ALTER D-6 montatura equatoriale

dicembre 2013

INTRODUZIONE

La Alter D-6 è una montatura atipica per i canoni degli ultimissimi anni e ben poco diffusa nonostante abbia prestazioni rispettabili.

E’ costruita dalla vecchia industria militare russa con spessori dei lamierati più vicini al centimetro che al millimetro e con un dimensionamento delle parti strutturali che non ha lesinato cercando il contenimento dei pesi.

Assistiamo oggi alla proposta di nuove montature super leggere in grado di portare in modo accettabile strumenti di media dimensione, il tutto affinché i gracilini astrofili moderni possano trasportarle comodamente sulle loro macchinine alla ricerca di cieli bui.

Scherzi a parte questa è una lodevolissima logica progettuale che, tra l’altro, si sposa oramai anche bene con elettroniche sempre più evolute.

Però, quando si hanno strumenti di generoso diametro e dimensioni compatte (ad esempio i tanto in voga S-C spianati da 30 o 35 cm. e gli analoghi RC di pari apertura) con pesi prossimi ai 25 chili, ci si rende conto che, salvo scegliere montature di classe superiore (e costo relativo), le economiche proposte odierne (Vixen, Celestron, Sw con le varie eq6 anche modificate) devono arrendersi e non possono garantire un sostegno adeguato.

E’ in questo casi che una vecchia montatura come quella oggetto dell’articolo risulta vincente.

CARATTERISTICHE GENERALI

Cominciamo a dire che una Alter D-6, dotata dell’anziano ma indistruttibile (e non sottovalutiamo questo aspetto) FS-2 (magari nella versione da me posseduta a 30 volt con maggiore coppia) ha un valore sul mercato dell’usato prossimo ai 2000 euro, alla portata quindi di qualsiasi tasca o quasi.

Aggiungiamo, per dovere di critica logica, che andarsene in giro per montagne con un tubo ottico da 35 cm. e oltre 20 chili di peso (a cui aggiungere il resto della strumentazione) appare ai miei occhi quantomeno anacronistico se non più vicino a una sfida personale che non alla normale attività di un astrofilo e che, quindi, penso che simili ottiche se ne debbano stare in postazione fissa con buona pace degli avventurieri.

In questa ottica il peso mostruoso della Alter D-6 (30 chilogrammi per la testa equatoriale e altrettanti per il treppiedi) risulta non penalizzante, anche se, per come vedremo sia la montatura una volta aperta, resta un dato eccessivo.

Ma come il popolo russo ha eretto i monumenti a Lenin su solidi blocchi in cemento armato, così i progettisti di questa montatura hanno pensato di infarcire le sue “gambe” di solido e popolare ferro dolce.

L’estetica della montatura è molto gradevole: pulita senza fronzoli e con solo le cose che servono al loro posto. Inoltre, la sagoma troncoconica delle sue parti portanti è studiata con una certa attenzione alla fisica delle masse e consente una notevole stabilità.

Le manopole di regolazione degli aggiustamenti in altezza e azimut sono accettabilmente ben dimensionale e nessuna parte in plastica è riscontrabile nella montatura. Questo aspetto è incredibile! Nemmeno le manopole presentano parti in materiale plastico (così niente tende a rompersi nemmeno a temperature molto al di sotto dello zero).

Inoltre, con una logica tutta “meccanica militare vecchio stampo”, ogni parte della montatura è smontabile con attrezzi di fortuna (qualche brugola e due cacciaviti) e facilmente accessibile. Questo, vedremo in seguito alla sezione “difetti migliorabili”, è importantissimo perché permette all’amatore dotato di un po’ di buona volontà e un minimo di manualità, di intervenire sulla montatura (cosa oggi praticamente impossibile sui prodotti di ultima generazione).

PORTATA

La Alter D-6 è “accreditata” di carico utile visuale di circa 40 chilogrammi. Considerando che possiedo la montatura da 5 anni e l’ho utilizzata in accoppiamento con una pletora di strumenti diversi e anche in confronto con altre equatoriali “concorrenti”, posso dire con certezza che tale affermazione NON corrisponde a verità, come del resto nessuna delle montature esistenti che ho avuto modo di vedere porta in modo adeguato i chili dichiarati.

Come sempre, però, la verità è opinabile e dipende da come viene presentata.

La Alter D-6 porta un S-C da 30 chili ma NON porta un rifrattore da 240 cm. di lunghezza e 20 chili di peso. Non solo, ma trova la sua massima capacità di carico abbinata a un rifrattore da 150 mm. e 1800 di focale con il suo telescopio guida 90/900 (un set-up che non supera quindi i 20 chilogrammi per una lunghezza di circa 170 cm.)

Sia chiaro, nessuna altra montatura da me testata, avuta, o semplicemente usata, nella classe dei 40/50 chili di portata) è in grado di sostenere adeguatamente un rifrattore di 20/25 chili di peso e lunghezza prossima a 240 cm. NESSUNA, indipendentemente dal suo costruttore. Un simile rifrattore richiede una portata quantomeno doppia.

Chiariamoci, a questo punto, il concetto di “portata”. Negli anni ’90 ho visto astrofili installare tubi Celestron C11 su montature come la Vixen Great Polaris con una dichiarata fantasia ginnico-statica degna di una barzelletta e annunciare con orgoglio “Vedì? Guarda che bello!”.

Poi i tempi di smorzamento si avvicinavano ai 10 secondi... Beh, diciamocelo, siamo lontani dal mio personale concetto di “portata” che trova la sua logica quando i tempi di smorzamento delle vibrazioni non superano i 2 secondi operando a circa 250/300 ingrandimenti.

DIFETTI (migliorabili e no)

Non pochi, alcuni assolutamente veniali, altri meno. Cominciamo dai primi.

La montatura non è autobilanciata e questo a causa del posizionamento del motore in declinazione. Non c’è nulla da fare, quindi va accettato che il sistema resti, sempre, lievemente sbilanciato da una parte. E’ un problema tutto sommato limitato dato che la montatura raramente verrà caricata con tubi ottici che pesano meno di una decina di chilogrammi.

Altro difetto (assolutamente risolvibile) è dato dalla minuteria (vitine) usate per il fermo dei carter di protezione dei motori e del complesso insieme di ingranaggi di demoltiplicazione. Sono talmente piccole che, una volta svitate, NON perderne almeno una è impossibile.

Altra “carenza” riguarda i collegamenti elettrici dei motori. Ci si trova innanzi a una semplificazione russa da maniscalco che potrebbe portare (come capitato a me) alla rottura di qualche saldatura e all’immediato fermo della montatura. Si risolve in 20 minuti (con buona pace di altri sistemi più evoluti) ma bisogna aprire i carter, scollegare i motori, modificare i cavetti, risaldarli per benino, e poi tutto funziona egregiamente.

 

Se quanto sino ad ora descritto può essere risolto facilmente restano però altri due grossi handicap che vanno descritti e valutati. Uno si risolve (con un poco di lavoro) l’altro, invece, no.

I progettisti russi, inspiegabilmente, hanno deciso di usare, come supporto ai gruppi motori (mi riferisco al sistema di declinazione, che è quello che denota il problema) due belle piastrine in alluminio da 8 millimetri di spessore in cui sono state filettate le sedi dei bulloni di ancoraggio.

Bello, pulito, ma quando la montatura viene caricata con un rifrattore da 2 metri di lunghezza (con il conseguente braccio di leva) questo sistema va a farsi benedire. Si creano dei micro-giochi di cui non ci si accorge direttamente ma che allontanano di qualche mezzo millimetro la corona dentata di declinazione e la vite senza fine che la “gestisce”. Il risultato è un gioco sull’asse di declinazione che, a ingrandimenti elevati diventa ingestibile. Provate a lavorare con il tubo ottico che, al tocco, si sposta di mezzo grado in su o in giù. 

Il tutto va rifatto: nuovi bulloni contropiastrati, regolazione dell’accoppiamento viste senza fine- corona dentata, re-ingrassaggio del tutto. Io so farlo ma non è detto che lo possa fare chiunque (serve un minimo di attrezzatura). Però si risolve! Fatto questo la montatura è una roccia anche con un bel rifrattore da 15 cm. a f12.

Ciò su cui non si può intervenire è la dimensione delle ruote dentate. A mio parere sono di diametro troppo piccolo per una montatura di questa classe anche se, va detto, sono ben inserite e bloccate nelle loro sedi.

foto non dell’autore (sempliecemente perché non le ho fatte mentre smontavo la montatura e apportavo tutte le modifiche necessarie) - così le ho cercate sul web... :-)

POSITIVITA' E CONCLUSIONI

Tante, davvero tante. Una volta risolti i problemini di “ingenuità” citati al paragrafo precedente si dispone di una montatura che porta tanto quanto una AP 900, che costa quanto una EQ6 accessoriata, che insegue in modo fantastico e che è dotata di un sistema di controllo vecchio ma davvero infallibile (lavorare con l’FS-2, credetemi, è davvero facile e non si può sbagliare). Insomma: non avremo una montatura da portare in giro per fare astrofotografia con un 80 mm. ma se cerchiamo una solida equatoriale da postazione fissa e non possiamo spendere molto  questa è la nostra montatura.

Ho pensato qualche volta di passare a una equatoriale di portata maggiore ma mi sono scontrato con la scarsa propensione personale a spendere 10/12.000 euro per una GM-2000, una SW240 oppure una Parallax 200 o una WAM e ho deciso di tenermi la vecchia e buona ALTER D-6. Nel futuro si vedrà!

Giusto perché si possa valutare il progetto inizale va detto che la montatura, nuova, costava fino ad un paio di anni fa 4000 sterline in GB (meno di 6000 euro) ma era venduta sul mercato europeo a circa 5.300 euro completa di sistema FS-2. Un prezzo, quindi, piuttosto "centrato" anche se oggi, per una cifra simile, si possono comprare strumenti più evoluti.

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