TELE VUE GENESIS 100/500

anno 2013

A mio modo di vedere la TeleVue è una strana marca di telescopi che realizza strumenti da sempre piuttosto costosi e di modesto diametro, molto ben curati esteticamente, votati all’imaging fotografico e quindi poco appetibili da chi, come me, si occupa quasi esclusivamente di osservazione visuale. Nel mio immaginario inoltre, il Genesis è sempre stato “il telescopio dei dandy”. La pubblicità che, alla fine degli anni ’80, campeggiava su SKY & TELESCOPE e che ne magnificava le caratteristiche ottiche e meccaniche, la sua incredibilmente bella valigetta color cuoio imbottita, la scritta “TeleVue”, e la livrea elegantissima ne facevano un oggetto di desiderio più che un telescopio.

Tecnicamente, Il TeleVue GENESIS nasce nel 1988 come evoluzione del RENAISSANCE e, prima di lui, dello strano e quanto mai curioso MPT (acronimo di Multi Purpose Scope), il cui acquisto ho mancato pochi mesi fa per un “nonnulla”.

L'M.P.T. di TeleVue in una foto dell'epoca

Finché ero ragazzo non potevo permettermi un simile sfizio e poi, quando la possibilità economica venne, le mie preferenze furono accordate ad altre ottiche.

La sola esperienza diretta con la casa americana, se si escludono i test effettuati durante i vari star party, risale all’acquisto di un PRONTO ED da 70mm. con il fine di installarlo in parallelo al mio Takahashi FS-102 di allora. Il piccolo PRONTO era strumento di rara bellezza e di cospicuo peso, dotato di ottiche pulite e abbastanza ben corrette ma sicuramente non all’altezza né del loro costo, né dei blasonati concorrenti giapponesi. Lo tenni un anno, per poi rivenderlo senza rimpianto e non ci pensai più: l’avventura in casa TeleVue sembrava finita lì.

LO STRUMENTO

Differentemente dalla maggior parte dei telescopi a rifrazione amatoriali degli anni ’80, praticamente tutti doppietti con la sola eccezione dei Takahashi FCT con correttore e di altre ottiche poco diffuse, Il Genesis è un “quadrupletto”, un sistema ottico composto da 4 elementi a rifrazione raccolti in due gruppi distinti, il primo anteriore, il secondo prossimo al focheggiatore posteriore.

Il sistema ottico frontale è un classico crown/flint acromatico con un rapporto focale prossimo a f12 mentre quello posteriore (che incorpora verso l’interno l’elemento in fluorite cristallina) ha il triplice compito di ridurre l’aberrazione cromatica, ridurre la focale finale e spianare il campo. Nel corso degli anni la formula costruttiva del Genesis è stata più volte rivista e affinata. Mentre il primo modello (oggetto del test di queste pagine) contava un solo elemento in cristallo di fluorite, le versioni successive hanno visto l’utilizzo di due cristalli (uno per ogni doppietto), il lieve allungamento della focale (portata a f 5.4), e poi la sostituzione della fluorite cristallina con i vetri alle terre rare ed ED moderni. Si dice che oggi l’ultimo modello in commercio sia uno dei più prestanti 4” esistenti nel panorama mondiale. Non so se sia vero, o meglio ritengo che sicuramente rappresenti il rifrattore da 10 cm. più versatile in assoluto, ma non possiede, ai miei occhi, il fascino della prima versione.

Così, quando si presentò l’occasione di acquistare il “primo” Genesis non me la lasciai sfuggire. In effetti l’esemplare recuperato si è mostrato molto valido: esteticamente in ottime condizioni (nonostante gli oltre 20 anni di onorato servizio) e dotato di ottiche di ottimo livello che non fanno rimpiangere la correzione dei doppietti ED F9 odierni. Accettando le difficoltà costruttive, meccaniche e i maggiori costi dovuti allo schema a quattro elementi si ha però uno strumento, denominato Petzval, che offre indubbi vantaggi specialmente in campo fotografico: ampio campo spianato, rapporto di apertura veloce, una buona apocromaticità (ma sarebbe meglio dire una notevole acromaticità).

The original Genesis had a Fluorite element in the REAR doublet, which prevented that doublet from adding CA but which had no effect on the CA in the achromat front element. Later versions had two Fluorite elements, one in each doublet. The NP replaced these with ED glass. Al Nagler’s patented four element design is based on the "Petzval" concept where a two element air spaced objective lens at the front of the telescope passes the light through to a second doublet lens positioned at the rear of the telescope and before the focuser. The rear doublet lens group functions include 1) reduce the effective focal length, and 2) reduce or eliminate curvature of field.

I vantaggi del piccolo capolavoro di Al Nagler

Il Genesis e i suoi successori non sono dei Takahashi. L’affermazione potrebbe sembrare superflua ma è esemplificativa, a mio giudizio, del carattere di questi strumenti. Non hanno, per capirci, la capacità di arrampicarsi sugli ingrandimenti come fanno i doppietti alla fluorite minerale giapponese. In compenso, e in questo sono quasi unici, offrono la possibilità di spaziare, con prestazioni ottiche ragguardevoli, dai 10x ai 200x senza “colpo ferire”.

Con il mio FC 100-N, complice la focale di 1 metro e il focheggiatore limitato al diametro da 31,8 mm., posso veleggiare tra le formazioni della Via Lattea a 25x con un campo di quasi 2 gradi. E’ una bella esperienza, ma sicuramente non emozionante come vagabondare, per gli stessi campi stellari, a 10x con un campo prossimo ai 5 gradi! Sicuramente, il Takahashi FC 100-N o il Nikon 100 F12 ED mi mostrano Giove con una pletora di bande e formazioni che sono inaccessibili a qualsiasi TeleVue di pari apertura, però non posso negare che, tutto sommato, a 200x anche il Genesis offre una bella immagine dettagliata del gigante gassoso. Se il senso delle mie parole è chiaro è facile dedurre quanto universale sia questo rifrattore e, di conseguenza, quanto sia piacevole da usare. Senza considerare che, accoppiato con una macchina fotografica o un sensore CCD, il TeleVue si trasforma in un astrografo eccezionale.

Potrebbe essere lo strumento unico di un buon astrofilo itinerante, e sarebbe sicuramente il mio se avessi bisogno di un set-up unico trasportabile e se, al mondo, non esistesse il Takahashi FCT 100 (…)

Cartina di campo presa da URANOMETRIA 2000.0 e “centrata” sulla zona di Simeis 147 tra il Toro e l’Auriga. I due cerchi sono dimensionati sulla visione di 2° e di 5° reali. E’ evidente l’incredibile differenza e facilmente immaginabile la piacevolezza di usufruire di un campo tanto vasto.

Il concorrente dell'epoca: il superbo Takahashi FCT 100

STAR TEST

La prima luce che il mio Genesis raccoglie è quella della stella Alpherazt, nella 

costellazione di Pegaso. Per correttezza va detto che a questa stella, alcuni ribaldi hanno a un certo cambiato nome e l’hanno anche assegnata ad Andromeda ma, nel mio modo di vedere le cose del mondo (anzi del cielo), resta in Pegaso e punto. E’ una stella con spettro tendente al blu di magnitudine prossima a 2 ed è un buon test, non avendo dominanti rosse, per scovare il residuo di aberrazione cromatica violetta di un rifrattore.

Lo star test comincia con l’oculare Takahashi LE 5mm. che esibisce un buon punto di fuoco, con uno snap test precisissimo (come logico attendersi da un’ottica aperta a f5) e immagini in intra ed extra focale piuttosto convincenti. A 100 ingrandimenti l’immagine di intra focale è più pulita con anelli di diffrazione concentrici e perfettamente spaziati oltre che piuttosto fini. La luce diffusa è quasi inavvertibile e la rugosità mostrata davvero molto bassa, quasi impercettibile la cromatica. In extra focale la situazione è molto simile anche se i vari anelli di Fresnel appaiono meno netti che nella posizione opposta al fuoco. Una lieve dominante violacea al centro emerge pur restando contenuta. Affinché si possa quantificare, almeno indicativamente, il residuo di aberrazione cromatica posso dire che questo è pari a quello offerto da un doppietto ED di pari apertura e con rapporto focale prossimo a f9. Lo strumento mi è parso abbastanza corretto, in questo senso, al pari dei vari Vixen 102 ED f9 che degli SW attuali.

Lo strumento non sembra presentare aberrazione sferica significativa, né problemi di astigmatismo o errori zonali. Un’ottica, in sintesi, ben lavorata e riuscita. Sarà oggetto di un prossimo test il rilievo e stima della correzione p.t.v. dell’ottica. Medesimo risultato lo offre lo star test effettuato sulla stessa sorgente (vi ricordo che siamo ancora su Alpheratz) con l’oculare Takahashi LE 2.8mm e 180x. In intra ed extra focale diventano (soprattutto in posizione piuttosto vicina al fuoco ottimale) più visibili le dominanti cromatiche, in compenso l’immagine a fuoco è “da manuale” con un disco di airy perfettamente tondo e “pieno” e il primo anello di diffrazione disegnato e sottile.

Brevissima, poiché colta “all’ultimo” prima che fosse nascosta dalle foglie degli alberi del giardino, l’osservazione del terminatore lunare del satellite in fase avanzata e quasi prossimo al plenilunio. I pochi istanti avuti hanno confermato una focalizzazione ottima, assenza quasi completa di luce diffusa, aberrazione cromatica molto lieve e un buon dettaglio e incisione dell’immagine.

il migliore progettista al mondo di ottiche a rifrazione? Certo è un "tipo"...

 

Forse Al Nagler non sarà il migliore al mondo, forse i suoi strumenti non saranno i più corretti in assoluto, però bisogna riconoscergli di essere un innovatore e un grande designer.

OSSERVAZIONI

L’osservazione del sistema di Delta Cigni ha confermato la notevole puntiformità stellare offerta dallo strumento. Con l’oculare da 2.8 mm. (che offre circa 180 ingrandimenti) il sistema risultava perfettamente separato e molto facile con la stella primaria di colore giallognolo e la secondaria grigio-biancastra. E’ importante, a questo punto, sottolineare quanto lattiginoso fosse il cielo sotto cui ho compiuto le osservazioni. Inoltre, proprio per le sue dominanti di fondo, il cielo milanese potrebbe anche portare a leggere in modo un poco alterato i tenui colori che le stelle offrono in strumenti di apertura modesta come questo 10 cm. Accettata questa considerazione, l’immagine è comunque davvero notevole per un rifrattore petzval a f5 e lascia presagire la possibilità di utilizzare ingrandimenti notevolmente più alti (li stimo in circa 250x quelli realmente sfruttabili senza che l’immagine abbia a subire un qualche deterioramento significativo).

La visione di Giove è stata altrettanto soddisfacente. Limitato a soli 180 ingrandimenti, il pianeta gassoso è, all’oculare Takahashi LE 2.8, un mosaico di particolari che io, personalmente, non saprei disegnare, con buona pace della mia professione di architetto. Impressionante la quasi totale mancanza di luce diffusa (sembra di osservare in un apocromatico con rapporto focale molto meno spinto) che, unita all’ottimo seeing di questa notte, ha permesso una visione davvero emozionante non solo per il dettaglio raggiunto ma anche in virtù della pulizia con cui questo viene mostrato. Per citare uno dei tanti particolari posso dire che una delle red spot ovali allungate che campeggiano nella North Equatorial Band si mostrava con contorni tanto netti e una mala uniformità (appena percepita sia chiaro) della sua cromia che mi ha lasciato basito. Non posso che pensare di essere in possesso di un esemplare particolarmente riuscito (oltre ad avere avuto a disposizione una serata di grande quiete atmosferica) perché, altrimenti, non saprei darmi spiegazione di questa ottima performance.

E’ doveroso inoltre indicare che le osservazioni sono state eseguite con un diagonale Meade da 2 pollici sul cammino ottico. Si tratta di un diagonale non recente che ha sempre dimostrato (anche impiegato su altri strumenti) una notevole “neutralità” che non ha mai introdotto aberrazioni degne di particolare rilievo.

Se l'ottica dello strumento in mio possesso appare piuttosto buona, la meccanica resta comunque il suo punto forte. L'intubazione della prima serie del Genesis avveniva in tubo di alluminio di spessore maggiore rispetto ai successivi NP101 e lo strumento è un poco più pesante ma molto solido. Meraviglioso, come in tutti i TeleVue, il focheggiatore: un vero capolavoro di fluidità e morbidezza che i giapponesi, non so perché, ancora non riescono (o non vogliono) replicare.

data: 12 settembre 2011

Località: Milano

Luna: quasi piena

Umidità: molto bassa

Seeing medio: 6/7 (1-10)

SIGMA Cassiopea

Il sistema viene risolto bene già con l’oculare Takahashi LE 5mm (che offre circa 100x) ma diventa decisamente bella con il 2,8mm. La primaria appare bianca mentre la secondaria assume tonalità azzurrine. In entrambe le componenti il primo anello di diffrazione è stabile e ben disegnato.

 

Posizione:       23,59     +55,45

Magnitudine:  5.0 – 7.2                           

Separazione:      3”

ETA Cassiopea

Appare ben risolta già con il 5mm LE. Usando il 2,8 LE la coppia si allarga molto, fin troppo per i miei gusti, ma l’immagine resta molto bella. La stella principale appare gialla mentre la compagna, più debole, è bianca. Il seeing è buono ma non eccezionale e, su questa doppia che ha primaria più luminosa della precedente, si nota più facilmente l’instabilità dell’anello di diffrazione che tremola e, a tratti, appare sporadicamente interrotto. Valuto buona la saturazione dei colori, almeno quelli percepiti che non necessariamente corrispondono precisamente a quelli reali.


Posizione:       00,49     + 47,49                

Magnitudine:      3.5 – 7.4                            

Separazione:     13”

B 497 Cassiopea

Il sistema è così largo da richiedere l’oculare LE 30mm per non “perdere” la compagna. La stella primaria è bianca e la secondaria, molto debole sotto il cielo di Milano con la Luna quasi piena, non mostra dominanti cromatiche. Sistema poco interessante se non per valutare la magnitudine massima percepibile in queste condizioni.

Posizione: 00,53     + 61,07     magnitudine:     4.8 – 9.3     separazione: 130”

 

B pm Cassiopea

Se interessano i sistemi larghi con componenti sbilanciate questo può essere un interessante target. L’oculare da 30mm. Evidenzia, ovviamente, il sistema come multiplo ma è il 18mm. Che sembra offrire il rapporto ingrandimento-percezione migliore. La componente principale è tinta di giallo mentre la compagna (piuttosto debole) è probabilmente bianca anche se la saturazione del colore, in questo caso, è scarsissima.

Posizione: 01,48     + 63,51       magnitudine:     5.7 – 8.8      separazione: 90”

Struve 163 in Cassiopea

Sempre per chi è alla ricerca di sistemi larghi consiglierei di osservare, con vivo gusto, questo astro doppio che, benché richieda cieli cristallini e scuri per essere apprezzato al meglio non sfigura nemmeno sotto cieli suburbani. La componente primaria è infatti decisamente rossa e la secondaria, con bel contrasto, brilla grigia/bluastra ma appare purtroppo piuttosto debole. Sistema consigliatissimo a ingrandimenti medio/bassi: il 30mm. (circa 17x) la separa già bene ma l’osservazione migliore è compiuta con l’ausilio del 12,5 mm. LE che offre circa 40 ingrandimenti.

 

Posizione:          01,51     + 64,51                

Magnitudine:      6.8 – 9.1                            

Separazione:      34”

IOTA Cassiopea

La “palma” va però sempre a questo sistema, nei miei ricordi probabilmente uno dei più belli in assoluto per gli amanti di questo genere di osservazioni. In qualsiasi strumento dotato di ottiche di buon livello e diametro anche limitato a 10 cm., la visione di queste tre piccole stelline offre un’emozione rara.

Registrata da Struve al numero 262 del suo primo catalogo appare all’oculare come una fenomenale stella tripla disegnata in cielo da un acuto e sensibile artista. La componente principale (o almeno quella otticamente più luminosa) è bianca e le fanno da contraltare una prima compagna posta a 7” di colore grigio/azzurro e una seconda più vicina (posta poco oltre il primo anello di diffrazione – a 3” per la precisione) di colore lievemente salmonato.

Nell’osservazione di questo sistema, già splendido con il 2,8mm. a quasi 180 ingrandimenti, è il non potersi spingere oltre con i poteri (il Genesis, limitato dalla sua focale di 500mm. richiederebbe oculari ulteriormente corti o una barlow superba accoppiata a un ortoscopico da massimo 4mm.) che dovrebbero essere circa 240/260 per godere appieno della sua magia. Inoltre è opportuno ammettere che un pochino di colore in più non guasterebbe e quindi estendo il mio invito all’osservazione a chiunque abbia un buon apocromatico da circa 5 pollici. Lo spettacolo è assicurato!

 

Posizione:       02,29 + 67,24                

Magnitudine:   4.6 – 6.9 – 9.0                      

Separazione:   3” – 7”

data: 18 dicembre 2011

Località: Milano

Luna: assente

Umidità: media

Seeing medio: 6/7 (1-10)

52 Orionis

Si tratta di un sistema piuttosto difficile che utilizzo per testare le ottiche di diametro intorno ai 4 pollici o poco più e che è catalogato da Struve al numero 795 del suo primo catalogo. Situato nei pressi della rossa Betelgeuse è composto da due astri di uguale magnitudine pari a 6.0 separati da un angolo di 1,1”. Il Genesis, accoppiato all’oculare X-Cell da 2,3mm. Celestron (che offre un potere prossimo a 217x) mostra chiaramente due stelle con i dischi di airy appoggiati l’uno all’altro in conformazione di “8” molto netto. La visione è facile benché l’oculare Celestron soffra di notevole effetto di parallasse che tende a far scomparire l’immagine se l’occhio si discosta appena dall’asse ottico. Ritengo un otiima performance per un 4 pollici apocromatico di oltre 20 anni con un rapporto di apertura di F.5.

05,48   + 06,27                       magnitudine    6.0 – 6.0                     separazione 1,1”

 

NU Aurigae

E’ un sistema doppio che trovo sempre estremamente interessante. Forma una delle stelle che compongono la costellazione dell’Auriga ed è ben visibile a occhio nudo anche da cieli inquinati. Le due stelle componenti, pur separate da un relativamente comodo angolo di 4”, si presentano con magnitudini molto differenti richiedendo ottiche ben lavorate e con un contrasto alto per permettere una visione agevole del sistema. La primaria brilla di magnitudine 2,7 mentre la secondaria si limita a un valore prossimo a 7,2. All’oculare X-Cell da 2,3mm. il sistema appare comunque molto ben separato con una ampia porzione di cielo buio tra le due componenti. Alla primaria, molto luminosa, fa eco una debole secondaria ben separata e molto facile. Il sistema è bellissimo e rappresenta un buon test strumentale.

06,00   + 37,13                       magnitudine    2.7 – 7.2                     separazione 4”

 

Comparazione con oculari a largo campo

Ho eseguito anche una comparazione tra due oculari da 2” e lunghissimo fuoco: un ERFLE da 50mm. marchiato TS (con la dicitura Wide View Five Elements – per la cronaca 5 elementi divisi in 3 gruppi) e un Super Plossl Bresser da 56mm. (sempre 5 elementi in 3 gruppi) per capire, abbinati al TeleVue Genesis, quale offrisse il maggior campo visivo corretto e/o la miglior soluzione per i larghi campi e i bassi ingrandimenti.

Ad eccezione di un lieve effetto di parallasse, avvertibile su entrambi gli oculari, mi è parsa migliore la scelta del 56mm. Super Plossl che offre un campo corretto lievemente maggiore. Entrambi gli oculari consentono immagini prive di distorsione fino a circa 4/5 del campo. Una lieve distorsione di curvatura si comincia a percepire già a 2/3 del campo ma è tale da poter essere considerata quasi ininfluente. Anche a bordo campo, per quanto curvate dalla distorsione, le stelle rimangono ancora accettabili e l’effetto geometrico tollerabile.

Accoppiati al TeleVue Genesis il SP 56mm. Bresser da 52° (che ritengo sia un Meade vecchia serie 4000 rimarchiato) offre un ingrandimento di 9x e un campo visivo pari a 5,7° (davvero enorme). L’ERFLE da 50mm. (che dovrebbe avere un campo di 55° apparenti) genera un ingrandimento di 10x e un campo di 5,5° (altrettanto enorme).

CONFRONTI

Inizio citando un articolo apparso anni fa su Cloudy Nights e inerente un confronto diretto tra il TeleVue Genesis e il più classico dei telescopi dell’epoca moderna: il C8.

Comparing the performance of the Genesis and C8 on Jupiter was more interesting. Again, the SCT image was much brighter at the same magnification, but it was rare to be able to use more magnification with the SCT than with the apo. Both scopes easily showed the main belts, Great Red Spot, and shadow transits. The differences were down on the level of how easy it was to see festoons and irregularities in and around the belts. Sometimes the SCT showed slightly more detail than the apo (more feathering or coloration), or the same detail with easier visibility. Most nights though, the apo either tied or even won out by a small margin. The differences appeared to correlate with seeing conditions. When the seeing was very good to excellent, the C8 matched or bettered the Genesis. Under mediocre or worse seeing conditions (most nights, unfortunately), or when the SCT hadn’t fully cooled down yet, the apo had the edge. Many times, even though I couldn’t actually see any more detail with the apo, the image was slightly crisper and therefore more aesthetically pleasing.

 

Anche io, nel mio piccolo, ho effettuato alcuni test prendendo come paragone un Celestron ULTIMA 8” P.E.C. di mio possesso e dotato di ottiche molto valide. Il target è stato il sistema multiplo di IOTA Cassiopea, usando un set di oculari Takahashi LE nelle focali di 24-18-12,5-7,5-5 mm. per vedere a quale ingrandimento rendesse meglio il sistema.

Detto che la percezione che il GENESIS offre a 180x si ottiene con il "C8" con l'oculare da 7,5mm per un potere di circa 270x, e questo a ulteriore testimonianza di come i rifrattori siano enormemente superiori agli altri schemi ottici in questo campo d'applicazione, il Genesis concede l'immagine migliore se giudicata nella sua complessità di aspetti.

A 270x inoltre, il Clestron offre una saturazione e percezione del colore delle componenti lievemente diversa da quella offerta dal Genesis.

La primaria è tendenzialmente bianca (forse con una lieve tonalità giallina), la componente vicina resta di colore salmonato mentre la 3° componente (quella posta a circa 7" di distanza) appare in alcuni momento azzurrata o comunque di tonalità fredda mentre in altri sembra assumere dominanti rossicce. Miracoli del seeing!

Resta il fatto che lo spappolamento dell'immagine stellare offerta da un catadiottrico (per quanto di buona qualità) è notevole rispetto al classico rifrattore, che si fa amare per una maggiore tranquillità e incisione.

Nel confronto va anche tenuto conto che la focalizzazione del disco di airy di questo Celestron è buona (in media superiore a quella di altri S-C di pari apertura) e il disco è quasi sempre visibile come ente distinto rispetto all'andirivieni degli anelli di diffrazione circostanti, più o meno deformati, che lo schema ottico genera.

Enorme infine la differenza di sensibilità al seeing atmosferico tra i due strumenti (del resto il diametro doppio del Celestron e soprattutto la sua ostruzione notevole non aiuta certo a limitare gli effetti deleteri dell'agitazione atmosferica).

La visione di Giove, in una serata di ottimo seeing, riabilita un poco il Celestron che, se sulle doppie sbilanciate non riesce a pareggiare il conto con il più piccolo rifrattore, almeno sul gigante gassoso, quando le condizioni lo permettono, riesce a far valere la sua apertura.

Le immagini, in quanto a dettaglio, appaiono inizialmente uguali. Il “C8” è più luminoso, ma a parte questo il dettaglio appare identico.

Con il passare dei minuti, però, aspettando gli istanti di assoluta calma atmosferica, si percepisce che il catadiottrico riesce a mostrare lievi increspature nuvolose che appaiono meno nitide o non visibili nel rifrattore. Parliamo di dettagli molto minuti che richiedono pazienza e calma per essere scorti, ma questo basta a incoronare il Celestron come strumento migliore nell’osservazione di Giove.

Il Celestron ULTIMA 8" P.E.C. usato per confronto

Quando però sul campo si pongono i migliori 4 pollici apocromatici per alta risoluzione esistenti, la musica cambia.

Citando me stesso mi permetto di riportare quanto già scritto nel test del NIKON 100 ED f12:

 

Giove è alto in cielo e graziato da un seeing ottimo.

L'immagine attraverso il Genesis è molto bella: contrastata, scevra di aberrazione cromatica di rilievo, e con un notevole numero di particolari. Insomma: verrebbe voglia di non chiedere di più a un "ottimo" 4 pollici apocromatico.

Il fatto è che, pur con una lunga esperienza alle spalle, e se non si ha il massimo paragone a portata di mano, si può cadere nell'errore di pensare che un 4 pollici di ottima fattura sia uguale ad un altro di superlativa fattura. Si può pensare insomma, con l'occhio all'oculare del TeleVue, che non si possa fare molto meglio.

Ecco... non è così! Il Nikon è "un altro pianeta". Il dettaglio non è il doppio, ma diciamo un buon 15/20% in più, con una facilità nel coglierlo che lascia attoniti.

“Incontabili” le bande/striature nell'emisfero nord, ad esempio: la dove il Genesis mostra accenni di striature il Nikon disegna bande sottili e delicate, perfettamente staccate dal resto dell'atmosfera avorio.

Ho provato ingrandimenti simili paragonando la visione Genesis + LE 2,8mm con quella del Nikon + LE 7,5mm (quindi 178x contro 160x) e anche quella con il X-cell 2,3 + Genesis (217x) e Nikon + LE 5mm (240x).

Bene... circa 30 minuti con il Genesis e altrettanti con il Nikon.

Verdetto: scontato.

Con questo, l'immagine offerta dal TeleVue resta notevole e molto soddisfacente. Troverei comunque difficile, nel campo dei 100 mm., trovare qualcosa che gli stia davanti se non di stretta misura.

Nikon a parte e, ovviamente, FC100N a parte...

All’oculare dell’FC100-N la situazione è, per assurdo, ancora peggiore in quanto il Takahashi ha una resa sui bianchi ineguagliabile e stacca ancor meglio le deboli striature che si proiettano nella zona equatoriale e soprattutto in quelle tropicali.

Sua Maestà: il Takahashi FC-100N usato per comparazione

CONCLUSIONI

Conviene acquistare un “vecchio” Genesis oggi?

Chiederlo a me significa conoscere già la risposta e, in tutta onestà, mi sento un tester sicuramente di parte, amante come sono degli strumenti di qualche anno fa.

Detto questo ritengo comunque sia possibile dare un giudizio oggettivo sull’oggetto in questione.

Se si è fortunati si può trovare uno di questi piccoli gioiellini sul mercato dell’usato, in buone condizioni di conservazione, a un prezzo che oscilla tra i 1.000,00 e i 1.200,00 euro.

Il rifrattore moderno economico che più gli si avvicina come dimensioni, prezzo e focale è il TS 102/714 ED. Costa 840,00 euro e non è migliore, anzi...

Non ha il focheggiatore del Genesis, non è altrettanto spianato né raffinato nel suo schema ottico (è un doppietto e non un petzval) e, a mio modo di vedere, nemmeno altrettanto bello esteticamente.

Inutile dire che il novello NP101 è sicuramente migliore dal punto di vista prettamente ottico. Altrettanto inutile citare il suo concorrente logico: il Takahashi FSQ-106 ma il prezzo di oltre 4.800,00 euro (nuovo) o anche 3.500,00 (usato) lo pongono su un livello differente.

Un buon Vixen 100 ED f9 si trova allo stesso prezzo del Genesis (anzi meno), ma sicuramente non vale altrettanto.

Il vecchio Tele Vue è quindi ancora oggi una scelta molto valida per chiunque desideri uno strumento tuttofare, ben performante e ben costruito, a un costo di “saldo”, con in più la non trascurabile certezza del mantenimento del valore nel tempo.

Ci potete contattare a:

diglit@tiscali.it

oppure usare il modulo online.

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