Anno 2017
Non mi dilungherò in questo test breve a decantare le caratteristiche costruttive dei due strumenti che rappresentano l’eccellenza Takahashi nel range dei 4 pollici votati all’alta risoluzione.
Vorrei però spendere due parole circa la politica commerciale e progettuale della casa giapponese che in certi casi mi lascia con l’amaro in bocca.
Quando il FC-100N (doppietto alla fluorite in configurazione Steinheil) venne presentato, era il 1993, fu prodotto in pochissimi esemplari, probabilmente non più di un centinaio e rappresentava una versione d’”elite” della linea FC con un rapporto focale a f10 che ne garantiva l’assoluta apocromaticità visuale e una lavorazione ottica impeccabile tanto che risulta praticamente impossibile (almeno nel mio esemplare) distinguere differenze tra le figure in intra ed extra focale su una stella di riferimento.
Lo strumento era lungo e pesante e aveva un certo “senso” in un panorama amatoriale in cui non vi era ancora la folle corsa allo strumento fotografico portatile come invece si assiste oggi.
Da possessore geloso del telescopio (scelsi di tenere lui solo dopo un lungo periodo in cui avevo anche un Nikon 100ED F12 e un Pentax 105SD f9,5) sia per via delle sue prestazioni assolute che per via della sua rarità.
Gli amici Fabio e Marco hanno cercato lungamente un altro FC-100N come il mio e quando Takahashi ha annunciato la produzione limitata del nuovo FC 100DL (un paio di anni fa) ne hanno ordinati 2 da tenere e godersi.
Ora ho avuto la possibilità di averne uno per un paio di mesi e di poterlo confrontare con il suo predecessore anche se alcune caratteristiche li differenziano molto.
L’attuale produzione dei 4 pollici a doppietto Takahashi si limita al FC 100 da f7,4 circa: non perfettamente apocromatico, molto leggero, usabilissimo e sicuramente di charme specialmente paragonato alla concorrenza orientale a tre elementi. L’annuncio di una versione “lunga” ha fatto ovviamente la felicità di molti, poi rimasti (almeno per due anni) a bocca asciutta dato il lotto di soli 100 esemplari realizzati.
Oggi Takahashi ha annunciato una seconda produzione che tende a rendere un po’ meno elitario lo strumento ma poco conta.
Ciò che non ho compreso appieno è invece la scelta di realizzare quest’ottica con un rapporto focale di f9 (non distante quindi né dai FC-100 originali, né dai successori FS-102).
La nuova ottica è sicuramente più “apocromatica” se mi si consente il termine tanto che, a dispetto del FS-102 e del FC100 a f7,4, non è percepibile alcun accenno di cromatica residua nelle immagini a fuoco ma avrei preferito un f12, più specializzato e accattivante.
Messi a confronto, l’FC100-N e il novello FC100-DL appaiono molto diversi. Decisamente più lungo, lo strumento classe 1993 è anche lievemente più pesante e presenta il classico focheggiatore verdino Takahashi.
Il tubo era però studiato per andare a fuoco con il diagonale giapponese e oculari OR-MC da 0,965” e per usarlo con un 31,8 diventa obbligatorio far tornire un raccordo iper ribassato che ne consenta il raggiungimento del fuoco.
Il nuovo FC100-DL è invece molto corto e dotato di una serie di tubi di prolunga che gli permettono di ospitare treni ottici diversi (dalle torrette binoculari agli accessori da 1 pollice e 1/4 e 2 pollici più moderni).
Il focheggiatore è nero, scelta esteticamente discutibile, ma molto ben realizzato con una fluidità esemplare.
Il confronto tra i due sistemi di focheggiatura è difficile ma mi permetto di dare una mezza palma in più al nuovo elemento nero non tanto per fluidità quanto per la possibilità sopracitata di inserirvi una torretta binoculare (ottima durante la visione della Luna ad esempio).
Molto diverso è anche il trattamento delle lenti. Il progresso di oltre vent’anni si fa vedere con un coating a totale scomparsa nel nuovo telescopio contro una apparente minore capacità di controllo dei riflessi nello strumento degli anni ’90 (differenza comunque molto limitata).
Nell’utilizzo pratico non mi è parso di notare un reale vantaggio ma credo che, sotto cieli scurissimi e alla ricerca della magnitudine limite raggiungibile il nuovo FC 100-DL possa forse avere un lievissimo vantaggio.
Poiché però scopo dei due “limited edition” è l’osservazione in alta risoluzione mi sono concentrato sullo star test, sulla focalizzazione, e sulla resa finale di quattro soggetti diversi come una stella di riferimento, la Luna, Venere, e Giove.
Sopra: immagini pubblicitarie del “nuovo” FC100-DL. Sotto: immagini comparative varie
della “stazza” dei due contendenti. Ben visibile la magiore "mole" della versione "N" a F10
Lo star test, eseguito a vari ingrandimenti, ha decretato una certa superiorità del FC100-N classe 1993 con immagini assolutamente identiche sia in intra che in extra focale (e totale assenza di dominanti cromatiche negli anelli di Fresnel) e una focalizzazione perfetta con un tenue unico primo anello di diffrazione.
il nuovo 100/900 ha mostrato invece una immagine di extra focale meno netta e una leggerissima tonalità cromatica con un accenno (limitato) di sovracorrezione sferica. Altrettanto buona l’immagine a fuoco anche se sono riuscito a discernere una vaga non perfetta collimazione del doppietto. Si tratta però di osservazione al limite tanto che ho fatto molta fatica a rilevarla. Lo star test è apparso però più neutro nella versione N a F10.
Sia lo star test che le altre comparazioni sono state effettuate SENZA diagonali così da renderle il più veritiere possibili.
Venere ha dato esito incerto. Inquadrato prima con il DL si è mostrato spettacolare tanto che sembrava impossibile eguagliare la visione con altro telescopio. Il 100-N è invece apparso assolutamente pari se non forse lievemente più bianco ma sono impressioni molto difficili da certificare a occhio. Splendida la falce e ancor più visibili che in foto sia le indentature ai vertici dei lembi che la opalescenza non uniforme dell’atmosfera.
Sulla Luna non saprei sinceramente cosa dire. Ogni volta che passavo da uno strumento all’altro mi sembrava di notare qualche impercettibile miglioramento ma alla fine ho dovuto ammettere che forse differenze vere non ve ne erano.
Mi è parso anche che la dominante generale fosse identica con forse una lievissima maggiore “freddezza” nella versione N soprattutto agli ingrandimenti più alti.
Va detto, e lo stesso vale anche per la visione di Giove, che la diversa focale dei due strumenti non ha permesso ingrandimenti identici e quindi potrebbe essere che differenti sensazioni visive (comunque al limite del desiderio di ricercarle) potessero dipendere soprattutto dai pochi “x” di differenza tra i due telescopi. Ho avuto quasi l’impressione che il “vecchio” N fosse più “avido” di ingrandimenti ma sottolineo quanto poco “numerica” sia tale impressione.
Giove non versava nelle migliori condizioni osservative possibili e il seeing disponibile nelle due notti in cui ho atteso le ore piccole della mattina che si spostasse lungo l’eclittica a sufficienza da non essere disturbato dai rami degli alberi ad altissimo fusto vicini era non eccellente.
Ho potuto comunque ammirare una serie di particolari emozionante con una pulizia e dettaglio sia delle bande equatoriali che tropicali davvero appagante.
La sensazione, a cui mi aveva già abituato in passato il FC-100N, è stata quella di disporre di una maggiore saturazione delle bande “rossastre/mattone” equatoriale nel “DL” e una maggiore finezza di dettaglio nelle tropicali nel “N”. Si tratta anche qui di “inezie”, impossibili da valutare a distanza, ma percepibili nell’osservazione comparata continuativa.
Foto sopra: differenti trattamenti antiriflesso delle lenti. Più efficace, almeno apparentemente
e all'indagine visiva, il trattamento moderno rispetto a quello del 1993.
Difficile dire quale sia il vero vincitore. Sicuramente il nuovo “DL” è più maneggevole e, anche quasi a parità di peso, richiede una montatura più piccola per essere portato al proprio limite. Altrettanto sicuramente, almeno dal punto di vista squisitamente visuale, la versione “N” a F10 sembra avere un “niente” in più.
Sono e resto felice di possedere il 100-N (non più riproducibile oggi se non con qualche “clone” che però resterebbe un “remake”) e sono altrettanto felice che Marco e Fabio posseggano il nuovo, bellissimo, “DL”.
Non farei cambio, più che altro per una questione di esclusività collezionistica, ma è vero che pur con un rapporto un pochino più spinto (F9 contro F10), Takahashi abbia saputo riprodurre un eccezionale 4 pollici planetario.
Sono tutti uguali?
Probabilmente no, specialmente i primi “N” del 1993. Il mio è effettivamente “perfetto” otticamente (al tempo non lo avrei comprato se non fossi stato ampiamente rassicurato in questo senso) ma ho avuto indicazioni sia negli States che in Giappone che la strehl ratio complessiva tendeva a non essere del tutto costante e poteva avere variazioni sensibili per la “pelle” del collezionista.
Altrettanto credo si possa dire dei nuovi “DL” anche se ritengo che possano esserci minori differenze oggi tra un esemplare e l’altro.
Quanto costa portarsi a casa uno di questi gioielli? Si passano i 3.200,00 euro per la versione DL priva di cercatore (800,00 euro in più rispetto al F7,4) ammesso di prenotarne uno e di vederselo consegnare (prima o poi). Sicuramente oltre i 4.000,00 euro per il “N”, ma ne ho visti solo due in vendita in dieci anni (e uno era rotto) oltre a quello che ho acquistato personalmente e che mi fu indicato da un collezionista giapponese che lo aveva testato prima di farmelo comprare.