TAKAHASHI FS-78

Anno 2024

INTRODUZIONE

Il Takahashi FS-78 viene presentato insieme ai fratelli maggiori 102 e 128 nel 1994, come successore del precedente FC-76.

La tecnologia di protezione della fluorite minerale aveva permesso finalmente il trattamento dell’elemento a bassa dispersione e il passaggio dalla configurazione Steinheil a quella Fraunhofer, con vantaggi sui costi di produzione pur mantenendo un livello molto alto di correzione dell’aberrazione cromatica (Takahashi pubblicizzava addirittura un miglioramento in questo senso). Sulle differenze ci siamo già addentarti con un articolo, qui su Dark-Star, pubblicato qualche anno fa e a cui rimando i curiosi.

Differentemente dal suo predecessore, il FS-78 appare più “grosso, lungo” e simile ad un moderno 4” piuttosto che ad un 80 millimetri. Questa caratteristica (che lo rendeva meno trasportabile in aereo) e l’elevato costo di acquisto lo hanno relegato a numeri produttivi meno elevati del più diffuso 102. Un peccato, perché se è vero che le prestazioni del fratello da 4 pollici sono superiori (e non potrebbe che essere così data la maggiore apertura) il FS-78 è e resta uno dei più affascinanti rifrattori di sempre.

Sarà per via delle sue dimensioni dovute ad un progetto sovra ingegnerizzato, delle ottiche che fanno della “trasparenza” e della restituzione estremamente cruda dei bianchi, privi di dominanti, o di una livrea che appare “senza tempo”, ma il 3 pollici giapponese è ricercatissimo, piuttosto difficile da trovare e quindi ancora molto caro.

Con una focale di 630 mm e apertura libera di 78mm offre un rapporto focale di f8.1, una lunghezza di 735 millimetri e un peso di poco più di 2,6 chilogrammi (a cui aggiungere diagonali, oculari, e altro che ne fanno un tubetto da quasi 3,5 kg in assetto osservativo).

Nasce con raccordi per treni ottici da 24,5millimetri ma è possibile integrarlo con porta oculari di standard 1,25”, oggi più convenzionali e, in caso di impiego fotografico con camere a largo campo, anche con un “retrofit” da 2 pollici (un anello dal costo di ben 85,00 euro sul mercato italiano).

ACQUISTO

Vinto ad un’asta il configurazione “solo OTA”, privo di culla e cercatore e ad una cifra stratosferica, il FS-78 è stato un puro capriccio a soddisfazione di un desiderio vecchio di oltre 30 anni. Pur avendo posseduto esemplari di quasi tutti i rifrattori “Takahashi Seisakusho” di diametro amatoriale (ossia fino ai 15 cm.) il solo che non ho mai posseduto è stato proprio il FS-78.

Da poco più che ragazzo lo guardai con occhi languidi (allora non potevo permettermi né lui né il suo fratello maggiore 102, e il 128 non rientrava neppure negli orizzonti più lontani) per una giornata intera ad una delle prime versioni della fiera milanese che aveva nome di ASTRON, installato per l’occasione su una deliziosa montatura Astro Physics 400. Mi sembrava “perfetto” per dimensioni, aspetto estetico, “magia emanata”.

Il sogno è durato sino ad oggi, come miraggio inavvicinabile da giovane e poi, da grande, come addendum alla pletora di strumenti in mio possesso. Finché, dopo aver bevuto un bicchiere di vino di troppo, mi sono imbattuto nel suo annuncio all’asta su un sito giapponese e ho posto il mio “chip”, sinceramente senza rendermi bene conto della cifra richiesta. Asta deserta e io unico partecipante (alla cifra richiesta situazione più che logica oserei dire) il FS-78 è giunto a Milano dopo una breve attesa.

Nel frattempo ho rimediato un paio di anelli adatti, una barra Vixen con asole, una maniglia di supporto, un cercatore che non sfigurasse troppo e una serie di raccordi adatti al suo impiego con oculari moderni.

Ho per l’occasione anche rispolverato la collezione di ortoscopici da 0,968” Takahashi nelle declinazioni con trattamenti single layer o multi coated (con focali comprese tra i 18 e i 4 millimetri).

UN ALTRO 3 POLLICI: VEDIAMO COME SE LA CAVA

Nessuna logica di acquisto per un ulteriore 3 pollici avendo già un superlativo GoTo 80 F15 e un altrettanto ottimo e amabile Vixen 80/910. 

Se per il GoTo Kogaku l’immaginario degli astrofili non trova limiti al suo apprezzamento posso comprendere che qualcuno si stupisca nel sentirmi ammirato dal Vixen 80M.

In effetti e pur con ottiche acromatiche, le prestazioni che offre, estremamente bilanciate e con star test da manuale, rendono l’economico Vixen (leggero e bellissimo da vedere) una vera gioia da usare senza che nel farlo resti alcun desiderio per ottiche più esotiche.

Vedremo quanto questa affermazione, almeno nella pura osservazione visuale, sia confermata dalle impressioni d’uso e dal confronto side by side dei due strumenti. Per questo rimando ad un articolo appena pubblicato su Dark-Star che è disponibile al link: ..................................

Tralasciando la resa delle ottiche va comunque detto che, quanto a impatto emotivo, il FS-78 non è secondo a nessuno.

Acquisendo uno strumento in configurazione “solo tubo ottico”, parole che vanno prese nel senso più stretto possibile (solamente il tubo ottico, due prolunghe e i tappi), il primo pensiero è stato quello di offrirgli i supporti necessari ad essere installato sulla montatura.

Ultimamente vado pazzo per quella invenzione fighetta degli anelli “total blu”, che costano come se li avesse fatti Gold Finger con le sue mani ma il prezzo richiesto è oltre ogni vergogna.

Al tempo stesso, sfogliando i listini Takahashi, mi sono imbattuto nel quasi altrettanto concorrenziale valore dei cercatori 7x50 che probabilmente, per costare quasi cinquecento euro, sono in grado di mostrare perfettamente i bracci a spirale di galassie UGC di magnitudine 14.

Per non parlare degli 85,00 (ottantacinque euro) richiesti per l’adattatore per oculari da due pollici, o i quasi duecento euro della “culla” originale, sicuramente l’unica sfuggita a Nerone.

Un paio di anelli Omegon del costo di 52 euro (spessorati per ridurne il diametro interno da 100 a 95 millimetri), una barra passo Vixen di Geoptik, e una maniglia “made in Amazon” alla modica cifra di 9,98 (per due pezzi) hanno risolto le esigenze impellenti. Mi sono sentito un "italiano vero", come nella omonima canzone del grande Toto Cutugno (a lato), che si arrangia un po' con quello che ha.

Così organizzato, e prima ancora di installare il cercatore guida (che è regolabile e con oculare intercambiabile e costa 1/9 dell’originale Takahashi) il FS-78 ha avuto la sua prima luce italiana.

Lo star test è stato eseguito con un paio di oculari MC ORTHO della casa madre, nelle focali da 7 e 5 millimetri (ossia con poteri nell’ordine dei 90 e 126 ingrandimenti). VegaDeneb, e poi Altair hanno sancito quanto estraggo dagli appunti della serata e che riporto pedissequamente:

Lo strumento esibisce un andamento progressivo della focalizzazione che risulta corretto e convincente. Sia dalle posizioni di extra-focale che di intra-focale l’avvicinamento al punto di fuoco risulta identico tanto che sia l’anello esterno che quelli interni di Fresnel si mostrano sostanzialmente uguali nelle due posizioni di intra ed extra focale. Appare un ispessimento marcato dell’anello più esterno che però è simmetrico tra le due posizioni. Non appaiono fenomeni significativi di astigmatismo e la focalizzazione risulta molto precisa con un punto di fuoco univoco e molto delicato nella sua individuazione tanto che basta spostare di un “nonnulla” il focheggiatore per perdere il massimo contrasto. Il fenomeno è indice di una alta correzione geometrica e ottica e permette di avere immagini estremamente pulite. Nel caso di una stella si ha un disco di Airy molto ben definito e un solo anello di diffrazione di spessore estremamente sottile e uniforme nella sua luminosità. Anche in questo caso si evince una ottima correzione ottica che focalizza gran parte della luce raccolta dove serve e lascia poco spazio sia alla percentuale che finisce nell’anello di diffrazione sia in quella che genera la così detta luce diffusa, che appare praticamente impercettibile”.

Dopo aver sostituito gli anelli adattatori e cambiato il diametro da 24,5 a 31,8 ho installato un diagonale dielettrico e i due oculari zoom Svbony (modelli SV-135 e SV-215), che forse perdono un poco di contrasto e crudezza nei confronti dei vecchi e ricercati MC ortoscopici ma che, in compenso, offrono una comodità di osservazione senza eguali.

Ad essere del tutto sinceri, se non si fa un serrato paragone fianco a fianco appare davvero difficile decretare la superiorità a centro campo degli 0.968” 

Anche spremendo il SV-215 fino alle focali minime di 4 e 3 millimetri, e chiedendo al rifrattore apocromatico di arrampicarsi sulla scala degli ingrandimenti fino ad oltre 200x, l’immagine non sembra “rompersi” né dare segni di limite.

La visione, anche a circa 210x, delle immagini stellari e della bella Albireo, è risultata “impressionante”. Non solo l’ingrandimento è tollerato dall’ottica senza alcuna apparente fatica (siamo a ingrandimenti pari a 3 volte il diametro dell’obiettivo) ma la gestione dei colori è di alto livello. La tonalità arancione e quella azzurra delle due componenti del sistema di Beta Cygni risulta lievemente più “corretta” ad esempio di quanto non avvenga nel pur ottimo Vixen 80/910 preso a paragone. Sembra, a parità di ingrandimenti, che la gamma tonale a disposizione del FS-78 sia più ampia. Un po’ come se si passasse, nel gergo caro agli imager, da una visione a 8 bit ad una a 12 bit.

Gli aggettivi tendono a sprecarsi ma è indubbio che l’ottica sia virtualmente “perfetta” e che il contrasto appaia ai massimi livelli. Quanto a pulizia e incisione risulta obiettivamente impossibile andare oltre mentre il solo limite sembra risiedere nei soli tre pollici di apertura che, per quanto “magici”, generano un potere risolutore e una raccolta di luce che sono quelli che la fisica impone.

Dal cielo milanese l’osservazione di oggetti del cielo profondo non appare avere alcun senso ma per mero scrupolo ho voluto puntare, in ricerca manuale con una montatura dotata solamente dei moti micrometrici a “flessibile” (ossia in chiave squisitamente vintage), l’ammasso globulare M15 nel Pegaso.

Nonostante un cielo Bortle 9+ con un significativo tasso di umidità (quindi nelle condizioni peggiori), il globulare è emerso come una bella palla nebulosa di accettabile luminosità nel campo offerto dall’oculare 27mm Flat Field Tecnosky.

A circa 80x (zoom 8mm.) l’ammasso appare chiaramente non nebulare ma la sua granulosità non permette di cogliere, se non con visione distolta, stelle singole. L’immagine migliora, più che altro per il contrasto con il fondo cielo, con gli oculari da 6mm (circa 105x) e da 5mm (126x), poteri ai quali si comincia a intravedere qualche stellina molto debole.

Intrigante è stata invece la visione della Delta Cygni (conosciuta anche come Fawaris), che all’atto dell’osservazione presenta due componenti di magnitudine 2,89 e 6,27 separate da un angolo apparente di 2,74”. Il Fs-78 ha mostrato una coppia meravigliosa con visibilità della secondaria simile a quella di un disegno di inizio secolo scorso. La debole compagna, appena oltre l’anello di diffrazione della principale è contrastata, sebbene debole, e pulita. Anche in questo caso la focalizzazione migliore è delicata e lo snap test inequivocabilmente superato a pieni voti.

Forse la sorpresa (o conferma) più eclatante me la ha offerta il pianeta Saturno, reduce dalla opposizione del mese di settembre. Osservato tra le 21:30 e le 22:00 Tempo Locale del 30 ottobre 2024, il pianeta inanellato ha superato le aspettative. Nella sua osservazione è risultato chiaro come, benché il potere di 210x fosse adeguato e non servisse salire ulteriormente, sui target puramente stellari quanto dato dal 3mm. zoom potesse essere considerato non il massimo ingrandimento utile reale che è virtualmente posto a circa 300x (anche a questo proposito si legga l’articolo di recente pubblicazione sul Vixen 80-M).

Al più alto potere a disposizione, il pianeta è apparso contrastato e ricco di particolari che rasentano il massimo ottenibile in linea teorica con un 8 cm. a lenti. La chiusa ansa degli anelli ha permesso, nonostante il profilo quasi di taglio, di vedere chiaramente la divisione di Cassini come una doppia semi-luna netta e sottile. Ho potuto cogliere in modo netto anche l’ombra proiettata dal pianeta sugli anelli e apprezzare in modo chiaro almeno una banda tropicale nord. Al tempo stesso ho avuto la sensazione, appena sotto agli anelli antistanti il disco planetario, di un ispessimento cromatico dell’atmosfera (una sorta di debole accenno di banda) mentre chiaramente visibili sono state le calotte polari (soprattutto quella nord) indicate da un gradiente significativo di colore e luminosità. Le impressioni osservative sono state peraltro confermate dal test eseguito quasi in contemporanea con il rifrattore Konus 120/1000 a cui rimando i curiosi.

Nel corso dell’osservazione, durata oltre mezz’ora, le condizioni di seeing e trasparenza sono andate lievemente peggiorando tanto che alla fine il contrasto e la tonalità del pianeta si erano l’uno abbassato un poco e l’altra spostata un verso dominanti gialle. La quantità di dettagli accessibile, e che tende ad essere lievemente superiore a quella offerta dal pur performante 80/910 acromatico Vixen, è stata di sicuro effetto.

Più che nell’osservazione dei soggetti stellari appare chiaro come la completa apocromaticità del Takahashi emerga nella visione planetaria dove lo strumento riesce, se le condizioni di turbolenza lo consentono, a raggiungere il potere risolutore teorico e ad offrire un contrasto superiore. In questo aspetto il Vixen 80-M (che non sembra subire più di tanto la fluorite del FS-78 quando si osservano le stelle singole) genera immagini un pochettino più “morbide” e con un contrasto lievemente inferiore. Sono differenze lievi che forse solo il confronto diretto mette in evidenza.

In una sera della prima decade di Novembre, mi sono dedicato all’osservazione del terminatore lunare insistendo con particolare attenzione alla regione della Rupes Recta e della Rima di Birt. (Immagine a sinistra tratta dal web con finalità esclusivamente indicativa).

Con mia delizia ho potuto seguire la sottile rima secondaria per tutto il suo sviluppo e apprezzare anche l’ispessimento dell’ombra dei due crateri posti ai suoi estremi (di cui una praticamente fagocitata dall’ombra del cratere Birt). Ho ovviamente avuto difficoltà a percepire gli altri micro-crateri diffusi al suo intorno e ne ho colti al limite della visione solo alcuni (ossia quelli più profondi e quindi dotati di una maggiore ombra interna che ne amplia il contrasto).

Molto bella anche l’ansa formata dallo Stag’s Horn con una apprezzabile “granulosità” del versante al sole, dotato di materiale di accumulo, e anche la ben visibile ombra del lato più ripido opposto.

Ovviamente molto appagante la Rupes Recta in sé che offre all’oculare la indubbia sensazione di una bella muraglia di “caduta”. Chissà quale sarebbe la vista se ci si potesse camminare sopra osservando, con il Sole alle spalle, la landa del Mare Nubium...

Per gli estremisti della cromatica residua posso dire che, pur cercandola, non sono sinceramente riuscito ad “estrarla” nemmeno nelle zone di maggiore contrasto tra le parti illuminate e quelle buie.

OSSERVAZIONE SOLARE

Il Sole è stato il primo soggetto della mia personale “prima luce” del FS-78, in una giornata di fine ottobre inaspettatamente calda e con una foschia non elevata.

In abbinamento ad un prisma di Herschel Lunt con passo da 31,8 millimetri e con gli oculari prima da 27 millimetri e poi con gli LV prima serie Vixen da 15 e 9 millimetri ho potuto constatare la precisa qualità del rifrattore giapponese.

Differentemente da altri “ottanta millimetri” che nel passato mi avevano lasciato un poco deluso (tra tutti cito il Vixen 80/1200, il Vixen 80/910, il Goto Kokagu 80/1200, il Pentax 85/1000), quanto visibile attraverso la fluorite minerale del FS-78 ha pienamente appagato la mia curiosità di osservatore estemporaneo del Sole. Dove infatti tutti i rifrattori acromatici da 8 cm. (per quanto di buon livello fossero) faticavano, ossia nella focalizzazione della granulosità solare, il Takahashi ha imposto il proprio contrasto e permesso la visione delle celle convettive superiori in modo netto e definito. Soprattutto con gli ingrandimenti superiori e con un semplice filtro al 30%, la superficie solare si riempie di una fittissima maglia a nido d’ape che gli acromatici impastano maggiormente.

Anche sulle macchie e zone di ombra circostante la qualità del doppietto giapponese ha permesso maggiore dettaglio e mi ha fatto apprezzare molte peculiarità in un momento, va detto, estremamente favorevole per la intensa attività solare.

CAMPO CORRETTO E OCULARI

La focale di 630 millimetri è ideale per fare praticamente tutto in campo visuale. Consente di spingere gli ingrandimenti (senza bisogno di barlow) fino a poco oltre i 200x (che per un 80 millimetri non sono pochi) e al tempo stesso di “spazzolare” il cielo a 20x con un banale 32 millimetri plossl.

L’esigenza di un treno ottico da due pollici, che richiede un adattatore proprietario costoso, è francamente una chimera con il FS-78: non esiste, non serve, e se anche fosse possibile non necessariamente porterebbe alcun vantaggio tangibile.

Considerando il raggio di curvatura e le caratteristiche di un comune plossl con FOV di 52°  salire con la focale oltre i 30 millimetri serve a poco. Se è vero che il campo inquadrato si dilata, è altrettanto vero che questo diventa sempre più curvo vanificandone, soprattutto agli occhi dei puristi, l’impiego.

Con il 27mm FF da 53° in mio possesso - che per la verità è un progetto tendenzialmente più spianato del plossl classico, si generano circa 23 ingrandimenti ed un campo reale inquadrato di 2,27°. La visione appare perfetta fino a circa 4/5 di campo, forse un poco di più, poi si percepiscono distorsioni laterali. Il che significa che, nell’idea di avere una visione ottima su tutto quanto viene inquadrato dal sistema, andare oltre i 2 gradi non serve a nulla.

Personalmente ritengo fin troppo spinto il 27mm FF a cui preferirei, ad esempio, il 16 millimetri (poco più di 33 ingrandimenti e un campo di 1,5 gradi). 

In effetti, per l’osservazione delle nebulose del cielo profondo e anche di altri oggetti deboli, gli oculari migliori appaiono quelli con focale di circa 15-18 millimetri che riescono ad aumentare il contrasto dell’oggetto con il fondo cielo mantenendo un campo ancora piuttosto ampio e limitando contestualmente l’effetto di parallasse che si genera ad ingrandimenti molto bassi.

Sulla necessità di oculari estremamente costosi sono sempre più scettico con il passare degli anni e con il miglioramento netto e continuo delle produzioni “economiche”. Oggi oculari dal costo di 70/100 euro rappresentano non il “primo prezzo” ma comunque una soluzione assolutamente validissima che non ha alcun timore di sfigurare nei confronti di assurdi vetri con targhetta blasonata dal costo tre o quattro volte superiore. Le differenze, semplicemente, sono solo marginalmente percepibili in serrati confronti “testa a testa” e restano comunque limitate al perfezionismo accademico.

Questa è però una verità figlia degli ultimissimi anni. Quando il FS-78 era commercializzato un oculare Nagler poteva fare la differenza ed era accettabile il notevole esborso per acquistarlo. Oggi il mondo è cambiato e ci sono oculari che fanno esattamente lo stesso a prezzi inferiori del 50% e, se non si richiede l’impiego con ottiche estremamente “tirate” nel rapporto focale, un banale Flat Field di ultima generazione sviluppa esattamente le medesime prestazioni. 

Anche per quanto attiene gli alti ingrandimenti il mondo è fortunatamente cambiato e la tecnologia ha permesso la costruzione di oculari sempre meno costosi e sempre più perfezionati nel loro comparto ottico e meccanico.

Benché possieda alcuni ortoscopici “mostri sacri” posso serenamente sottoscrivere che il loro impiego è sport inutilmente masochistico. Nessuna delle loro prerogative e trasposizione nelle condizioni di utilizzo reale può farli preferire ad un moderno zoom ben fatto.

Ci si può arroccare sulla loro presunta superiorità in fatto di purezza di colori e contrasto ma sono concetti che, pur veri, restano a fare la differenza soprattutto sulla carta. Nella realtà la differente resa che li separa da uno Svbony SV-215 è talmente risicata da apparire ininfluente (o molto poco utile) e lo stesso dicasi per gli Zeiss ABBE I e II che i collezionisti sembra abbiano smesso di vendersi vicendevolmente (finalmente, dico io, sta tramontando l’era della speculazione basata sul mito).

FOTOGRAFIA CANAGLIA

Un titolo volutamente forzato per dire che, come mi ha scritto l’amico Marco Magon “...e pensare che chiunque altro starebbe già pensando a quale camera di ripresa attaccargli” parlando del FS-78, voglio dire che, benché inizialmente lo strumento sia stato impiegato per semplici osservazioni visuali è indubbio che, nel futuro, lo convertirò a tutto fare fotografico anche in virtù della necessità di trovare cieli bui da cui proseguire ciò che da Milano non è più possibile fare.

 

 

 

Nella fotografia a fianco il FS-78 installato sulla Vixen Sphinx SXW e abbinato ad una camera con sensore IMX 571 monocromatico

ALLA RICERCA DI UN CIELO DI QUALITA'

Ossia il luogo che più si presta affinché il “nostro” FS-78 palesi tutte le sue indiscusse qualità.

Con la premessa che di 78 millimetri comunque si parla è giusto avvicinarsi alle meraviglie del cielo profondo con rispetto e senza pretendere che la scritta “fluorite” possa magicamente trasformare uno stuzzicadenti in una botte.

Se questo è ben saldo nella nostra mente di astrofili navigati ed esperti, e se abbiamo avuto la voglia di spostarci (magari anche tanto) alla ricerca di un luogo graziato da un cielo Bortle 3 e 4 a discreta quota, potremo valutare con onestà l’operato del nostro gioiellino giapponese.

Per farlo ho trascorso una bella serata in compagnia dell’amico Vincenzo (Kappotto) sul Mottarone dove, con i laghi alpini ai piedi e il cielo abbastanza pulito dei 1450 metri di altitudine, abbiamo giocato a confrontare il piccolo Takahashi con un mastodontico Dobson da 42 cm.

Non vi dirò, qui, com’è andata (rimando piuttosto al test del Konusuper 120/1000 già pubblicato su Dark Star) ma posso concludere con la serena accettazione che anche 8 cm. possono fare bene pur nei limiti della fisica.

CONCLUSIONI

Bello, affascinante, perfetto in ogni comparto sia meccanico che ottico, il FS-78 è ancora oggi un piccolo e perfetto rifrattore apocromatico.

Non vi so dire se otticamente sia migliore o peggiore del suo acerrimo rivale Vixen 80-FL (e anche se differenze ci fossero queste sarebbe talmente risicate da essere inutili sotto ogni punto di vista) ma posso sicuramente dire che il Takahashi rappresenti il massimo quanto a bellezza intrinseca e piacevolezza di utilizzo.

Il massimo sarebbe impiegarlo sulla sua EM-10 originale e cavalletto in legno, nel rispetto della livrea pura e dura. Si perde ovviamente il go-to (oggi francamente indispensabile o quasi) oppure investire molto per una EM-11 dotata di sistema di collegamento al pc da gestire con qualche programma come SkySafari o similare. Nel mio caso, forse, in un'altra vita...

Comunque, se volessimo trarre una sintesi assoluta del nostro FS-78 potremmo convenientemente scomodare Bruce & Bongo e il loro (unico direi) successo del 1986 "GEIL": "On Friday the thirteenth of December Bruce & Bongo discovered Germany's most successful word: GEIL."

Ci potete contattare a:

diglit@tiscali.it

oppure usare il modulo online.

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