TAKAHASHI FS60-Q e C

Novembre 2014 - Agosto 2015

INTRODUZIONE

La serie FS è stata, se non quella più performante, sicuramente quella più diffusa e ha contribuito ad affermare la leadership Takahashi nel settore dei rifrattori apocromatici amatoriali. Non si può negare che altri produttori abbiano realizzato prodotti simili e di alto livello ma è indubbio che nessuno si sia mai avvicinato alla costante qualità e alla innumerevole disponibilità di raccordi, adattatori, elementi di corredo che hanno caratterizzato la produzione Takahashi fin dagli inizi.

Come molti mi sono avvicinato, tanti anni fa, al mondo dei rifrattori del produttore giapponese proprio grazie alla serie FS con il modello 102 prima e con i fratelli maggiori e minori poi. Ma, pur usandone qualcuno sporadicamente, non avevo mai posseduto un FS da soli 60 millimetri fino ad ora.

Ho un ottimo TS-65P (65/500 tripletto alla fluorite - classe 1977) che è, di fatto, uno dei primi Takahashi a rifrazione con obiettivo a tre elementi, ma mi mancava il doppietto con elemento alla fluorite frontale.

L’FS-60 si è evoluto con il tempo e con esso si sono evoluti alcuni accessori e duplicatori, ma anche i trattamenti antiriflesso che sono passati da quelli superlativi della serie FCT agli altrettanto ottimi della prima serie FS, e poi hanno avuto, nel corso di un paio di anni a cavallo del 2009, alcuni scivoloni (solo sui piccoli 60 millimetri) di qualità, poi fortunatamente ripresi e corretti.

L’FS-60 che è giunto in mio possesso è fortunatamente dotato di un ottimo e molto trasparente trattamento antiriflesso.

Con il piccolo 60 millimetri, Takahashi ha preso spunto dalla logica progettuale Borg, in questo estremamente evoluta, che permette di trasformare lo strumento partendo da una base meccanica comune sulla quale possono essere adattati diversi obiettivi e accessori.

Se inizialmente l’FS-60 nasceva con focale fissa a f8, nel corso de tempo è passato a f5.9 e si è impreziosito con l’aggiunta di un Q-extender da circa 1,7x che lo trasforma in un quadrupletto con rapporto focale f10, oltre ai vari riduttori di focale e spianatori di cui Takahashi ha fatto un vanto.

Per avere idea corretta della molteplicità di soluzioni basta osservare la carta di compatibilità che Takahashi prepara per ogni suo prodotto.

Detto questo va specificato che il telescopio oggetto della nostra prova è il FS60-Q che è, di fatto, un doppio piccolo telescopio. Il corpo principale è identico a quello del FS-60C (e in effetti la targhetta sul focheggiatore recita proprio questa sigla), quindi un rifrattore alla fluorite da 6 cm. e focale di 355 millimetri per un rapporto di f5.9 circa. A questo viene aggiunto un elemento finito contenente il doppietto di tiraggio del fuoco che si avvita al corpo principale tra l’obiettivo frontale e il focheggiatore. Il tubo ottico si allunga di conseguenza e lo strumento diventa meno “mignon” e proporzionalmente più piacevole. L’effetto del Q-extender è porta la focale nativa a 600 millimetri per un rapporto focale di f10.

Il tutto avviene in un pacchetto che, per finiture e qualità percepita, si pone ai massimi livelli e appare completamente diverso dalla attuale produzione “consumer” cinese e orientale.

Lo strumento è relativamente leggero e pesa 1,3 kg. a cui va aggiunto qualche etto per la sua splendida culla originale e una barra passo Vixen o Losmandy a seconda della montatura usata, e il peso del Q-extender (nel mio caso si è giunti a quasi 3 kg. in assetto finale).

Grazie alla estrema duttilità, l’FS-60 ha l’ambizione, pur nel suo limitato diametro, di essere uno strumento tutto fare. E’ un eccellente astrografo in accoppiamento con il riduttore e spianatore dedicati e anche un ottimo “hi-res telescope” nella versione “allungata” con il Q-extender.

Il problema, visto che sulla qualità non si discute (e il test successivo vedremo come confermerà gli assunti di base), è tutto nel prezzo di acquisto.

Takahashi è Takahashi e il “top” si paga, su questo non si discute. Ma quanto e, soprattutto, ne vale la pena?

Facendo due conti si può ricostruire il pacchetto che questo strumento merita affinché la sua logica progettuale sia correttamente compiuta. Listini SkyPoint alla mano, l’FS60-Q costa (nella versione dotata anche del Q-extender da 1.7x) 1.020,00 euro a cui vanno aggiunti 103 euro per la culla dedicata (assolutamente consigliata), 485 euro per il riduttore di focale a f4.2, 187 euro per lo spianatore di campo con rapporto focale di f6.2, 41 euro per il suo dedicato tubo di estensione, più un’altra manciata di euro per gli adattatori “anello a T” per il raccordo con le macchine fotografiche eventuali.

Si arriva, in soldoni, a 1.900,00 euro senza che si abbia ancora acquistato una piastra di collegamento alla montatura, un diagonale, e gli oculari.

Io amo Takahashi, non l’ho mai nascosto e potendo acquisterei qualsiasi loro strumento, ma non posso non considerare coscienziosamente il valore dei soldi. Per quanto perfetto questo sistema è vincolato a 6 cm. di ottica, di squisita qualità, ma comunque di diametro limitato.

Ho visto immagini ottenute con questo set-up che fanno impressione per profondità e qualità ma continuo a considerare che pochissimi astrofili, almeno nel nostro paese, sceglieranno mai di spendere 2.000,00 euro quando con la metà o meno acquistano un prodotto alternativo come quelli commercializzati da TS Italia o Tecnosky. Sicuramente non parimenti qualitativo, questo è da sottolineare, né altrettanto otticamente perfetto, ma comunque simile per prestazioni e superiore per diametro (vedi i vari 70 e 80 millimetri a quattro elementi di ultima generazione).

Schema indicativo di montaggio del modulo Q-extender sui telescopi base "C" e "CB" (che sono identici a parte una lieve differenza nella lunghezza del tubo ottico principale per permettere, nella versione "CB", un più adeguato tiraggio del fuoco per utilizzare camere CCD e/o reflex digitali di ripresa (sopra le due differenze di posizionamento, sotto la versione "Q").

STAR TEST

Ho voluto suddividere il test analizzando le immagini fornite dalla inziale configurazione a f10 e poi da quella a f5.9 come si trattasse di due strumenti differenti. Il primo approccio, dato che lo strumento era montato in parallelo al mio FCT-150 Takahashi nella configurazione f10 come strumento “cercatore”, è stato con il Q-extender installato. E’ la versione che tendenzialmente preferisco potendo contare su "minimo" di focale per poter gestire ingrandimenti “planetari”, e lo star test non mi ha deluso.

Le immagini in intra ed extra focale appaiono molto simili e geometricamente corrette con una maggiore pulizia degli anelli di Fresnel nella posizione intrafocale. In compenso non è praticamente avvertita alcuna dominante spuria se non un lieve tono rossastro sulla parte esterna dell’ultimo anello. L’immagine a fuoco è molto convincente con una focalizzazione senza incertezze e un disco di Airy perfettamente rotondo. Il primo anello di diffrazione è di medio spessore e il secondo non si avverte quasi.

Lavoro, per indicazioni al lettore, con un oculare Takahashi LE da 2,8 millimetri che offre 214 ingrandimenti e con un 5mm. LE che ne offre 120.

L’apocromaticità è confermata ma c’è una “stonatura” dovuta alla non perfetta focalizzazione del rosso.

In effetti, e questo è importantissimo per comprendere il carattere di un rifrattore, il valore di Sthrel Ratio nel viola, blu, verde è altissimo, mentre scende un tantinello nel giallo (ma entro valori accettabilissimi), e anche nel rosso.

Andare a scovare il residuo cromatico risulta quindi, in questo FS60-Q, cercare il rosso e non il blu/viola.

Del resto lo strumento nasce come piccolo astrografo e come strumento secondario ai più grossi rifrattori da 5 o 6 pollici e la sua progettazione va in questa direzione: dare la possibilità ai clienti Takahashi di avere un telescopio ultraportatile e relativamente leggero per i cieli e le situazioni lontane dove trarre splendide immagini del cielo profondo o godersi le eclissi solari.

Sono io che sono un maniaco e voglio usarlo per guardarci la Luna e Giove (e altri soggetti di pari portata) e nonostante la vocazione principale non posso non sottolineare quanto lo star test sia comunque di ottimo livello e migliore di quello di TUTTI i prodotti competitor testati sino ad oggi. Il risultato è che osservare le stelle a oltre 200 ingrandimenti è godibilissimo e le immagini restano molto pulite.

Ma come funziona l’FS60 in versione “C” (ossia senza l’ausilio del Q-extender)?. Con una focale di soli 355 millimetri diventa piuttosto difficile ottenere ingrandimenti spinti se non con l’ausilio di lenti di barlow interposte che però introducono complessi ottici non originali e che potrebbero falsare il responso del test. Così, anche se composto da un doppietto negativo interno, uso l’oculare Takahashi LE da 2,8 mm. che offre circa 127 ingrandimenti per eseguire lo star test. Non sono molti ma li preferisco ai 154 offerti dal celestron X-Cell da 2,3 millimetri che ha una qualità sicuramente non all’altezza della serie LE Takahashi.

Le immagini in intrafocale ed extradotale appaiono, nella versione “C” senza Q-extender, più simili tra loro che non nella configurazione ad f10 e distinguerle l’una dall’altra risulta difficile se non ci sia approssima al fuoco perfetto dove emerge una maggiore pulizia degli anelli in posizione intrafocale.

Il punto di fuoco è univoco, preciso e molto ben focalizzato tanto che, in tutta onestà, trovo ben poche differenze a questo ingrandimento tra le due versioni "C" e "Q". In compenso ora la correzione del rosso appare molto meno spinta e, controllando le specifiche che Takahashi rilascia, si nota proprio una diminuzione notevole della Strhel ratio nel rosso.

Nel confrontare i due star test va anche detto che, mentre in versione f10 questi veniva condotto a 214 ingrandimenti, nella versione "C" siamo a soli 127 circa (quindi con una pulizia di immagine superiore).

Considerazione a lato va fatta per la possibilità di spaziare sui campi ampi e che lo strumento a focale nativa, unito all’oculare da 30 mm., offre 12 ingrandimenti con un campo reale di oltre 4° che sono una enormità utilissima per godere appieno degli mapi campi stellari della nostra Via Lattea.

Per comprendere come gli elementi di upgrade (modulo Q-extender, riduttore di focale, spianatore di campo) influiscano sulla resa ottica è utile osservare con un minimo di attenzione i diagrammi postati che rendono molto bene l’idea di come si comporti il piccolo 60 millimetri giapponese nelle varie configurazioni. 

Ma, al di là degli spot diagrams, il nostro test è visuale e, come fatto per la versione "Q" ho "tirato" il collo al 60 millimetri giapponese usando la stella Capella, nella costellazione dell’Auriga che è a questo scopo comoda: sufficientemente luminosa da gestire alti ingrandimenti e posta ad una altezza sull’orizzonte (nelle notti di novembre 2014) tale da essere relativamente poco disturbata dalle brume della pianura.

L'astro è splendido anche se, con l'oculare da 30 millimetri e il set up in versione "C", si nota un certo effetto di parallasse che scompare all'aumentare degli ingrandimenti. Indubbiamente i 127x (offerti dal 2,8mm.) sono pochi ma l'immagine è molto pulita. Ho provato anche a utilizzare l'oculare LE da 5mm. accoppiato ad una barlow apocromatica TS da 2,5x che offre 177 ingrandimenti circa. A questo potere le immagini stellari sono però meno belle di quanto non sappia fare lo strumento in configurazione "Q" ma temo che parte del decadimento sia dovuto all'interposizione della barlow. Sicuramente, dopo un po' di tempo passato all'oculare, si definisce con certezza una maggiore propensione del "Q" ad operare in alta risoluzione (come del resto confermato dal test di separazione dei sistemi multipli di riferimento - vedi oltre).

Nelle due immagini le differenze (limitate esclusivamente alla parte di lunghezza dell'intubazione) tra le versioni "CB" e "C", la prima votata più specificatamente alla

fotografia con reflex digitali e la seconda più adatta ad un uso "all around".

Nella realtà la componente ottica e il focheggiatore sono identici.

ALTA RISOLUZIONE: STELLE DOPPIE

Il cielo umidissimo e lattiginoso di Milano non rappresenta il meglio per l’osservazione dei sistemi multipli, specialmente con strumenti di piccola apertura. Nelle notti dei test, a novembre inoltrato, l’umidità è tale che ad occhio nudo si scorgono solamente stelle di magnitudine superiore alla 2° e diventa quindi molto difficile andare ad indagare coppie con compagne di mag. inferiore alla settima.

Ho comunque voluto spremere il piccolo 60 mm. giapponese in configurazione Q, con focale quindi di 600mm. per ottenere poteri interessanti e utili all’osservazione delle doppie.

Quello di Epsilon Lyrae è stato l’ultimo sistema indagato ma lo cito per primo poiché ritengo indicativa la sua osservazione con il 2,4” Takahashi. Già in configurazione “C” con l’oculare LE 5mm. (71x) il sistema è risolto nelle sue 4 componenti principali (molto vicine a due a due). Passando in configurazione “Q” e installando l’oculare da 2,8 mm. serie LE (potere di 214x circa) il quadro appare stupefacente per focalizzazione, pulizia e separazione delle due doppie.

 

La 49 CYG (20,38 + 32,18) viene approcciata subito con il 2,8 mm. (come del resto tutte gli altri sistemi indagati). Appare la componente primaria di ferma luminosità (mag. 5,8) e una debolissima stella secondaria (mag. 8,1) appena oltre il primo anello di diffrazione della principale con una separazione prossima ai 3”.

 

Struve 2762 GYG giace a 21,09 + 30,12 con componenti di mag. 5,7 e 8,1 separate da 3” oltre ad una terza compagna di mag. 8,7 molto più lontana ad oltre 58”.

Non ho speranza di cogliere la terza stella ma le due principali appaiono separate e anche la debole compagna riesce a farsi notare nel lattiginoso cielo di contorno. E’ una visione un po’ al limite ma le ottiche lavorano bene e il risultato conferma la visione della 49 CYG che si fregia di valori analoghi.

 

Anche la Delta CYG, doppia difficile e molto sbilanciata, ha dovuto arrendersi alla ottima correzione globale del piccolo Takahashi che ha mostrato la secondaria ben centrata sul primo anello di diffrazione della stella principale. Una immagine delicata e piacevole benché un poco al limite.

 

Struve 2741 è, se possibile, ancora più emozionante. Si tratta di un sistema più stretto ma con componenti meno drasticamente diverse per intensità luminosa. La primaria brilla di mag. 5,9 e la secondaria si attesta intorno alla 6,8. Ma è la separazione che mi interessa, inferiore ai 2” che rappresentano il limite teorico dello strumento. L’immagine che mi appare a 214 x è quella di un perfetto “Barbapapà” con i due astri lievemente interpolati. Sarebbe necessario un cielo più scuro e un maggiore ingrandimento ma già così è un bel vedere!

 

Per ultima (o quasi) lascio la MU CYG, conosciuta anche come Struve 2822, doppia davvero al limite strumentale con componenti di mag. 4.7 e 6.2 separate da 1,9”. Si tratta della “prova del 9” che il piccolo Takahashi, nonostante il potere di ingrandimento limitato a 214x e un cielo molto bianco, riesce a superare mostrando chiaramente i due astri interpolati nella classica figura ad arachide.

 

Concludo infine con una panoramica osservazione della sempre bella Albireo che mostra una saturazione di colori invidiabile alla piccola ottica da soli 6 cm. e che, pur non offrendo significative indicazioni prestazionali, offre un quadro delizioso che porta gioia all’animo.

L’FS60-Q esce a testa altissima dalla prova su sistemi doppi sbilanciati dimostrando di essere in grado di scendere sotto al limite di Dawes avendo mostrato come doppi sistemi sbilanciati che sono a ridosso del valore di riferimento per la classe di apertura dello strumento. Per onestà e correttezza va fatto presente che i risultati ottenuti sono difficilmente pareggiabili da ottiche non di pari livello e costo inferiore.

ALTA RISOLUZIONE: LUNA E PIANETI

IN PREPARAZIONE...

CIELO PROFONDO: OSSERVAZIONE

Nelle notti di Agosto 2015, insieme e in alternativa ad altri strumenti, ho avuto la possibilità di usare il piccolo FS-60 sotto i bui cieli della mia postazione valdostana a 1850 metri. L'utilizzo dello strumento era cominciato come astrografo veloce (usato in focale nativa a 355 millimetri) in accoppiamento alla camera Watec 120N+ recensita su questo sito (vedi http://www.dark-star.it/astronomia-articoli-e-test/test-accessori/watec-120n/) e come tale è proseguito per alcune ore. Quando poi ho inavvertitamente urtato il treppiedi della montatura perdendo allineamento utile alla ricerca degli oggetti deep sky con il sistema go-to e ho dovuto ripetere la procedura di stazionamento mi sono lasciato sedurre dalla visione che l'oculare mi offriva.

Il Takahashi LE 30 millimetri permette un potere di circa 12 ingrandimenti con un campo di oltre 4 gradi. Stelle finissime e una densità tale da lasciare a bocca aperta. Annoiato dalla impersonale immagine offerta dal montor del PC ho riscoperto con piacere l'immergersi negli ampi campi della Via Lattea estiva. Ho così indugiato alla ricerca di alcuni degli oggetti che avevo poco prima fotografato ritrovandoli nel loro fulgido splendore (si trattava principalmente di ammassi aperti tra le plaghe della Lyra, della Volpetta, del Cigno e del Cefeo) ricchi e incantevoli. Ho poi volto l'attenzione alla immensa M31 riuscendo a intravedere una debole banda (!) ma soprattutto godendo di una immagine tridimensionale della immane isola sospesa nell'universo.

E' indubbio che il detto “per il cielo profondo servono tanti centimetri di apertura” sia vero, ma anche soli 60 millimetri di fluorite trasparentissima sotto un buon cielo aprono le porte ad una o più notti di incanto. Non serve avere, serve fare...

CIELO PROFONDO: FOTOGRAFIA

E’ il campo di applicazione teoricamente d’elezione per il rifrattore Takahashi, specialmente se accoppiato al riduttore di focale a f4.2 oppure al più lento ma più corretto spianatore di campo con focale a f6.2.

Non essendo un imager di livello, e non avendo neppure la tentazione di cimentarmi alla scoperta dei limiti ultimi di questa ottica in campo fotografico, posto le immagini fatte da altri, astrografi più capaci di me, a significativa testimonianza della notevole capacità di ripresa del piccolo rifrattore giapponese. Ritengo che le immagini “parlino da sé”.

Sotto: chart system della versione FS-60C con tutti i suoi upgrade possibili

e raccordi vari: una stupenda versatilità di cui, purtroppo, ogni pezzo costa caro

COMPETITORS

Diciamo che, in questa fascia di prezzo e qualità, i competitors non sono molti e possono essere limitati a due prodotti. Il primo è il BORG 60ED che offre una modularità spettacolare in un packaging super trasportabile (come da consuetudine Borg). Il 60ED è un bellissimo strumento dalla livrea molto accattivante e dotato di tutta una serie di elementi di upgrade che lo rendono un grande performer fotografico. Non è economico e, in Italia, non lo importa più nessuno o quasi (come tutta la produzione Borg). Una scelta che personalmente non condivido ma che, evidentemente, segue delle logiche di mercato a me sconosciute.

Nella versione “completa”, dotata cioè di tutti gli elementi adatti all’osservazione visuale e alla ripresa fotografica (compreso il riduttore 0,7x) costa la bellezza di oltre 1200 sterline sul mercato anglosassone e di circa 1300 dollari su quello statunitense. Sono prezzi decisamente allineati a quelli del rifrattore Takahashi. Tra i due sceglierei comunque il Seisakusho per via della possibilità di operare a f10.

Qui sotto le specifiche del pacchetto Borg relativo al piccolo 60ED completo:

 

The Japanese-made Borg 60ED f4 features a Japanese Ohara ED glass element and Borg's 0.7x Triplet Multi Super Reducer resulting in a fast 5-element astrograph fully optimised for wide-field astrophotography.

Also features a built-in camera rotator and Borg's silky-smooth M57 Helical Focuser DX LII

 

Covers a full-format 35mm sensor.

 

Features

  • Made in Japan
  • ED glass element
  • 0.7x triplet reducer
  • Five-element design optimised for astrophotography
  • Borg Helical Focuser
  • 245mm effective focal length
  • Fast F4 focal-ratio
  • 35mm full-frame coverage
  • Built-in camera rotator

 

Includes

 

Mini 60ED Objective Assembly (#2260)

M57 to M57 ADII (#7458)

M57 Helical Focuser DX LIII (#7861)

N57/60 Extension Tube L 60mm (#7604)

0.7x Triplet Multi Super Reducer with camera rotator (#7870)

 

...Amici... non lo nego: i BORG mi sono sempre piaciuti tantissimo tanto che il prossimo regalo che mi farò sarà un 125-SD ma, a parte questo, il suo prezzo risulta impegnativo.

L’altro competitor del FS-60 è americano e di casa TeleVue e si chiama TV -60. Si tratta di un piccolo doppietto apocromatico da 6 cm. con 360 mm. di focale per un rapporto di F6. Come il Borg è dotato di un focheggiatore solamente elicoidale ed è anch’esso estremamente compatto e trasportabile.

E’ più a buon mercato dei suoi antagonisti (poco meno di 900 euro sul mercato italiano) ma è molto meno “duttile” e dotato di gadget trasformisti. Inoltre ha un aspetto più tradizionalmente da spotting-scope e, benché gli americani impazziscano per questi prodotti (come del resto per Astro Physics), a me il piccolo TeleVue non “muove” nulla e non lo comprerei mai (e si sa quanto io ami il mio vecchio Geneis 100/500).

A parte l’altissima fascia di mercato va anche detto che, ultimamente, si sono affacciati sul mercato prodotti globalizzati di produzione orientale che offrono, quantomeno sulla carta, caratteristiche interessanti. Tra questi c’è sicuramente il nuovissimo TS 60ED (importato da Teleskop Service Italia). Dotato di un doppietto in FPL-53 con focale di 330mm. si pone proprio come alternativa ai prodotti giapponesi. Può essere dotato di riduttore fotografico che porta la sua focale a 260mm. e, come il Takahashi oggetto della nostra prova, è fornito di un solido focheggiatore da 2 pollici che lo rende un vero piccolo telescopio.

Gli manca un “tele extender” dedicato (almeno per il momento) ma la sua dotazione, che comprende oltre al tubo ottico una culla apposita, una barra passo Vixen e una borsa di trasporto, si porta a casa con “soli” 679 euro, meno della metà di quanto richiesto dai prodotti con gli occhi a mandorla.

Non possiamo sperare che il livello ottico sia identico ma sicuramente questo prodotto, che avrò prossimamente occasione di provare, si pone come interessantissima alternativa allo strapotere del Sol Levante.

CONCLUSIONI

Indubbiamente lo strumento è caro, e non poco. In compenso offre una notevole osa di qualità e “plus”. Ha una doppia focale (il che lo rende astrografo di altissimo livello e anche strumento planetario e per sistemi doppi dalle non disprezzabili performances, soprattutto in relazione al modesto diametro) ed è superbamente realizzato oltre ad essere oggetto molto bello.

Si può vivere bene anche senza un FS-60Q e C ma si perderebbe una chicca. Inoltre, nella nuova concezione di modularità Takahashi, è possibile trasformarlo, con una spesa aggiunta di poco più di un migliaio di euro (!) in un più performante FC-76 (è disponibile presso gli importatori il modulo “solo ottica” da sostituire).

Inoltre, e questo mi rendo conto è un pensiero molto personale, il 60Q-C offre l’ideale compendio al mio grosso FCT-150 sul quale funge da cercatore di lusso o strumento guida.

In conclusione: solo per chi ha davvero voglia di spendere tantissimo per avere il massimo. Come nell'immagine qui sotto è e resta un oggetto degno di "Colazione da Tiffany".

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