Luglio 2016
Quando, nel 1969, Takahashi diede seguito al suo primo telescopio TS-65/900 lo fece diversificando la sua proposta e sposando lo schema newton classico a lungo fuoco.
Il prodotto era maturo già all’atto della prima commercializzazione, molto ben rifinito, relativamente pesante ed estremamente solido.
In teoria dotato di ottiche di primo livello con lavorazione molto spinta rappresenta una “chicca da collezionisti”, almeno nel nostro miope mondo occidentale, e una occasione per conoscere più a fondo la produzione Takahashi. Vediamo insieme come è fatto e come performa.
Lo strumento, acquistato e importato per conto di un caro amico, è giunto in accettabili condizioni di conservazione anche se molte sue parti necessitano di un restauro di medio livello. Per onor di cronaca va detto che il "nostro esemplare" è della tipologia "1" che rappresenta la seconda serie o quantomeno una versione successiva ai primissimi anni e dotata di tubo di diametro minore (127mm. contro i 140mm. iniziali). L'anno di produzione dovrebbe essere il 1972 e questo ci porta a considerare che Takahashi abbia beneficiato di alemno un paio di anni buoni per affinare il proprio newton. Il nostro esemplare sente però il peso del tempo: focheggiatore e specchio primario hanno bisogno di un po’ di amore (il primario è affetto da funghi e coperto di sporcizia e ha i bordi con l’alluminatura scheggiata e rovinata), il secondo ha invece un comportamento poco lusinghiero per lo standard giapponese.
Alcune parti vanno sistemate, viti sostituite e loro sedi nuovamente filettate, la verniciatura necessita di un’opera di pulizia approfondita. Prima di affrontare questi lavori ho però deciso di limitarmi ad una collimazione accurata ed al test delle ottiche, nello stato in cui si trovano, per saggiare la validità globale dello strumento.
Se alcuni anacronismi danno fastidio (tra tutti il fatto che le viti di blocco della cella porta primario lavorino su controdadi non fissati al tubo!) alcune caratteristiche meccaniche risultano estremamente funzionali e ben realizzate. Tra queste il sistema di regolazione dello specchio secondario e, in generale, tutta la sua cella e il supporto. Questi è unico (come in alcuni Vixen dotati di focheggiatore a slitta), molto robusto e sostiene una cella di medie dimensioni estremamente ben realizzata con molte parti che si avvitano le une sulle altre e viti di regolazione grandi e ben posizionate in asse.
Questa sovrabbondanza (che apprezzo molto soprattutto per la facilità di collimazione che permette) si traduce in una ostruzione centrale di circa il 27%, un valore più alto del 24,5% che fa registrare il concorrente di casa Vixen con pari caratteristiche di schema ottico.
Se il problema delle viti di blocco della cella del primario possono essere superate (con un po’ di buona volontà “una tantum”) meno facile appare migliorare il focheggiatore di serie. Ben realizzato e bello da vedere il sistema risulta però duro da azionare e poco progressivo. Parte del problema è sicuramente imputabile alla vetustà dei grassi presenti e alle incrostazioni ma temo che esistano anche piccole “tolleranze” che causano un poco di basculamento durante il movimento. Va migliorato, magari con una opera di smontaggio completo, lavaggio, corretto accoppiamento e nuovo ingrassaggio.
Fotografie dello strumento appena giunto dopo la trasvolata intercontinentale.
Le immagini a corredo dell’asta erano decisamente poco veritiere considerando
lo stato reale del tubo e delle sue componenti.
Ho trascorso una lunga serata all’oculare del Takahashi TS-100 e di due telescopi scelti a paragone per testarne le reali potenzialità e valutare nel migliore dei modi le sue caratteristiche.
Come benchmark è stato scelto il Vixen 100 Hypertech (il mio newton realizzato con ottiche Vixen - di due set diversi) e un rifrattore acromatico Takahashi TS-65 (più o meno coevo del TS-100 oggetto della nostra prova).
Al nuovo arrivato ho concesso la montatura più solida, una Ioptron CEM-60 su colonna fissa, mentre a sostenere il newton 100 Hypertech è stata chiamata una Vixen Super Polaris su colonna e ruote e per il rifrattore una New Polaris manuale classica e poi una EM-100 su colonna.
Il primo approccio al TS-100 è stato finalizzato all’ottenimento della migliore collimazione possibile che è stata raggiunta (lodevole appunto) in pochi minuti grazie ad una meccanica ottimamente realizzata. Arturo, alpha Bootis, altissima sull’orizzonte è stata scelta come target per lo star test che ha offerto risultati purtroppo non entusiasmanti.
All’ingrandimento ideale di circa 111x, offerti dall’oculare otoscopico Vixen da 9 mm., le figure di diffrazione hanno evidenziato un importante residuo di aberrazione sferica e anche una sorta di effetto “bordo ribattuto” che mi ha lasciato molto perplesso. Poiché ho avuto altre esperienze simili nel corso dei passati test eseguiti ho lasciato tempo al piccolo newton giapponese mentre mi godevo le immagini “razor sharp” offerte dall’incredibile 100 Hypertech, forse il migliore newton da 4 pollici nel quale abbia mai avuto il piacere di guardare.
Gli strumenti erano all’aria da oltre due ore ma il calare delle tenebre ha portato un abbassamento della temperatura di qualche grado che speravo potesse essere, almeno in parte, causa del comportamento poco lusinghiero dello specchio Takahashi.
In effetti, con il passare del tempo, la situazione è migliorata. Le immagini di intra ed extra focale hanno assunto un aspetto più simile e gli anelli di Fresnel hanno distribuito tra loro in modo più consono la luce raccolta.
La focalizzazione migliorava e il divario con il Hypertech è andato riducendosi, almeno finché il miglioramento dovuto al corretto acclimamento ha potuto apportare i benefici a lui concessi.
Ad equilibrio termico raggiunto l’ottica ha sfoggiato un comportamento accettabile anche se la graffiante pulizia permessa dall’Hypertech è rimasta un paio di gradini più in alto.
Quanto facilmente rilevabile nell’osservazione a fuoco di una stella di prima grandezza diventava meno schiacciante su sistemi multipli di luminosità inferiore anche se la bella IZAR, ovviamente perfettamente splittata da ambo i telescopi, mostrava più pulizia e minore spessore degli anelli di diffrazione nel Hypertec (che ne mostrava solamente uno contro i due del TS-100).
L’osservazione di Marte, penalizzata dalla scarsa altezza sull’orizzonte, ha mostrato anch’essa una certa differenza nella capacità di evidenziare i pochi dettagli sul globo. Calotta polare, una formazione mediamente scura incurvata e forse un accenno di luminosità sul lembo oltre alla chiara fase del pianeta apparivano relativamente facili nel 100/1000 custom mentre molto poco visibili se non impossibili nel newton Takahashi.
Molto poco significativa la differenza sui larghi campi ove (ma è una valutazione del tutto personale) i sei spikes sottilissimi del Hypertech mi piacciono di più rispetto all’accenno di diffrazione dovuto al singolo supporto (molto spesso) che caratterizza il secondario di casa Takahashi.
Sopra: Il TS100 su Ioptron CEM60 e il 100 Hypertech su Vixen New Polaris.
Sotto vista delle due celle reggi secondario.
Le conclusioni a cui giungo sono ovviamente parziali e non possono essere definitive. Però, finché il legittimo proprietario non acconsentirà a darmi nulla osta per lavorare sullo strumento, posso limitarmi a concretizzare in parole ciò che ho visto e che non è lusinghiero. Abituato alla qualità Takahashi, sia ottica che meccanica, questo TS-100 è stato una delusione. Le ottiche soffrono di aberrazione sferica e il focheggiatore è inusabile secondo i canoni che reputo di mio gradimento.
Credo che molto si possa fare per trasformare questo concerto di problemi in una sonata di discreta levatura anche se temo resterebbe distante dalla quasi perfezione cui mi ha abituato il 100/1000 Hypertech. A Daniele l’ardua sentenza, se questo articolo avrà seguito sarà per volontà sua.
La lettura dell’articolo ha sortito l’effetto che speravo, ossia smuovere il legittimo proprietario dal suo letargo e proporre un qualche intervento di sistemazione, pulizia e/o miglioria generale, per quanto possibile fare senza sostituire o ri-alluminare le ottiche.
Così, armato di santa pazienza ma anche con la ferrea volontà di comprendere la motivazione delle problematiche meccaniche, mi sono accinto a smontare integralmente lo strumento.
Non ho risparmiato nessuna parte giungendo a sezionare interamente il focheggiatore, i supporti, le celle di primario e secondario e anche tutte le viti, brugole, spessori e pinze di ritenzione.
Quanto ne è emerso è stato un quadro sconsolante.
La pulizia e sgrassaggio delle varie parti ha restituito una parvenza di pulizia generale che mi ha permesso di accoppiare correttamente le parti oltre a lubrificarle nel modo corretto.
Dopo un’oretta di lavoro il focheggiatore è stato rimesso in sede e il suo funzionamento è tornato ad essere quello necessario ad uno strumento di buona qualità. Scomparsi i “giochi” di maggiore entità e riottenuta una scorrevolezza adeguata ed una morbidezza di traslazione quasi costante su tutta la corsa del pignone posso finalmente dire che il gruppo di focheggiatura è sistemato.
La particolare architettura della parte anteriore dello strumento prevede che il supporto a singolo braccio della cella dello specchio secondario lavori insieme al focheggiatore con una sede dedicata solidale al gruppo di pignone e cremagliera.
La sostituzione completa dei grassi e la pulizia a diluente delle superfici ha riportato alle specifiche di fabbrica o quasi l’intero gruppo.
Opera meno fortunata ha invece interessato il gruppo dello specchio primario che, problemi di lavorazione a parte, ha evidenziato una bella cella con pattini laterali di spinta ben realizzati e un sistema classico di blocco dello specchio primario che tende ad agire solamente sulla bisellatura laterale dello specchio stesso riducendo quindi a valori ininfluenti le tre “ombre” a 120°
Lo specchio è purtroppo mal messo con l'alluminatura rovinata in più punti e aggradita da funghi e ossidi tra vetro e strato riflettente.
Ho fatto “quel che potevo”, pulendo lo specchio nel migliore dei modi e migliorando sicuramente la situazione generale pur senza poter fare nulla per la sua ossidazione interna.
Unica possibiltà di recupero sarebbe il rifacimento dello strato riflettente ma i costi dell'operazione possono essere sostenuti solamente se la lavorazione dell'ottica lo merita.
In attesa del verdetto finale ho terminato di pulire il tubo e le altre parti, rimontato minuziosamente ogni elemento e provveduto ad una prima collimazione grossolana in attesa di avere una sera di cielo sereno.
Ammetto di non aver nutrito pie speranze circa la soluzione dei problemi di correzione geometrica delle ottiche che, pur pulite e collimate in modo pseudo ottimale, sono rimaste quelle che erano. Avevo però curiosità a valutare nuovamente lo strumento dopo la sistemazione del focheggiatore.
Installato il TS-100 su una montatura EM-100 Takahashi ho lungamente osservato il comportamento del telescopio sulla stella Deneb procedendo anche ad una opera di rismontaggio del primario e “detensionamento” dello stesso mediante azione sulle guarnizioni di serraggio.
La nota positiva della serata trascorsa in compagnia dello strumento “rivisitato” è sicuramente rappresentata dal comportamento ottimale del focheggiatore la cui sistemazione ha giovato notevolmente sulla fruibilità del telescopio, indipendentemente dalle prestazioni ottiche specifiche.
Quanto invece non ha saputo riscattarsi (come era del resto ovvio) è stato appunto il comportamento degli specchi che hanno continuato a palesare una sferica residua ben marcata e un lieve astigmatismo.
Il risultato è, ancora una volta, un telescopio poco graffiante con prestazioni ad alto ingrandimento non all’altezza del suo blasone e del diametro utile.
Le condizioni dello specchio primario e la sua lavorazione non conforme impongono di scegliere tra la sostituzione del set ottico alla ricerca di un miglioramento netto delle prestazioni (un po’ come avvenne per il mio personale Hypertech con ottiche Vixen) e il mantenimento della condizione attuale, a patto di accontentarsi di ingrandimenti non eccezionali e contenuti ai 120/140x circa su soggetti planetari e prossimi ai 170/200x massimo su soggetti puntiformi.