ZEN 250 F20 Schmidt Cassegrain

Si tratta di uno strumento “custom”, realizzato su richiesta di un bravo imager planetario italiano che lo ha usato con enorme profitto per riprendere alcune splendide immagini di Giove qualche anno fa.

Poi, come sempre, il desiderio di diametro, lo ha portato a strumenti maggiori e i suoi ottimi lavori sono diventati eccezionali. Sarà spero inoltre ospite su queste pagine per raccontarci la realizzazione del suo nuovo 20 pollici in configurazione altazimutale ottimizzato per le riprese planetarie.

Il 250 f20 è così finito nelle mie mani e vi è rimasto per qualche mese. In questo periodo ho avuto modo di provarlo ben bene proprio nel campo in cui eccelle: l’osservazione visuale in alta risoluzione di pianeti e stelle doppie.

Per dovere introduttivo va precisato che il rapporto focale scelto non è proprio della configurazione Schmidt Cassegrain classica, solitamente progettata per lavorare con rapporti focali prossimi a f10 o f12, e configura una sorta di forzatura, soprattutto considerati i costi imposti dalla configurazione che diventano un po’ inutili lavorando con rapporti focali tanto laschi. La presenza della lastra di schmidt e il piccolo campo di piena illuminazione non hanno senso di coesistere tanto che, quando si desidera uno strumento riflettore dedicato all’alta risoluzione, si scelgono solitamente versioni del cassegrain classico o semplificazioni come il Dall-Khirkam. Strumenti quindi che non richiedono una costosa lastra correttrice e che sono progettati per offrire il massimo delle prestazioni sull’asse ottico rinunciando a correzioni elevate delle aberrazioni geometriche a bordo campo.

Detto questo, lo strumento ha il suo fascino progettuale e le prestazioni che è in grado di fornire sono effettivamente molto elevate.

Esteticamente parlando, la produzione Zen è piuttosto spartana e priva di raffinatezze, sia in fatto di verniciatura che di particolari accattivanti. La cosa non ha molta importanza, al di la del piacere di possedere uno strumento “bello”. Ciò che determina la scarso valore di questi strumenti è, invece, la meccanica antiquata, approssimativa, e assolutamente inadatta a gestire ottiche di buon livello. Ma andiamo per ordine.

Lo strumento è, al suo arrivo, ben collimato e le prestazioni che sfoggia su Marte davvero impressionanti. La morfologia dei principali continenti appare perfettamente delineate, con una quantità notevole di particolari, differenze di albedo nella calotta polare e una visibilità delle nebbie della tenue atmosfera davvero encomiabile. La visione è paragonabile a quella di un ottimo apocromatico da 15 cm. con in più una saturazione dei colori superiore.

Il sistema multiplo di Zeta Bootis appaiono separato con una semplicità sconcertante e la focalizzazione è molto buona. Il merito di tali prestazioni è da ricercarsi sicuramente nelle ottiche di pregio, nella lunga focale (4 metri consentono di lavorare in scioltezza con oculari di focale non spinta), e alla bassa ostruzione pari al 20%.

Ottime immagini di Giove riprese da MARCO GUIDI con lo strumento in questione

Se però lo strumento si scollima per qualche ragione (un trasporto burrascoso ad esempio) ricollimarlo diventa impresa titanica. La meccanica del secondario è talmente mal fatta che intervenire sulle viti di regolazione porta a insistere direttamente sulla lastra di schmidt con il rischio che si tensioni o, peggio, si rompa. Inoltre la cella stessa tende a ruotare all’interno del foro della lastra correttrice causando nuovi disallineamenti, anche longitudinali.

Insomma: un vero disastro se si considera che sarebbe bastato poco per fare un lavoro meccanico più decente. Purtroppo, in base alla mie personale esperienza (che spero sia dovuta a semplice sfortuna statistica) la meccanica non è certo uno dei vanti degli strumenti amatoriali intubati da Zen, così come da altri artigiani italiani e non. Un vero peccato, perché strumenti del genere sono rari e andrebbero messi in condizione di lavorare al loro meglio, o quantomeno andrebbero messi gli astrofili nelle condizioni di poterli collimare senza impazzire.

Il costo di questo 250 f20, nuovo, è di circa 3.200,00 euro o poco più, un valore comparabile con quello di strumenti consumer meno prestazionali (vero) ma meccanicamente più affidabili (altrettanto vero).

 

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