dicembre 2023
L’impiego di obiettivi fotografici con passo M42, tipicamente degli anni ’60 del secolo scorso, è un diletto che può riservare molte
soddisfazioni in campo astronomico, specialmente ora che i sensori delle camere di ripresa raffreddate hanno raggiunto dimensioni dei pixel molto piccoli.
Da cieli di buon livello, inteso come trasparenza e profondità di magnitudine, si possono ottenere ottime riprese di ampie porzioni del cielo abbracciando alcuni oggetti famosi e
“contestualizzandoli” con buona riuscita.
Uno dei fattori determinanti risulta però disporre di un treno ottico/meccanico che risulti correttamente in asse, così da evitare deformazioni asimmetriche del campo di ripresa.
Si tratta di un problema “annoso” che la meccanica dei vecchi obiettivi fotografici, studiati non per riprendere puntini bianchi su fondo nero, non aiuta a risolvere.
La maggior parte degli obiettivi fotografici risulta infatti “non collimata” come si richiede agli strumenti astronomici quando si esegue lo star test.
Altro problema, di più facile soluzione, riguarda il corretto “tiraggio”, ossia la distanza che separa l’ultima lente (o gruppo) dell’obiettivo dal piano del sensore di ripresa.
Fortunatamente esistono adattatori commerciali di varia lunghezza ma non sempre si riesce a trovare la “somma” corretta dei pezzi con il risultato che si tende a compensare piccole differenze di
millimetri con la messa a fuoco dell’obiettivo.
Sopra (e nelle altre immagini a corredo dell'articolo) il KECAY oggetto del nostro test. La scelta di questo "brand" è dovuta alla sua larga diffusione sul mercato e alla ampia disponibilità che offre quanto a raccordi e adattatori, sia per obiettivi moderni che del secolo scorso.
L’idea maestra è quella di un raccordo elicoidale variabile, che abbracci magari una decina di millimetri di “corsa” e che ci aiuti quindi
a trovare il fuoco di ripresa quando la ghiera dell’obiettivo è in prossimità dell’infinito così da lavorare nelle condizioni migliori per gestire al possibile la sferica residua e la distorsione di
campo.
Il mercato offre alcune soluzioni interessanti, tutte spassionatamente cinesi o di egual stampo.
Ne ho provate alcune e in particolare, in questa chiacchierata, mi concentro su un prodotto ben posizionato sul mercato. Il nome, che può essere uno dei tanti di distribuzione, è KECAY Mount Adapter
18014 e si rivolge a chi ha necessità di mettere insieme due attacchi, maschio e femmina, con passo M42x1 (ossia quello dei vecchi obiettivi fotografici) circa. Dico circa perché il filetto appare
non esattamente x1 e non ancora x0,75, forse per via di qualche leggera tolleranza di lavoro delle macchine produttrici.
La corsa di “regolazione” di 11 millimetri, con espansione da 15 a 26 mm. risulta invece ottimale in campo astrofotografico e il costo di una trentina di euro corretto senza essere troppo “cheap” ad
annunciare un prodotto sicuramente scadente o inutilizzabile.
Nel suo insieme l’oggetto appare ben fatto: è solido, ruota bene con una discreta frizione che evita il suo muoversi in condizioni di utilizzo, si avvita anche “benino” per circa metà della corsa dei
filetti M42x1 e, di primo acchito, sembra proprio una panacea.
Poiché nessun prodotto risulta mai perfetto sotto ogni aspetto bisogna assumere, nel testarlo, una posizione critica relativa e tentare di
essere obiettivi senza lasciarsi trascinare da entusiasmi eccessivi o altrettanto eccessive furie censorie.
Il dubbio che avevo all’atto dell’acquisto riguardava due aspetti che vedremo fondamentali e sui quali ho incontrato, come temevo, i punti “deboli” del prodotto (a cui accomuno anche altri simili con
escursioni differenti).
La difficoltà di mantenere l’asse ottico perfettamente centrato è il primo punto dolente. Se questo non inficia la fotografia naturalistica o ritrattistica tradizionale, si esplicita però piuttosto
bene in quella astronomica e nell’analisi dello “star test” risultante su un soggetto puntiforme come una stella.
Si nota, nella ripresa a monitor con e senza l’anello compensatore, come venga introdotto un elemento che “scollima” il sistema. L’effetto è abbastanza pronunciato ma ancora tollerabile se valutato
assialmente. Ossia, perché altrimenti risulta difficile comprendere quanto io stia scrivendo, se ci si limita a valutare quanto si discostano i due ipotetici centri ottici (quello dell’obiettivo e
quello del raccordo) assumendone il perfetto parallelismo.
La deviazione che si registra è innegabile ma non tanto da deformare in modo visibile (o molto visibile) l’immagine stellare finale. Questo, ovviamente, tenuto conto del modesto valore di
ingrandimento e della dilatazione dell’immagine dovuta sia al seeing che ad altri fattori.
Valutando l’immagine finale senza forzare in modo eccessivo l’ingrandimento a video, il risultato risulta quindi soddisfacente benché perfettibile.
Se però ci imponiamo l’impiego di obiettivi che non siano “scriccioli” come i 50 e 80 millimetri, ma prendiamo in esame i 200mm. sovietici
o rimarchiati degli anni ’60 e ’70, oppure ancor peggio alcuni catadiottrici come gli MTO 500 o anche i meno massicci Samyang e derivati (Vivitar e altri) con rapporto focale a f6.3 o f8, ci
accorgiamo immediatamente della inclinazione che il sistema di regolazione elicoidale subisce.
A questo punto la scollimazione diventa percepibile sul fotogramma generando tracce stellari mediamente trapezioidali o tendenti al triangolare oltre ad imporre una disomogeneità di aberrazione sui
quattro angoli del sensore. Le immagini divengono poco gradevoli e si va a perdere la logica di impiego dell’anello adattatore il cui uso, in questi casi, è assolutamente da evitare.
Ci siamo concessi un mezzo articolo, buono per la pausa caffé, su un prodotto dal costo esiguo ma che può aiutare a risolvere qualche
problema a patto di usarlo “cum grano salis”.
Dalla mia personale esperienza posso dire che, abbinato a piccoli e leggeri obiettivi come i MIR 37, gli Helios 44M, o tutta la serie di lenti giapponesi tra i 29 e i 50 millimetri a controllo
squisitamente manuale, il buon KECAY può offrire un contributo notevole nel semplificare la vita a chi voglia fotografare il cielo con i vecchi e universali attacchi a passo M42. Sono contento di
averne acquistato uno e mi sento di consigliarlo senza patemi d’animo.
Se però si desidera impiegare obiettivi, o teleobiettivi, più pesanti o con braccio di leva maggiore (quindi oltre gli 80/85 millimetri di focale), l‘incanto svanisce e il KECAY, da brillante
carrozza, si trasforma anzitempo in zucca.