CELESTRON NEXSTAR 11"

Anno 2019

INTRODUZIONE

Gli Schmidt Cassegrain, è risaputo, sono strumenti che pur non eccellendo in nessuna applicazione si adattano a fare un po’ di tutto e ciò che li ha resi così diffusi da entrare, prima o poi, nella casa di quasi ogni astrofilo. Sono un mix di compattezza, generosità di diametro e, da molti anni a questa parte, una serie di sistemi di gestione elettronica dei motori e delle montature tali da farne piccoli osservatori portatili.

Non starò qui ad elencare pregi e difetti di questi “fustini motorizzati”, piuttosto vorrei dare una descrizione sommaria del “nostro” Nexstar 11, o meglio di ciò che potrebbe essere migliorato.

Al secolo il modello Nexstar è stato sostituito dalla serie CPC, che molti astrofili ritengono migliore solamente perché trattasi di serie successiva, mentre i profondi conoscitori della marca ex-americana ora gruppo Synta, ben conoscono le pochissime differenze, molte delle quali ancora a favore della serie Nexstar. E’ sufficiente del resto farsi un giro informativo sulla piattaforma statunitense CloudyNights per scoprire pro e contro e piccole differenze tra le due serie e farsi corretta ragione della realtà. Entrambe le serie difettano però in alcuni aspetti.

Il treppiedi di serie non si distingue per stabilità e manca di elementi porta accessori, non è presente di serie un focheggiatore elettrico integrato e il tubo risulta sempre sbilanciato verso la culatta.

Si può sorvolare sulla qualità non eccelsa dei cercatori di serie, sulla vaga sensazione di povertà trasmessa dalle plastiche e dagli assemblaggi ma ci si deve invece domandare come mai si debba ancora utilizzare un sistema di focheggiatura a traslazione dello specchio primario con innegabile focus shift (migliorato peraltro nel corso degli anni di produzione ma ancora lungi dall’essere “all’altezza”).

Si può chiudere un occhio sulla velocità modesta del puntamento automatizzato (peraltro molto preciso, aspetto più importante) ma non certo sulla presenza di portaoculari da culatta da 31,8mm (che diaframmano il cono di luce nei modelli di maggiore apertura).

Insomma, dopo tanti anni, sembra che il progetto Nexstar e CPC fatichi ancora a trovare una logica di “finitura” e resti un buon strumento senza essere però vero punto di riferimento.

CONSIDERAZIONI DI FONDO

Immaginiamo allora di voler rendere un C11 in configurazione CPC o Nexstar migliore tanto da rendersi conto, durante il suo utilizzo, di non avere bisogno di altro o quasi.

Serve sicuramente un sistema che ne velocizzi il raggiungimento dell’equilibrio termico e a questo scopo alcune feritoie traforate e garzate possono venire in aiuto evitando alcuni svantaggi dei sistemi a ventilazione forzata. 

Per massimizzare la resa ottica risulta necessario anche smontare lo strumento, centrare la lastra di Schmidt e il porta secondario, inserire dei diaframmi interni (il vellutino non è indispensabile ma se lo vogliamo mettere che sia del tipo che non rilascia frammenti vari), e sostituire il porta oculari con uno da almeno 2 pollici, possibilmente dotato di un sistema autocentrante.

Va anche predisposto un adeguato paraluce rigido, meglio se dotato di strisce anticondensa (un C11 risulta altrimenti inservibile dopo 20 minuti di osservazione nella stragrande maggioranza delle notti di un anno) e poi imparare a gestire nel migliore dei modi il sistema di allineamento assicurandosi di centrare le stelle di riferimento con un reticolo illuminato così da assicurarsi una precisione di puntamento che sa essere eccellente. 

Quando tutte questi accorgimenti sono presi (il mio esemplare è stato accuratamente preparato per l’ex proprietario e da Davide Dal Prato che ha fatto, devo dire, realmente un lavoro encomiabile) ci si può preoccupare del treppiedi.

Quello originale lo si può riporre in una scatola in soffitta e dimenticarlo e così farsi realizzare qualcosa di nuovo. Lo strumento in mio possesso ha avuto fortunatamente questa attenzione da parte del suo ex proprietario che lo ha dotato di un treppiedi che definire roccioso è poco (basti sapere che lo uso per appoggiarmi con le tavole da disegno durante le osservazioni…) e che rende il Nexstar 11” esattamente lo strumento che cercavo.

Quando ho deciso di comprarmi nuovamente (sperando sia l’ultima o quasi) uno di questi “fustini da Dixan” l’ho fatto con un preciso intento e bene certo che non mi sarei spostato dalla iniziale logica di utilizzo.

Lo strumento avrebbe dovuto servirmi esclusivamente in campo visuale, avrebbe dovuto essere utilizzato esclusivamente dalla mia postazione valdostana a 1800 metri di quota, e sarebbe stato impiegato esclusivamente per l’osservazione di galassie, ammassi globulari, nebulose planetarie. Salvo rarissime eccezioni non avrebbe dovuto servire altri fini. Esclusivamente…

Quanto determinato è il risultato di un processo di ottimizzazione nella strumentazione astronomica in possesso e frutto di una cosciente scelta che non sempre, onore del vero, gli astrofili riescono a fare.

Dovendomi accompagnare nelle nottate fotografiche tenendomi occupato con l’osservazione degli oggetti che il VISAC 200L o i rifrattori spianati avrebbero contestualmente fotografato con altre montature, tale strumento avrebbe dovuto avere un diametro minimo utile che avevo individuato nei 11/12 pollici di casa Celestron o Meade.

Avendo maturato esperienza soddisfacente con il sistema lx200 GPS Meade, usato dal mio Mak 178/2640 dalla postazione di Milano, ero propenso a bissare l’acquisto rivolgendomi ad un 12” GPS LX200 in configurazione altazimutale, essendo la versione equatoriale con wedge aggiunta inutile ai miei scopi.

Se il MAK 178 f15 è già un “macigno”, la versione Schmidt Cassegrain da 12” è addirittura una “montagna” i cui pesi (singole parti - in prevalenza forcella e tubo ottico) risultano proibitivi o quasi scoraggiando molti astrofili (io tra questi) che abbiano avuto modo di provarne uno. Credevo che fossero pesanti i miei precedenti 3 OTA da 12” finché non ho provato a spostarne uno in configurazione completa… 

In tutta sincerità ritengo che il peso di un Meade da 12 pollici (OTA+forcella e base) sia inaccettabile per chi ha bisogno di spostare e/o montare lo strumento sovente. 

Ottimi forse in postazione fissa sotto casetta a tetto scorrevole o piccola cupola, i Meade risultano assolutamente non competitivi nei confronti dei Nexstar o CPC che pesano il 30/35% in meno.

La ergonomia Meade e la sua livrea mi piacciono e non ci sono santi. Pur con un accoppiamento quantomeno discutibile e precisione di assemblaggio approssimativa i tubi blu con forcelle nere mi hanno sempre attirato, meglio ancora in versione 14” o 16”

Ma il Nexstar è più stabile (soprattutto nella mia versione), più leggero, e soprattutto… più silenzioso (aspetto non trascurabile nella notte buia montana).

La scelta, dettata dalla testa e non dal cuore, si è rivelata azzeccata nel prosieguo e mi ha permesso di trarre grande soddisfazione dal set-up acquistato.

OSSERVAZIONI

Bastano 28 cm. da un cielo molto buio e con ottima trasparenza (almeno in gran parte delle notti utili)?

La risposta è “sì”: 11 pollici sono una apertura molto superiore ai canonici 8 con i quali si resta un po’ sullo spartiacque necessario ad accedere ad osservazioni appaganti di globulari e galassie.

E’ indubbio che 14 pollici sarebbero meglio ma non è sempre vero che “il più grande vinca”. Un C14 (che purtroppo non esiste in configurazione goto altazimutale) non solo risulta molto più pesante ma opera purtroppo anche con una focale di quattro metri, tanti da mettere in crisi l’ideale bilanciamento tra campo inquadrato e ingrandimento impiegato.

Devo ammettere che il C11, abbinato ad un vecchio oculare Meade SWA da 40mm (un grandangolare da 68° di molti anni fa, con una correzione ai bordi minore di quella oggi permessa dagli ultimi arrivi) offre il magico doppio “70” come lo chiamo io. Ingrandimento e campo apparente per un FOV reale di 1° e un ingrandimento che è, in relazione ai 28 cm di apertura del C11, un compromesso ideale o quasi quanto a percezione degli oggetti deboli. 

Con un C14 ad esempio questo non potrebbe avvenire…

Le notti di fine agosto 2019, con Ercole ancora alto e le costellazioni estive centrali allo zenit, mi hanno permesso di osservare oggetti molto diversi tra loro. Alcune galassie NGC nel Cefeo e nel Drago, i globulari principali sia in Ercole che nell’Ofiuco, le nebulose Messier tra lo Scudo e il Sagittario, molte planetarie nel Triangolo Estivo.

Ogni oggetto ha mostrato una notevole profondità palesando, anche nel caso delle galassie NGC con magnitudini tra la 11° e la 13° caratteristiche morfologiche riconoscibili, sia in visione diretta che distolta.

La sensazione è stata quella di avere a disposizione la sufficiente quantità di luce per non sentirsi “poveri” e, al tempo stesso, merito di una attenta collimazione dello strumento ma anche di ottiche fortunate, una incisione stellare e un contrasto che non sono “standard” negli Schmidt Cassegrain commerciali.

Ho eseguito una serie di comparazioni con il vicino VISAC 200L installato sulla Ioptron CEM60 e solitamente foriero di osservazioni molto appaganti sia per pulizia che per correzione di campo.

Sebbene il Vixen avesse una moderata superiorità quanto a campo corretto e una puntiformità stellare impressionante (generando una immagine globalmente più bella), il C11 non gli era troppo distante quanto a focalizzazione e grazie a questo riusciva a far valere in modo significativo la superiore apertura che consentiva maggiore dettaglio sui globulari, sulle planetarie, e in parte anche sulle galassie dove la differenza appariva meno drastica.

Significativa è risultata la comparazione sulla NGC 40, una planetaria compatta nelle plaghe del Cefeo su cui il C11 ha permesso una manciata di ingrandimenti in più (aspetto non del tutto rilevante) ma anche e soprattutto una secca osservabilità delle anse e delle ribattiture dell'involucro esterno della nebulosa con accenni di asimmetria che il Visac tendeva a perdere. Più deciso anche il contrasto tra le parti esterne ed interne della nebulosa con un maggior picco brillante della stella centrale.

Riporto una immagine non mia ma da me rielaborata che mostra con notevole fedeltà la resa all'oculare del C11 sulla planetaria sopra citata. Molto più "piatta" l'immagine offerta dal pur correttissimo VISAC.

Anche i globulari classici come M13 e M92 hanno dimostrato la superiorità del 11 pollici sul 8 giapponese. Entrambi i globulari, risolti in stelle fin quasi al centro anche dal riflettore spianato Vixen, apparivano più luminosi e facili nel C11 che permetteva di indagare in visione diretta fin nelle parti centrali degli oggetti. Pur bella, l'immagine del Visac era distante dalla restituzione quasi fotografica offerta dal Nexstar 11.

Anche M17 e M16 hanno sancito la netta vittoria del C11 che qui, più che su un ammasso aperto ma compatto come M11, ha fatto valere un ottimo contrasto in abbinamento al guadagno luminoso inarrivabile per un 20 cm.

Molto più tenue invece la differenza mostrata dai due telescopi sul celebre e vecchissimo NGC 188. Benché le stelle componenti apparissero più luminose nel C11 e in parte anche più colorate, la pulizia estrema offerta dal VISAC agli ingrandimenti medio bassi richiesti da questo tipo di osservazioni ha quasi pareggiato le differenze.

Quanto sopra, che si è ripetuto per altre decine di oggetti osservati nell'arco di qualche notte, conferma le mie impressioni iniziali e sottolinea quanto gli strumenti vadano usati per l'osservazione a cui sono più votati. 

Il C11, ma così sarebbe anche per un Meade di pari apertura o quasi, risulta un ottimo "galaxy hunter". Predilige gli ammassi globulari, le nebulose planetarie, e le galassie del catalogo NGC. In questo tipo di osservazioni, a patto di operare sotto cieli molto bui e soprattutto con basso tasso di umidità, offre molte note di spettocolarità al suo fruitore, pur nei limiti di una apertura "non del tutto definitiva". Parimenti, se impiegato su ammassi aperti o molte nebulose diffuse ampie, pur potendo contare su 28 cm. ben disposti fatica a staccare strumenti più piccoli ma dotati di campo più ampio e totalmente spianato che compensano il minor guadagno luminoso con geometria e puntiformità da primato.

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