Modificare un rifrattore old style per adattarlo ad una torretta binoculare molto vintage...
Anno 2018
Avendo una torretta binoculare Beck & Kassel di ottima fattura e qualità ottica (a tale proposito rimando all’articolo dedicato su questo sito http://www.dark-star.it/astronomia-articoli-e-test/test-accessori/beck-kassel-binoviewer/) ho deciso di regalarmi un rifrattore che fosse a lei dedicato e la scelta è caduta su un Vixen 80M prima serie (nero e bianco). E’ il mio secondo Vixen 80M ma il prezzo interessante e il tubo con molti chips alla vernice mi hanno convinto all’acquisto dovendo accorciarlo e sottoponendolo a qualche esperimento vario.
All’arrivo, il Vixen 80M si presentava veramente male ma stato sufficiente pulirlo e ricollimare il doppietto e renderlo splendente per avere uno strumento che fosse degno di ospitare la Beck & Kassel.
Ottima la cella del Vixen che, in questa prima serie, si presenta con le tre coppie di viti di collimazione e una architettura ben fatta e piuttosto pesante (utile per bilanciare un poco il peso della torretta e focheggiatore).
Mi sarebbe piaciuto anche un 102/1000 o ancora meglio un 102/660 ED-SS ma avrei sicuramente speso molto di più sia per il primo che per il secondo per cui vengono chieste cifre semplicemente ridicole.
Sembra incredibile ma ogni volta che faccio i calcoli per modificare i tubi sbaglio poi la realizzazione facendomi sempre prendere dalla paura di tagliare troppo. Calcolo, disegno, definisco la quantità di cui devo accorciare il tubo, poi in fase realizzativa ci ripenso penso e taglio di meno…
Il risultato è che mi vedo costretto a rifare il lavoro due volte. Con buona pace dell’amico Daniele che cito :“tagliare poco è meglio che tagliare troppo”, accorciare un tubo ottico non è operazione da due minuti.
Se non si dispone di un laboratorio bene attrezzato con un tornio di precisione l’opera è lunga e richiede una certa perizia. Il taglio, la ratifica delle ortogonalità, la creazione dei nuovi fori di innesto delle viti che fermano il focheggiatore e, talvolta come nel mio caso, la modifica del diaframma interno del tubo ottico verso il focheggiatore. A parte questo bisogna poi eseguire il lavaggio del tubo interno ed esterno e poi la soffiatura in pressione così da asciugarlo e rimuovere ogni residuo e polvere di alluminio. Poi si assembla il tutto e si è finalmente pronti per collimare gli elementi ottici e meccanici A questo proposito ricordo di forare il tubo nei punti di innesto delle viti del focheggiatore creando delle asole che permettano un minimo di “aggiustamento”, una sorta di possibilità di collimazione del focheggiatore. Questa opera risulta indispensabile quando si opera con focheggiatori con tubo scorrevole da 36,4 mm. (classica dimensione giapponese) e si è stati costretti ad accorciare molto il tubo. Diventa a questo punto indispensabile poter mettere in perfetto ossee il focheggiatore pena una vignettatura asimmetrica dell’immagine stellare.
Se tutto viene realizzato e aggiustato in modo corretto qualche soddisfazione però ne deriva!
Sopra: immagini varie del primo taglio (7 cm.) e assemblaggio.
Come si noterà dalle immagini successive il tubo è stato nuovamente accorciato di circa 3 cm.
Nel realizzare il tutto non ho fatto i conti con una intrinseca caratteristica della torretta Beck & Kassel. Sebbene il tubo accorciato si sposi perfettamente con la torretta permettendo il raggiungimento del punto di fuoco con tutte le serie di oculari in posizione di estrazione 1/4 circa del focheggiatore (quindi ideale), la presenza interna alla torretta di un complesso negativo con potere di 1,25x rende difficile l’utilizzo di una barlow aggiuntiva.
Gli oculari da microscopio con fattore 20x (equivalente a circa 12,5mm. di un oculare astronomico) forniscono insieme al Vixen 80M un potere di 73x che diventano circa 92x per il fattore moltiplicativo della torretta. Come si sa la sensazione percepita di ingrandimento è superiore alla visione monoscopica e pari a circa 130/140x
Si tratta di un potere rispettabile sia per la visione di un pianeta come Giove che per l’osservazione Lunare e degli oggetti del cielo profondo oltre che di molti sistemi multipli non troppo stretti. Se però si desidera portare al limite il complesso ottico a disposizione (che regge senza troppi problemi e su soggetti stellari puntiformi ingrandimenti doppi) risulta indispensabile l’inserimento di una barlow. I problemi cominciano qui poiché il punto di fuoco si sposta di oltre 25 cm., misura fuori portata per quasi tutti i focheggiatori compreso quello Vixen che pure ha una estrazione molto generosa.
A livello teorico il problema si risolve con una prolunga di 6/7 cm. ma nella pratica questo comporta che il non indifferente peso della torretta si posiziona troppo lontano dal corpo del focheggiatore generando flessioni ovvie, specialmente in un sistema a pignone e cremagliera di diametro limitato come i focheggiatori da 31,8 mm. (36,4 nel caso Vixen).
A tale pro ho pronto un focheggiatore da 2 pollici Hexafoc che può essere sostituito al Vixen originale ma non prima di aver eseguito una serie di test ed esperimenti che mi frullano intorno all’aureola.
Dal punto di vista meramente ottico, dopo averlo correttamente collimato, il Vixen 80M si comporta in modo soddisfacente esibendo buone immagini che risultano a fuoco piuttosto corrette e che sopportano agevolmente ingrandimenti nell’ordine dei 200/250x
Lo star test denota un punto di fuoco preciso al quale non sono percepibili aberrazioni geometriche rilevanti tanto che il disco di Airy risulta molto netto con un primo anello di diffrazione di medio spessore che denota un pizzico di sferica non perfettamente corretta (ma si tratta di un difetto molto contenuto tanto da essere quasi ininfluente sulla resa ottica). Parimenti la cromatica residua appare accettabilmente ben corretta e nei limiti tipici di un buon obiettivo da 8 cm. con rapporto di apertura compreso tra f11 e f12 (11,37 per l’esattezza nel nostro caso).
Analizzando lo star test si evidenzia un comportamento opposto alla media statistica dei rifrattori simili con immagini di extrafocale che mostrano gli anelli di Fresnel molto ben corretti, nitidi e con luce diffusa ridottissima mentre in intrafocale emerge una figura più impastata che denota un po' di aberrazione sferica non corretta.
Abbandonato lo star test classico e inforcata la torretta binoculare Beck & Kassel ho dedicato un po’ di tempo all’osservazione di stelle singole, doppie, e del "basso" Giove del periodo.
La perfetta collimazione della torretta permette, anche in accoppiamento al Vixen 80M, immagini estremamente gradevoli e molto pulite che consentono lunghe e riposanti osservazioni.
Arturo (ALPHA Bootis) mi ha deliziato con la sua fulgida luce molto ben focalizzata tanto da fornire da sola una visione rilassante e affatto noiosa. Non ho notato nessuna sfrangiatura di colore o baffo di riflessione anche allontanandomi dal centro ottico sebbene, a ridosso del field stop degli oculari da microscopio, la correzione tenda a ridursi e a palesare una certa distorsione.
Nonostante l’ingrandimento non eccessivo fornito dagli oculari OCS 20x (92x nominali che aumentano alla percezione binoculare) sono riuscito a scorgere senza problemi la compagna di IZAR appena a ridosso della stella principale. Decisamente più bella l’immagine con l’interposizione della barlow 2x Celestron Ultima e di una prolunga di estrazione del fuoco. La doppia appariva al nuovo potere molto ben separata con immagine pulita e secca.
Le caratteristiche del binomio Vixen 80M e torretta binoculare si sposano felicemente con una montatura altazimutale dotata di moti micrometrici fluidi e precisi, scarse vibrazioni e fluidità di movimenti elevata.
Nessuna delle attuali montature AZ manuali vendute sul mercato mi ha mai entusiasmato (le varie T-SKY e similari cloni, pur robuste, appaiono grossolanamente realizzate e sono poco fluide) così ho optato per una NEW POLARIS in configurazione AZ che risulta decisamente superiore sotto ogni aspetto alle altazimutali odierne.
Più robusta, meglio costruita, dotata di morbidezza maggiore e di una capacità di smorzamento delle vibrazioni superiore, la NEW POLARIS è anche “esteticamente” più adatta avendo natali vicini a quelli del rifrattore oggetto el test.
E’ inoltre più leggera rispetto ai prodotti odierni e il suo cavalletto in legno molto ben realizzato.
Posso solo dire che se nell’osservazione dei sistemi multipli, la cui ricerca viene estremamente semplificata delle moderne montature go-to, una altazimutale risulta obiettivamente poco comoda, per guardare la Luna o i pianeti maggiori la sua fruibilità è invece impagabile.
Comodamente seduti su una bella seggiola, con le gambe distese e le mani sui pomelli dei flessibili, gli occhi agli oculari e la mente libera, il corpo e l’animo possono godere della visione dei grandi oggetti del nostro cielo beneficiando di una pace notevole. Consigliatissimo sempre, dopo una giornata di lavoro nervosa una simile esperienza aiuta a ritrovare serenità ed equilibrio sia con il mondo che il proprio spirito.
La sera del 23 di maggio 2018 mi sono lasciato affascinare dalla visione della Luna in fase appena superiore a quella di primo quarto godendo di immagini molto belle su un ampio range di ingrandimenti (di cui la fotografia a lato mostra quello più basso). Ho trovato molto interessante la risposta del binomio torretta/telescopio all'introduzione di una barlow 2x che, per motivi di tiraggio e posizionamento sul cammino ottico, genera una amplificazione maggiore rispetto al suo potere nominale. Mi sono trovato a lavorare ad circa 200 ingrandimenti reali stimati godendo sia di un microdettaglio notevole che di una lodevole stabilità garantita dalla montatura New Polaris che anche in versione altazimutale, offre ottime risposte alle sollecitazioni. Il seeing favorevole (a dispetto della trasparenza) mi ha concesso ad esempio una visione pulita e piacevole sia della Rupes Recta che della vicina e più sottile dima di Birt ma anche dei microcrateri all'interno di Clavius. Al contempo è emersa una ottima resa anche sui domi e sulle ombreggiature dei mari intorno alla catena degli Appennini e una buona risoluzione della zona di Plato e della Vallis Alpes. Mi è apparso infine molto buono il contrasto sul fondo cielo di alcuni rilievi lunari posti al lembo, che si stagliavano bene sul nero e permettevano di leggere chiaramente l'andamento delle pendici e delle variazioni nei loro smussati picchi. Mi sono inoltre accorto della quasi completa invisibilità della cromatica residua, sicuramente aiutata dalla presenza della torretta anche se in presenza di una barlow 2x economica.
La tarda sera del 24 Maggio 2018, quasi alla mezzanotte, ho invece osservato lungamente il passaggio al meridiano di Giove, che si è mostrato con una pulizia e una quantità di dettagli ammirevoli.
Nonostante l’inseguimento manuale imposto dal sistema altazimutale ho potuto apprezzare lungamente l’immagine a vari ingrandimenti (circa 120/130x percepiti con gli oculari 20x che il doppio con l’interposizione di una barlow 2x) cogliendo oltre ad un numero notevole di bande e sottostrutture, anche piccolissime e delicate striature sia nella zona temperata nord che sud. E’ emerso, durante l’osservazione anche e soprattutto con la barlow cinese 2x (meno con quella serie ULTIMA Celestron), una dominante blu e rossa dai lati opposti del pianeta ma l’intensità del fenomeno era piuttosto limitata.
Il contrasto con il fondo cielo è apparso invece eccellente e anche i numerosissimi particolari delle coltri nuvolose maggiori apparivano secchi e ben delineati tanto da ricordarmi una buona immagine ottenuta con un compound da 20 cm. e CCD moderna.
Anche i satelliti medicei, ben definiti, hanno mostrato un accenno di differente dimensione denunciandosi non perfettamente uguali né per diametro del disco né, ovviamente, per luminosità riflessa.
Particolarmente ben visibile il rinforzo della NTB che ha mostrato anche una certa differenza di inspessimento nella sua parte più intensamente colorata.
Il consiglio che mi permetto è quello di considerare la fattibilità del progetto e i suoi pro e contro, valutando anche e soprattutto il modo che riteniamo più adeguato per “guardare le stelle”.
Trovare un buon acromatico da 80 mm. e fuoco medio lungo (910 o 1000 millimetri) è abbastanza facile anche da noi rivolgendosi al mercato dell’usato. Con poco più di 200 euro si può avere la fortuna di acquistare un Vixen (solo OTA) simile a quello del test e con circa un centinaio di euro in più si può comprare il modello da 10 cm. (che è però decisamente più pesante). Una NEW POLARIS costa sui 150/200 euro completa di cavalletto se è in buono stato e con un centinaio di euro (ammesso siate così fortunati da trovarla) si può pensare di acquistare una torretta binoculare da microscopio oppure servirà rivolgersi ai diffusi sdoppiatoti binoculari entry level i cui prezzi oscillano tra i 150 e i 200 euro.
Se avete voglia potete a questo punto realizzare da soli lo strumento finito, in caso contrario servirà rivolgersi ad un amico tornitore o a un artigiano che accorci il tubo e vi crei le finiture necessarie. Comunque sia, con un altro centinaio di euro potrete risolvere la faccenda e dedicarvi alla ricerca e acquisto di almeno un paio di coppie di oculari.
Il tutto non è ovviamente paragonabile al prezzo di una “cena”, serve investire una cifra che sia compresa tra i 700 e gli 850/900 euro circa a seconda degli oculari e della torretta scelta ma si avrà poi a disposizione un compagno di osservazioni semplice, intuitivo, veloce e con ottime prestazioni.
Perché “astronomia” non è sempre e solo sinonimo di piccolo astrografo con sensore CCD attaccato…
Data la ottima resa ottica e la versatilità di un sistema leggero e sufficientemente potente da appagare in molte occasioni osservative ho deciso di trasformare quello che era ancora un “normale” telescopio in un oggetto “custom” che fosse non solo estremamente valido dal punto di vista ottico meccanico ma anche da quello puramente estetico.
Se si vuole uno strumento “ad hoc” è necessario costruirselo e così ho fatto, nei giorni a cavallo dell'equinozio autunnale che segnano il passaggio tra l'estate e l'autunno.
Il focheggiatore originale è stato sostituito con un Hexafoc da 2 pollici e dotato di un raccordo fatto ad hoc in alluminio spazzolato dall’amico Marco Murelli al tornio.
Per permettere le corrette distanze di back focus il tubo è stato ulteriormente accorciato di 13 millimetri e poi carteggiato e ripulito per ospitare il nuovo colore azzurro, tratto senza mezzi termini dalla livrea Brandon e ottenuto con una vernice ad asciugatura rapida (3 minuti).
Le ottiche sono state smontate e ripulite a fondo, così le celle e anche l’interno del paraluce, che è stato spessorato e poi rivestito in velluto nero.
Ne è uscito uno strumento unico e davvero gradevole, ben bilanciato e bellissimo a vedersi. Usarlo al crepuscolo, sulla prima Luna, è un piacere enorme…
Ora il "nostro" Vixen è diventato sicuramente più costoso (le ultime opere hanno inciso per almeno 150/180 euro tra focheggiatore, opere meccaniche e riverniciatura) ma è "sbocciato" in un meraviglioso "UNICUM".
Nella bianca serata milanese e con lo strumento nella sua finale "livrea" ho osservato alcune stelle doppie ma anche e soprattutto il bellissimo “doppio ammasso” del Perseo.
Nonostante la magnitudine visuale limite ridotta e un fondo cielo più grigio che nero sono riuscito a divertirmi trascorrendo una manciata di minuti nell’osservazione del celeberrimo oggetto. Il numero di stelle visibili era limitato ma la piacevolezza della correzione del campo inquadrato e la perfetta puntiformità degli astri, unita alla visione binoculare, mi ha affascinato.
A questo proposito ho trovato ideale l’ingrandimento offerto dalla coppia di oculari OCS da 15x (che offrono un potere reale di circa 70x) con cui il Vixen 80/910 abbraccia un campo sufficiente a godere dei due ammassi, e di una buona parte di cielo circostante, pur mantenendo una scala di immagine utile ad indagare le singole componenti stellari.
Sarà mia premura portare al più presto lo strumento sotto un cielo degno di questo nome per poter meglio osservare gli oggetti deep sky più cospicui.