FILTRARE PER VEDERE

Anno 2014 - Filtraggio cromatico su strumenti fortemente ostruiti.

Abbiamo affrontato, nell’articolo gemello a questo, la possibilità di ridurre i problemi intrinsechi di un telescopio ostruito affinché possa performare bene anche nel caso si vogliano osservare sistemi multipli molto sbilanciati in condizioni di seeing mediocre.

Abbiamo visto come una forte ostruzione possa (se non si dispone di stabilità ottimale dell’aria) compromettere qualità ottica ed effetti benefici del diametro e abbiamo bypassato il problema trasformando il nostro grosso strumento ostruito in un piccolo riflettore non ostruito. Gli effetti sono stati estremamente positivi permettendoci di avere immagini quiete, molto contrastate, con dischi di airy fermi e la restituzione della cromia corretta delle componenti più luminose.

E’ però indubbio che il metodo usato sia applicabile con successo solo a particolari target andando, di fatto, a ridurre notevolmente le prestazioni teoriche del nostro strumento (guadagno luminoso e potere risolvente).

Se il dato cromatico e il rilievo della brillanza in luce bianca delle stelle non ci interessa abbiamo però anche altri sistemi per migliorare le prestazioni del nostro telescopio ostruito senza intaccarne il potere risolvente che, nel caso di doppie molto strette, risulta invece assolutamente necessario sfruttare.

Abbiamo visto che il problema dell’ostruzione di ampio valore è legato alla distribuzione, intorno agli astri maggiori, di una gran quantità di luce diffusa veicolata dagli anelli di diffrazione. Se lavoriamo con seeing nella norma e non siamo sulla Luna o in orbita è chiaro che questa luce diffusa abbassa in modo considerevole il contrasto e il tremolio degli anelli di diffrazione (primo e secondo soprattutto) rende a volte indistinguibili le componenti secondarie anche se la loro distanza dalla primaria sottende un angolo ben alla portata del potere risolvente dello strumento che impieghiamo.

Per attenuare gli effetti di disturbo, accettando variazioni di dominante e una certa perdita di luce, possiamo utilizzare filtri colorati densi. Tendenzialmente il verde è quello che lavora meglio. Affinché la nostra filtratura sia però efficace serve che il filtro usato sia di ottimo livello e sufficientemente denso ad abbattere la luce diffusa o, quantomeno, la maggior parte di essa.

La vista di una stella attraverso un filtro verde denso è... diversa.  I colori sono del tutto innaturali e qualsiasi dato ad essi correlato viene perso senza possibilità di recupero, in compenso il disco di airy (prima annegato in un guazzabuglio di spikes e tremolii) si staglia molto più nettamente al centro dell’immagine luminosa, gli anelli di diffrazione cominciano ad essere più netti e puliti e l’immagine complessiva appare più godibile.

E’ il modo migliore e più economico per avvicinare il potere risolutivo teorico di strumenti fortemente ostruiti.

Il Meade 254 f6.3 che abbiamo utilizzato come banco di prova per l’articolo gemello beneficia in modo sorprendente di questa tecnica e si trasforma da brutto anatroccolo in decente performer anche nel difficile campo delle doppie strette visuali quando il seeing non è al “top”.

Non avremo un rifrattore apocromatico al costo di un filtro verde medio ma potremo finalmente rendere più efficace il barilotto con specchi che abbiamo scelto per assisterci nella nostra passione astronomica.

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