Anno 2022 - settembre
Il Newton è, e non a torto, lo strumento principe nella storia dell’astronomia amatoriale moderna. Se è vero che l’occhio è stato puntato
al cielo attraverso un canocchiale a lenti è altrettanto vero che nessuno schema ottico offre le innegabili qualità del newton classico: apertura, facilità di realizzazione, economicità.
Oggi si è abituati a strumenti squisitamente votati alla fotografia con rapporti focali tiratissimi (f4 o anche inferiori) ma il vero “must” è il classico F6 che combina in sé qualità notevoli. E’
poco ostruito, offre prestazioni elevate in alta risoluzione, ha un campo corretto non troppo risicato. Inoltre è lo strumento che, se ben fatto, chiunque può sistemare, collimare, migliorare.
In questa ottica, e con l’esperienza fotografica di un ottimo Omegon 153/900, mi sono regalato un Bresser 203/1200 che aveva, nei miei pensieri, il solo scopo di lavorare in fotografia a focale media
per riprendere dal mio sfortunato cielo ammassi globulari e altri oggetti non eccessivamente estesi.
Il newton Bresser sfoggia una serie di caratteristiche che lo pongono come strumento altamente desiderabile se la necessità è quella di un
riflettore da 20 cm. aperto a f6: Una bella maniglia di trasporto, una coppia di anelli ben fatti e solidi, un focheggiatore di indubbio e provato livello. Inoltre, la sua dotazione prevede anche un
filtro solare a tutta apertura che, forse non della migliore qualità, appare comunque come un completamento intrigante dell’OTA. Poiché la qualità degli specchi è oggi al top o quasi anche sulle
produzioni “consumer” l’acquirente ha la buona certezza che il telescopio performi bene anche in virtù delle caratteristiche poco spinte del rapporto focale e quindi della curvatura degli
specchi.
In ultimo, secondario ma personalmente considerato, l’aspetto del tubo ottico è piacevole.
Ai patiti del calcolo dell'ostruzione è dedicata l'immagine sottostante che mostra il diametro della cella del secondario, pari a 6,4 cm. che genera un valore lineare del 31,5%, tendenzialmente alto per un newton planetario ma ideale per uno strumento a f6 che voglia generare un campo di piena luce sufficiente a coprire tutto quanto raccolto dal primario e avere al contempo un adeguato back focus per l'impiego di qualsiasi treno fotografico.
Corretta quindi la progettazione Bresser sotto questo punto di vista, constatazione alla quale desidero aggiungere, per sfatare miti e leggende da forum, che la differenza tra uno strumento ostruito del 30% e del 25% è quasi inesistente sia dal punto di vista fotografico che da quello visuale. Ciò che conta è la lavorazione delle superfici ottiche e la meccanica che le sorregge.
Checché ne dica la insulsa pubblicità Bresser (che pone il Messier 203/1200 su una piccola equatoriale Exos-2) a sorreggere il newton deve
essere chiamata una montatura di buon livello. La sempiterna Losmandy G-11 è il minimo sindacale, ancora meglio se la scelta ricade su una EQ8-R o equatoriale di pari prestazioni.
Installati su una montatura con portata adeguata come quelle citate, i 14 kg del tubo e la sua generosa leva non impensieriscono e permettono di sfruttarne tutte le potenzialità che però come
vedremo, sono quantomeno soggette al Fato.
Il primo test, effettuato su una stella luminosa che Vega, ha evidenziato un’ottica giunta scollimata ma soprattutto con una serie di problematiche di tipo geometrico notevoli.
Oltre ad un severo astigmatismo, che in prima analisi ho immaginato dipendere dalla non corretta posizione di rotazione dello specchio secondario, la forma delle immagini di intra ed extra focali
appare trapezioidale.
Il fenomeno non è dovuto a tensionamento delle ottiche ma ad altri inconcepibili problemi che andrò ad analizzare.
Ho trascorso due intere notti a smontare e rimontare lo strumento (e non mi considero né sono un novellino) senza poter venire a capo di
nulla. Ho sistemato il secondario in ogni modo possibile traslandone anche la posizione e quindi aumentando e/o diminuendo la sua distanza dal primario, aggiustato la rotazione assiale alla ricerca
della correzione massima dell’off-set (peraltro quasi inesistente in un F6), smontato e rimontato il primario, sostituito le viti di collimazione sul secondario, misurato e accertato la corretta
assialità del gruppo focheggiatore.
Quello che è emerso è una serie sconfortante di problemi e nonostante li abbia individuati non sono stato in grado di correggerli anche perché la manomissione eccessiva dello strumento mi avrebbe
privato della possibilità di recesso e restituzione avendo acquistato un “nuovo” coperto da garanzia.
Va innanzitutto detto che l’anello che collega il tubo, in lamierino calandrato, alla cella dello specchio primario è fatto in modo tale da lavorare al contrario di quanto solito accade. Il tubo
calandrato viene infatti stretto sull’anello interno ribattuto da una serie di 4 viti. Purtroppo il tubo calandrato ha un diametro maggiore di quello della sua battuta (circa 7 millimetri) e questo
genera una deformazione significativa.
Il secondo aspetto sconcertante risiede nella non perfetta assialità del foro della vite centrale che regge lo specchio secondario (o meglio la sua cella) con la controcella sostenuta dallo spider
frontale.
A questo si aggiunge che il secondario risulta incollato con uno spessore di mastice esagerato (qualche millimetro) e soprattutto risulta non perfettamente planare. Oltre a questo non è neppure
incollato in asse...
Se devo essere sincero ho anche la sensazione che il primario sia mal lavorato con un residuo di aberrazione sferica notevole.
In queste condizioni, anche ammesso di riuscire a collimare i centri ottici tra loro, le prestazioni risultano scadenti.
Sopra: Antonio Allocca nella celebre frase rivolta solitamente a Bruno Sacchi con l'attribuzione del voto (Da "I ragazzi della 3C"): "Sacchi.. due..."
Forse la maggior parte degli astrofili potrebbe non accorgersi del problema o valutare comunque belle le immagini (in mera osservazione
visuale lo strumento è brillante, crea bellissimi spikes sulle stelle principali, e si può usare se ci si limita a “guardarci dentro” senza salire troppo con gli ingrandimenti o eseguire uno star
test con cognizione di causa), ma ovviamente questo non significa che funzioni a dovere.
L’immagine stellare non è infatti mai segnata dal disco di Airy e sembra piuttosto quella generata da uno Schmidt Cassegrain, pur con una minore diffusuione di luce spuria.
Inutile dire che, in campo fotografico, lo strumento risulti inutilizzabile perché in nessun modo le stelle appaiono rotonde bensì marcatamente triangolari o trapezioidali a seconda dei
casi.
Un vero peccato perché il newton è progettato con una lodevole attenzione al dimensionamento degli elementi ottici. Il secondario appare grande (ostruzione complessiva di circa il 31,5% come già
detto) offrendo un campo di piena illuminazione perfetto e obbligando a trovare il fuoco tramite due prolunghe a vite. Questo permette di non avere mai l’ingombro del canotto del focheggiatore lungo
il percorso ottico, evitando quindi alcuni classici “baffi” fotografici dei newton tradizionali.
Dopo aver trascorso due intere notti, dal tramonto all’alba (con ennesima citazione cinematografica di cui l'immagine sopra riportata è
tributo), nel capire come e perché lo strumento non funzionasse, ho dovuto arrendermi all’evidenza di un assemblaggio incredibilmente impreciso e di un controllo qualità completamente assente.
Ho sempre avuto ottimi feedback con i prodotti Bresser dell’ultima generazione (pur dovendo mettere mano ad ognono di loro) ed è possibile che sia incappato, questa volta, in uno strumento che ha
concentrato in sé ogni sfortuna. Non posso però che mettere in guardia i potenziali acquirenti consigliando loro di evitare il prodotto a meno che non abbiano la possibilità di esaminarlo e testarlo
adeguatamente prima dell’acquisto.
Un vero peccato, perché il focheggiatore ottimo e una livrea accattivanete avrebbero potuto fare del prodotto Bresser un best-seller del mercato.
Va dato adito che il venditore dello strumento, la tedesca Optical System, non ha contestato il rientro dello strumento, avvenuto ovviamente nei tempi previsti dalla normativa, effettuando un rimborso completo al netto delle spese di spedizione (cosa che non ritengo del tutto corretta incidendo queste per ben 50 euro). Il disagio si è quindi limitato ad una copiosa perdita di tempo (che nel mio caso vale molto più dei 500 euro di costo dello strumento), cosa per me gravissima ma forse per i più meno drammatica.
Sopra (solo per intenditori): Steve Buscemi, nei panni di Mr. Pink, maneggia il violino più piccolo del mondo che suona solo per le cameriere.. Sembra voler dire: "Bresser, non ci siamo proprio con i newton..."