Marzo-Aprile 2015 - articolo di Antonio Giarrusso e revisione di Paolo Casarini
di Paolo Casarini
Che ci sia apocromatico e “apocromatico” è vero. Ma è anche vero che i prodotti orientali (e non mi riferisco ai gioielli giapponesi ovviamente) sono oramai più che preformanti, accettabilmente ben fatti, molto economici e capaci di non sfigurare nei confronti di brand blasonati e di altissimo livello.
Un 130 tripletto TS non è un TOA 130 e tra i due strumenti passano i fiumi di porpora ma è pur vero che il 5 pollici “cinese” può garantire una vita di ottime osservazioni senza che si si debba vergognare di averlo scelto o ci si debba sentire astrofili di “serie B”
In questo articolo vedremo come l’Amico Antonio si sia lasciato irretire dal fascino del low budget apochromatic refractor e abbia scelto un 4,3 pollici che fa dell’ottimo rapporto prezzo prestazioni il suo maggiore appeal. E, considerando l’utilizzo che ne vuole fare penso non abbia sbagliato.
Cosa spinge un astrofilo appassionato di osservazioni Deep Sky ad acquistare uno strumento rifrattore di piccolo diametro nell’era tecnologica e dell’Inquinamento Luminoso?
Forse pochi, o nessuno, ma tutti noi tendiamo ad essere vittime della accattivante proposta multivariegata che la rivoluzione di internet ha portato. I siti di vendita di strumenti astronomici si sono moltiplicati come formiche e la loro offerta fa gola ai più, tra i quali il sottoscritto che si è lasciato sedurre dal desiderio di apocromaticità.
Dopo svariati anni di proficuo utilizzo di un buon binocolo Nexus da 100mm ho desiderato portare l’effetto “lente” a un livello superiore e così mi sono messo alla ricerca di rifrattore mediamente corretto nelle varie aberrazioni ottico/geometriche che fosse anche acquistabile con un esborso limitato.
La scelta di un nuovo strumento astronomico non è mai semplice neanche per l’astrofilo navigato ma credo che nel mio caso le idee fossero chiare fin da subito. Il mio set up principale è rappresentato da uno Schmidt Cassegrain Celestron da 280mm in versione CPC (quindi con montatura a forcella) che coniuga l’esigenza del diametro con quella della maneggevolezza, soprattutto durante gli spostamenti vero cieli bui alla ricerca visuale degli oggetti del profondo cielo. Avendo già un telescopio di apertura generosa ma con focale lunga cercavo qualcosa che fosse adatto alla visione di campi stellari estesi, nebulose e comete che il più delle volte sono preclusi alla lunga focale del CPC . Avendo poi la fortuna di abitare in una piccola cittadina della maremma laziale composta da circa 17000 abitanti, con le illuminazioni quasi del tutto a norma e un valore SQM medio di 19.5 nella mia postazione casalinga, gli oggetti deep-sky sono sempre stati alla portata del mio Nexus 100 che però era limitato a poteri piuttosto bassi e non poteva essere usato con proficuo nell’osservazione planetaria.
Trovato l’acquirente appassionato del binocolo, ho rivolto l’attenzione alla sempre più nutrita schiera di rifrattori presenti sul mercato per soddisfare la curiosità di possedere e testarne le capacità ottiche di questi nuovi piccoli gioielli.
Disponevo però di un budget limitato e persa l’occasione di un TS 120/900 usato mi sono orientato nell’acquisto di uno strumento nuovo entro la cifra dei fatidici 1.000,00 € (soglia per me psicologica). L’amico Cherubino (che sta ospitando sul suo sito questo articolo e portando lui stesso alcuni contributi importanti) mi ha suggerito di rivolgermi a Riccardo Cappellaro di TS Italia appoggiando la mia iniziale scelta di un apocromatico da 11 cm. a fuoco medio/corto.
Trovare poi il 110/770 è stato facile e… irresistibile!
Il distributore italiano, TS-ITALIA, pubblicizza in questo modo il prodotto:
Rifrattore TS PHOTOLINE ED APO 110mm f/7, ottimizzato per l'astrofotografia, con focheggiatore Crayford da 3" e riduzione 1:11
campo ben illuminato e immagini contrastate grazie ai vetri ED - per astrofotografia: quando comprato insieme al telescopio, possiamo offrire il lo spianatore da 3" per soli 199€
Il nostro TS PHOTOLINE ED Apo 110/770mm convince grazie all'alto grado di correzione cromatica e al campo pienamente illuminato fino al formato full frame. Il suo preciso e robusto focheggiatore da 3" offre un ampio campo non vignettato e una stabilità maggiore paragonato agli altri focheggiatori da 2".
Vantaggi del TS PHOTOLINE 110mm ED APO:
Il doppietto ED lavorato a mano è montato in una cella collimabile e progettata tenendo conto delle variazioni di temperatura durante l'utilizzo. Ogni superficie del doppietto è trattata antiriflesso multistrato.
Il focheggiatore Crayford da 3" per l'illuminazione ottimale di sensori di grandi dimensioni
Un focheggiatore da 2" causa vignettatura se usato con sensori di grande formato. Invece il focheggiatore da 3" fornito con questo telescopio garantisce una vignettatura assente fino a sensori di formato 24x36mm.
Dettagli tecnici del TS PHOTOLINE ED APO 110/770mm:
Materiale consegnato:
Dopo un veloce scambio di mail con Riccardo Cappellaro e il bonifico di pagamento sono arrivati a casa due pacchi ben sigillati e a prova di “corriere espresso”: in uno era imballata la montatura EQ5 e nell’altro, più piccolo, il 110/770 ED.
Ciò che impressiona a primo sguardo è l’imponente gruppo focheggiatore, un Crayford con demoltiplica 1:11 da ben 2,7” ottimizzato per le riprese fotografiche con sensori full frame, e gli anelli in CNC con barra passo Vixen che appaiono di ottima fattura. Il peso dello strumento così equipaggiato e accettabilmente contenuto (poco meno di 6 chilogrammi) e la sua livrea semplice ma al contempo elegante con un colore bianco appena iridescente.
Togliendo il tappo ad avvitamento dell’ottica principale (poco pratico onestamente avvitare/svitare ogniqualvolta!) si scopre un piacevole trattamento antiriflesso con trattamento multistrato di color malva, l’ottimo rivestimento interno e un’altissimo grado di trasparenza del doppietto spaziato in aria. Il paraluce, dotato di un pomello di bloccaggio, risulta lievemente duro da estrarre anche se l’operazione non comporta fatica o pericolo per lo strumento qualora fosse già posizionato su una montatura non certo granitica come la EQ-5 (nel mio caso specifico basta una semi-rotazione del paraluce per estrarlo completamente).
Anche con paraluce estratto le dimensioni dello strumento non cambiano sensibilmente passando da 64 cm. di lunghezza a 78 cm.
Il fuocheggiatore, seppur bellissimo, viene spedito stranamente con tutte le viti di frizionamento aperte tanto che giunge con notevoli giochi che è necessario tarare prima dell’utilizzo. Non è nulla di difficile ma il pensiero va alla possibile perdita di corrispondenza tra l’asse ottico dell’obiettivo e quello del focheggiatore che una regolazione “a naso” potrebbe comportare.
Svista, non so se in fase di produzione o in fase di imballaggio, è la mancanza di un tappo per il focheggiatore. penso che possa trattarsi della semplice dimenticanza di fornitura a seguito del controllo su banco ottico.
La dotazione dello strumento non va oltre agli anelli e barra Vixen ed è priva di cercatore dedicato.
Lo star test è stato effettuato in diverse serate a causa dell’imperversare del cattivo tempo, penitenza di ogni astrofilo dopo un acquisto importante. Lo strumento è stato installato sulla sua montatura EQ-5 che ha dimostrato di essere all’altezza del compito, perlomeno per applicazioni visuali.
La prima nota positiva riguarda l’ampia estensione del Draw Tube che arriva a ben 10cm, mantenendo tra l’altro una corretta assialità del fascio ottico.
La prima sera non mi son dilungato a valutare lo star test dato che il seeing non era favorevole e mi sono quindi limitato ad una fugace osservazione del gigante gassoso Giove che si trovava circa allo zenit.
Il pianeta, nei momenti di calma atmosferica, appariva scolpito nei dettagli della bande equatoriali, soprattutto il polo settentrionale mostrava numerosi spot e frastagliamenti decisi. L’immagine è apparsa chiara e definita tanto da osservare l’ombra del satellite Io in transito (21 marzo 2015 ore 20,45 circa) con un set up composto da diagonale Baader Maxbright da 2” ed oculare Explorer Scientific 8.8mm da 82° (87.5x), il punto di fuoco è preciso ed univoco (lo snap-test lo aveva comunque confermato sulla stella Betelgeuse). I dettagli a portata sembrano ben a fuoco nello spettro visibile, ovviamente con l’aggiunta di una Barlow 2x (175x) l’immagine perde decisamente di incisione. A cielo quasi totalmente coperto punto (a memoria dato che come detto ancora non disponevo di un cercatore ottico!) l’ammasso M35 nei Gemelli che a 32x (oculare Meade serie 5000 24mm e 82°) regala una bella immagine di contorno insieme al NGC 2158 con stelle puntiformi
La notte del 28 marzo, grazie a un seeing piuttosto buono (7/10 stimati), ho potuto approfondire la conoscenza del 110 ED. Dopo un’ora di acclimatamento ho eseguito lo star test sulla stella Procione (alfa Canis Minoris + 0.34) prima e Betelgeuse poi (alfa orionis +0.3). Portando lo strumento in intra ed extra focale ho notato una leggera aberrazione sferica negativa con un residuo cromatico presente nello spettro del blu, nello spettro del rosso ritengo che sia abbastanza corretta e/o comunque più contenuta. Il test è stato effettuato a 175x con oculare Explorer Scientific 8.8mm + Barlow 2x Celestron Ultima APO (il set up che attualmente mi da il maggiore potere di ingrandimento anche se l’amico e ospite CHERUBINO mi bacchetta quando gli raccondo di aver fatto uno star test con l’aggiunta di una barlow...).
La collimazione appare perfetta con gli anelli di Fresnel ben staccati e netti. Nei vari range di ingrandimenti compresi tra i 70x e i 175x reputo questo 110-ED un ottimo strumento con il punto di fuoco molto preciso e univoco ed immagini sempre nitide. Il campo infine risulta ben corretto per circa il 90% dell’osservato.
VENERE:
Prima che il pianeta scomparisse dalla visuale nella mia postazione punto il nostro vicino roccioso, a 140x (ES 11mm + Barlow 2x). Venere, ancora immerso nel crepuscolo serale, appare ben definito con una fase di poco oltre il 50%, e una buona risoluzione nella parte del terminatore con una zona intermedia di colore grigio scuro ed un residuo cromatico tendente al blu che comunque, nel crepuscolo, non infastidisce oltre maniera. A 175x aggiungo un filtro polarizzatore variabile rimarcando ancor più la bella falce di illuminazione del pianeta.
LUNA:
il test principe della serata è dedicato al nostro satellite, con una porzione visibile del 66% (osservata nella seconda parte della serata!) permane il residuo cromatico sul blu ma nonostante questo l’immagine è perfettamente a fuoco con dettagli che onestamente non mi aspettavo da un 110mm. A 140x le rime sono scolpite sulla superficie e spostando lo sguardo sul terminatore i giochi di chiaro/scuro sulle vette lunari rimangono ben differenziate e senza calo della qualità dell’immagine. Inserisco un filtro Moon & Skyglow constatando che i 175x rimangono un buon compromesso tra ingrandimenti/qualità/dettagli anche se il seeing va peggiorando verso i 4/10 circa.
GIOVE:
il seeing come detto è “in picchiata” ed un target ostico come Giove ne risente molto con una immagine al limite dei 140x che mostra, oltre alla SEB e NEB, l’ombra del satellite Io in uscita dal disco planetario.
STELLE DOPPIE
Per comodità di osservazione punto Algieba ( Gamma Leonis + 2.28 - + 3.51 separazione 4.24”) sdoppiandola agevolmente già a 87.5x con la secondaria a contatto del primo anello di diffrazione. A 140x la separazione è netta con la cromatica identica e di color argento per entrambe.
Spostandomi ad Est inquadro Albireo (Beta Cygni +3.18 - +5.82 separate a 35”) ottenendo la separazione ovvia con un’ottimo sbilanciamento cromatico di color ambra (stella primaria) e verde smeraldo la componente “B”.
SATURNO
Ancora basso sull’orizzonte (ore 1:30 circa) e con un seeing basso, il pianeta è impastato dall’Inquinamento luminoso della città di Civitavecchia e della foschia che oramai è prepotente. L’immagine non è buona e a tratti separo la divisione cassini nella porzione degli anelli esterni ma mi riprometto future visioni in condizioni migliori.
SOLE
Osservazione fugace della nostra stella alle ore 13:00 dello stesso giorno. Con filtro astrosolar autocostruito i tre gruppi di macchie denominate 2305 e 2313 e la 2315 danno spettacolo, le 2313 e 2315 a 87x regalano dettagli incisi sulla loro composizione (al loro interno conto almeno 6 macchie distinte con particolari delle facole solari ai loro bordi). Provata anche l’osservazione a 140x ma visto l’orario e la turbolenza introdotta dagli edifici circostanti la mia postazione ho dovuto desistere.
La domanda che mi girava nella testa era: "si può fare deep sky con un 110mm ED in postazione urbana e con la Luna in fase del 66%?"
Bastava provarci per ottenere risultati incoraggianti...
Aiutato dal valido “red-dot finder” mi dirigo a Nord-Ovest della metà di una retta immaginaria che unisce Spica con Algorab e inquadro la M104 Sombrero (+7.9) direttamente nell’oculare Meade serie 5000 da 24mm (32x e 2.5° circa di campo) ben staccata dal fondo cielo. Portando l’immagine a 140x percepisco una buona “secchezza” di immagine con tipica granulosità degli oggetti galattici anche se la foschia in avvicinamento e la luminosità della Luna permette solo a tratti la percezione della banda di polveri equatoriale.
M65-66
Altro test severo (vista la presenza di Luna) stato osservare il famoso “tripletto” del Leone. A 32x escono, in visione distolta, i due nuclei dei “Messier” , a 87x e a 140x la visione è più dettagliata anche se non emerge la NGC 3628. M65 è più “luminosa” e netta mentre la M66 rimane effimera anche se percepibile: un risultato appagante viste le condizioni di contorno!
M57
A 32x è già netta la natura nebulare ed anulare dell’oggetto, ben staccata dal fondo cielo, mentre a 140x si rileva la leggera asimmetria nel bordo superiore ed una ovalizzazione in quella inferiore della nebulosa. L’aggiunta di un filtro nebulare come l’UHC-S fa risaltare la struttura piena e carica che decreta M57 come una delle regine incontrastate del cielo boreale.
M13
Ll globulare conferma l’ottima resa sul deep sky di questo doppietto da 11 cm. A 32x le prime stelle periferiche sono risolte in maniera perfettamente puntiforme, a 140x è risolto per circa la metà con la puntiformità stellare che mi lascia piacevolmente colpito così come il campo corretto che si conferma ampio.
È difficile trarre delle conclusioni obiettive dopo aver usato poche volte lo strumento. Le sensazioni sono però positive e questo doppietto spaziato in aria da 11 cm. sembra essere un ottimo strumento, anche con vocazione “da viaggio” e sostenibile senza patemi da una montatura “piccola” come la EQ-5.
Avrei preferito un residuo cromatico meno marcato nello spettro del blu ma è anche doveroso posizionare lo strumento nella fascia dei doppietti semi-apo con i limiti intrinsechi della configurazione ottica. Il campo è ben corretto e regala immagini pulite e secche su Luna e su Giove e sui suoi numerosi spot atmosferici oltre che ottime visioni dei vasti campi stellari con una ottima resa, soprattutto considerando la apertura limitata, sui soggetti del cielo profondo.
Il costo, in rapporto alle ottiche usate e alla qualità costruttiva, appare corretto e l’ottimo fuocheggiatore da 2,7” è una vera perla e funge (dopo le dovute regolazioni) ottimamente alle sue funzioni. C’è da tenere presente che lo strumento viene venduto “naked” quindi qualora non se ne possedessero c’è da mettere in preventivo accessori come il cercatore (con basetta), diagonale, oculari di qualità e un paio di filtri ad “hoc” oltre, se si vuole, il correttore fotografico dedicato.
Un ringraziamento particolare va a Paolo Casarini (Cherubino) per i preziosi consigli e per la "sistemazione e correzione" dell'articolo e a Riccardo Cappellaro di TS Italia per il servizio di vendita e post vendita.