Agosto 2013
Il newton 200 F3 con in parallelo un rifrattore Vixen 70 mm. tripletto semi apocromatico
Le ottiche per questo strumento sono giunte al mio cospetto a seguito di uno scambio di strumenti almeno un paio di anni fa. Un primario e secondario di Zen (benché i natali non mi siano stati certificati) a formare uno spintissimo newton fotografico (ma forse meglio dire Rich Field) con rapporto focale di 1:3,3.
L'intubazione, estremamente spartana, era costituita da un tubo in lamierino calandrato di alluminio verniciato esternamente di arancione e internamente accettabilmente opacizzato di nero-fumo.
La cella del primario era "incriccata" e ho dovuto smontarla, sostituire i supporti e le viti di regolazione, molle comprese, per farla funzionare in modo decoroso. Il tubo è stato sistemato, sono state sostituite le viti di fermo dello spider del secondario e il focheggiatore è stato smontato, pulito, spessorato ove serviva, ingrassato e rimontato.
Lo strumento mi piaceva: ricorda i vecchi EPSILON di casa Takahashi (con le dovute proporzioni ovviamente) e avevo intenzione di farne un "cerca-comete" da usare sotto i cieli bui della mia postazione in Valle d'Aosta.
Tra i gadget presenti c'era un correttore di coma di produzione Vixen, per l'esattezza quello che equipaggiava il famoso newton 200-SS giapponese. Non sapevo quanto potesse lavorare bene con un'ottica nativa a f3,3 ma le prove sul campo hanno dimostrato una certa diminuzione del coma a bordo campo e la cosa, almeno per il momento, mi basta.
L'economico focheggiatore da 2 pollici con inserito il correttore/spianatore
Vixen nato per il modello 200-SS
La culatta posteriore con il carter di protezione del primario e le viti di regolazione della cella
Diversamente da quanto si possa credere lo strumento risponde bene in campo visuale. Nonostante i pronunciatissimi spikes dovuti alle barre di sostegno del secondario (spesso alcuni millimetri) e un rapporto focale molto spinto, se gli oggetti vengono tenuti al centro del campo inquadrato, dove gli effetti del coma non si fanno sentire, ci si possono togliere alcune soddisfazioni.
Venere, osservato durante il giorno al suo passaggio al meridiano, mostra una bella falce quasi al primo quarto, con un contorno ben netto, una lieve indentatura delle cuspidi e qualche accennata variazione di luminosità sulla coltre di nuvole. Il paragone con il vicino TeleVue Genesis rende bene l'idea. Il rifrattore è più pulito ma i dettagli sono grossomodo gli stessi (Venere è piuttosto avaro, si sa) benché sia più difficile la messa a fuoco. Gli ingrandimenti migliori sono quelli permessi dall'oculare da 5mm. che fornisce circa 130x
Giove non delude. Le bande si vedono piuttosto bene e, a parte le due equatoriali principali, è facile seguire qualche screziatura nelle regioni nord e sud tropicali, con l'inspessimento atmosferico ai poli e anche un debole festone nella zona equatoriale.
La visione migliore si ottiene a 165x (ortoscopico da 4mm.) ma anche a 235x l'effetto "flou" è contenuto e, se il seeing permette, il potere è ancora accettabilmente sfruttabile.
Una comparazione con un ottimo Schmidt Cassegrain da 8 pollici ha visto questi prevalere di un certo margine, soprattutto sui dettagli fini, ma nonostante la ovvia sconfitta il newton si è comportato bene e può essere utilizzato con profitto per seguire l'evoluzione delle features maggiori sul gigante gassoso.
Saturno regge invece piuttosto bene i 235x dell'oculare da 2.8mm. anche se preferisco poteri intorno ai 170x circa. Il maggiore contrasto e pulizia del pianeta inanellato aiuta il buon newton che mostra bene la divisione di Cassini, lascia intravedere il debole anello "C" e non è avaro di particolari sul Globo. Più scura la regione polare, accettabilmente netta l'ombra del pianeta sugli anelli (anche se poco aperta in questo periodo) e visibile una zona temperata più scura rispetto al resto della superficie. In sintesi una immagine gradevole, benché non pari a quella del 8" S-C e nemmeno a quella di un buon rifrattore apo da 10 cm.
Benché non sia il campo d'impiego principale per un newton aperto a f3.3, è possibile ottenere immagini appaganti di molti sistemi multipli se si è accorti nella loro selezione. Inutile tentare di osservare coppie strette e sbilanciate in cui lo strumento tende a mostrare la corda, ma almeno fino ai 235x offerti dall'oculare da 2,8mm. è possibile spingersi con profitto su doppie con separazione prossima ai 1,5" o 2" e magnitudine similare.
A parte la sempre bella ALBIREO, o la altrettanto bella COR CAROLI, o ALGIEBA, mi ha stupito la visione di coppie come IZAR e DELTA CIGNY.
Entrambe sono ben risolte, con dischi di airy separati e accettabilmente puliti e una non eccessiva invadenza degli anelli di diffrazione.
Importante è tenere ben centrata l'immagine (quantomeno non andare oltre 1/2 del campo inquadrato) e operare una attenta e dolce messa a fuoco. Operando a F3.3 il così detto SNAP TEST è impietoso e basta una rotazione infinitesimale della manopola di messa a fuoco per allontanarsi molto dalla posizione ideale. Quando però la si trova l'immagine è decisamente bella. I 4 spikes delle componenti principali sono lunghissimi e luminosi e le compagne giocherellano poco oltre il primo anello di diffrazione con una presenza netta e pulita.
Non sono le immagini di un rifrattore da 4 o 5 pollici ma il buon guadagno luminoso aiuta a percepire bene compagne deboli.
Bella e pulita l'immagine, a 80x e a 132x (ma anche a 235x) della "doppia-doppia" Epsilon Lirae che si presenta perfettamente separata e senza apprezzabili segni di astigmatismo.
Altrettanto bella è la visione di singole stelle luminose a poteri medio bassi. Osservare Vega o Arturo a 50x con questo strumento equivale ad avere una sensazione di tridimensionalità (offerta dagli spikes pronunciati e dalle tante stelline di campo) emozionante e può essere un rilassante passatempo.
Vista frontale dello strumento. Si noti il cospicuo spessore dei supporti della cella del secondario
Una immagine di VEGA che rende bene quanto espresso nel testo. La lieve asimmetria della figura stellare è dovuta al metodo di ripresa (afocale con macchina accostata fotografica all'oculare e tenuta "a mano": quindi con un inevitabile lieve errore di parallasse che oblunga un poco la stella).
CONTINUA...