TAKAHASHI TS 65/900 REVIVAL

Aprile 2024

REVIVAL

Le vacanze pasquali del 2024 hanno coinciso con un viaggio nella città di Valencia, splendida nella sua gestione e nella sicurezza che pervade anche le passeggiate notturne. Nel girovagare mi sono soffermato davanti alla vetrina di un negozio di ottica che vende occhiali ma anche alcuni telescopi, tipicamente commerciali della serie Skywatcher e di altri marchi di larga diffusione “entry level”. In esposizione mi ha però attratto un lungo tubo bianco vintage installato su una robusta colonna a sezione quadrata che, da lontano, lasciava intravedere un focheggiatore simile a quello installato sui Kaiser Mizar 80/1200 degli anni ’70 su un tubo però più importante e simile a quello di alcuni 4 pollici f15.
Ho atteso il tardo pomeriggio per trovare aperto il negozio e poter chiacchierare con la proprietaria che mi ha raccontato essere lo strumento appartenuto al nonno e tenuto impolverato in esposizione per ricordo.
Il rifrattore si è rivelato un rarissimo
Yashica su ottiche AE-106, ossia 108/1600 con una montatura meravigliosa e molto più massiccia di quelle che equipaggiavano i Royal e Unitron con identica ottica.

Ho lasciato alla signora i miei recapiti con l’invito a vendermi l’intera strumentazione, speranza credo vana, e sono ritornato in Italia con il desiderio di rimettere mano al raro Takahashi TS 65/900 acromatico, il primo strumento commercializzato dalla casa giapponese nel 1969.
Il “mio” esemplare, già oggetto di un primo restauro nel 2016, versava inutilizzato da allora o quasi e necessitava di una serie di interventi di cosmesi che i giorni di Pasqua e “pasquetta”, nella calma della casa di Milano, mi hanno permesso di mettere in “cantiere”.

Ho smontato e colimato al meglio le ottiche, che presentano leggerissimi “graffietti” al trattamento antiriflesso ma che non hanno praticamente incidenza sulle prestazioni e una piccolissima sbeccatura laterale (di circa tre millimetri) in posizione quasi completamente nascosta al cono ottico. La cella è stata pulita e riverniciata, così come il paraluce in metallo e anche la sua parte interna che ha beneficiato di un nuovo e completo annerimento.
Anche il focheggiatore, con funzionamento esemplare, ha beneficiato di una completa riverniciatura e il tubo ottico, che era già stato riverniciato e stuccato nel 2016, è passato alla lucidatura ex-novo.
Per l’occasione ho anche rispolverato il set di oculari Takahashi ORTHO da 24,5mm. per i quali ho realizzato una nuova scatola in legno con griglia di contenimento interna.

Sopra: una nuova scatola in legno porta-oculari realizzata per l'occasione. Nel futuro verrà arricchita da targhette Takahashi apposite. Sotto: una tre-quarti frontale dello strumento.

Sotto: il gruppo focheggiatore del TS 65/900 è un capolavoro di meccanica. Solitamente detesto i ridicoli focheggiatori a traslazione che equipaggiano i vari 80/1200 del periodo ma questo è di un livello completamente diverso sia per dimensionamento che per materiali impiegati e manifatura. Ogni prolunga è incisa con noni e dotata di ghiere frizionanti e lo spessore del metallo significativo. Nell'uso non si verificano impuntamenti o flessioni e il treno ottico resta perfettamente allineato all'obiettivo. Molto bello e ben corretto dal punto di vista della generazione di immagine anche il piccolo ma superbamente realizzato cercatore: un 5x25 con ghiere zigrinate di regolazione diottrica.

L’operazione “nostalgia” passerà nel futuro anche per la riesumazione di una montatura “moderna” Celestron CG5-GT modificata senza sistema go-to (che nella parte di declinazione non funziona più correttamente) a cui verrà realizzato un supporto ad “hoc” con un treppiedi vintage in legno a sezione unica e puntali in ferro. Realizzerò anche un vassoio in legno apposito per dare struttura “monolitica” al treppiedi dotandolo di forature porta oculari e alloggiamento per il revolver Takahashi d’epoca.
In attesa che lo “stativo” dedicato (mi serve una montatura “nera” che si sposi per cromia alle finiture del tubo ottico e permetta quantomeno un adeguato inseguimento siderale), ho installato il TS-65 su una Vixen Sphinx SWX con Starbook (che poco si accorda all’essenza anni ’70 dello strumento) così da effettuare i nuovi test sulle stelle del cielo.

UN SOLE ESTEMPORANEO

Il primo test è avvenuto sul Sole, nel pomeriggio ventoso e con nubi veloci del 1/4/2024, che ha mostrato quanto il prisma di Herschel da 31,8mm. estragga eccessivamente il fuoco e non permetta, pur di poco, di focalizzare correttamente.
Ho così ripiegato su un classico filtro solare anteriore in Astrosolar, regalatomi dall’utente  F. Astron 8 di Astrosell che si è dimostrato ottimo in accoppiamento con il lungo F15 Takahashi. Con l’aggiunta di filtri N.D. sia da 30% che da 15% a seconda dell’ingrandimento, il Sole si è mostrato come un bellissimo disco arancione con accenno di granulosità e due macchie in prossimità del bordo che non hanno però permesso grande dettaglio per via della turbolenza e della loro ridotta dimensione. Visibili anche alcune maculazioni e striature chiare con un andamento abbastanza netto.
Ingrandimenti superiori ai 50x non hanno dato soddisfazione e così ho provato ad eseguire una ripresa con la camera Zwo ASI 183 mono e l’aggiunta di un filtro G (verde con banda passante tra i 500 e i 600 nanometri).
L’impostazione in binning 2x ha permesso di operare meglio che in binning 1x ed estrarre qualche particolare di discreto livello per il diametro e le condizioni meteo.
L’immagine sotto riportata, ripresa con un ROI di 1400x1400 pixel poi ritagliato a “circa” 1200x1200 in fase di elaborazione, è la somma di 500 frames su 10.000 ripresi con un frame rate di circa 62 immagini al secondo. Come sempre, poiché la compressione del sito Dark Star è eccessivamente ostativa, si rimanda al link di Astrobin dove la fotografia può essere valutata in piena e corretta risoluzione: https://www.astrobin.com/z436ty/ (link Astrobin).

L’incalzare del vento e di plumbee nubi mi ha costretto a smontare il set-up e attendere la sera del giorno seguente (2 aprile 2024) per eseguire qualche star test e osservare le poche e luminose stelle concesse dal cielo milanese.

LA BELLA "CASTORE" E DINTORNI

Per l’occasione ho impiegato solamente il treno ottico originale, che vede un diagonale e oculari in diametro da 24,5mm. e con focali che spaziano dai 28mm. del kellner e i 25mm. dell’ortoscopico Takahashi fino ai 4mm. dell’Ortho Ts originale, passando dagli ortoscopici da 18mm., 12,mm, 9, 7, 5 e 4 millimetri.
Al fine di offrire una corretta indicazione circa gli ingrandimenti raggiungibili con gli oculari a disposizione e il campo da essi inquadrato riporto una tabella riassuntiva:

Vedremo insieme, su un soggetto molto conosciuto come la doppia Castore A-B, come l’insieme ottica/oculari si comporta.
Va detto che la sera del test la turbolenza atmosferica, in un periodo di forte contrasto meteorologico che alterna (a volte nella medesima giornata) l’addensarsi di nubi veloci a schiarite veloci, non è stata particolarmente favorevole ma il modesto diametro dell’ottica e il rapporto focale lasco hanno comunque permesso di godere di belle immagini.
Il sistema multiplo di Castore può essere riassunto, quantomeno nelle sue caratteristiche salienti utili al nostro test, dai dati sotto riportati e tratti dal sito “Stelle Doppie Database” (in grassetto i dati principali):

Oculare KELLNER 28mm. (Vixen)
L'immagine si presenta estremamente pulita con un punto di fuoco quasi univoco (anche se il basso ingrandimento non aiuta questa caratteristica). Il sistema appare "doppio" anche se la separazione delle due componenti non è completa.


Oculare ORTHO 25mm.
Il differente ingrandimento si percepisce poco ma la trasparenza e pulizia di campo appaiono lievemente migliori (forse per via della migliore qualità del barilotto Takahashi). La duplicità del sistema sembra leggermente più netta ma a guadagnare è soprattutto lo "snap test" che è, in questo caso, superato a pieni voti con un punto di fuoco precisissimo

 

Oculare ORTHO 18mm.
L'ingrandimento cresce, la separazione ora è netta e si percepisce con facilità lo spazio "nero" tra le due componenti. Ottima, ovviamente, la focalizzazione.


Oculare ORTHO 12,5mm.
Il sistema è ben separato e la visione è quella tipica di una stella doppia. Non si notano ancora, un po' per via del seeing ballerino e un po' per il basso ingrandimento, gli anelli di diffrazione che si colgono solo prestando attenzione alle fluttuazioni intorno al disco di Airy


Oculare ORTHO 9mm.
L'immagine assurge al suo "top" ed è obiettivamente bellissima. Il disco di Airy, nel fuoco ideale, appare perfettamente rotondo e "denso". E' percepibile, nelle posizioni di extra e intra focale l'accenno di astigmatismo (molto limitato) che segna il doppietto giapponese. Compare anche un anello di diffrazione intorno ad ogni astro, debole ma netto anche se continuamente disturbato dalla agitazione atmosferica.


Oculare ORTHO 7mm.
La scala di immagine aumenta così come la separazione. il disco di Airy resta ben delineato e pulito e l'anello di diffrazione aumenta la sua visibilità ma subisce anche maggiore disturbo dalla turbolenza.


Oculare ORTHO 5mm.
Si giunge al limite consentito dal seeing della serata. La focalizzazione si mantiene precisa e univoca e non emergono difetti geometrici significativi. La turbolenza rende ancora molto fruibile il potere sulla doppia del test ma sarebbe probabilmente eccessiva per un pianeta "delicato" come Giove.


Oculare ORTHO 4mm.
Nonostante non sia la sera adatta ad un potere da oltre 220 ingrandimenti, il 4mm. dimostra che l'ottica focalizza ancora perfettamente. i due dischi di Airy sembrano disegnati e nonostante intorno a loro gli anelli di diffrazione si muovano come ossessi, in alcune frazioni di secondo il quadretto è disegnato come nei libri. Il potere è assolutamente usabile sui sistemi multipli ma il gradiente luminoso appare significativo e immagino si faccia sentire su soggetti planetari.

Il resto della setata è trascorso alla ricerca di qualche "primato", ossia la possibilità di vedere (o intravedere) alcuni oggetti del cielo profondo. Il cielo di Milano e una apertura di 65mm. posizionano l'asticella della difficoltà a livello "record del mondo", nonostante questo ho avuto qualche soddisfazione.

Le debolissime stelle dei tre principali ammassi in Auriga hanno fatto capolino dal grigio di fondo tanto da farmi intravedere le sagome classiche di M36, M37 e M38. Persino l'ombra di una galassia come M82 è stata alla portata del piccolo Takahashi mentre splendido è apparso il campo stellare intorno a Meissa (in Orione).

Visioni particolarmente piacevoli le ho infine avute osservando il sistema di Mizar e Alcor, Mintaka, e Algieba. Pur non avendo colto la compagna di Sirio ho potuto constatare quanto pulita apparisse l'immagine della stella "A".

Nell'intervallare le osservazioni mi sono accorto di aver lasciato, sul tavolino, la camera ASI 183 monocromatica e così ho sostituito per 10 minuti circa l'oculare e acceso il PC. Senza alcuna velleità e impegno, quindi tralasciando non solo "flat" e "dark" ma anche autoguida, raffreddamento e anche una messa a fuoco corretta, mi sono concesso una sporadica ripresa di M37. La foto che propongo, che non ha post elaborazione, è il risultato della somma in "live stacking" di 45 pose da 4 secondi per un totale di 3 minuti di integrazione.

Non c'è alcuna magia nell'immagine riportata e la stessa non ha velleità oltre al quella di presentare il mio stupore. Se ci si fosse applicati con lo spirito e attenzione soliti, ossia predisponendo il set-up nel migliore dei modi, allungando l'integrazione, raffreddando la camera, usando magari un filtro giallo e applicando le immagini di "dark" e "flat" finendo poi con una decente post-alaborazione, il risultato sarebbe stato di livello ben superiore e degno di non sfigurare in nessun ambito.

CONCLUSIONI

Il nostro TS 65/900 è il PRIMO Takahashi della storia, ed è costruito con la qualità che ha reso famosa la casa giapponese in tutto il mondo. Ma questo non basta per fare astronomia come oggi la intendiamo, ossia con colori sgargianti ed effetti ultra-speciali. Quindi non va bene per quasi nessuno degli astrofili da forum. Se però ci si accontenta di guardare le stelle, anche un piccolo 65 millimetri può regalare qualche gioia, specialmente se dotato di ottiche di buon livello e di una focale tale da rendere le stelle come finissime capocchie di spillo. Il nostro anomalo articolo non ha però il fine di valutare le prestazioni dello strumento (per questo rimando all'articolo relativo del 2016) ma solamente di offrire una seconda vetrina, nostalgica, ad un "piccolo pezzo di storia".
Il resto ha poca importanza: nessun astrofilo acquisterà mai un TS-65 da usare come primo ed unico strumento (almeno non credo) così come nessuno mai continuerà ad inseguire una signora spagnola sperando che gli venda un lungo e anacronistico Yashica...

 

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