VIXEN CUSTOM 80M

Autunno 2017

INTRODUZIONE

La febbre Vixen, non placata né dall'arrivo del Visac 200L né del SP140SS, mi ha portato ad acquistare un super classico dell'astrofilia amatoriale: il CUSTOM 80M. Si tratta della versione classica (prima del disastroso periodo cinese della Vixen) del rifrattore da 80/910 millimetri (con ottiche e componentistica tutta giapponese) installato sulla bella montatura CUSTOM in livrea verde Vixen e classico treppiedi ligneo a sezione estensibile.

Il CUSTOM 80M incarna nel migliore dei modi il concetto di "astronomia amatoriale itinerante" prestando all'amatore un'ottica di alto livello, una meccanica ben dimensionata, e una montatura molto fluida e ben sfruttabile in un set-up migliore di quanto oggi disponibile sul mercato del nuovo.

La grande fruibilità del sistema e la sua insensibilità o quasi ai problemi di equilibrio termico lo rendono ideale per osservazioni "mordi e fuggi", per partecipare in modo disincantano a star party vari o anche per qualche uscita fuori porta in quieta solitudine.

Il fuocheggiatore accetta accessori con diametro di 24,5mm. o 31,8mm e l'apertura da 8 cm. non ostruiti risulta più che sufficiente per buone osservazioni planetarie e di sistemi multipli nonché per indagare il suolo selenico o, in accoppiamento ad un filtro solare o prisma di Herschel, visioni già interessanti in luce bianca della fotosfera solare anche in occasione di fenomeni di eclissi. E poi, sotto cieli veramente bui di alta montagna e accontentandosi un poco, si può godere della spettacolarità dei maggiori oggetti del cielo profondo.

 

“Un 80 millimetri acromatico non serve a nulla!”.

Quanti astrofili hanno scritto su forum vari frasi come questa? E quante volte simili lapidarie parole hanno sviato altri amatori inducendoli ad acquistare sbilenchi dobson da 15 o 20 cm. o maksutov compatti variamente assemblati?

Si tende troppo spesso a privilegiare la moda, il diametro, “la speranza di…”, rispetto alla praticità di utilizzo, alla qualità ottica e alla pulizia di immagine.

Il VIXEN CUSTOM 80M è, per antonomasia, lo strumento astronomico “easy to use” tanto che io e l’amico Daniele (ma non siamo i soli) lo abbiamo scelto come strumento alternativo e, a dispetto dei suoi “soli” 80 millimetri di apertura, non siamo affatto pentiti della scelta.

STORIA E PRESENTAZIONE 

il primo modello nasce all’inizio degli anni ‘70 con una livrea interamente bianco/nera (tubo bianco e focheggiatore, cella, anelli e montatura CUSTOM neri), il tutto installato su un treppiedi in legno a sezione regolabile anche se esistono alcune versioni a sezione fissa. Nella foto qui sotto una versione 60/910 installata su una delle prime altazimutali Vixen con moti micrometrici (Icarus e Sirius).

In basso vengono indicate le prime montature trasportabili ALT-AZ di casa Vixen (con esclusione delle prime forcelline curve). Per i patiti del "ma oggi non inventano nulla di nuovo?" posso confermare che alla SkyWatcher sono arrivati solo da poco a proporre nella "LATITUDE BASE" la vecchia NEW ICARUS (e se mi si permette la vecchia era anni luce più robusta e rigida rispetto alla versione cinese dei giorni odierni...).

Verso la metà degli anni ’80 lo strumento riceve una leggera evoluzione che ne migliora le caratteristiche. La montatura CUSTOM assume il verde classico Vixen e così il focheggiatore che diviene in grado di ospitare, con l’adattatore adeguato, il formato di oculari da 1 pollice e 1/4 rendendolo più moderno e versatile. Resta fortunatamente il treppiedi ligneo a sezioni estensibili che verrà poi sciaguratamente sostituito dalla versione in alluminio.

Pagina di un listino "storico" inerente il modello 90M

E’ l’apice del CUSTOM 80M che verrà declinato anche in versione nera e venduto con altri brand (Celestron ad esempio) e nella versione gialla girasole chiamata Voyager e più diffusa a oriente.

Le caratteristiche del CUSTOM 80M “middle ’80” sono notevoli. Tubo interamente in alluminio, focheggiatore in lega di alluminio con meccanismo a pignone e cremagliera ed escursione elevata, cella metallica, paraluce a vite, anelli dedicati con frizione inglobata nel meccanismo di serraggio alla piastra della montatura, doppietto ben lavorato con parametri standard: un fraunhofer multi trattato da 80 millimetri e focale da 910 mm. (912 per l’esattezza).

La montatura CUSTOM (da cui prende il nome lo strumento) è una altazimutale a viti senza fine comandata da due manopole e cavi flessibili che presenta fluidità di movimento encomiabile e una ottima rigidità tanto da essere fruibile anche ad ingrandimenti elevati e capace di smorzare le vibrazioni in tempi brevi.

Il telescopio è dotato anche di cercatore classico 6x30 con reticolo e regolazione della messa a fuoco sull’obiettivo.

A parte le caratteristiche ottico-meccaniche di rilievo, lo strumento è bellissimo e potrebbe tranquillamente fungere da arredo vintage/chic in ambienti ricercati.

Sopra: la montatura custom "nera" e la successiva "verde".  Sotto:brochure in francesce (il vixen bianchi erano chiamati PERL VIXEN) riferita ai modelli POLARIS. Interessanti i diametri riportati che tengono conto della reale dimensione dei vetri che poi risultavano "strozzati" dalle ghiere delle celle (passando ad esempio da 83 a 80 mm. di apertura libera).

RICERCA E ACQUISTO

Avevo desiderio di tornare a viaggiare con il telescopio, semplicemente in auto, a volte con un amico, per raggiungere luoghi osservativi nuovi o presenziare in modo easy a qualche star party.

Possiedo piccoli apocromatici alla fluorite, newton compatti, ma per una ragione o per l’altra non reputavo adatto nessuno di questi allo scopo prefisso.

Il newton Mizar 100/600 è fantastico ma insiste sulla sua New Polaris equatoriale con contrappeso ed è troppo pesante, il Takahashi FS60 invece troppo piccolo. Il Bresser 102/1000 sarebbe stato un buon candidato ma la necessità di abbinarlo alla HEQ5 goto lo rende antipatico per lo scopo e soprattutto ben poco “trasportabile”.

Volevo qualcosa che potesse essere estratto dal bagagliaio dell’automobile e piazzato a terra nello stato in cui è, senza preoccuparsi della messa in bolla, dell’allineamento al polo celeste, della corrente elettrica. E volevo qualcosa che, smontato, potesse al limite trovare anche spazio in uno zaino da alta montagna.

Infine desideravo uno strumento a lenti veloce da acclimatarsi e capace di fornire immagini pulite sia nell’osservazione planetaria che, soprattutto, nella visione dei soggetti del cielo profondo più luminosi (che ben contati sono… tantissimi!).

Idealmente avrei preferito un Vixen 80/720 ED prima serie, non certo per l’esoticità delle sue lenti ma per il perfetto rapporto focale e dimensione del tubo, ma me ne hanno soffiato sotto il naso uno in stato perfetto, così ho “ripiegato” sulla versione acromatica classica a f 11,4 e, a conti fatti, non me ne sono pentito. Inoltre il 80-ED avrebbe dovuto essere “snaturato” per installarlo su una altazimutale nascendo su montatura equatoriale alla tedesca.

La fortuna mi ha sorriso offrendomi un set-up originale come uscito dalla fabbrica Vixen degli anni ’80 (completo di tutta la dotazione di allora comprensiva di set di chiavi per viti, bulloni e frugole presenti).

L’amico Daniele, avuta la notizia del mio nuovo acquisto, non ha saputo resistere e si è accaparrato un identico tubo 80M e una montatura CUSTOM prima serie acquistata a parte.

IMPRESSIONI STATICHE

La prima impressione che lo strumento trasmette una volta completamente montato è che sia bello, elegante, ben costruito e questo accentua il desiderio di usarlo, magari in una notte cheta e tiepida sul prato erboso di una villa con piscina.

Il treppiedi è ben fatto, leggerissimo ma solido, e la montatura Custom è elegante, piccola ma ben fatta dal punto di vista meccanico anche se alcune finiture della verniciatura evidenziano qualche imperfezione.

Il tubo ottico riporta i classici colori Vixen bianco e verdino (sempre molto belli), il paraluce dell’obiettivo principale di lunghezza adeguata,gli anelli di sostegno sono ingegnosi e il cercatore e supporto ben fatti.

Il mio esemplare risulta effettivamente “nuovo” e i trattamenti antiriflesso delle lenti intonsi e apparentemente funzionali.

Il classico e conosciuto focheggiatore Vixen a pignone e cremagliera con filettatura atta a ricevere porta oculari sia da 24,5 che da 31,8 mm. non presenta impuntamenti, scorre in modo costante e si regola facilmente sia con le 4 viti inferiori che con la frizione a pattino superiore azionata dalla manopolina centrale.

Aspetto importantissimo per uno strumento di questo tipo è il peso e il “nostro” Vixen fa segnare alla bilancia un peso in assetto completo (quindi interamente montato e dotato di diagonale e oculare da 31,8mm.) di poco superiore ai 6,5 kg (un valore eccezionale se si considerano prestazioni e struttura globale).

La montatura CUSTOM smontata per le operazioni di pulizia e bagno e successiva

re-ingrassatura e rimontaggio finale.

POKEMON SOLE E LUNA...

Il titolo scherzoso è in onore dei miei figli che in questo momento sembrano colti da una vera e propria passione per le carte a punti dei redivivi "pokemon"...

La prima luce (quantomeno la mia personale) ha visto target il nostro fulgido sole in una giornata di metà settembre con grandi cumuli contesti bianchi a incorniciare il cielo.

L’attività delle celle d’aria calde e dell’umidità dovuta alle piogge della notte ha creato condizioni di seeing non ottimali ma la sensazione all’oculare è stata molto positiva.

In accoppiamento al prisma di Herschel Lunt da 31,8 mm, ad un filtro al 30% e all’oculare Orbinar zoom (con focali variabili tra 7,2 e 21,5 mm.), il nostro Vixen 80M sulla montatura custom si è dimostrato all’altezza del compito fornendo immagini a tratti (causa fluttuazioni della turbolenza atmosferica e locale) molto incise.

Per utilizzare il prisma Lunt ho dovuto sostituire il porta oculari di serie, diametro 0,965”, con uno da 31,8 mm. operazione consentita dal terminale filettato del focheggiatore Vixen.

Ho spaziato dai 42x ai 126x soffermandomi lungamente sulla zona di fotosfera segnata dalla AR 12680.

La macchia solare, finemente suddivisa e contrastata, ha mostrato una serie di dettagli piacevoli che andavano dai contorni frastagliati delle zone scure interne alla penombra circostante (frastagliata e segnata da microscopiche “ciglia” in modo evidente) al bordo esterno con almeno due gradienti diversi di luminosità e la “pelle” più scura.

Intorno alla zona maculata la granulazione solare è apparsa evidente e piuttosto contrastata offrendo una bella sensazione di tridimensionalità all’immagine.

Non ho avuto voglia di eseguire fotografie per non tradire la logica del “CUSTOM” che risiede nella sua essenza altazimutale e semplicità di utilizzo.

Sopra: disegno matita su carta eseguito all'oculare del Vixen 80M custom in data 17 settembre 2017. L'attività solare ha messo in evidenza un complesso di macchie compatto denominato

AR 12680 che ha dato bella visibilità di sé.

Su gentile concessione di Giuseppe Petralia posto alcune immagini da lui riprese nel dicembre del 2011 con un Vixen 80M, uguale a quello oggetto del presente articolo, installato su montatura equatoriale motorizzata e modificato per le riprese in H-Alpha del nostro Sole.

Lo strumento si presta in modo ottimale alla modifica e, come avevo già fatto in passato con un Heyford 90/900, se l’upgrade è correttamente eseguito le immagini che è capace di sfoderare sono davvero molto belle.

Promosso quindi a voti pieni nell’osservazione diurna della nostra stella e nella sua ripresa fotografica la curiosità per uno star test ponderato e un po’ di esperienza sui soggetti notturni ha ispirato il resto del test.

STAR TEST E STELLE DOPPIE

Le prime impressioni avute nell’osservazione dei dettagli della fotosfera solare e la presenza degli anelli di newton ben concentrici e apparentemente centrati rispetto all’obiettivo frontale mi dava la sensazione che lo strumento fosse ben collimato ma ho atteso una sera con poche nubi (nel periodo in cui lo strumento mi è giunto ha piovuto a momenti alterni per quasi una settimana) per effettuare il consueto “star test visuale” su una stella di primaria grandezza.

Il responso è stato ben oltre le più rosee aspettative.

Il test è stato effettuato sulle tre principali stelle presenti nel cielo a metà settembre ovvero le alpha del Cigno, del Bovaro, e dell’Aquila (Deneb, Arcturus, e Altair).

Le immagini di intra ed extra focale sono apparse geometricamente quasi identiche con gli anelli di Fresnel molto netti e puliti sia in "intra" che in "extra". Nessuna traccia di aberrazione sferica è stata rilevata denotando una correzione elevata. Assenti ovviamente anche tracce di astigmatismo e la focalizzazione si è dimostrata virtualmente perfetta e molto precisa (lo snap test ha rivelato una posizione di fuoco inequivocabile e pochissima tolleranza, risultato che denota un’ottica molto ben centrata e lavorata).

La sola possibilità immediata di riconoscimento delle posizioni di intra ed extra focale è permessa dallo shift della radiazione blu che si palesa con una dominante interna in posizione extra focale ed esterna in posizione intra focale, in entrambi i casi comunque contenuta.

A fuoco le cromatiche sono molto ben corrette con un appena percepibile alone bluastro e una correzione dello shift del rosso quasi perfetta.

Ritengo difficile trovare star test di questo livello in ottiche che non siano estremamente ben lavorate e di livello “top” sia per blasone che per costo.

Con queste premesse ho lungamente osservato la stella Polare e la sua debole compagna (comoda soprattutto per via delle quasi inesistenti correzioni richieste alla montatura altazimutale anche ad altissimo ingrandimento) e mi sono poi dedicato alla bella Albireo.

Dopo aver constatato la possibilità di focalizzare in modo ideale anche con l’oculare MC Ortho Takahashi da 4mm. (che offre sul Vixen 80M circa 230x) ho goduto della bellissima visione della famosa doppia nel becco del Cigno (Albireo) che ha mostrato una saturazione dei colori elevata con le due componenti giallo/arancio e azzurro/blu. Bellissimo notare che la colorazione del disco di Airy tingesse anche il primo anello di diffrazione, ben netto ma sottile e perfettamente simmetrico. In ultima analisi tutti e tre gli oculari a corredo (K-20, HM-12,5, OR-6 mm.) si sono dimostrati privi di difetti con una resa molto buona nel caso dei primi due ed eccellente per quanto riguarda l'ortoscopico da 6 mm.

Notevole aver anche potuto osservare in modo chiarissimo e con un contrato eccellente la compagna della Delta Cygni che faceva "capolino" sul primo e unico anello di diffrazione presente. Molto "agreable" è stata poi la visione della 95 HER che ha offerto la chiara differenza di tonalità tra le due componenti di classe A e G (quindi una bianca e l'altra giallastra). La percezione di tali differenze è indicativo sulla qualità globale dell'ottica e sulla saturazione dei colori che non subisce alcun viraggio dai trattamenti dell'obiettivo.

L'UTILIZZO DELLA "CUSTOM MOUNT"

Se mettiamo in secondo piano le prestazioni ottiche, e lo facciamo solo per esercizio mentale poiché il doppietto Vixen merita il massimo dei voti possibile per quanto ha dimostrato di saper fare, e analizziamo l’insieme di treppiedi, montatura e tubo ottico nella loro fruibilità possiamo ben comprendere i motivi di un ampio successo commerciale.

Prima che la follia progettuale portasse a sostituire il bellissimo treppiedi ligneo con l’insulsa versione in alluminio (di nulla più leggera e decisamente meno stabile) il Vixen Custom-80 poteva essere a tutti gli effetti annoverato tra i migliori strumenti “portatili” esistenti.

Benché molti appassionati ne biasimino le dimensioni ponendolo (giustamente) non tra i “grab and go” da zaino io vorrei spezzare una lancia a suo favore anche e soprattutto in un’ottica di potenzialità generale.

Se giudichiamo uno strumento astronomico dalla summa dei tre suoi aspetti principali (potenza ottica, facilità e immediatezza di utilizzo, trasportabilità) e attribuiamo ad ognuno di questi un voto ci accorgiamo che la media ottenuta dal Vixen 80M è ben superiore alla media.

E’ indubbio che tali valutazioni siano opinabili e fortemente influenzate dal personale approccio che segna la nostra passione: un amante delle osservazioni lunari ha necessità diverse da chi cerca nebulose oscure in piena Via Lattea ad esempio. Nonostante questo la filosofia che sta alla base dei Custom 80 e 90 millimetri (ma che per motivi di peso e leva si concretizza al suo meglio nel 80M) incarna molti dei “desiderata” attribuibili oggi ad un secondo strumento e trenta anni fa ad un tutto fare di semplice utilizzo e prestazioni elevate.

Per chi è oggi avvezzo all’uso di elettronica, sistemi goto, alimentazioni elettriche e allineamenti polari di alta precisione la sola idea di poter prendere con una mano l’intero telescopio e “appoggiarlo” qui o là è esaltante.

La Luna si nasconde dietro alle fronde di qualche albero noioso? Zac, ci si sposta di dieci metri e si riparte: la sensazione di libertà è entusiasmante.

Anche l’inseguimento siderale, e questo grazie ai moti micrometrici Vixen fluidi ed esenti da vibrazioni, si compie senza sforzo e risulta non difficile inseguire per svariati minuti lontani sistemi binari anche durante le osservazioni ad alto ingrandimento, oppure il cratere lunare di preferito o il pianeta gigante disponibile…

Ho avuto modo di osservare stelle doppie impiegando oculari come il Takahashi LE 2,8mm. (che sviluppa oltre 325x) senza avere alcuna difficoltà nell’inseguimento manuale (cosa per me molto difficile da eseguire ad esempio con un qualsiasi dobson) e godendo di stabilità ben superiore a quella offerta da molte montature equatoriali di fascia bassa.

A quasi tutti gli angoli di elevazione è possibile osservare comodamente grazie al diagonale a 90° e non si sente la necessità di intervenire sulle frizioni finché non si è a meno di dieci gradi dalla perpendicolare.

Resta un angolo “cieco”, nel senso che non è raggiungibile, proprio intorno allo zenit, dovuto alla conformazione della montatura custom. E’ un problema che impone di rinunciare alla posizione di massima elevazione, handicap e che le altazimutali odierne non hanno, ed attendere che le stelle “passino” nel loro eterno girare intorno al polo celeste.

L’utilizzo di torrette binoculari non mette in particolare crisi il sistema che richiede di essere meglio bilanciato spostando in avanti il baricentro del tubo ottico e ottenendo al contempo una ulteriore riduzione delle vibrazioni in fase di messa a fuoco grazie all’accorciarsi del braccio di leva. L’impiego della torretta sui soggetti planetari, e quindi lungo il percorso dell’eclittica, risulta ben tollerato dalla montatura CUSTOM e anche la movimentazione micrometrica appare adeguata al maggiore carico applicato.

A questo si aggiunge la impagabile leggerezza dell’insieme che risulta così facile da montare, usare, e smontare da rendersi a volte preferibile non solo durante gli star party ma anche come scelta rapida quando viene meno la voglia di tribolare con strumenti più impegnativi.

QUALCHE PROVA FOTOGRAFICA

Per provare a spingermi ai limiti strumentali ho dovuto installare il nostro 80M su una montatura motorizzata e dotarlo quindi di una culla provvisoria.

Allo scopo ho rispolverato un vecchio clamshell della Heyford, interamente realizzato in plastica se si fa eccezione per la vite di fermo, che calzava a pennello sul tubo giapponese.

Tagliata in misura una barra passo Vixen e perforata per alloggiare le viti di blocco ho caricato il telescopio sulla Ioptron IQ45 GNT e atteso che la notte milanese, in una sera ventosa ma limpida, mi concedesse qualche soggetto da riprendere con una piccola camera CMOS planetaria Altair IMX224 a colori.

Avevo già, nei giorni precedenti, ripreso più volte il pianeta Urano sia con il newton MT-160 Takahashi che con il CN-212 ma ero curioso di spingermi al limite e tentare la fotografia delle lune del verde pianeta con il piccolo 8 cm. a rifrazione.

Nonostante la limitata apertura a disposizione ho comunque eseguito una serie di pose da 3 secondi (alcune da 5) in successione (un centinaio per tipologia) e poi ho processato con Autostakkert e Registax i frame migliori.

Il risultato grezzo portava in risalto alcuni satelliti e così ho verificato la loro posizione con un tutorial on line e poi processato nuovamente il tutto con Photoshop dove ho dovuto lavorare un pochino per ottenere una immagine finale degna di nota.

Ovviamente ho dovuto intervenire in modo diverso per i satelliti, il pianeta, e il fondo cielo ma alla fine credo di aver raggiunto un buon risultato.

Vi propongo due immagini: una con la sagoma del pianeta "originale", l’altra invece in cui ho semplicemente "giocato" montando l'immagine del pianeta ripresa con tempi di esposizione da "imaging planetario" sul fondo con i satelliti, il tutto cercando di mantenere la dimensione "reale" del disco di Urano.

La visione all’oculare del piccolo disco planetario si è rivelata più emozionante del previsto. Benché i 3,5” scarsi di diametro apparente rendano il pianeta solo un piccolo dischetto colorato il Vixen 80M si è dimostrato ancora una volta piacevolmente inciso, contrastato, e in grado di restituire una buona saturazione dei colori. Urano appariva piccolo ma molto ben definito con una ben visibile dominante verde/azzurra che restava ben satura fino a circa 120x per poi stemperarsi a poteri superiori. 

Sull'altro fronte dell'alta risoluzione posso confermare quanto piacevole sia osservare le stelle doppie con il Vixen 80M in mie mani. Poco sensibile alla turbolenza, dotato di ottiche molto ben lavorate, pulito e inciso nel restituire le immagini stellari con il primo anello di diffrazione sottile ma ben visibile e una ottima saturazione dei colori, il Vixen è realmente un compagno perfetto.

E’ facile raggiungere il potere risolutore teorico e in condizioni di ottimo seeing si riesce a spingersi oltre, almeno nella percezione dei dischi a contatto o interpolati fino a 1,1” o poco più.

Molto buona appare anche la resa fotografica su questi soggetti, pur operando da cieli urbani dalla scarsa trasparenza e alto inquinamento luminoso. L’accoppiamento alla piccola Altair IMX-224 a colori mi ha permesso di riprendere alcuni sistemi multipli alti nel cielo ma è ovvio che, disponendo di un sensore monocromatico di alto livello, ci si potrebbe spingere oltre andando a cogliere anche sistemi fortemente sbilanciati.

Nelle foto sopra e sotto alcuni sistemi multipli ben conosciuti e adagiati nelle costellazioni della Lira e del Cigno (alti nella prima serata e quindi più accessibili anche sotto cieli pessimi come quello milasnese). Immagini tratte a inizio di novembre 2017 da Milano in accoppiamento ad una camera Altair Astro dotata di sensore a colori IMX-224.

Nella stessa sera, e con le medesime specifiche di ripresa (camera IMX-224 colore e barlow 2x) ho ottenuto anche alcune immagini del suolo selenico (immagini sotto).

CONCLUSIONI

C’è molto poco da dire... l’esemplare in mio possesso ha ottiche, meccanica e focheggiatore di alto livello. Raramente ho visto un rifrattore acromatico tanto corretto da tutte le principali aberrazioni geometriche. L’attuale 80M è ad esempio superiore al mio ex Vixen 90/1300 ma anche al Tasco 80/1200, entrambi affetti da una parte di sferica non corretta.

L’attuale GOTO Kogaku 80/1200 gli è superiore (di poco) ma si tratta di un’ottica eccezionale allo stesso livello dei migliori (e sottolineo migliori) Zeiss AS 80/1200 (perché non sono tutti così buoni come si vorrebbe far credere).

Per quanto riguarda la montatura CUSTOM non posso che tesserne le lodi anche se quando si è in prossimità dello zenit richiede che la frizione di altezza venga serrata un pochino pena leggeri cedimenti.

Il valore di un simile strumento è intorno ai 200/250 euro a cui vanno aggiunti almeno un 50/70 euro per la dotazione completa di oculari che portano ad una ipotetica quotazione compresa tra i 300 e i 350 euro ma solo se l’esemplare è in ottimo stato di conservazione come quello in mio possesso e in condizioni di correzione ottica di questo livello (che ritengo non facilissimo da eguagliare).

Ci potete contattare a:

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