VENERE

Facile e divertente Venere è il primo da cui cominciare - Luglio e Agosto 2015

INTRODUZIONE

Solitamente i neofiti giungono alla ripresa di Venere dopo aver dedicato le loro prime attenzioni ai gassosi Giove e Saturno. Di questo non sono mai riuscito bene a darmi spiegazione considerando che, tra tutti i pianeti del sistema solare, Venere è sicuramente il più facile da fotografare, almeno a patto di lavorare di giorno o durante le ore del tramonto e del primo crepuscolo.

Oggi, con la diffusione di montature a puntamento automatizzato, rintracciare la falce venusiana nel cielo azzurro diurno non è molto difficile e dimenticarsi del fotogenico pianeta interno è un peccato.

La impossibilità di lavorare con filtri molto selettivi non permetterà di giungere, con un semplice telefonino, alla qualità e profondità di immagine permessa da sistemi dedicati più sofisticati ma l’imaging venusiano offre soddisfazioni notevoli, più di quanto riesca a fare quello votato a Giove e Saturno.

SINGOLO SCATTO

Come per gli altri oggetti trattati l’approccio più semplice consiste nel “singolo scatto”, anche a mano libera data l’elevata luminosità del pianeta. Poiché sarà estremamente difficile cogliere striature nuvolose di qualsivoglia tipo e natura, le features venusiane rilevabili sono limitate alla geometria della sua falce, più o meno pronunciata a seconda della fase del momento.

Questo richiede di essere meno “soft” nelle riprese e permette di concentrarsi sulla messa a fuoco e sulla esaltazione di cuspidi, indentature, pulizia del lembo illuminato.

Accostare il telefono all’oculare permette di cogliere facilmente tutto questo. Non servono aperture generose: un 10 cm. a lenti può essere già un ottimo compagno di avventura, anche in versione semplicemente acromatica.

La fotografia in proiezione richiede ingrandimenti elevati e sarà necessario impiegare oculari a corta o cortissima focale per ottenere una immagine dimensionalmente significativa sul sensore dello smartphone anche per cercare di limitare l’utilizzo (penalizzante per la qualità dell’immagine finale) dello zoom digitale.

Un 6 millimetri, accoppiato ad una focale nativa dello strumento di 1 metro e una barlow 2x, rappresenta una valida scelta per i possessori del classico rifrattore 102/1000.

Rifrattore da 13 cm. operante in condizioni di seeing pessimo e in pieno giorno (il cielo è stato un po' scurito in post produzione). Singolo scatto e supporto manuale dello smartphone. 

VENERE con un rifrattore da 10 cm. Afocale con telefonino Samsung S4 sorretto a mano su Takahashi FC100-N. Singolo scatto e nessuna elaborazione. Utilizzo di filtro UHC (quello per

il deep-sky...) e conversione immagine in bianco e nero.

 

Per ottenere risultati interessanti si dovrà mettere mano, ammesso che sia possibile, alle papere possibilità di regolazione della fotocamera integrata nel telefono. Alcuni smartphone (il mio Samsung S4 tra questi) consentono di scegliere il valore di sensibilità ISO (tra 100 e 800) e anche un parametro di compensazione dell’esposizione che agisce sull’ipotetica apertura del diaframma dell’obiettivo. Fisicamente il diaframma non esiste ma elettronicamente è possibile forzare una sovraesposizione o, al contrario, una sottoesposizione di un fattore 2 circa.

Fotografare in pieno giorno, con il sole ancora alto, non sempre rappresenta l’opzione migliore mentre, almeno stando alla mia esperienza, conviene aspettare il tramonto e scattare quando il sole, prima ancora di scomparire dietro l’orizzonte, viene occultato da elementi del vicino skyline (alberi, edifici).

Si verificano in questi momenti condizioni di maggiore stabilità dovuti alla mancanza di irraggiamento diretto del tubo ottico e quindi di creazione di forti correnti convettive interne.

Se il nostro smartphone lo consente, l’opzione di scatto veloce (che genera una manciata di 10 o 20 immagini nello spazio di uno o due secondi) aumenta la possibilità di cogliere un istante tra una cella convettiva e l’altra e una silhouette del pianeta poco perturbata.

Una volta che l’immagine giusta è in memoria non resterà che processarla con qualche programma di fotoritocco come Photoshop e affini per migliorarla quanto a centraggio inquadratura e correzione di eventuali dominanti fastidiose. 

Un consiglio che mi sento di dare è quello di provare ad usare tutti i filtri a disposizione nella ripresa di Venere. Che siano semplici vetri colorati o interferenziali, i filtri possono aiutare l’estrazione di qualche informazione morfologica o semplicemente la sua affilatura.

Le tre immagini in sequenza sopra riportate sono state scattate con un riflettore cassegrain Takahashi CN-212 (21 cm. di apertura e 2640 mm. di focale) con la proiezione di un oculare plossl da 10 millimetri e un fattore di zoom digitale variabile da 1x a 2x circa. Le indicazioni scritte al momento sullo schermo dello smartphone servono a non dimenticare i settaggi principali del fotogramma.

FILMATO E STACKING

Per tentare di cogliere meglio i dettagli che l’imaging a mano e singolo scatto permettono è necessario sfruttare la capacità di registrare video dello smartphone.

Va ricordato che gli apparecchi relativamente moderni come quello che uso (siglato S4 quando in commercio è apparsa la versione S6 - quindi non rappresenta l’evoluzione attuale massima della tecnologia disponibile) lavorano a un frame rate interessante e per nulla disprezzabile prossimo ai 30/33 FPS.

Un video di 1 minuto porta oltre 1800 frames e una esposizione prolungata a 3 minuti raggiunge il buon valore di circa 5400 frames, già non disprezzabili su un soggetto come Venere.

Ciò che limita molto la resa finale è però l’impossibilità, almeno nel mio caso, di modificare i parametri di ripresa intesi come sensibilità ISO. Questo porta ad una inevitabile sovraesposizione del soggetto e quindi a “bruciare” eventuali formazioni nuvolose al limite della percezione.

Un filtro può aiutare ma non è che un un rimedio parziale.

Una volta acquisito il filmato, che necessita di un supporto ad “hoc” per reggere il telefono durante l’acquisizione (ve ne sono molti in vendita a prezzi tra i 40 e i 70 euro e plasticosità cinese), si dovrà renderlo digeribile dai programmi di allineamento e stacking usati dai veri imagers.

Gli smartphone producono generalmente filmati con estensione Mp4 che né autostakkert, Avistak, Registax o altri similari software sono in grado di trattare.

Un programma di conversione in formato AVI (e codec corretto, altrimenti non funziona) ci permetterà di far digerire a Registax 6.0 (perché non sono stato fino ad ora capace di far lavorare Autostakkert 2 con questi file) le nostre riprese e di poter intervenire con l’allineamento e stacking dei frames.

Le due immagini, entrambe riprese con un Cassegrain Takahashi CN-212, sottolineano bene quanto determinante sia il seeing al momento dell’acquisizione. La prima è la somma di soli 400 frames e appare “migliore” della seconda, che deriva da un filmato tre volte più lungo e si avvale di un numero doppio di frames. Le riprese, distanzite di soli 5 giorni, mostrano la differente fase di illuminazione che ha permesso di esaltare le indentature delle cuspidi.

Lo stacking aiuta sempre molto e avvicina solitamente i lavori fatti con il telefonino a quelli ottenuti con camere CCD dedicate (con le dovute e rispettose differenze ovviamente).

La rapida evoluzione delle fasi venusiane rende, come dicevamo in apertura, estremamente fotogenico il pianeta che si può seguire durante tutto l’anno (tranne che nel mese abbondante di congiunzione con il sole) per coglierne la variazione di dimensione angolare e la mutevole fase.

Le immagini pose a seguire vedono il secondo corpo del sistema solare ripreso il pomeriggio del 24 luglio 2015, ora locale tra le 16:00 e le 17:30 circa, sotto un “sol leone” terrificante e temperature prossime ai 38°C dalla città di Milano, il tutto sempre con il piccolo telefonino Samsung in ripresa video. La falce venusiana si assottiglia sempre più...

Nello scrivere l’articolo mi sono reso conto che lo strumento utilizzato per ottenere le immagini postate, benché di diametro compatibile con quello di molti astrofili (21 cm.), appartiene ad un certo segmento “top level” trattandosi di un Takahashi newton-cassegrain con ottiche di ottimo livello.

Poiché l’intento dello scritto non è quello di mostrare immagini di rilievo ma di illustrare le possibilità concesse dalla tecnica “smartphone”, ho pensato che sarebbe stato utile al lettore vedere cosa fosse possibile ricavare con telescopi di diametro più modesto. Un pomeriggio di metà Luglio 2015 ho così dedicato un po’ di tempo al pianeta Venere usando un rifrattore da soli 4 pollici (nel mio caso un Takahashi FC100-N). Quanto ottenuto, in accordo con un vecchio adagio che vuole Venere (almeno per l’osservazione visuale) adatto all’impiego di piccoli strumenti a rifrazione, ha premiato l’intento e ritengo che la sottile falce venusiana si mostri molto bene.

Per sperare di massimizzare lo sforzo ho seguito il vademecum delle riprese venusiane (tanti frames da cui estrapolare una piccola percentuale per congelare il più possibile gli effetti negativi del seeing diurno). Le due riprese sono state effettuate con il solito telefonino Samsung S4 che ha prodotto due video da oltre 6 minuti per un totale di circa 12.000 frames cadauno. Il primo è stato ripreso con l’interposizione di un filtro violetto chiarissimo, il secondo con l’utilizzo di un filtro IR-PASS Baader. Entrambi in proiezione di oculare Takahashi LE 12,5 millimetri e con zoom 2,5x circa digitale del telefono.

Rifrattore da 10 cm. apocromatico Takahashi. Sopra: immagine ritratta con l’aggiunta di un filtro Hirsch viola molto chiaro. Sotto: immagini con filtro IR-PASS (versione a colori e in bianco e nero con dominante cobalto light aggiunta).

L'ULTIMA FALCE (o quasi)

Sapevo che, per motivi di viaggio, avrei perso “l’ultima falce” visibile del pianeta prima che entrasse in congiunzione con il Sole così, il pomeriggio del 2 Agosto 2015, ho dedicato un po' di tempo alla sua ripresa sperando, nonostante il seeing ballerino del pieno pomeriggio (le riprese sono avvenute tra le 15:30 e le 17:10 circa), di catturare qualche frame dignitoso che facesse ben figurare il mio smartphone.

Ho eseguito un paio di filmati, in proiezione di oculare LE da 5mm. sul rifrattore apocromatico Takahashi da 10 cm. aperto a f10 - FC100N, della durata di circa 6 minuti (per un totale complessivo di circa 10000 frames) usando un filtro violetto chiarissimo.

I filmati sono risultati molto disturbati (soprattutto quello di inizio pomeriggio) e ho potuto sfruttarne solamente il 5% del totale anche se, ad essere pignoli, non avrei dovuto andare oltre il 2-3% massimo.

500 frames non sono tanti, anzi, ma considerato che Venere offre solamente morfologia geometrica (la falce senza particolari sulla coltre di nubi) ho fatto di necessità virtù.

Le immagini sono 2 poiché i filmati sono stati ripresi con differenti valori di zoom digitale del Samsung S4: 3x e 1,5X circa. Notevole appare la differenza di resa dovuta al migliore seeing di ripresa della seconda immagine (filmato eseguito a distanza di un'ora e mezza dal primo).

Una delicata “ultima falce”. La ripresa era in realtà programmata per il 6 di Agosto, giorno ancora valido per lavorare in sicurezza e non avvicinarsi eccessivamente al disco solare (ricordiamo che Venere sarà in congiunzione inferiore il giorno 15 di Agosto) e riuscire a trarre la silhouette più sottile possibile del secondo pianeta del sistema solare, ma un viaggio inaspettato mi ha suggerito di anticipare i tempi. Il mio rientro a Milano avverrà solamente il giorno 7, dopo una assenza di qualche giorno, e tenterò una ripresa dell’ultima ora sperando nella clemenza del tempo meteorologico. L’immagine postata resta comunque piacevolmente definita con il pianeta che galleggia alto nel cielo azzurro del pomeriggio.

CON UN 60 mm. DISALLINEATO

Poiché il viaggio programmato nei Paesi Bassi ha subito un ritardo per via della simpatica compagnia Easy Jet che ha deciso di farci pernottare in aeroporto e attendere 18 ore prima di informarci che non ci avrebbe portato ad Amsterdam, ho deciso che avrei potuto impiegare costruttivamente i due giorni di permanenza a Milano. Così, in un pomeriggio caldo e poco ventilato, ho riesumato l’amato e vecchio rifrattore Revue 60/910 e gli ho dedicato i favori del telefonino Samsung S4, target il nostro Sole e Venere.

Poiché stiamo lavorando sul secondo pianeta del sistema solare sarà ad esso che dedicherò le prossime parole.

Venere, lo abbiamo ripetuto molte volte, è il solo pianeta che permette anche ai possessori di piccoli strumenti di trarre dalle proprie osservazioni divertimento e informazioni non molto lontane da quelle permesse dai grandi telescopi amatoriali.

Osservare e fotografare, o riprendere, sono però due mondi diversi e non necessariamente ciò che funziona da una parte va bene anche dall’altra. Il debole e sottile spicchio venusiano, a meno di 10 giorni dalla congiunzione con il Sole, rappresenta una preda non di primo piano per un rifrattore da 6 cm. aperto a f15 ma la buona qualità ottica e la focale lunga hanno permesso di ottenere un risultato soddisfacente.

Inquadrare il pianeta nello schermo dello smartphone, in pieno giorno e con una capacità di raccolta della luce non certo abbondante, ha richiesto più impegno del previsto ma una volta centrata la falce venusiana si è resa ben riconoscibile. La proiezione dell’oculare da 7,5 millimetri offre circa 120 ingrandimenti che appaiono però pochi e richiedono l’aiuto dello zoom digitale da 2x almeno per poter riprendere il pianeta in modo soddisfacente.

Curiosamente e in modo incredibilmente differente da quanto avviene con l’apocromatico Takahashi da 10 cm., l’immagine restituita dal Revue palesa una cromatica differenziale estremamente pronunciata, un sottile arcobaleno che scinde i rossi da una parte e i verdi blu dall’altra. In visuale l’effetto è ben percepibile ma è allo schermo dello smartphone che diventa abnorme.

La cosa indica problemi all’ottica, problemi che non avevo mai riscontrato ma onestamente va ammesso che era almeno un anno che non usavo lo strumento. Il motivo di tale cromatica lo avrei scoperto solamente a tarda sera, usando il telescopio su soggetti stellari e potendo apprezzare il comportamento delle immagini di intra ed extra focale (che mi avrebbe portato allo spessoramento della cella e allo smontaggio e rimontaggio integrale dell’ottica per ben tre volte di seguito). Purtroppo la soluzione del problema avrebbe dovuto attendere qualche ora e tutto ciò che potevo fare con il sole alto sull’orizzonte era riprendere nello stato in cui il telescopio versava (pessimo). Ho così ripreso 2 singoli video da 6 minuti di lunghezza (poco più di 10000 frames ciascuno), con e senza il leggero filtro violetto Hirsch a disposizione. Oltre alle condizioni dell’ottica nemmeno il seeing sembrava collaborare Itanto che ho dovuto limitare lo stacking a soli 500 frames (il 5% sono un valore incredibilmente negativo considerando che lavoravo con un 6 cm. di diametro) elaborati con Registax 6.0. Nonostante l’allineamento dei canali RGB non ho saputo compattare il color fringe ripreso tanto da fonderlo correttamente in un unica immagine luminosa e di conseguenza l’intervento con i wavelets ha potuto essere un semplice “ritocco” pena l’esaltazione di tre differenti silhouette della falce venusiana.

Le riprese sono avvenute intorno alle 17:00 circa del pomeriggio con un cielo azzurro lattiginoso e il Sole a pochi gradi di distanza. Il contrasto ne soffre, soprattutto se si desidera non snaturare l’immagine con interventi eccessivi di photoshop o programmi similari. Molti astroimager ottengono grandi fotografie ma molto di ciò che fanno è artificioso e qui dobbiamo trasmettere la corretta sensazione di ciò che si può fare con poco…

Qui sotto propongo l’immagine che mi sembra essere più gradevole tra le due ottenute (in versione "naturale" e in versione "black and white"), sposalizio tra due tecnologie generazionali: un piccolo 60ino f15 di oltre quaranta anni fa (e con gli elementi ottici decentrati) e un telefonino moderno…

CN-212 TAKAHASHI

Il 30 Agosto 2015, due settimane dopo la congiunzione inferiore quindi, complice un pomeriggio di discreto seeing ho eseguito un video in proiezione di oculare da 5mm. usando il cassegrain CN-212 di casa Takahashi. Con il Samsung S4 ho ripreso poco meno di 9000 frames di cui ne ho utilizzati il 10% (900 in totale) avvalendomi anche di un filtro viola chiarissimo Hirsch. Il risultato è stato molto soddisfacente a testimonianza della resa più che competitiva del metodo afocale quando l’ottica di ripresa ha diametro corretto e il seeing permette una ripresa video di buona qualità

CONCLUSIONI

Bella, divertente, piuttosto semplice; questo in sintesi quanto mi sento di dire sulla fotografia afocale con telefonino del pianeta Venere.

Diversamente da altri soggetti, per i quali appare più arduo ottenere buoni risultati, il secondo pianeta del sistema solare riserva ottime soddisfazioni anche fotografato o ripreso con un semplice smartphone. Le immagini dell'articolo testimoniano inoltre come l'abilità del fotografo sia cresciuta nel corso dei mesi dedicati alle riprese (tra Maggio e Agosto del 2015). E se è migliorato Cherubino può farlo chiunque...

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