF 15243,40 – 10,1sep. 7,1”dist 147 A.L

 

Xi UMA

Stella doppia piuttosto stretta come testimoniato dalla separazione delle componenti pari a 1,7”. La stella primaria brilla con magnitudo di 4,33 e la secondaria di 4,8, quindi coppia molto bilanciata.

All’oculare il sistema viene risolto con ingrandimenti alti a cominciare dai circa 166x forniti dal TMB 6mm. A questi poteri si distingue una classica figura a “8” in cui la secondaria appare lievemente più piccola (confermando visualmente una differenza tra le due di circa mezza magnitudine). L’immagine è bellissima e migliora ulteriormente a 250x con il LV da 4mm. Che permettono una separazione completa con i due dischi di airy quasi a contatto divisi da un “filo nero” inequivocabile. Immagine emozionante che porta a non respirare per paura di rovinarla con qualche movimento o vibrazione.

Ancora una volta resto stupefatto dalla qualità ottica del Pentax 85 che sembra chiedere stelle doppie più difficili mostrando questa in modo sfacciatamente nitido e “facile”. Su stelle bilanciate come quelle di Xi UMA si ha la netta impressione che lo strumento possa tranquillamente scendere a separazioni prossime a 1,4” e anche oltre.

Considerazione su Xi UMA: sistema multiplo da non perdere se si ha a disposizione uno strumento a lenti di qualità elevata e diametro prossimo ai 90/100 mm.

 

11182 + 3132 STF1523 AB4,33-4,8sep. 1,7”dist. 245 A.L.

 

STF 1521 

Tipico sistema multiplo di mio gusto. Ancora all’interno della costellazione del Leone è una doppia di media separazione (3,6” secondi d’arco per l’esattezza) con componenti di magnitudo 7,66 e 8,06. All’oculare la natura doppia del sistema è perfettamente svelata a 166x (oculare TMB da 6mm.,). Due minuscole stelline “la cui fioca luce è ulteriormente velata dalla palta del mio cielo cittadino serale” che sembrano abbandonate in un campo estremamente povero di stelle. Non si riescono a percepire dominanti cromatiche sia a causa dell’intrinseca debolezza delle stelle sia per l’elevato “velo lattiginoso” del cielo.

Sicuramente un sistema doppio da osservare sotto cieli più trasparenti e con strumenti a lenti da almeno 80mm. o a specchio da 100/130mm. Come minimo. 

Nello scegliere un aggettivo adatto al sistema in oggetto penso a “rasserenante”.

 

11154 +2734 STF1521 Magnitudine7,66-8,06 sep. 3,6”dist. 98 A.L.

 

LEO 54

La stella doppia più bella della serata.

STF1487: doppia facile con componenti di magnitudine 4,48 e 6,3 separate da ben 6,3”. Situata nella “pancia” del Leone offre visione incantevole già all’oculare Omnia 40mm. che offre 25x sufficienti (al limite della percezione) a evidenziare un certo allungamento “sospetto” della stella.

Con un plossl da 15mm la duplicità del sistema è perfettamente rivelata: la primaria appare bianca e la secondaria bianco-azzurra in una immagine ben separata ed estremamente rilassante per via del basso potere conferito dall’oculare (circa 67x) e della massima saturazione di colore avvertita a questi ingrandimenti in relazione al diametro dell’obiettivo.

Sistema da non perdere, indipendentemente dallo strumento utilizzato dai 5cm. In su. Sarei molto curioso di poterla osservare nel mio piccolo “nuovo” Revue 60/910 che, però, è in via di restauro e campeggia smontato in laboratorio.

 

10556 +2445 STF1487  mag.4,48-6,3   sep. 6,3”    dist. 111 A.L.

 

ALGIEBA (gamma Leonis)

Sempre bellissima, nel collo del leone, Algieba richiede attenzione alle sue componenti A e B più strette (le altre sono separate da valori angolari eccessivi per essere interessanti all’oculare). Mi concentro sulla colororazione percepita delle due stelle principali 2,37 e 3,64 separate da un angolo di 4,6”.  Con il 9mm. la primaria è luminosa e gialla, perfettamente definita nel suo disco di airy e nel suo anello di diffrazione unico percepito, mentre la secondaria appare meno satura.

Ovviamente sistema facile sia per via della luminosità delle sue componenti più caratteristiche che per l’elevata distanza angolare che le separa.

 

10200 +1950 STF 1424 AB Magnitudini: 2,37-3,64 sep. 4,6” dist. 127 A.L.

Addendum del 31/12/2011:

Nell’ultima serata dell’anno, allineando la montatura Ioptron IE45Q con il Pentax 85 in attesa del sorgere di Marte e Saturno e della levata, a giorno, di Mercurio e Venere (i primi si riveleranno troppo piccolo l’uno e troppo basso il secondo) e i secondi invisibili per via delle nuvole, ho indugiato ancora un poco all’oculare di questo bello strumento.

Le sue prestazioni sono sempre interessanti e, anche per questo, l’ho momentaneamente scelto per essere il telescopio “guida” del grosso Fecker da 6 pollici e f15 in via di realizzazione.

Ho puntato nuovamente la 52 Orionis, stella sempre difficile e mio test, insieme alle più “facili” 32 e 33 Ori, per le varie ottiche che mi diletto a provare.

Nonostante la separazione ben al di sotto del potere teorico, la coppia è stata bene allungata. Le componenti sono di mag. 5,2 entrambe e, con l’oculare da 2,8mm. LE Takahashi (per il rispettabilissimo potere di circa 357x) si notava un “8” piuttosto interpolato ma con i due lobi certi. Un risultato davvero notevole, anche in virtù dell’enorme potere ottenuto su stelle non di primaria luminosità e sotto il cielo non scurissimo di Milano.

Decisamente più facile la 33 ORI che si mostra ben separata (qui a lato) con componenti di magnitudine paragonabile.

Al limite della risoluzione invece la 32 Ori, sbilanciata e con componenti molto vicine mostra la secondaria con colore grigio accostata dal disco di airy della primaria. Non c’è vera separazione ma tangenza perfetta tra i due dischi stellari. Immagine davvero molto interessante ed emozionante per il suo ottenimento.

Target di queste sere di dicembre, con varie ottiche, è stata la THETA AURIGAE (STF 545) e ho quindi voluto provare ad osservarla anche con il Pentax acromatico.

La visione migliore è quella offerta dall’oculare LE da 5mm. per un potere di circa 200x: la primaria è biancastra e porta con sé una secondaria grigio azzurra molto più debole ma perfettamente staccata dal fondo cielo, ben puntiforme e anche ben separata. La separazione avviene anche con l’oculare da 7,5 mm. ma l’immagine tende ad essere un po’ troppo piccola per apprezzare le tonalità di colore. Le due stelle brillano di magnitudine 2.7 e 5.2 e sono separate da 4”.

GAMMA LEONIS

32 ORIONIS

32 ORIONIS orbita vista da Terra

CONCLUSIONI

Si tratta di uno strumento vintage molto ben riuscito, a mio modo di vedere superiore ai vari Vixen di pari apertura o quasi che si possono più facilmente reperire sul mercato dell’usato. Anche paragonato ad alcuni 80/1200 di provenienza certa il Pentax in oggetto sfoggia un qualcosina in più che lo rende una piccola “chicca”. Non ha la maneggevolezza dei diffusissimi rifrattori semi apocromatici moderni da 8 cm. e focale intorno a f6 ma è loro superiore nella capacità di reggere gli alti ingrandimenti e una soppressione del residuo di aberrazione cromatica molto simile. A suo svantaggio, nell’utilizzo generale, una minore propensione alla fotografia astronomica (per cui non è comunque progettato come il suo rapporto focale lascia facilmente intuire) e un peso maggiore che consiglia l’utilizzo di montature stabili (una HEQ5 PRO risulta perfetta allo scopo). Il vero vantaggio? Quando lo usi ti innamori...

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