VIXEN POLARIS 90L (90/1300)

dicembre 2010

INTRODUZIONE

Due parole sullo strumento vanno spese, anche se si tratta di un classico intramontabile che ha accompagnato, da circa trent'anni,  molti astrofili in osservazioni di buon livello.

L’ottica è composta da un tradizionale doppietto Fraunhofer spaziato in aria con i classici tre distanziatori in alluminio.

Cella semplice non regolabile ma indubbiamente ben fatta. Non mi è mai capitato di imbattermi in un rifrattore Vixen del secolo scorso che avesse una cella inadeguata al corretto mantenimento dell’allineamento ottico dell’obiettivo.

Il tubo è piuttosto leggero e lunghissimo se paragonato alla moda attuale dei rifrattori apocromatici a corto fuoco.

Il focheggiatore è di accettabile fattura (anche perché lo strumento ha utilizzo esclusivamente visuale) ma il complesso richiede una montatura di adeguata portata data la importante “leva” imposta dalla lunghezza del tubo. A mio modesto parere sconsiglierei qualsiasi cosa inferiore ad una HEQ5 (per citare una montatura in voga tra gli astrofili) ma caldeggerei, anche per questioni puramente estetiche, di dotarsi di una Super Polaris DX dell’epoca.

Il Vixen 90L (questa la sua sigla) nasce in abbinamento ad accessori da 0,968” e quindi, volendo utilizzare i comodi oculari moderni, è necessario dotarsi di un “nasello” di conversione (nel mio caso di marca Baader: molto ben fatto e provvisto di sistema di messa a fuoco elicoidale).

Il paraluce è rimovibile e il tappo copri-ottica è dotato di un foro centrale che ne dimezza l’apertura utile e porta il rapporto focale a oltre F30, un valore indicato all’osservazione solare con filtri posteriori o con lo schermo di proiezione solare (gingillo oggi non più in voga ma di piacevolissimo utilizzo e di grande utilità didattica).

Ora però facciamo un salto indietro nel tempo e andiamo a vedere cosa accadde all’inizio di dicembre del 2010,quando decisi di acquistare lo strumento oggetto del nostro test.

Il "nasello" adattatore per gli accessori con standard 31,8 mm.

RICERCA E ACQUISTO

Quando acquistai lo strumento lo feci in memoria di una precedente esperienza avuta con il Polaris 90/1300 di casa Vixen. La giostra della memoria mi riporta indietro di almeno una quindicina d’anni quando usavo la versione completa di montatura Super Polaris e cavalletto ligneo ad altezza fissa. Un “istant classic” che vendetti, all’epoca, per passare al più grande 102/1000.

Non avevo bisogno, con la pletora di strumenti che mi ritrovavo nel 2010 (oggi stiamo messi peggio), di un 90mm. acromatico aperto a f14, ma il prezzo era adeguato e il solito “perché no” mi ha tradito.

Chi me lo vendette, persona rispettabilissima e amabile, scoprì, il giorno dopo averlo spedito, chi fossi e, temendo forse trovassi qualche difetto ottico nello strumento, lo fece precedere da una lettera che suonava così:

 

Ciao Paolo, 
Ho letto con viva attenzione il tuo messaggio. Certo, chi possedeva questo strumento non era un astrofilo, ma un responsabile marketing di una casa manifatturiera.
Mi ero accorto degli anelli, ma  ho lasciato perdere in quanto l'ho usato poco e poi non sapevo se tenerlo o meno.
Ho cercato di lenirti il dispiacere con degli accessori aggiuntivi, sapendo a chi andava...
Infatti, Il mitico A…… si è fatto il segno della croce sapendo a chi l'avevo venduto, cioè a te!
Le ottiche sono industriali, senza lode ed infamia, ma non è da palato fine come il tuo, ma comunque fa il suo lavoro.
Spero che possa soddisfarti, anche perché sono felice che sia nelle mani di una persona competente ed amante dei rifrattori come te. Un caro abbraccio

Lo strumento arrivò comunque in ottimo stato e con tutti gli accessori in ordine, se si fa eccezione per gli oculari originali che, mi era stato annunciato, versavano in condizioni appena decorose.

Il primo test dello strumento dovette attendere solamente un paio di giorni e si rivelò incoraggiante benché compiuto in abbinamento ad una montatura altazimutale TS (robusta ma pur sempre non ideale a utilizzare gli alti ingrandimenti).

STAR TEST

Scrissi all’amico venditore una lettera in cui gli offrivo le mie prime impressioni:

 

 

Gent.le A.,

ho testato la “nostra” ottica e ne ho ricavato impressioni globalmente lusinghiere.

Non ho usato il reticolo di Ronchi, quindi ti riporto solamente le prime impressioni all’oculare.

Lo strumento è meno peggio di come me lo avevi descritto, credo…

Aberrazione cromatica ve ne è pochissima, come del resto è lecito attendersi da un 9 cm. aperto a quasi f15, e non ho notato tracce di astigmatismo o di errori zonali.

La lucidatura delle lenti mi parsa “nella norma” con poca luce diffusa e bassa rugosità.

Non ho potuto osservare con soddisfazione Giove poiché a quest’ora rimane ancora dietro le ramaglie del grande ciliegio oltre il mio giardino. Mi sono quindi concentrato su Altair (che mi risulta comoda con la montatura altazimutale). Le immagini in intra ed extra focale sono, come tu hai già evidenziato, molto diverse. Lo strumento è sicuramente sovra corretto all’aberrazione sferica tanto che l’immagine di extrafocale è fin troppo bella. Anelli perfettamente spaziati e definiti molto bene con quello esterno più luminoso. Poco sfero-cromatismo, tra l’altro. La spaziatura tra gli anelli è netta e molto scura testimone di una buona correzione in questo caso.

Molto diversa l’immagine in intra-focale che, a 260x (oculare Takahashi LE 5mm.) mostra anelli impastati ma ancora discernibili mentre, salendo a 450x circa (oculare Takahashi LE 2.8) diventano davvero poco visibili immersi in un alone di luce diffusa e ovattata. Ho preferito eseguire il test a ingrandimento elevato e su sorgente molto luminosa per evidenziare quanto da te descritto.

L’ammontare dell’aberrazione sferica non sembra però inficiare in modo significativo l’immagine a fuoco. A 260x questa è molto buona e il primo anello di diffrazione è netto, simmetrico (sia nella forma che nella distribuzione luminosa) e interrotto solamente dai 3 spaziatori del doppietto.

A 450x l’immagine peggiora un poco e il primo anello si inspessisce un po’ (eccola qui la sferica che emerge…) e il secondo è poco netto. Il disco di airy è però ancora ben luminoso e simmetrico.

Per testare davvero le ottiche devo attendere la salita di Orione e la sua stella n° 52, oltre alla 33 e 32. Sono, questi, sistemi molto utili per valutare la resa di uno strumento da 9/12 cm. sulle doppie. La 52 Ori è un sistema multiplo con compagne identiche di mag. 6.0 separate da 1,1”. La 32 e 33 hanno invece componenti di 5,8 + 6,8 (cito a memoria) entrambi ma con separazioni (anche qui mi affido ai ricordi) di 1,4” e 1,9” circa.

Se il tempo tiene e il seeing non peggiora farò i test relativi e ti informerò.

Un caro saluto.

Paolo

OSSERVAZIONI

Dopo aver scritto quanto riportato sono tornato all’oculare dello strumento e ho atteso un’altra ora il sorgere di Giove che, nel frattempo, si era liberato dagli alberi.

Il gigante gassoso si è mostrato in modo molto convincente a ingrandimenti prossimi ai 180x (oculare Takahashi LE 7,5) mostrando molti dettagli. La SEB, finalmente meno chiara, si mostrava con alcune lievi increspature ed evanescenze. La NEB appariva molto frastagliata e con un bel ovale bianco oltre a anse e un accenno di ramificazione. Anche la NTB era doppia e presentava zone più marcate e altre più evanescenti. Molto ben visibili anche le calotte polari e il disco dei satelliti Galileiani di cui si notava una differenza nella dimensione angolare. Presente anche un transito (non avevo controllato le effemeridi ma ebbi l’impressione che fosse IO o Europa a giudicare dal diametro angolare più ridotto rispetto agli altri) con l’ombra proiettata sul pianeta ben marcata e scura.

L’indomani, controllando le effemeridi, otterrò conferma del satellite IO autore del transito.

Dopo altre due ore di attesa, Orione, sorto oltre gli alberi, scopriva la propria figura rendendomi accessibili alcuni sistemi “test” utili.

Contemporaneamente al Vixen, ho provato brevemente anche il Konus Centaur (rifrattore acromatico 102/880 di ottima fattura) per avere un termine di paragone valutativo.

L’immagine a fuoco del Konus è ben definita ma stranamente di tonalità più gialla rispetto a quella offerta dal Vixen. Ottime le stelline con il primo anello di diffrazione sottile e ben delineato. Buona la resa su Giove anche se l’immagine si mostrava giallina e “morbida”. Mi è sembrato, a prima occhiata, che il Vixen rendesse meglio sul gigante gassoso…

Il test era però dedicato al vecchio Vixen e a lui sono tornato quasi immediatamente.

Dopo una prima occhiata a Betelgeuse ho rivolto l’attenzione, a 43x, alla 52 Ori, salendo poi con gli ingrandimenti fino al valore di 260x con notevoli problemi di inseguimento tanto da farmi sfuggire la duplicità certa del sistema.

Considerando la separazione di soli 1,1” e, benché mi sembrasse intuire un certo allungamento del disco di Airy, ho preferito rimandare il verdetto ad altra osservazione con montatura equatoriale motorizzata.

Sono poi passato nei dintorni di Bellatrix e ho proseguito fino a incrociare la 32 Ori che, con l’ausilio del 5mm LE, per un potere di circa 260x, mostrava senza troppi patemi un sistema strettissimo, con la primaria luminosa e la secondaria più debole appoggiata all’interno del primo anello di diffrazione e a contatto con la principale. La separazione riusciva meglio a 450x anche se l’immagine diventava troppo veloce nel suo moto apparente per ottenere il massimo dal complesso occhio-telescopio. Il limite strumentale è stato però raggiunto: le due stelle sono separate da 1,2”. E brillano di magnitudine 4.4 e 5.8.

Scendendo di latitudine per circa 3° e rallentando in prossimità della 33 Ori, si ha la possibilità di osservare questa doppia intrigante. Individuarla è facile e, una volta messa al centro del campo con l’oculare da 7,5 mm. (per 173x circa) mi è stato semplice osservarne la duplicità: netta e facile benché il sistema sia abbastanza stretto. Con il Takahashi LE 5mm. e 260 ingrandimenti la visione migliorava ulteriormente divenendo molto bella. Le due stelle sono separate ma vicine e la secondaria è di circa una magnitudine meno brillante della principale (magnitudine componenti: 5.7 – 6.7 – separazione 1,9”). L’immagine deliziosa richiederebbe un inseguimento siderale per essere apprezzata lungamente e con quiete, ma quella sera non lo avevo e la pigrizia di installare lo strumento su altra montatura mi ha fatto perdere una parte del divertimento.

Intanto il tasso di umidità era salito e la temperatura scesa, così ho fatto ritorno alla cucina e a un tè fumante.

Ho rispolverato il buon Vixen 90/1300 in altre occasioni, molte delle quali senza appunti, e mi sono ritrovato con taccuino in mano e il lungo tubo bianco giapponese puntato alle stelle nella notte del 7 febbraio 2011. Luna assente, umidità molto bassa e buon seeing (stimato intorno a 7/10): una notte da stelle doppie, insomma. Non parafraso gli appunti e li riporto pedissequamente come furono scritti allora:

 

Rigel

Bellissima serata, la doppia è perfettamente separata già con l’oculare plossl da 40mm. che, accoppiato al rifrattore, offre circa 33x. Visione ovviamente migliore si ottiene con il 12,5mm plossl (immagine spettacolare) e altrettanto bella con il plossl 10mm per circa 130x. L’atmosfera appare estremamente stabile: il primo anello di diffrazione è quasi immobile e si coglie bene anche il secondo. Il risultato appare ottimo anche e soprattutto considerando la modesta altezza dell’astro sull’orizzonte.

 

Alnitak

Il plossl da 40mm, poi il 20mm, poi il 17 e il 12,5mm. Al potere di circa 100x la coppia è già separata benché la secondaria appaia ancora piccolina e vicina all’astro principale (più o meno sul primo anello di diffrazione o immediatamente interna ad esso). Salendo con gli ingrandimenti (oculare plossl da 10mm. – 130x) la montatura continua a rispondere molto bene permettendo di smorzare le vibrazioni dovute all’azione sul focheggiatore in circa 1 secondo. L’immagine offre una coppia lievemente più separata (benché la differenza con il 12,5 mm. non sia poi moltissima) e chiede maggiori ingrandimenti.

Con il plossl da 6mm (potere di poco superiore ai 210x) si ottiene la visione migliore con una immagine da “manuale”. Anelli di diffrazione ben disegnati (si vede anche il secondo, benché debole) e il disco di Airy della primaria appare cicciotto ma perfettamente definito. La secondaria sembra adagiata proprio sul primo anello di diffrazione che da l’impressione di tagliarla in due (sembra di guardare le immagini sui libri di qualche anno fa, che mostravano come dovrebbero apparire le stelle doppie in un sistema non ostruito)

Entrambe le componenti appaiono bianco gialle.

 

52 Ori

Grande sorpresa (finalmente) che, con il plossl da 4mm., appare come una arachide perfetta. Tale resta, benché di maggiori dimensioni, anche con l’oculare Takahashi Le 2.8mm. (per un potere di 325x prima e 450x circa ora). I due dischi di Airy appaiono identici e appena appena interpolati. Sembra che possa mancare “poco” alla separazione anche se credo che questa sia più una sensazione dato che il potere risolutivo teorico è lontano (circa 1,4”) e qui siamo a circa 1,1”… Alla visione del plossl da 4mm. preferisco quella del Takahashi LE 5mm. (qualche ingrandimento in meno, qualche centinaio di euro in più nell’oculare… ma immagine decisamente più pulita).

 

32 Ori

Anche la 32 Orionis viene separata in questa bella sera di febbraio. La prima risoluzione completa viene raggiunta con l’oculare plossl da 6mm (circa 210 ingrandimenti). La secondaria è decisamente più debole della primaria e a questa molto vicina. Migliore visione si ottiene con il plossl da 4mm. (circa 325x) che mostra un disco di Airy della primaria piuttosto grassoccio e un primo anello di diffrazione, complice l’altezza di circa 45° sull’orizzonte, nitido e pulito. Più debole la secondaria, appoggiata sul primo anello della principale. La separazione è netta e facile e anche accettabilmente confortevole a questi poteri.

Mi stupisce la resa di questo rifrattore acromatico e cresce il desiderio i terminare lo Jaeger 93/1350 che ho in cantiere.

 

Trascorsa circa un’ora e mezza (pausa cena) mi rimetto all’oculare e colgo immediatamente un peggioramento generale del seeing. L’immagine delle stelle allo zenit (osservata ad alto ingrandimento) mostra l’anello di diffrazione ballerino e preannuncia un veloce ritiro serale.

 

Teta Aurigae

Due stelle di 2,7 e 7,2 mag. (primaria e secondaria) separate da 4”. A 210x, plossl da 4mm., la separazione è facilissima con la secondaria esterna al primo anello di diffrazione della principale. Il suo disco di Airy è debole ma comunque ben visibile e decisamente definito nella sua geometria.

 

Iota LEO

Stella doppia molto difficile per lo strumento utilizzato trattandosi di un sistema binario con separazione di 1,7” e componenti di magnitudine pari a 4,1 e 6,7. Per cogliere l’immagine della secondaria fatico un poco, specialmente a causa del peggioramento dell’inquinamento luminoso del cielo che si è fatto molto lattiginoso mentre il seeing è peggiorato. Il “fantasma” (così lo definirei) della secondaria appare a 325x ma diviene più facile all’oculare LE 2.8 Takahashi (450x). A occhio stimo un po’ superiore la differenza in magnitudini tra le componenti che direi essere di circa 3 punti (ma le effemeridi non mentono e accetto il valore riportato di 2.6).

CONCLUSIONI

Cosa dire, in “summa”, di questo strumento demodé?

Sicuramente che, ancora oggi, è prestazionale e non fa rimpiangere nell’uso visuale in alta risoluzione i semi apocromatici cinesi di pari apertura. Ha dalla sua anche un certo fascino offerto dal tubo lungo e sottile e sfoggia una immagine molto tranquilla (tipica delle focali lunghe).

Indubbiamente impone alcuni limiti che lo rendono appetibile solamente agli osservatori nostalgici e interessati esclusivamente agli oggetti planetari e stellari: è lungo e richiede una montatura adeguata, obbliga l’utilizzo di un adattatore per consentire l’inserimento di accessori da 31,8 mm., e non fa della trasportabilità un suo “must”.

Costa poco in assoluto, ma per circa 200,00 euro in più si compra un SW 100-ED usato che lo supera quantomeno in fruibilità.

Personalmente preferisco il suo cugino Kenko 90/1300 benché sia, purtroppo, dotato di un focheggiatore terribile (tra l’altro non sostituibile se non si vuole rinunciare alla originalità dell’insieme).

Consigliabile, dunque? Sì, con le riserve citate. Io ne ho avuti (questo compreso) ben 2 e gli ho venduti entrambi (pentendome, ovviamente…).

Ci potete contattare a:

diglit@tiscali.it

oppure usare il modulo online.

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